Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Gemini_no_Aki    29/08/2014    1 recensioni
La stanza era silenziosa, vuota, illuminata dall’insegna di un hotel di fronte alla sua finestra.
Chiuse gli occhi, con le mani posate sulle gambe, inspirò, poi espirò lentamente tirando indietro la testa come se stesse buttando fuori il fumo, il pacchetto di sigarette era accartocciato sul tavolo, vuoto, accanto ad un bicchiere ed una bottiglia, vuoti anch’essi.
Portò la testa avanti, premette le mani sugli occhi e li aprì, aveva bisogno di qualcosa.

[La raccolta comprende storie basate sulla serie della BBC e diverse AU, alcuni capitoli potrebbero essere collegati, altri a sè stante e senza un ordine cronologico. In ogni caso saranno tutte MorMor.]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'King and Tiger'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
You’re late



Jim non era mai stato, di natura, un uomo paziente, poteva essere tante cose, ma non paziente.
Quel pomeriggio aveva letteralmente buttato Sebastian fuori di casa col suo fucile e un foglio con un nome, una foto ed un posto salutandolo con la mano ed inviandogli un bacio prima di chiudere la porta, aveva deciso di fare una sorpresa a Sebastian, una cena lussuosa, preparata da uno chef rinomato che Jim si era premurato di chiamare e che, dieci minuti dopo l’uscita del cecchino, era nella loro cucina a preparare chissà quali piatti dai nomi impronunciabili ma dall’aspetto delizioso.
Una volta finito anche l’uomo venne fatto uscire dalla casa senza mezzi termini, con un “grazie grazie” quasi obbligato.
La tavola era apparecchiata, una candela rossa in mezzo ai due calici, un completo nuovo posato ordinatamente sul letto della camera in attesa di essere indossato e la cena pronta, ora mancava solo la persona per cui era stato organizzato tutto quello.
Jim si sedette sul divano con le gambe accavallate e attese, se aveva calcolato bene, e lui non sbagliava mai, Sebastian doveva tornare entro dieci minuti, non era molto tempo.
Non gli aveva dato un lavoro difficile, solo lungo, sapeva perfettamente a che ora l’uomo sarebbe uscito e arrivato nel punto in cui aveva detto a Sebastian di appostarsi ma l’aveva mandato fuori casa ore prima per dare il tempo allo chef di preparare ogni cosa.
Dieci minuti dopo però Sebastian non era in casa.
Jim iniziò a fissare il cellulare, poi passò a scrivergli senza mai avere una risposta, a quel punto, mentre ancora scriveva ed era giunto al ventesimo messaggio, iniziò a camminare avanti ed indietro per il salotto mentre ogni opzione si faceva strada nella sua mente.
L’obiettivo era in ritardo, Sebastian non rispondeva mai quando lavorava; oppure stava guidando per tornare ed era imbottigliato nel traffico, ipotesi esclusa, le chiavi della macchina erano nell’ingresso; stava tornando in metropolitana e c’era stato un incidente, escluso anche questo, Sebastian odiava viaggiare in metro da solo; era rimasto ferito per qualche oscura ragione e non poteva rispondere, a quel pensiero Jim si bloccò sul posto sudando freddo, l’aveva fatto appostare sul tetto di un palazzo, e Sebastian non era un novellino da farsi prendere alle spalle, anche se doveva ammettere che era capitato.
“Al diavolo il lavoro, torna. JM”
Scrisse ancora, il suono familiare della ricezione dei messaggi arrivò alle orecchie di Jim un istante dopo, alzò lo sguardo dal cellulare alla porta mentre questa si apriva e Sebastian entrava col cellulare in mano.
Fece per aprire bocca ma Jim lo precedette posando il telefono e incrociando le braccia al petto con espressione offesa.
“Sei in ritardo.”
Sebastian non rispose, posò le chiavi nell’ingresso, la custodia col fucile nell’armadio e si tolse il cappotto.
“Vai in camera e cambiati.”
A quell’ordine guardò fisso Jim per poi notare il tavolo della cucina apparecchiato per quella che si prospettava una cena romantica.
“Devo proprio? In fondo stiamo in casa.”
Disse avviandosi comunque verso la camera.
“Cambiati.”
Lo seguì imperativa la voce di Jim.
L’idea di una cenetta gli faceva piacere nonostante il primo pensiero fosse stato un “Signore aiutami se Jim ha cucinato.” piuttosto disperato, il secondo pensiero fu leggermente diverso.
Fissò con astio il completo grigio posato accuratamente sul letto e sospirò, non aveva voglia di far arrabbiare Jim, avrebbe mandato in fumo i suoi piani, e già non era contento del ritardo, ma dover indossare un completo per cenare in casa?
Sospirò arreso e si cambiò rendendosi conto di come fosse stato fatto perfettamente su misura, Jim pensava sempre ad ogni cosa, si sistemò come meglio potè anche i capelli e uscì.
Jim era fermo davanti alla porta con le braccia conserte e un sorriso divertito.
“Perfetto.”
Disse, più a sé stesso che a Sebastian.
“sì, perfetto... Quando mi avresti preso le misure?”
Jim fece le spallucce mentre prendeva una bottiglia dal frigorifero e gli indicava i piatti dicendogli in silenzio di metterli in tavola.
“Mentre dormivi.”
Sebastian aveva smesso di stupirsi delle risposte di Jim, soprattutto di quelle che potevano sembrare le più assurde, “Come si possono prendere delle misure esatte mentre qualcuno dorme?!”, sapeva che Jim era capace di tutto ormai, lo sapeva bene.
La cena iniziò e proseguì in un silenzio interrotto solo di tanto in tanto da qualche commento sui piatti, solo una volta giunti al dolce Jim si decise a parlare.
“Perché hai tardato?”
Non disse della paura che aveva avuto, non gli disse degli scenari sempre più disastrosi che aveva immaginato.
“Avevo una cosa da fare mentre ero fuori.”
La forchetta tintinnò sul piatto, posata con uno scatto dal Consulting Criminal.
“Sapevi che giorno era Sebby, e avevi qualcosa da fare?!”
Non era esattamente il modo in cui pensavano sarebbe finita la serata.
“Non dovevo incontrare nessuno, se ti rassicura.”
“No, non lo fa.”
La voce di Jim era bassa, fredda, come la notte che era ormai scesa, nel cuore dell’inverno e di una Londra coperta dalla neve.
“Non avrei dovuto tardare.”
“Non dovevi infatti.”
Sebastian sospirò leggermente, non riusciva nemmeno a finire una frase.
“Non è colpa mia se quel tizio non ricordava dove aveva messo quello che gli avevo ordinato.”
Il dolce era stato ormai messo da parte, Jim lo fissava con occhi pericolosi, gli occhi di chi è pronto ad uccidere.
“Sapevi di essere in ritardo.”
Sibilò.
“Quindi potevi passare a prendere qualunque dannatissima e inutile cosa fosse domani.”
A quel punto Sebastian si alzò.
Aveva passato i due giorni precedenti a pensare a quel momento, a pensare a cosa dire, cosa fare, come fare.
Se Jim non avesse organizzato quella cena in casa lo avrebbe portato fuori, avrebbe costretto il proprietario di un qualche ristorante di lusso a liberare una sala solo per loro, poco importava se era piena, e sarebbe stato tutto perfetto.
“Non potevo domani, Jim.”
Disse con un tono dolce che per un attimo non si addisse al suo viso, poi anche quello si addolcì, sorrise avvicinandosi a lui e fermando Jim prima che potesse dire qualcos’altro.
“E’ oggi, e nessun altro giorno, e hai ragione ad arrabbiarti per il mio ritardo.”
Jim annuì vigorosamente con la testa.
“Volevi che questa cena fosse perfetta per oggi, e la è stata, davvero.”
Si accucciò davanti a lui per non costringerlo a guardare in alto, gli accarezzò i capelli ignorando la mezza lamentela sul fatto che lo stesse spettinando.
“Volevo renderla perfetta anch’io, micio, per questo ero in ritardo. Non è una cosa che potevo rimandare, avrebbe rotto... La perfezione.”
Gli infilò al dito un anello in argento, era semplice, non troppo spesso, con una pietra gialla, fatto esattamente su misura, come il suo abito.
Jim aprì la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse, la aprì di nuovo e ancora la chiuse, non sapeva cosa rispondere.
Si era arrabbiato, aveva rischiato di mandare all’aria la serata per un banalissimo ritardo, a quel punto più che giustificato.
“Cosa si dovrebbe dire in questi casi?”
Guardò l’anello, poi Sebastian, ancora accucciato immobile, non era sicuro ma pensava di essere anche arrossito, ciò che sapeva per certo è che non vi era altro luogo in cui avrebbe voluto essere, in nessun altro momento e con nessun altro, solo lui e Sebastian.
Aveva trovato la perfezione, il suo centro, per una volta, forse per la prima volta nella sua vita, era davvero, davvero, felice.
“Buon anniversario, Tigre.”
Gli prese il volto tra le mani avvicinandosi a lui e baciandolo come se fosse la prima volta.
La prima volta di un nuovo inizio.





Angolino dell'autrice: Oh, well... Una vagonata di fluff.
Una gran vagonata di fluff, mai scritta una cosa del genere... (o se l'ho fatto, scusate, al momento non riesco a farmela venire in mente.)
so che non sono molto nel personaggio in questa, sìì... troppo dolci probabilmente... ma non importa, ok?
Volevo scrivere del loro anniversario, e Sebastian mi da l'idea che sia il più romantico.
Alla prossima :3

Bye Bye~
Aki
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Gemini_no_Aki