Fanfic su artisti musicali > HIM
Segui la storia  |       
Autore: MetalheadLikeYou    30/08/2014    2 recensioni
Chi mai avrebbe voluto una bambina di nome "Inferno"?
.
Con il passare del tempo io, Ville e Alexi diventammo dei buonissimi amici, tanto che ci soprannominarono il Trio.
Allu era più chiacchierone, ti scaldava il cuore e ti trascinava con se in tutto e per tutto, mentre Ville era quello più riflessivo e solitario.
.
Per quanto mi sforzassi di mostrare ed ostentare una forza e un menefreghismo che non possedevo, dentro di me soffrivo.
Stranamente, era come se Ville mi avesse portato via una parte del mio cuore.
***
In questa storia ci saranno anche altri personaggi di altre band finlandesi.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 17


***Alexi***



"Che cos'è successo?".
"Hanno investito Hell".
"Oh mio Dio".
"Devo devo chiamare Janne..ho lasciato il telefono".

Olli mi prestò il suo, dicendomi anche quale fosse la password per bloccarlo e composi il numero del mio migliore amico.

"Chi è?" - rispose.
"Ja-Janne".
"Alexi che hai?".
"Hanno investi-to Hell, ti prego vieni".
"Oh porca puttana, dove sei?" - domandò con tono preoccupato.
"Sto andando da lei, vieni in ospedale".
"Arrivo, arrivo, non ti lascio solo" - rispose mentre lo sentivo correre per casa.

Attaccai e scoppiai a piangere.
Vidi delle luci ed incapace di aspettare che il biondo al mio fianco parcheggiasse, scesi dalla macchina e mi misi a correre verso quelle luci, quelle voci, intravedendo due ambulanze.
Vidi i paramedici della seconda, avvicinarsi correndo alla mia ragazza, mentre io venivo bloccato a distanza da due ragazzi.

"Fatemi salire!" - ordinai mentre anche Olli si parava al mio fianco per trattenermi  - "Sono il ragazzo, il padre del bambino!" - urlai sperando che qualcuno mi riconoscesse e mi desse la possibilità di andare con lei.
"Ok, fatelo salire" - rispose uno dei due paramedici, passandomi un braccio dietro la schiena.

Prima che chiudessero il portellone, vidi Migé sollevare Ville da terra, che lo spintonò lontano da se.
Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, o meglio, mi illudevo che fosse solo un bruttissimo incubo, ripetendo in continuazione che doveva svegliarsi.
Dovevamo solamente svegliarci.

Arrivammo in ospedale ed io corsi fuori dall'ambulanza dietro alla barella, costringendomi a rimanere in piedi e andare dietro ai medici che urlavano di fare spazio e le informazioni necessarie per salvarle la vita.
Provai a correre anche dentro la sala dove la portarono ma degli addetti alla sicurezza mi bloccarono, dicendomi che non potevo entrare..
Ripetei, quasi a volerli convincere, che quella era la mia ragazza, che volevo sapere come stava.
Mi risposero di nuovo di sedermi ed aspettare.
Tirai un calcio ad un cestino e mi lasciai cadere su una sedia, prendendomi la testa fra le mani e piangendo come un bambino.
Sentii dei passi veloci e alzai la testa, incontrando lo sguardo spaventato di Olli.
Dietro di lui camminavano a stento Migé e Ville, sorretto dal suo amico.

"Se muore io mi ammazzo" - confessai nel pieno di una crisi di panico.
"Non morirà" - rispose il biondo, accovacciandosi sulle gambe e costringendomi a guardarlo - "Non morirà".
"Alexi!" - la voce del mio migliore amico mi fece scattare in piedi.

Lo vidi correre verso di me, segiuto da Roope e Henkka.
Lo abbracciai, sentendomi per qualche secondo a casa, ricominciando a piangere disperato sul suo petto e lui mi strinse forte, facendomi capire quanto mi stesse vicino e quanto mi volesse bene.

"Allu calmati" - mi sussurrò Janne, aiutandomi a sedermi ma stringendomi ancora a se.
"Che cos'è successo?" - domandò Roope cercando di contenere il suo pianto.
"Era venuta da me.." - la voce di Ville arrivò greve, fredda, rotta - "Abbiamo discusso perchè ho ricominciato a bere, stava tornando a casa".
"Tu! Tu..." - mi alzai ancora di scatto, aggredendo il cantante degli HIM - "E' colpa tua!".
"NON E' COLPA MIA! NON LE FAREI MAI DEL MALE!" - urlò a sua volta, spingendomi via.
Era la prima volta che vedevo Ville reagire così.

Notai il suo respiro affannato e lo vidi allontanarsi di nuovo.

"Alexi, Alexi, calmati, per favore, non facciamo scenate...".
"NON DIRMI DI STARE CALMO!" - spintonai il mio bassista, che mi bloccò le mani e mi fece sedere di nuovo.

Janne mi strinse di nuovo, cercando invano di calmare il mio pianto e la mia rabbia.
Vidi Henkka passarsi le mani nei capelli e fare un cenno a Roope, che lo seguì.
Andarono a chiamare gli altri.

"Janne..se lei muor..".
"Non morirà, è forte..lei è fort-forte" - rispose scoppiando anche lui, che mi strinse ancora.
"Abbiamo chiamato Tuomas e Tony, stanno arrivando" - ci informarono i nostri due amici, sedendosi vicino a noi e poggiando la testa al muro, asciugandosi gli occhi e rimanendo in silenzio.

La mia mente iniziò inevitabilmente a soffermarsi su mille pensieri diversi, tutte pieni di sofferenza.
Iniziavo a domandarmi perchè era capitato a lei.
Fissavo, con la testa poggiata sul petto di Janne, le pareti bianche di quell'ospedale, osservando la gente entrare e uscire con un'apparente calma che mi metteva ancora più nervosismo.
Spostai l'attenzione su quella porta che mi divideva da lei.
Un'infermiera, gentile, ci portò degli asciugamani per tamponare almeno un po i nostri vestiti e i capelli bagnati.

Un solo minuto sembrava durare l'eternità e io non riuscivo a calmarmi ne distrarmi.
Vidi un medico uscire e per poco non lo stritolai, nella speranza di sapere qualche cosa, mi disse che dovevo solamente starmene buono ad aspettare e che stavano facendo tutto il posssibile.
Ma come facevano a restare così calmi.
Mi risedetti, ritrovandomi ancora una volta nelle accoglienti braccia del mio amico che mi dava un po di calore e forza.

Tony arrivò correndo, bianco come un fantasma e abbracciandomi di slancio.
Con lui vi era Marcello, timido e con la tristezza sul viso.
Dopo qualche altro minuto arrivarono anche Tuomas e Marco, accompagnati da Jukka.
Il tastierista era il ritratto del dolore e riuscivo a capirlo.
Lui e la mia ragazza erano molto uniti e riuscivo apercepire tutta la sua paura e la tristezza.

Roope che fino a quel momento era rimasto in silenzio, si allontanò per rispondere al telefono, chiamando poi Jaska e chiedendogli di venire in ospedale.
Prima di sedersi di nuovo spiegò agli ultimi arrivati, preoccupandosi di non farmi ascoltare troppo ed ancora una volta, cosa fosse successo

Vidi un altro medico uscire.
Mi fissava con uno sguardo strano.
Mi alzai, sentendo le gambe tremare e la forza mancarmi.

"Tu sei il ragazzo?" - mi domandò mentre si abbassava la mascherina verde che portava sulla bocca e buttando in un secchio i guanti macchiati di sangue.
"Si, come sta? Il bambino? L'avete salvati?".
"Ragazzo, stiamo facendo tutto il possibile per salvare la vita alla tua ragazza, ha riportato delle ferite molto gravi e ha delle ossa rotte".
"Mio dio" - sussurrai, sentendomi afferrare da Tuomas e Janne.
"Appena ho altre novità vi informo".
"Grazie" - rispose Tuomas che piangeva in silenzio.
"Vado a chiamare a casa per dire che tornerò tardi" - annunciò Olli, alzandosi e allontanandosi con passo malfermo.

Aspettai un'altra ora, seduto li, con i miei amici a sostenermi, rendendomi conto di quanto fossi fortunato ad averli tutti li vicino a me, finchè vidi uscire di nuovo il medico, che mi fissò sospirando.

"Siamo riusciti a salvare la ragazza ma abbiamo perso il bambino o la bambina, mi dispiace".
"Quando possiamo vederla?" - domandò per me Henkka.
"Ragazzi domani, andate a casa, cercate di riposare".
"Grazie" - rispose il mio amico, comprendendo il mio silenzio.

Olli e tutti gli altri ragazzi si avvicinarono a me, abbracciandomi e facendomi sentire a casa, ripetendomi tutti che  potevo appoggiarmi a loro e che mi avrebbero aiutato a superare questa disgrazia,
Janne al mio fianco mi strinse di nuovo, il più forte possibile, ripetendomi che lei era viva, che era questo quello che contava eppure, mi sentivo morire.
Avevo appena perso mio figlio o mia figlia.
Avevo appena detto addio ai miei buoni propositi da padre e questo faceva male.



***Ville***



La notizia che Hell era salva mi tranquillizzò un poco, ma sapere che aveva perso il figlio mi faceva star male.
La colpa era mia.
Mia soltanto.
Ero stato io, con il mio egoismo e il mio stupido comportamento a spingerla a scappare da me e dalla torre.
Vidi i ragazzi abbracciare il loro amico e mi alzai, sentendomi di troppo e allontanandomi da loro, seguito da Migé che silenzioso continuava a massaggiarsi le tempie.

"Ti accompagno?" - domandò rompendo il muro di silenzio che io avevo inalzato.
"No".
"Ma è lontan..",
"Ho bisogno di stare da solo" - risposi duramente.

Avevo un disperato bisogno di andarmene a casa, rintanarmi nella mia torre e perdermi nel fondo di una maledetta bottiglia.

"Dimmi che non sei stato tu".
"Ville io..." - provò a parlare, ma non gli diedi il tempo di finire la frase..
"DIMMI CHE NON SEI STATO TU!" - urlai fuori di me,  prendendolo per la giacca e sbattendolo contro il muro esterno dell'ospedale.

Vidi il mio amico sgranare gli occhi terrorizzato dalla mia improvvisa ira.

"Ville lasciami" - sussurrò cercando di allontanarmi da se.
"DIMMI CHE NON SEI STATO TU, DIMMI CHE E' SOLAMENTE COLPA MIA!".
"Calmati ti prego" - mi implorò, staccando le mie mani da se e abbracciandomi di slancio - "Non sono stato io e non è colpa tua, quando sono arrivato, era già lì".



***Migé***


Nonostante ripetesse di voler tornare a casa da solo, lo accompagnai.
Non si reggeva in piedi ed era la prima volta che lo vedevo star così male, comprendendo quanto fosse innamorato di quella ragazza.
Era un vero strazio vederlo in quello stato, per non parlare di Alexi.
Ma io dovevo pensare al mio cantante perchè, anche se iniziava ad ammutolirsi e chiudersi a riccio come al suo solito, aveva bisogno di avere i suoi amici vicino.
Accompagnai Ville fino alla porta, mentre lui continuava a ripetere imperterrito che la colpa era sua, che era a causa sua se Hell era stata investita da qualcuno che aveva sicuramente sbandato per la strada bagnata.
Purtroppo, quel poveretto ci aveva rimesso la vita.
Non dissi nulla di tutto ciò al mio amico, già troppo sull'orlo del baratro.
Assecondai il suo volere e sapendo che sarebbe stato meglio per lui starsene un po per conto suo, ma appena entrai in macchina, mandando al diavolo il pensiero che si sarebbe incazzato, chiamai Jesse.
Suo fratello.
Gli spiegai cosa fosse successo e lui, attaccato com'era a Ville, mi rassicurò dicendo che sarebbe andato subito da lui.
Lo ringraziai e me ne tornai a casa, stanco e con un forte desiderio di piangere.









*********
Salve salve.
Lo so, volete uccidermi per quello che ho scritto ma io vi voglio bene.
Non credo di dover dare nessuna spiegazione per questo capitolo, posso solamente dire che mentre lo scrivevo stavo ascoltando Don't Cry dei Guns N'Roses.
Come sempre ringrazio chi legge in silenzio e voi, le mie dolcissime Lea_love_Valo e Lilith_S per la vostra infinita pazienza e dolcezza.
Poi voglio fare un rigraziamento speciale a RoarGirl: ragazza, non sai quanto mi ha fatto piacere il tuo commento, dico davvero. Mi sono piaciute molto le parole che hai scritto e mi hai anche fatto commuovere.
Grazie a tutte :)
Un bacione e alla prossima.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > HIM / Vai alla pagina dell'autore: MetalheadLikeYou