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Autore: Placebogirl_Black Stones    29/08/2014    5 recensioni
Si porto il bicchiere alle labbra, sorseggiando con raffinatezza il vino contenuto in esso: caldo, fruttato, dall’aroma invitante.
Proprio come la donna che attendeva con pazienza.
Dieci anni.
Dall’ultima volta che i loro sguardi si erano incrociati erano passati esattamente dieci anni.
Il suo volto di ragazzo che aveva appena raggiuntò l’età matura era mutato in quello di uomo ormai fatto, ma dentro l’indole restava sempre la stessa.
Il tempo e la vita per mare, senza meta né certezze, non avevano scalfito il suo essere.
E ora che aveva realizzato il sogno di una vita, ora che l’All Blue non era più un disegno sulla pagina ingiallita di un libro, c’era solo una cosa che i suoi occhi desideravano vedere più di ogni altra.
Violet.
(il testo della canzone è il famoso tango argentino "Malena". La Ú che vedete nel testo non è un errore, ma è perchè il titolo è in spagnolo! Buona lettura!)
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanji, Violet
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Amore Impossibile'
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UN ÚLTIMO TANGO


 



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Stava seduto al bancone di quel locale ormai da un’ora buona, forse due.

Il caldo afoso di quel paese latino, amplificato dal legno di cui era fatta quella costruzione, lo avevano costretto ad allentare il nodo della cravatta.

O forse era solo la tensione a giocargli brutti scherzi.

Si portò il bicchiere alle labbra, sorseggiando con raffinatezza il vino contenuto in esso: caldo, fruttato, dall’aroma invitante.

Proprio come la donna che attendeva con pazienza.

Dieci anni.

Dall’ultima volta che i loro sguardi si erano incrociati erano passati esattamente dieci anni.

Il suo volto di ragazzo che aveva appena raggiunto l’età matura era mutato in quello di uomo ormai fatto, ma dentro l’indole restava sempre la stessa.

Il tempo e la vita per mare, senza meta né certezze, non avevano scalfito il suo essere.

E ora che aveva realizzato il sogno di una vita, ora che l’All Blue non era più un disegno sulla pagina ingiallita di un libro, c’era solo una cosa che i suoi occhi desideravano vedere più di ogni altra.

Violet.

Chissà se era ancora come la ricordava…

Fiera, tenace, bellissima.

L’unica donna che gli avesse davvero rubato il cuore, l’unica che non avrebbe mai definito un’infatuazione.

Posò distrattamente lo sguardo sulla fanciulla che si apprestava a salire sul piccolo palco interno al locale, adibito probabilmente a musica da intrattenimento.

La sua bellezza non faceva torto a quella tipica delle donne di Dressrosa, ma non era paragonabile a quella della sua principessa.

La vide sistemare il microfono, per poi fare un cenno alla piccola banda di suonatori dietro di lei.

Lasciò che anche l’ultimo sorso di vino scorresse lungo la sua gola, posando il bicchiere sul bancone e chiudendo gli occhi.

Fianchi pronunciati, vita sottile, seno prosperoso, collo lungo e niveo, labbra carnose, occhi castani e ammalianti…

 

- Scusa se ti ho fatto aspettare, Sanji-kun-

 

 

Malena canta el tango como ninguna                              
y en cada verso pone su corazón. 
A yuyo del suburbio su voz perfuma, 
Malena tiene pena de bandoneón. 

 

(Malena canta il tango come nessuna
e in ogni verso mette il suo cuore.
Di erbacce del sobborgo la sua voce profuma,
Malena ha la pena del bandoneón.
)



Sbarrò gli occhi a quella voce di miele, trovandosi davanti la proiezione in carne e ossa dell’immagine che poco prima stava lentamente prendendo forma nella sua mente, accompagnata dalla musica che riempiva il locale come a sottolineare il suo ingresso.

 

- Violet-chan…-

 

Gli anni non avevano lasciato il segno sul suo volto, che sembrava fosse stato conservato come un prezioso oggetto di cristallo.

Non vi erano accenni di rughe in quel volto perfetto, contornato dal cappuccio porpora del mantello che nascondeva ingiustamente i suoi lucenti capelli corvini.

Anche se ormai non aveva più nulla di cui temere dopo la caduta del regno di Doflamingo, era pur sempre la principessa del paese, e farsi riconoscere in una locanda in mezzo a bevitori non era il genere di pubblicità di cui la famiglia reale necessitava.

Si era seduta accanto a lui senza fare rumore, o forse era lui ad essere così assorto nei suoi pensieri da non averla sentita.

E ora se ne stavano lì, uno accanto all’altra, fissandosi negli occhi in silenzio.

Bastava loro incatenare gli sguardi per scambiarsi un flusso di parole che il mondo non poteva udire.

Parole dolci, parole d’amore.

Il desiderio di stringersi aleggiava come un’ombra pesante su di loro.

Toccarsi, respirarsi, viversi: tutto questo non gli era concesso in quel luogo, e forse non lo sarebbe stato in nessuno.

Lui, che per tutta la vita aveva creduto nell’amore, adesso si trovava a maledirlo per avergli dato qualcosa che in realtà non poteva avere.

Si erano ripromessi di rivedersi, una volta che lui sarebbe tornato vittorioso dal Grande Blu, per poter cominciare una vita insieme, senza più guerre e pirateria.

Sapevano entrambi che non era vero.

Come sono belle le bugie d’amore!

Sanno di speranza e di amaro in bocca, come un veleno che non puoi fare a meno di inghiottire.

Ma la resa dei conti arriva per tutti, prima o poi.

 

- Sei venuto davvero…- gli sorrise dolcemente.

- Non potevo non farlo- ricambiò.

- A volte è difficile credere alle parole di un pirata- ironizzò, senza mai smettere di sorridere.

- Alle mie devi sempre credere, Violet-chan- la guardò serio.

 

Quanto gli era mancata quella voce…

Così profonda, nonostante la nota di dolcezza che racchiudeva a ogni suono.

Lasciava trasparire tutto il peso delle amarezze che avevano segnato la sua vita in maniera indelebile, dalla visione precoce del male alla prigionia.

Ai suoi occhi Violet era come un fiore delicato che sbocciava in mezzo a un groviglio si sterpaglie secche, splendendo di luce viva.

Eppure, nonostante gli anni, il dolore non aveva abbandonato né il suo volto, né tantomeno la sua voce.

Se solo avesse potuto cancellarlo…

Ma ci sono cose che non possono sparire.

 

 

Tal vez allá en la infancia su voz de alondra 
tomó ese tono oscuro de callejón, 
o acaso aquel romance que sólo nombra 
cuando se pone triste con el alcohol. 
Malena canta el tango con voz de sombra, 
Malena tiene pena de bandoneón. 

(Forse là nell'infanzia la sua voce di allodola
ha preso quel tono buio da vicolo,
oppure in quel breve amore che unico nomina
quando diventa triste con l’alcol.
Malena canta il tango con voce d'ombra,
Malena ha una pena da bandoneón.)

 

 

- Allora, Sanji-kun, che cosa mi racconti? È bello il Grande Blu?-

- Meraviglioso- espirò il fumo della sigaretta che stava consumando - Ma mai quanto i tuoi occhi…-

- Non sei cambiato per niente, vero?- arrossì sorridendo.

 

Ordinò all’oste di portare loro qualcosa di forte, nella speranza di poter annegare tutti quei desideri nell’alcol.

La voce della cantante, che si esibiva in quella melodia così triste, arrivava alle loro orecchie come un requiem.

Sapevano entrambi che non si sarebbero più rivisti dopo quella sera.

La osservò deglutire velocemente quel bicchiere, con gli occhi colmi di tristezza.

C’era solo una cosa che lo rendeva felice quella sera: sapere che anche lei stava provando le stesse cose.

Era la conferma che il suo amore veniva ricambiato.

Si erano scambiati poche parole, le altre faticavano a uscire.

Forse era meglio così, forse era meglio non dire niente per evitare di far uscire cose troppo spiacevoli.

La verità era troppo dura da accettare.

E in fondo, le parole non sono altro che inutili suoni privi di valore se paragonate a uno sguardo sincero.

 

- Sei felice, Violet-chan?-

- C’è differenza fra l’essere felici e l’essere tristi?- lo fissò intensamente - La felicità non è forse un modo diverso di essere tristi?-

 

Sgranò gli occhi, sorpreso del fatto che da una donna così bella potesse uscire un ragionamento così contorto.

Non che pensasse che fosse stupida, al contrario Violet era una delle donne più intelligenti che avesse mai conosciuto, ma l’effetto che quei due elementi contrastanti avevano creato fra loro avrebbe lasciato senza fiato chiunque.

 

- Permettimi di essere felice con te, allora. Così allevieremo la tristezza che questa felicità porta con sé- le porse la mano con fare galante.

 

In tutta risposta, la vide abbassare lo sguardo, stringendo le mani al petto.

 

- Questa è la nostra ultima volta, vero Sanji-kun?- sussurrò.

- Temo di sì- ammise.

 

Non serviva a nulla fingere, lo sapevano entrambi.

Rivangare i ricordi li avrebbe solo fatti sprofondare sempre più in fondo, e al tempo stesso non era possibile dimenticare.

Per quanti sforzi si facciano, le impronte di ciò che siamo e di ciò che abbiamo fatto non si possono cancellare.

 

 

Tu canción 
tiene el frío del último encuentro. 
Tu canción 
se hace amarga en la sal del recuerdo. 
Yo no sé 
si tu voz es la flor de una pena, 
sólo sé que al rumor de tus tangos, Malena, 
te siento más buena, 
más buena que yo. 

 

(La tua canzone
ha il freddo dell'ultimo incontro.
La tua canzone
si fa amara nelle stanze del ricordo.
Io non so
Se la tua voce è il fiore di una pena
so solo
che al sussurro dei tuoi tanghi, Malena,
ti sento migliore, migliore di me.)

 

- Violet…- la richiamò - Coraggio, prendi la mia mano. Vorresti ballare con me?-

 

Sollevò la testa, lasciando intravedere tracce di lacrime dietro l’ombra del cappuccio.

Gocce che si spegnevano agli angoli della bocca, incurvati in un timido sorriso.

 

- Con piacere, Sanji-kun- allungò una diafana e sottile mano, posandola sulla sua.

 

Si alzarono dagli sgabelli di legno, dirigendosi al centro della sala, senza mai lasciare quella presa che li faceva sentire così sereni.

Guardandosi un’ultima volta negli occhi, annullarono le distanze, stringendosi l’uno all’altra, mano nella mano.

Era come se avessero trovato qualcosa di ancora più grande di quello che cercavano da una vita.

Le cose più belle non sono quelle che desideriamo, ma quelle che ci capitano nelle mani per volere del fato.

Qualcuno sa riconoscerle, altri le gettano ignorandone il valore, ritrovandosi poi a desiderarle ardentemente quando ormai non ci sono più.

Loro non avrebbero fatto quella fine.

Anche se da quel giorno in poi il desiderio di potersi di nuovo stringere li avrebbe consumati lentamente, non ci sarebbero mai stati rimpianti.

 

- Vorrei dispiacermi di essere solo un pirata, e per questo motivo di non poter stare con te. Ma in realtà sono orgoglioso di quello che sono, e non lo cambierei per niente al mondo. Potrai perdonarmelo?- poggiò le labbra sulla sua fronte fresca.

- Non devo perdonarti nulla. Sono fiera di aver conosciuto un pirata che è a tutti gli effetti un principe…- rispose, abbandonando il capo sulla sua spalla.

 

I loro piedi si muovevano lenti, in circolo, come a voler fermare il tempo che scorreva senza tregua, portando via con sé tutto.

Il tempo è il peggior nemico dell’uomo.

 

 

Tus ojos son oscuros como el olvido, 
tus labios apretados como el rencor, 
tus manos dos palomas que sienten frío, 
tus venas tienen sangre de bandoneón. 

 

(I tuoi occhi scuri come l'oblio,
le tue labbra strette come il rancore,
le tue mani due colombe che hanno freddo,
nelle vene hai sangue di bandoneón.)

 

Ormai quella canzone durava da parecchi minuti.

Presto sarebbe finita, così come il loro incontro.

 

- Posso ammirarti un’ultima volta, Violet-chan?-

 

Sentì il peso sulla sua spalla alleggerirsi, segno che aveva sollevato la testa.

Si distanziò di poco da lui, per consentirgli di scrutarla non solo nel corpo, ma anche nell’essenza stessa del suo essere.

Ci si poteva perdere in quegli occhi così neri, che non lasciavano trasparire alcuna emozione, almeno non agli occhi degli altri.

Ma lui sapeva leggere oltre.

Quelle labbra così carnose erano ora ritratte nel vano tentativo di non versare altre lacrime.

Anche loro si nascondevano per proteggersi da quello straziante addio.

La mano che stringeva era diventata fredda, portando con sé la morte interiore della sua padrona.

Anche in quella bellezza appassita, Violet restava comunque la più incantevole donna del mondo ai suoi occhi.

Perché per la prima volta nella sua vita, era riuscito a vedere quanto una donna potesse essere bella dentro.

Osservò una lacrima scenderle lungo una guancia, cadendo a terra e infrangendosi sul pavimento di legno.

Con delicatezza, come se stesse toccando una bambola di porcellana, l’attirò nuovamente a sé.

 

- Sei bellissima…- mormorò sulle sue labbra, prima di catturarle in un bacio che sapeva di dolce e di fiele.

 

Un bacio d’amore.

 

 

Tus tangos son criaturas abandonadas 
que cruzan sobre el barro del callejón, 
cuando todas las puertas están cerradas 
y ladran los fantasmas de la canción. 
Malena canta el tango con voz quebrada, 
Malena tiene pena de bandoneón.

 

(I tuoi tanghi sono creature abbandonate
che attraversano il fango del vicolo
Quando tutte le porte sono chiuse
e abbaiano i fantasmi della canzone.
Malena canta il tango con voce spezzata,
Malena ha la pena del bandoneón.)

 

 

Si separarono solo quando la piccola orchestra tolse le mani dagli strumenti, e la voce così cupa della cantante tacque.

Pochi applausi riecheggiarono nella sala, mentre i musicanti lasciavano il palco con un inchino.

Era arrivato il momento.

Dovevano spezzare quell’abbraccio che valeva più di ogni altra cosa al mondo.

Quali parole si potevano usare per rendere tutto meno doloroso?

Non esistevano.

Una sconfitta è sempre difficile da ammettere.

Lentamente, fece scivolare le braccia lungo i fianchi, lasciando la presa sulla sua vita sottile.

Le braccia di lei si allentarono sul suo collo, fino a scendere sempre più giù e ritornare al loro posto.

Senza dire nulla, camminarono affiancati fino alla porta di ingresso della locanda, uscendo fuori e respirando la prima frescura della notte.

Un brivido corse lungo la sua schiena.

Forse dentro quel locale faceva troppo caldo, e la sola brezza notturna gli sembrava amplificata come se fosse un vento gelido.

O semplicemente il freddo che sentiva proveniva dal suo cuore.

Si voltò un’ultima volta verso di lei, incrociando lo sguardo con il suo.

Intorno a loro solo il buio era testimone di quell’addio fatale per entrambi.

 

- Ti amo, Violet-chan-

- Ѐ lo stesso per me, Sanji-kun…-

- Ti auguro tutta la felicità di questo mondo, e di trovare un uomo che ti abbracci come meriti. Sarai una principessa perfetta- le diede le spalle.

 

Un debole singhiozzo risuonò nell’aria, seguito da un altro e un altro ancora.

La fine non è mai un sollievo, la fine è solo lacrime e cuori infranti.

Alcuni scelgono la propria strada, altri sono costretti a percorrere quella che il fato gli ha assegnato.

Non ci sono vincitori né vinti, ma solo esseri umani che lottano.

Avrebbe voluto tornare indietro e stringerla, cancellando quel pianto straziante, ma sapeva di non poterlo fare.

Le cose più giuste sono sempre quelle più difficili.

Camminando per la strada deserta, in quella città che dormiva ignara del suo dolore, se ne andò così com’era venuto, al pari di un fantasma silenzioso.

Perché l’amore è anche questo: un fantasma che trascina con devozione le proprie catene.

 

 

ANGOLO DELL’AUTORE

Bene, e dopo questo strazio potete andare tutti a suicidarvi in pace! Chiedo scusa, ma sto passando un brutto periodo e mi escono di conseguenza cose tristi. Poi anche la canzone è triste, perciò non sarebbe mai uscita una fic da lancio di coriandoli! Spero che vi sia piaciuta comunque! Vi metto alcune nozioni di chiarimento perché capisco che la canzone sia sconosciuta così come i contenuti:

 - Il bandoneón (chiamato anche bandonion), è un tipo di fisarmonica inventato dal musicista tedesco Heinrich Band (1821-1860). Può essere diatonica o cromatica. Il bandoneón è lo strumento fondamentale delle orchestre di tango argentine. (tratto da Wikipedia)

 - L'ispiratrice dei versi di "Malena", o almeno del nome, fu la bella cantante di tangos Elena Tortolero in arte Malena de Toledo nata non si sa dove (forse a Buenos Aires o forse in Cile) nel 1916 e morta certamente a Montevideo nel 1960. Si dice che Elena-Malena trascorse la sua infanzia in Brasile e a Porto Alegre, dove su padre era console onorario del governo spagnolo. Giovanissima svelò una grande passione per la musica e cominciò a cantare durante feste e ricevimenti. Grazie al lavoro del padre ebbe la possibilità di viaggiare e farsi conoscere in tutto il Sudamerica come cantannte di boleros. Aveva una bella figura, elegante, una bellissima voce e cantava sia castillano che in portoghese.
Un giorno Eduardo Moreno, agente e amministratore dell'orchestra Vardaro-Pugliese, la incontrò in un un bar al 500 della calle Maipú e le offrì di lavorare come cantante dell'orchestra; Elena accettó subito e partirono in tournè per tutto il paese dove ebbe un gran successo di pubblico e di critica. Alcune versioni sostengono che Homero Manzi la ascoltò cantare per la prima volta in Brasile al Festival di San Paolo Paulo e che rimase colpito dal sentimento che gli ispirava quel modo di cantare di Malena de Toledo tanto che gli sembrava di trovarsi per le vie della La Boca invece che tanto lontani da Buenos Aires.
Altre versioni raccontanto che una notte del 1941 in un cabaret di San Pablo (o in un cafetín de Porto Alegre) il poeta Manzi conobbe Elena-Malena e che di lei le rimase impresso soprattuto il nome “Malena” e si promise di comporre un tango per lei.
Altre ancora assicurano che Manzi non conobbe mai personalmente Malena de Toledo e che quel celebre tango lo scrisse in onore di María Esther Lerena. Quel che è certo è che Manzi compose le parole del tango Malena. (da www.tangoquerido.com)

 La canzone non ve la linko perché ne esistono di diverse versioni interpretate da diverse cantanti, perciò lascio a voi la scelta di andarvi ad ascoltare quella che più vi piace!
Grazie a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a qui!
Baci
Place

 

   
 
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