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Autore: JioCullen98    30/08/2014    3 recensioni
Li dove finisce il mondo.
Li dove regna il silenzio.
Li dove giacciono le anime stanche.
Li affronteremo il nostro ultimo nemico.
La morte.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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~~Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.
Pov. Bella

Avevo passato l'intero pomeriggio a parlare con Andrius, ma non di cose  “magiche”. Mi aveva fatto molte domande sulla mia vita tra i babbani ed io avevo risposto molto volentieri. Era stato piacevole parlare con lui, così piacevole che non mi ero accorta di che ore fossero. Ormai era quasi ora di cena e io non me ne ero minimamente accorta. Mi congedai da Adrius con una certa fretta e mi precipitai fuori. Per poco non sentii Andrius che mi urlava dietro di non preoccuparmi ricordandomi, come avesse voluto rassicurarmi, che lui ci sarebbe stato quella notte durante l'incantesimo.
Presi il candelabro e corsi a perdifiato per il corridoio, mi precipitai fuori dal passaggio e corsi verso le scale. Per poco il pendolo non mi prese in pieno. Mi fermai a prendere fiato e poi continuai per la mia strada. Arrivata alla sala grande notai che erano ancora in pochi e a testa bassa per non guardare nessuno negli occhi mi diressi al mio posto. I ragazzi non erano ancora arrivati e nessuno stava ancora mangiando. Poi il resto della scolaresca arrivò e il nonno diede inizio al banchetto facendo apparire magnifici e appetitosi piatti su tutte le tavolate.
-Allora Bella com'è andato il pomeriggio?- Hermione sembrava molto interessata. Non avrei voluto mentirle, ma non potevo neanche dirle la verità. Alla fine optai per una via di mezzo. -Mi sono divertita molto. Non mi ero neanche accorta che si fosse fatta ora di cena.- Sembrava soddisfatta della mia risposta. -Ti va di venire nella sala comune di Grifondoro questa sera? Potremmo insegnarti qualche gioco. Ti va?- Accidenti! Non potevo dirgli quello che dovevo fare. -Ecco io......- Stavo per finire la frase, ma gli altri alzarono lo sguardo puntandolo alle mie spalle. Incuriosita mi voltai anche io a guardare. Dietro di me c'era Thonks. -Scusate se vi interrompo ragazzi, ma dovrei dare una cosa ad Isabella.- Tirò fuori una lettera e me la consegnò. Poi salutò e ritornò al tavolo con gli insegnanti. Aprii la lettera. In una grafia chiara e semplice era scritto:
Questa sera alle nove e mezza nella biblioteca che so hai scoperto.
So anche che hai parlato Andrius, ma ne riparleremo.
A questa sera, Albus Silente

Mi voltai verso il nonno e lo fissai insistentemente finché lui , sentendosi osservato,non si voltò verso di me. Mi sorrise, annui e poi tornò a mangiare. I ragazzi sembravano interessati, ma non fecero domande. Meglio cosi. Solo Hermione parlò qualche secondo dopo. -Immagino che i programmi per stasera vadano annullati.- Io annuii. -Possiamo fare domani sera, dopo essere tornati dal villaggio.- Furono tutti felici di sentirmelo dire. Ero felice anche io. Non volevo che pensassero che non mi andava di passare del tempo con loro.
Continuammo a mangiare e quando la cena fu terminata erano le otto e mezza. Avevo un'ora per prepararmi.
Mi diressi in camera mia seguendo gli altri che probabilmente si chiedevano dove stessi andando.
Molte teste mi seguirono mentre raggiungevo la mia stanza. Mi voltai anche io verso di loro e notai che c'erano anche quei ragazzi che Thonks aveva mandato via. Mi voltai verso la porta continuando a sentirmi osservata.
-Vedo che hai fatto colpo, mia cara?- Disse Lady Agata spostando lo sguardo da me agli studenti. Io sentii le mie guance arrossire prima di risponderle. -Sciocchezze.- Dissi. -Ora potrei entrare per favore?- Lei annuì. Entrai nella mia stanza dopo aver salutato Lady Agata. A quel punto mi diressi nella mia camera da letto e feci un bel bagno. Poi presi dall'armadio i miei soliti abiti invece di un'altra divisa: un paio di jeans sbiaditi sul azzurro e una t-shirt blu con un paio di converse anch'esse blu. Mi sentivo molto meglio vestita cosi. Uscii dalla mia stanza e percorsi le scale fino alla porta, poi qualcuno mi chiamò. -Isabella. Fermati un attimo.- Era zia Ariana. -Cosa c'è zia ?- Il suo fantasma mi venne incontro e mi parlò. -Tesoro, sai già cosa devi fare?- Annuii. -Si ho ricevuto una lettera dal nonno. Tu verrai con me?-
Speravo che dicesse di si, ma..... -No tesoro. Ho delle cose da fare, ma mi troverai qui al tuo ritorno. Ci vediamo dopo, ok?- Annuii e poi uscii dalla camera attraverso il passaggio nel quadro.
Salutai di nuovo Lady Agata e mi diressi alla torre dell'orologio.
Sapevo di avere ancora una ventina di minuti perciò me la presi con calma. Nei corridoi incontrai fantasmi che mi salutavano, personaggi assai buffi raffigurati nei quadri appesi alle pareti e busti di illustri personaggi che mi fissavano con cipiglio incuriosito. osservavo tutto con molto interesse. Era fantastico, non avevo mai visto nulla del genere. Era tutto meraviglioso, strano, ma meraviglioso.
Arrivata alla torre dell'orologio diedi luogo al solito rituale ed entrai nel tunnel segreto raggiungendo in fretta la porta della biblioteca.
Forse se non fossi stata cosi occupata a pensare a cosa mi aspettava mi sarei accorta prima delle presenze dietro di me. Comunque lo avrei scoperto più tardi.
Entrai nella biblioteca e mi trovai davanti ad uno spettacolo diverso da quello precedente.
La biblioteca era buia, o almeno lo sarebbe stata se dei camini, che prima non c'erano, ai due lati della porta d'ingresso non fossero stati accesi. Essi, per quanto fosse possibile, illuminavano delle figure incappucciate che si trovavano nella navata centrale, proprio dove prima c'era uno dei tavoli.
Erano tutte li, doveva trattarsi del nonno, del professor Lupin e di sua moglie e probabilmente anche di Andrius, ma non riconobbi le altre. Una delle figure si fece avanti togliendosi il cappuccio e mentre camminava tutt'intorno si accesero numerose candele, era il nonno.
Le altre figure mi si strinsero attorno formando un cerchio.
Allargarono le braccia e le tesero ai loro lati come se volessero prendersele a vicenda, ma non lo fecero. L'ansia cominciò a prendere possesso della mia mente e del mio corpo. Cominciai a tremare.
Fu in quel momento che cominciai a notare uno strano odore. Era dolce e rilassante, come se qualcuno volesse impedirmi di ribellarmi a tutto ciò. Le palpebre cominciarono a farsi pesanti, ma io non volevo dormire volevo vedere. Cominciai ad oppormi. Cercai di pensare lucidamente, ma era dura. Molto dura, perché avevo sempre più sonno. La mia mente diceva che dovevo resistere, il mio corpo mi diceva di cedere e il mio istinto..... beh, il mio istinto non mi ha mai fatto finire in situazioni piacevoli quindi meglio sorvolare.
Piano piano cominciarono a parlare. Dicevano parole che per me erano senza senso.
Da bassi mormorii, le voci, divennero sempre più alte cosi da essere udibili.
Continuarono però ad essere senza senso, non riuscivo a capire nulla di ciò che dicevano.
Continuarono cosi per diversi minuto, poi cominciò ad accadere qualcosa. Sul pavimento di pietra cominciarono ad apparire simboli strani e particolari. La mia vista cominciava ad appannarsi a causa delle lacrime date dallo sforzo che stavo facendo per resistere, ma comunque i simboli erano molto simili a : un libro da cui proveniva un'intensa luce rossa, un lupo da cui proveniva una luce gialla, pipistrello da cui arrivava una luce blu e un paletto circondato da una mano da cui arrivava una luce verde molto intensa.
Le voci divennero ancora più forti, sempre più forti e sempre più veloci.
Le parole cominciarono ad avere un senso, parlavano di luoghi bellissimi, di persone buone e cattive, di tesori e pericoli, di amori e tradimenti, mi chiamavano, mi reclamavano. Mi pregavano di fare qualcosa, di intervenire in qualcosa. Una guerra, si una guerra. Una guerra che durava da millenni e che nessuno era riuscito e fermare. Le voci continuarono parlando di avventure, di morti e di nascite, di fughe e ritorni.
Immagini, tante immagini che vorticavano davanti a me. Tante immagini che io conoscevo. Si, perché quella ragazza ero io. Quella ragazza che combatteva, che non si arrendeva, che non mollava mai e aiutava chiunque ne avesse bisogno ero proprio io. Forte, imperturbabile, incredibilmente brava a combattere e nell'uso dei suoi poteri.
Vidi i miei compagni e ricordai, ricordai tutto. Ricordai quel giorno.
Ricordai come quello fosse sembrato a tutti un giorno come un altro.
Mia madre, la regina delle streghe, era da sempre stata una grandissima donna. Amata e benvoluta dal popolo, la regina Sofia, trattava tutti con ugual rispetto e amava tutti incondizionatamente. Per lei una nascita nel suo regno era una gioia e ogni morte tra i suoi sudditi come un lutto per la sua casata.
C'era solo una cosa che mia madre amava di più del suo popolo: me e i miei fratelli.
Mia madre era una strega molto potente e un giorno in una delle sue passeggiate nella foresta per cercare ingredienti incontro un branco di licantropi. La loro preda, un vampiro, cerco di coglierla di sorpresa, ma un licantropo si getto su mia madre facendogli da scudo mentre gli altri uccisero il vampiro. Mia madre e quel licantropo ebbero l'imprinting e da quel momento non si lasciarono mai più. Qualche anno dopo il matrimonio mia madre diede alla luce tre figli. Tre gemelli.
Io ,Diana, che ero una strega molto potente, mia sorella Alia uno degli ultimi lupi bianchi della storia (i lupi bianchi sono molto rari, ormai in via d'estinzione, essendo il colore bianco simbolo del fatto che i propri genitori sono un lupo e una strega cosa che non succede quasi mai ora).
E poi c'era nostro fratello. Lui non aveva grandi doti magiche, ma nostra madre lo amava ugualmente. Sfortunatamente non ho mai saputo dove fosse. Dimetri è scomparso quando avevamo circa venti anni. Il mio amato fratello.......
Comunque il castello era un luogo magnifico in cui crescere, pieno di meraviglie.
All'età di diciannove anni mia madre decise di farmi entrare a tutti gli effetti nella vita di corte per far si che potessi prepararmi a diventare regina.
Negli anni molti vennero a portare omaggio alla nostra famiglia, ma due famiglie in particolare mi colpirono. Due vampiri un giorno si recarono al castello, un uomo e la sua compagna. Portavano in mano un fagotto. Era un bambino. -Questo bambino è molto speciale, mia regina- disse l'uomo -Io e la mia amata compagna siamo riusciti a procreare.- La corte rimase scioccata da quelle affermazioni.
Mia madre non sapeva cosa dire e nemmeno io e mio padre. Cosi mi alzai dal trono e mi avvicinai ai tre. Né mio padre né mia madre provarono a fermarmi. Presi in mano il fagotto e parlai. -Come si chiama?- La donna accarezzo il bambino e mi rispose. -Il suo nome è Alexander, mia principessa.-
Alexander. Mi voltai verso mia madre e con voce calma e decisa parlai. -Deve rimanere qui madre.- Lei si fece pensierosa. Lo sguardo degli astanti passava da me a lei. Ero l'erede al trono, nessuno osava mettersi contro la prediletta della regina. Io non avevo potere in simili decisioni, ma era risaputo che mia madre tenesse in considerazione le mie decisioni. Forse più di quanto non facesse con i suoi consiglieri. -Oppure? Cosa hai visto figlia mia?- Mia madre faceva molto affidamento sui miei poteri divinatori. Guardai di nuovo il bambino. -La morte.- Il silenzio regnò sovrano allungo nella sala delle udienze. Gli sguardi dei cortigiani variarono allungo da me a mia madre che continuavamo a fissarci. Non era uno sguardo di sfida, ma di consapevolezza. Se quel bambino non avesse ricevuto protezione sarebbe morto o peggio.... Alla fine la regina diede il suo consenso.
Il bambino crebbe in fretta e in pochi anni la sua crescita si fermò.
Mia madre pretese che si nutrisse solo di sangue animale e che imparasse a controllarsi per non uccidere nessun abitante della corte. In poco tempo imparò molti trucchi e ad usare tutti i suoi poteri. I suoi genitori non rimasero con noi. Il re dei vampiri li riconvoco presto alla sua corte.
Aveva saputo anche lui del bambino e non gli era andata a genio l'idea che loro l'avessero portato dalle streghe. Un bambino cosi sarebbe stato utile ai suoi scopi. Tempo dopo scoprimmo che gli aveva fatti uccidere.
In quel breve periodo in cui furono a corte, però, un altro giovane si uni a noi. Il suo nome era Endrich ed era un famoso cacciatore, nato a seguito di uno stupro da parte di un vampiro ad una giovane donna. Nato con doti eccezionali aveva deciso di metterle al servizio del bene.
Quando il male cominciò a dominare il mondo noi decidemmo di unire i nostri poteri.
Unimmo il nostro sangue e i nostri poteri e per un po' tutto fu in pace, ma poi i nostri nemici tornarono e si vendicarono sulle persone a noi care.
La madre di Enrich fu uccisa e lui mori nel tentativo di vendicarla. Alexander perse la sua adoratissima sorellina, una bambina che aveva preso sotto la sua ala protettrice dopo la morte dei genitori a causa di un gruppo di vampiri, stuprata e uccisa dai nemici. Alia, si lasciò morire dopo la perdita del suo amato. E quando anche io, la più potente di tutte le streghe, persi il mio grande amore per la disperazione decisi di lanciare uno degli incantesimi più potenti al mondo. Il più potente e il più terribile. E per questo proibito.
Con questo incantesimo riportai in vita i miei cari ma al contempo lanciai su di loro e su me stessa una violenta maledizione. Li condannai tutti a morire di nuovo e a tornare a vivere di nuovo.
E di nuovo. E di nuovo. E ancora di nuovo. Patendo terribili sofferenze. Perdendosi di nuovo e morendo di nuovo. Fino a che la guerra non sarà finita. Perché cosi è stato voluto da coloro che sono più in alto di noi.
I miei ricordi si fermarono cosi come le voci attorno a me. I fuochi e le candele erano spenti e dalle finestre irrompevano le prime luci dell'alba.
Non dissi nulla, mi accasciai a terra inerme lasciando che mi prendessero di peso e mi portassero nella mia stanza.

 


Questo capitolo è molto lungo spero che vi sia piaciuto fatemi sapere.
Recensite presto. Grazie comunque e alla prossima.
Ciao.

   
 
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