UN
ÚLTIMO TANGO
Stava seduto al bancone di
quel locale
ormai da un’ora buona, forse due.
Il caldo afoso di quel paese
latino,
amplificato dal legno di cui era fatta quella costruzione, lo avevano
costretto
ad allentare il nodo della cravatta.
O forse era solo la tensione
a giocargli
brutti scherzi.
Si portò il bicchiere alle
labbra,
sorseggiando con raffinatezza il vino contenuto in esso: caldo,
fruttato,
dall’aroma invitante.
Proprio come la donna che
attendeva con
pazienza.
Dieci anni.
Dall’ultima volta
che i loro sguardi si
erano incrociati erano passati esattamente dieci anni.
Il suo volto di ragazzo che
aveva appena
raggiunto l’età matura era mutato in
quello di uomo ormai fatto, ma dentro
l’indole restava sempre la stessa.
Il tempo e la vita per mare,
senza meta
né certezze, non avevano scalfito il suo essere.
E ora che aveva realizzato
il sogno di
una vita, ora che l’All Blue non era più un
disegno sulla pagina ingiallita di
un libro, c’era solo una cosa che i suoi occhi desideravano
vedere più di ogni
altra.
Violet.
Chissà se era
ancora come la ricordava…
Fiera, tenace, bellissima.
L’unica donna che
gli avesse davvero
rubato il cuore, l’unica che non avrebbe mai definito
un’infatuazione.
Posò
distrattamente lo sguardo sulla
fanciulla che si apprestava a salire sul piccolo palco interno al
locale,
adibito probabilmente a musica da intrattenimento.
La sua bellezza non faceva
torto a
quella tipica delle donne di Dressrosa, ma non era paragonabile a
quella della
sua principessa.
La vide sistemare il
microfono, per poi fare
un cenno alla piccola banda di suonatori dietro di lei.
Lasciò che anche
l’ultimo sorso di vino
scorresse lungo la sua gola, posando il bicchiere sul bancone e
chiudendo gli
occhi.
Fianchi pronunciati, vita
sottile, seno
prosperoso, collo lungo e niveo, labbra carnose, occhi castani e
ammalianti…
- Scusa
se ti ho fatto aspettare, Sanji-kun-
Malena
canta el tango como ninguna
y
en cada verso pone su corazón.
A yuyo del suburbio su voz perfuma,
Malena tiene pena de bandoneón.
(Malena
canta il tango come nessuna
e in ogni verso mette il suo cuore.
Di erbacce del sobborgo la sua voce profuma,
Malena ha la pena del bandoneón.)
Sbarrò gli occhi
a quella voce di miele,
trovandosi davanti la proiezione in carne e ossa
dell’immagine che poco prima
stava lentamente prendendo forma nella sua mente, accompagnata dalla
musica che
riempiva il locale come a sottolineare il suo ingresso.
- Violet-chan…-
Gli anni non avevano
lasciato il segno
sul suo volto, che sembrava fosse stato conservato come un prezioso
oggetto di
cristallo.
Non vi erano accenni di
rughe in quel
volto perfetto, contornato dal cappuccio porpora del mantello che
nascondeva
ingiustamente i suoi lucenti capelli corvini.
Anche se ormai non aveva
più nulla di
cui temere dopo la caduta del regno di Doflamingo, era pur sempre la
principessa del paese, e farsi riconoscere in una locanda in mezzo a
bevitori
non era il genere di pubblicità di cui la famiglia reale
necessitava.
Si era seduta accanto a lui
senza fare
rumore, o forse era lui ad essere così assorto nei suoi
pensieri da non averla
sentita.
E ora se ne stavano
lì, uno accanto
all’altra, fissandosi negli occhi in silenzio.
Bastava loro incatenare gli
sguardi per
scambiarsi un flusso di parole che il mondo non poteva udire.
Parole dolci, parole
d’amore.
Il desiderio di stringersi
aleggiava
come un’ombra pesante su di loro.
Toccarsi, respirarsi,
viversi: tutto
questo non gli era concesso in quel luogo, e forse non lo sarebbe stato
in
nessuno.
Lui, che per tutta la vita
aveva creduto
nell’amore, adesso si trovava a maledirlo per avergli dato
qualcosa che in
realtà non poteva avere.
Si erano ripromessi di
rivedersi, una
volta che lui sarebbe tornato vittorioso dal Grande Blu, per poter
cominciare
una vita insieme, senza più guerre e pirateria.
Sapevano entrambi che non
era vero.
Come sono belle le bugie
d’amore!
Sanno di speranza e di amaro
in bocca,
come un veleno che non puoi fare a meno di inghiottire.
Ma la resa dei conti arriva
per tutti,
prima o poi.
- Sei
venuto davvero…- gli sorrise dolcemente.
- Non
potevo non farlo- ricambiò.
- A
volte è difficile credere alle parole di un pirata-
ironizzò, senza mai
smettere di sorridere.
- Alle
mie devi sempre credere, Violet-chan- la guardò
serio.
Quanto gli era mancata
quella voce…
Così profonda,
nonostante la nota di
dolcezza che racchiudeva a ogni suono.
Lasciava trasparire tutto il
peso delle
amarezze che avevano segnato la sua vita in maniera indelebile, dalla
visione
precoce del male alla prigionia.
Ai suoi occhi Violet era
come un fiore
delicato che sbocciava in mezzo a un groviglio si sterpaglie secche,
splendendo
di luce viva.
Eppure, nonostante gli anni,
il dolore
non aveva abbandonato né il suo volto, né
tantomeno la sua voce.
Se solo avesse potuto
cancellarlo…
Ma ci sono cose che non
possono sparire.
Tal
vez allá en la infancia su voz de alondra
tomó ese tono oscuro de
callejón,
o acaso aquel romance que sólo nombra
cuando se pone triste con el alcohol.
Malena canta el tango con voz de sombra,
Malena tiene pena de bandoneón.
(Forse
là
nell'infanzia la sua voce di allodola
ha preso quel tono buio da vicolo,
oppure in quel breve amore che unico nomina
quando diventa triste con l’alcol.
Malena canta il tango con voce d'ombra,
Malena ha una pena da bandoneón.)
- Allora,
Sanji-kun, che cosa mi racconti? È bello il Grande Blu?-
- Meraviglioso-
espirò il fumo della sigaretta che stava consumando - Ma mai quanto i tuoi occhi…-
- Non
sei cambiato per niente, vero?- arrossì sorridendo.
Ordinò
all’oste di portare loro qualcosa
di forte, nella speranza di poter annegare tutti quei desideri
nell’alcol.
La voce della cantante, che
si esibiva
in quella melodia così triste, arrivava alle loro orecchie
come un requiem.
Sapevano entrambi che non si
sarebbero
più rivisti dopo quella sera.
La osservò
deglutire velocemente quel
bicchiere, con gli occhi colmi di tristezza.
C’era solo una
cosa che lo rendeva
felice quella sera: sapere che anche lei stava provando le stesse cose.
Era la conferma che il suo
amore veniva
ricambiato.
Si erano scambiati poche
parole, le
altre faticavano a uscire.
Forse era meglio
così, forse era meglio
non dire niente per evitare di far uscire cose troppo spiacevoli.
La verità era
troppo dura da accettare.
E in fondo, le parole non
sono altro che
inutili suoni privi di valore se paragonate a uno sguardo sincero.
- Sei
felice, Violet-chan?-
- C’è
differenza fra l’essere felici e l’essere tristi?-
lo fissò intensamente - La
felicità non è forse un modo diverso di essere
tristi?-
Sgranò gli occhi,
sorpreso del fatto che
da una donna così bella potesse uscire un ragionamento
così contorto.
Non che pensasse che fosse
stupida, al
contrario Violet era una delle donne più intelligenti che
avesse mai
conosciuto, ma l’effetto che quei due elementi contrastanti
avevano creato fra
loro avrebbe lasciato senza fiato chiunque.
- Permettimi
di essere felice con te, allora. Così allevieremo la
tristezza che questa
felicità porta con sé- le porse la mano
con fare galante.
In tutta risposta, la vide
abbassare lo
sguardo, stringendo le mani al petto.
- Questa
è la nostra ultima volta, vero Sanji-kun?-
sussurrò.
- Temo
di sì- ammise.
Non serviva a nulla fingere,
lo sapevano
entrambi.
Rivangare i ricordi li
avrebbe solo
fatti sprofondare sempre più in fondo, e al tempo stesso non
era possibile
dimenticare.
Per quanti sforzi si
facciano, le
impronte di ciò che siamo e di ciò che abbiamo
fatto non si possono cancellare.
Tu
canción
tiene el frío del último
encuentro.
Tu canción
se hace amarga en la sal del recuerdo.
Yo no sé
si tu voz es la flor de una pena,
sólo sé que al rumor de tus tangos,
Malena,
te siento más buena,
más buena que yo.
(La
tua canzone
ha il freddo dell'ultimo incontro.
La tua canzone
si fa amara nelle stanze del ricordo.
Io non so
Se la tua voce è il fiore di una pena
so solo
che al sussurro dei tuoi tanghi, Malena,
ti sento migliore, migliore di me.)
- Violet…-
la richiamò - Coraggio, prendi la
mia
mano. Vorresti ballare con me?-
Sollevò la testa,
lasciando intravedere
tracce di lacrime dietro l’ombra del cappuccio.
Gocce che si spegnevano agli
angoli
della bocca, incurvati in un timido sorriso.
- Con
piacere, Sanji-kun- allungò una diafana e sottile
mano, posandola sulla
sua.
Si alzarono dagli sgabelli
di legno,
dirigendosi al centro della sala, senza mai lasciare quella presa che
li faceva
sentire così sereni.
Guardandosi
un’ultima volta negli occhi,
annullarono le distanze, stringendosi l’uno
all’altra, mano nella mano.
Era come se avessero trovato
qualcosa di
ancora più grande di quello che cercavano da una vita.
Le cose più belle
non sono quelle che
desideriamo, ma quelle che ci capitano nelle mani per volere del fato.
Qualcuno sa riconoscerle,
altri le
gettano ignorandone il valore, ritrovandosi poi a desiderarle
ardentemente
quando ormai non ci sono più.
Loro non avrebbero fatto
quella fine.
Anche se da quel giorno in
poi il
desiderio di potersi di nuovo stringere li avrebbe consumati
lentamente, non ci
sarebbero mai stati rimpianti.
- Vorrei
dispiacermi di essere solo un pirata, e per questo motivo di non poter
stare
con te. Ma in realtà sono orgoglioso di quello che sono, e
non lo cambierei per
niente al mondo. Potrai perdonarmelo?- poggiò le
labbra sulla sua fronte
fresca.
- Non
devo perdonarti nulla. Sono fiera di aver conosciuto un pirata che
è a tutti
gli effetti un principe…- rispose, abbandonando il
capo sulla sua spalla.
I loro piedi si muovevano
lenti, in circolo,
come a voler fermare il tempo che scorreva senza tregua, portando via
con sé
tutto.
Il tempo è il
peggior nemico dell’uomo.
Tus
ojos son oscuros como el olvido,
tus labios apretados como el rencor,
tus manos dos palomas que sienten
frío,
tus venas tienen sangre de bandoneón.
(I
tuoi occhi scuri
come l'oblio,
le tue labbra strette come il rancore,
le tue mani due colombe che hanno freddo,
nelle vene hai sangue di bandoneón.)
Ormai quella canzone durava
da parecchi
minuti.
Presto sarebbe finita,
così come il loro
incontro.
- Posso
ammirarti un’ultima volta, Violet-chan?-
Sentì il peso
sulla sua spalla
alleggerirsi, segno che aveva sollevato la testa.
Si distanziò di
poco da lui, per
consentirgli di scrutarla non solo nel corpo, ma anche
nell’essenza stessa del
suo essere.
Ci si poteva perdere in
quegli occhi
così neri, che non lasciavano trasparire alcuna emozione,
almeno non agli occhi
degli altri.
Ma lui sapeva leggere oltre.
Quelle labbra
così carnose erano ora
ritratte nel vano tentativo di non versare altre lacrime.
Anche loro si nascondevano
per
proteggersi da quello straziante addio.
La mano che stringeva era
diventata
fredda, portando con sé la morte interiore della sua padrona.
Anche in quella bellezza
appassita,
Violet restava comunque la più incantevole donna del mondo
ai suoi occhi.
Perché per la
prima volta nella sua
vita, era riuscito a vedere quanto una donna potesse essere bella dentro.
Osservò una
lacrima scenderle lungo una
guancia, cadendo a terra e infrangendosi sul pavimento di legno.
Con delicatezza, come se
stesse toccando
una bambola di porcellana, l’attirò nuovamente a
sé.
- Sei
bellissima…- mormorò sulle sue labbra,
prima di catturarle in un bacio che
sapeva di dolce e di fiele.
Un bacio d’amore.
Tus
tangos son criaturas abandonadas
que cruzan sobre el barro del
callejón,
cuando todas las puertas están
cerradas
y ladran los fantasmas de la canción.
Malena canta el tango con voz quebrada,
Malena tiene pena de bandoneón.
(I
tuoi tanghi sono
creature abbandonate
che attraversano il fango del vicolo
Quando tutte le porte sono chiuse
e abbaiano i fantasmi della canzone.
Malena canta il tango con voce spezzata,
Malena ha la pena del bandoneón.)
Si separarono solo quando la
piccola orchestra tolse le mani
dagli strumenti, e la voce così cupa della cantante tacque.
Pochi applausi
riecheggiarono nella sala, mentre i
musicanti lasciavano il palco con un inchino.
Era arrivato il momento.
Dovevano spezzare
quell’abbraccio che
valeva più di ogni altra cosa al mondo.
Quali parole si potevano
usare per
rendere tutto meno doloroso?
Non esistevano.
Una sconfitta è
sempre difficile da
ammettere.
Lentamente, fece scivolare
le braccia
lungo i fianchi, lasciando la presa sulla sua vita sottile.
Le braccia di lei si
allentarono sul suo
collo, fino a scendere sempre più giù e ritornare
al loro posto.
Senza dire nulla,
camminarono affiancati
fino alla porta di ingresso della locanda, uscendo fuori e respirando
la prima
frescura della notte.
Un brivido corse lungo la
sua schiena.
Forse dentro quel locale
faceva troppo
caldo, e la sola brezza notturna gli sembrava amplificata come se fosse
un
vento gelido.
O semplicemente il freddo
che sentiva
proveniva dal suo cuore.
Si voltò
un’ultima volta verso di lei,
incrociando lo sguardo con il suo.
Intorno a loro solo il buio
era
testimone di quell’addio fatale per entrambi.
- Ti
amo, Violet-chan-
- Ѐ
lo stesso per me, Sanji-kun…-
- Ti
auguro tutta la felicità di questo mondo, e di trovare un
uomo che ti abbracci
come meriti. Sarai una principessa perfetta- le diede le
spalle.
Un debole singhiozzo
risuonò nell’aria,
seguito da un altro e un altro ancora.
La fine non è mai
un sollievo, la fine è
solo lacrime e cuori infranti.
Alcuni scelgono la propria
strada, altri
sono costretti a percorrere quella che il fato gli ha assegnato.
Non ci sono vincitori
né vinti, ma solo
esseri umani che lottano.
Avrebbe voluto tornare
indietro e
stringerla, cancellando quel pianto straziante, ma sapeva di non
poterlo fare.
Le cose più
giuste sono sempre quelle
più difficili.
Camminando per la strada
deserta, in
quella città che dormiva ignara del suo dolore, se ne
andò così com’era venuto,
al pari di un fantasma silenzioso.
Perché
l’amore è anche questo: un
fantasma che trascina con devozione le proprie catene.
Bene, e dopo questo strazio
potete
andare tutti a suicidarvi in pace! Chiedo scusa, ma sto passando un
brutto
periodo e mi escono di conseguenza cose tristi. Poi anche la canzone
è triste,
perciò non sarebbe mai uscita una fic da lancio di
coriandoli! Spero che vi sia
piaciuta comunque! Vi metto alcune nozioni di chiarimento
perché capisco che la
canzone sia sconosciuta così come i contenuti:
Un giorno Eduardo Moreno, agente e amministratore dell'orchestra
Vardaro-Pugliese, la incontrò in un un bar al 500 della
calle Maipú e le offrì
di lavorare come cantante dell'orchestra; Elena accettó
subito e partirono in
tournè per tutto il paese dove ebbe un gran successo di
pubblico e di critica. Alcune
versioni sostengono che Homero Manzi la
ascoltò cantare per la prima volta in Brasile al Festival di
San Paolo Paulo e
che rimase colpito dal sentimento che gli ispirava quel modo di cantare
di
Malena de Toledo tanto che gli sembrava di trovarsi per le vie della La
Boca
invece che tanto lontani da Buenos Aires.
Altre versioni raccontanto che una notte del 1941 in un cabaret di San
Pablo (o
in un cafetín de Porto Alegre) il poeta Manzi conobbe
Elena-Malena e che di lei
le rimase impresso soprattuto il nome “Malena” e si
promise di comporre un
tango per lei.
Altre ancora assicurano che Manzi non conobbe mai personalmente Malena
de
Toledo e che quel celebre tango lo scrisse in onore di María
Esther Lerena. Quel
che è certo è che Manzi compose le parole del
tango Malena. (da www.tangoquerido.com)
Grazie a
tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a qui!
Baci
Place