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Autore: IceQueenJ    30/08/2014    1 recensioni
Bella e Edward si conoscono da quando erano bambini, ma un giorno Bella deve trasferirsi con in genitori in Italia. Passano gli anni e i due continuano a tenersi in contatto, questo grazie alle loro famiglie.
Tutto cambia con una visita inaspettata.
Cosa accadrà quando Edward rivedrà Bella?
Cosa accadrà quando Bella lascerà il suo ragazzo e dopo qualche mese tornerà a Forks a conoscenza di cose che non dovrebbe sapere?
E come reagirá Edward?
Riusciranno a risolvere i loro problemi?
Riusciranno a superare tutte le sfide che gli si presenteranno?
-Questa storia è stata pubblicata anche su Wattpad.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Buon pomeriggio a tutti! Ecco il nuovo capitolo della storia e da come leggete da titolo i due piccioncini oggi faranno fiki fiki.

Comunque, spero sia di vostro gradimento! Secondo voi è da rating arancione? Please ... ditemelo nelle recensioni perchè non ho mai scritto una scena così, quindi siate clementi!!! xD

Spero di non aver commesso alcun errore, anche perchè non ho esperienza in questo tipo di cose, quindi ho cercato di restare sul vago il più possibile.

PS - Domanda: Volete leggere la lettera che Bella legge nel flashback del 2° capitolo?

Vi prego rispondete perchè sto aggiustando quel capitolo e vorrei un vostro parere.

Adesso ... Buona lettura e a sabato prossimo!!!

Capitolo 12: La nostra prima volta

Pov Edward

“Oh Ed, non potrei mai scherzare su una cosa del genere. Voglio fare l’amore con te, adesso”, mi dice la mia piccola a un tratto.
Voglio fare l’amore con te … voglio fare l’amore con te!
Le sue parole sono un eco lontano nella mia testa.
Lei … vuole … adesso … amore … adesso!
Le cose sono due.
Primo: sta scherzando.
Secondo: non scherza per niente!
Dio! Quanto ho aspettato questo momento.
Certo, non sono mai stato uno che pensa solo al sesso, ma insomma, cavoli … oh Dio!
Beh, forse con le altre un pochino, ma non con Bella, con lei no. Lei è così importante per me che potrei praticare anche vita di castità per sempre pur di non perderla.
Okay … chi voglio prendere in giro? Forse, e sottolineo forse, una toccatina veloce la farei, ma sempre pensando a lei. Non è tradire, vero?
‘Oh … ma sta zitto e pensa a Bella, idiota’.
Ecco … ci manca solo la voce della mia coscienza e siamo al completo.
E adesso lei mi dice una cosa che mai mi sarei aspettato di sentir pronunciare da lei stasera.
Cavoli Bella, un po’ di preavviso no?
Di certo me ne sarei dovuto accorgere, lei è sempre stata un libro aperto per me, o forse … oddio non so più cosa pensare, non riesco a crederci. Ormai il mio cervello ha preso il volo per una galassia sconosciuta, lontana anni luce da noi.
Cavoli, cavoli, cavoli e ancora cavoli!
E se non mi decido a dire qualcosa, rischio seriamente di perderci le penne, in questo caso, gli attributi. “Ed? Amore? Tutto bene? Ho detto qualcosa che non va?”.
No, no, no che non va!
Tu mi hai appena detto che vuoi fare l’amore con me ed io me ne sto imbambolato a pensare alle tue parole e ad analizzare i tuoi comportamenti.
“Ed, guarda che se non vuoi stasera, non importa, insomma io …”.
‘Vuoi farmi credere che non te ne importi? Allora perché hai la voce tremante?’.
Mi sveglio dal mio stato catatonico solo quando la vedo scendere dalle mie gambe e dal letto, senza guardarmi negli occhi.
Cazzo … cazzo, così non va … l’ho ferita.
Okay, d’accordo, cervello torna attivo e ragiona e cerca di risolvere questa situazione al meglio.
“Okay … non so nemmeno da dove cominciare. Bella, io … ecco, credo che tu abbia frainteso. Io … tu … mi hai sorpreso, non mi sarei mai aspettato che tu stasera avresti … Il mio cervello era andato in tilt, perdonami se ti ho dato l’impressione sbagliata”.
“Ed, davvero … non importa. Lascia stare, fa finta che non ti abbia detto nulla, andiamo a dormire”. Aprì la sua borsa e prese il pigiama.
Mi precipitai da lei per fermarla, o almeno, per provarci, perché lei si ritrasse.
Brutto segno.
È davvero arrabbiata, o forse … forse si è sentita respinta.
Come può anche solo pensare che io non la voglia in quel modo?
“Bella io … ascoltami … ti prego, non intendevo questo”.
Ce ne stavamo immobili, lei non guardava me ed io guardavo lei. Continuava a guardarsi le mani che aveva in grembo e non riuscii a capire perché, finché vidi il suo corpo scosso da un singhiozzo e compresi ciò di cui aveva bisogno: aveva bisogno di me. Annullai la poca distanza che ci separava e la strinsi al mio petto, sorpreso che non mi avesse preso a calci.
“No, ti prego, non piangere”.
“Tu … tu non vuoi!”, sussurrò a bassa voce. Era un sussurro bassissimo, ma io lo sentii rimbombare per tutta la stanza. Non può pensarlo davvero!
“No amore, n – non piangere. Certo che voglio. Il fatto è che non me l’aspettavo così, all’improvviso. Io … ecco, pensavo che ne avremmo parlato prima. Insomma … tu! Oh Dio! Hai la capacità di mandarmi in confusione! E come fai a sapere che non ti voglio, scusami?”.
Alzò lo sguardo, sorpresa dalle mie parole. “Lo so e basta, fidati. Come puoi voler fare sesso con una che, per quanto sia la tua ragazza al momento, è stata due anni con un tizio e non ci ha mai fatto niente, niente di niente. Insomma … guardati!”, mi indicò.
“E allora?”.
“Allora cosa?”, mi fece eco lei.
“Mi guardo e quindi? Vedo un ragazzo, che è follemente innamorato della sua bellissima e sexy ragazza da due anni e che da un mese a questa parte non aspetta altro che lei si senta pronta a fare questo passo. E vedo una ragazza che non ha fiducia in se stessa, perché crede di non essere all’altezza del suo bel ragazzo e che ha paura di deluderlo solo perché lui ha più esperienza di lei in certe cose”.
Sgranò gli occhi, sorpresa perché sapeva che avevo compreso qual’era il suo problema principale.
E signori e signore,’Edward – leggi – nel – pensiero – Cullen’ ha di nuovo fatto colpo.
Lei, però, testarda come sempre, continuò a negare. “Ma io non sono né sexy, né bellissima, Edward. Non sarò mai alla tua altezza o delle ragazze con cui stavi fino a due anni fa”.
“E questo cosa c’entra con me e te? Stiamo parlando di noi o delle mie ex? Perché mi sembra che questo discorso sia già stato affrontato. Se non sbaglio stavamo parlando del fatto che TU non ti trovi abbastanza bella o sexy per fare l’amore, ma a me non importa, perché per me sei bellissima e perché è normale sentirsi insicuri la prima volta, ma ciò non vuol dire che allora tu debba farlo con qualcuno che non l’ha mai fatto, solo perché io ho più esperienza di te, d’accordo?”.
Il mio tono di voce era accusatorio, ma non potevo proprio farci nulla. Mi stava facendo salire il sangue al cervello.
Che colpa ne ho io se ho già fatto determinate esperienze?
“Che cosa vuoi dire, scusa? Che debba andare in giro a chiedere al primo che passa se l’ha già fatto o meno perché io devo farlo con qualcuno che non ha esperienza come me? Vedi che ho ragione? Tu non vuoi farlo perché non ho esperienza e Dio solo sa cosa hai fatto con le altre e non voglio nemmeno saperlo, quindi … lasciamo perdere, d’accordo?”.
Oh Dio! Sta scherzando, vero? Ditemi che è così, perché altrimenti la strozzo. Adesso sono incazzato sul serio. “Senti Bella, sto per perdere la pazienza”.
Il mio tono di voce era irritato e si era alzato di un paio di ottave, ma non volevo spaventarla.
Feci un respiro profondo e continuai.
“Stai travisando le mie parole. Sei tu quella che non si sente all’altezza. Io non ho mai detto che non voglio, e lo sai. Qui non si tratta di me, ma si tratta di te. Forse sei tu quella che non si sente ancora pronta a farlo e che sta cercando una scusa per tirarsi indietro. Io so cosa voglio e voglio te. E se non accadrà stasera, accadrà tra un mese o due o non so tra quanto, ma prima o poi accadrà. Non è una cosa che si programma. Succede e basta. Io non so cosa tu ti sia messa in testa, ma … no, non c’è un ma. Il problema è tuo, è vero ci sono dentro anch’io, perché se tu non vuoi, io non lo faccio, ma è una cosa che devi risolvere da sola e non potrai farlo, travisando le mie parole o pensando cose che io in realtà non penso, d’accordo?”.
“Edward qui si tratta del fatto che tu non vuoi venire a letto con me”.
Oh Signore! Ti prego! Dammi la forza!
“Chi ti dice che non voglia? Te lo chiedo di nuovo. Ho mai detto di non voler venire a letto con te? Se non avessi tenuto tanto a te, a quest’ora non staremmo più insieme. Sarebbe stata sola la storia di una notte, e per me non è così, lo sai”.
Feci una pausa per riprendere fiato e lei pensò che avessi concluso la mia arringa, ma non era così. Alzai una mano per zittirla e ripresi.
“Ascolta … non so cosa tu abbia bevuto stasera, ma io ti amo e voglio fare l’amore con te. Non aspetto altro che questo. Come puoi pensare di non essere all’altezza? Tu sei più che all’altezza, per la miseria. Cosa devo fare per fartelo capire? Andare in giro con un cartello appeso al collo, con scritto ‘Io amo Isabella Swan e penso che sia bellissima e sexy?’. Cos’altro devo fare per farti capire che è te che voglio? Cosa devo fare per farti capire che il passato è il passato e che per me non conta? È vero, in passato mi sono divertito, ma era perché ancora non sapevo cos’era l’amore, quello vero. Quello con ‘A’ maiuscola. E ti assicuro che se lo avessi capito prima, avrei fatto di tutto per averlo prima, per avere te prima. So che sembra assurdo, ma è così. Io e te siamo sempre stati legati, e questo è un fatto, ma la lontananza avrebbe dovuto farci allontanare, invece ci ha avvicinati ancora di più e alla fine ha trasformato la nostra amicizia in amore. Era destino. Se lo avessi capito prima, forse adesso, non staremmo litigando e sarebbe per entrambi la prima volta, o magari l’avremmo già fatto. Perché posso assicurarti una cosa. Vorrei davvero che questa fosse la prima volta … per entrambi, ma non sarà così e mi dispiace, perché se avessi saputo com’è davvero l’amore, allora avrei aspettato e l’avrei fatto con la persona giusta e per me quella persona sei tu”.
Terminai la mia arringa con un sorriso sulle labbra.
Non sono mai stato uno che parla molto, che riesce a esprimersi facilmente, ma le parole sono venute spontanee ed io non ho fatto altro che lasciarmi andare e parlare di quello che provo per lei e di quello che penso di noi.
Restai a guardarla in silenzio fin quando lei si sarebbe decisa a parlare, ma l’unica cosa che vedevo erano le sue lacrime. Avevo detto tutto quello che sentivo eppure ottenevo come risultato sempre e solo le sue lacrime.
“E – Edward è … è meraviglioso quello che hai detto. Io mi sento pronta, è solo che ho paura di fare qualcosa di sbagliato ed io non voglio deluderti. Io …”.
Avvicinai la mano al suo viso per asciugare le lacrime rimaste e la strinsi a me. Al momento, avevo bisogno di sentirla vicina. Avevo il terrore che da un momento all’altro sarebbe scomparsa.
Poi ricordai cos’era stata capace di tirare in ballo e non riuscii a trattenermi dal fare la battuta, anche per smorzare un po’ l’atmosfera. “Quindi fammi capire … stiamo parlando delle mie ex ragazze, nella mia camera da letto, invece di fare altro, vista la tua richiesta? Cos’abbiamo che non va?”.
“E infatti, non lo stiamo facendo, Edward. Scusa!”.
“Non preoccuparti. Poi vorrei chiederti scusa per il mio ‘imbambolamento’, chiamiamolo così, quando me lo hai detto, perché, davvero, mi hai lasciato senza parole. È solo che, non riuscivo a crederci. Pensavo davvero che ne avremmo parlato prima”.
E finalmente la sentii ridere.
“Davvero? Io? Che sciocchezze dici!”.
“Bella, credimi se ti dico che mi hai lasciato senza parole. Continuavano a rimbombarmi in testa le tue parole. Ho aspettato tanto questo momento che non lo credevo vero”, e poi la baciai.
“Davvero? Io non sapevo cosa pensare”, continuò quando ci separammo.
“La prossima volta non mettere in moto il tuo cervellino senza riflettere, okay? Chiedi prima”. “D’accordo”.
“Allora … sono perdonato?”.
“Amore … tu sei sempre perdonato”.
“Oh … grazie per il privilegio”, sussurrai sulle sue labbra, prima di baciarla. Il bacio diventò man mano sempre più profondo, fin quando non fummo costretti a separarci per la mancanza di ossigeno. La strinsi a me, mentre le sue braccia mi circondarono il collo.
Mi sorrise. “Scusa se ho dubitato di te, non volevo. Ero solo … spaventata, ecco”.
“Shh … non preoccuparti … non pensiamoci più”.
Incapaci di stare lontane, le nostre labbra si unirono di nuovo.
“Bella, sei … sei sicura?”, le chiesi senza fiato.
“Sì”, disse decisa.
Con questa nuova sicurezza, continuando a baciarla, le tirai su la maglia e gliela sfilai e le mie labbra si spostarono sul suo collo.
Lei fece lo stesso con la mia camicia, dopo averla sbottonata.
Mi staccai per guardarla meglio e quello che vidi fu senza dubbio la cosa più bella del mondo.
Dio quanto è bella … è meravigliosa.
Quanto tempo ho passato a immaginarla così poco vestita?
I miei sogni non le rendono affatto giustizia.
Nessuno avrebbe mai dovuto vederla in quel modo.
Arrossì sotto il mio sguardo, cercando di coprirsi, ma non ci riuscì, perché le mie mani la fermarono. “Non azzardarti a coprirti … sei … sei bellissima, amore”, le sussurrai.
Indietreggiai verso il letto, portandola con me.
Si sedette su di me e riprendemmo a baciarci.
Le sue mani finirono tra i miei capelli e le mie finirono sui suoi jeans, sbottonandoli.
Capovolsi le posizioni e lei, sorpresa, iniziò a ridere, facendo ridere anche me.
La guardai negli occhi per chiederle il permesso di sfilarglieli e lei acconsentì avvicinando il mio viso al suo. Le sue braccia circondarono il mio collo, poi, piano, scesero lungo il mio petto, fin quando le sentii posarsi sui miei pantaloni, dove la mia eccitazione era già presente. Piano … iniziò a sfiorarla, e questo mi costrinse a smettere di baciarla. “Bella …”, sussurrai.
Un sorriso malizioso illuminò il suo volto. “Sì?”, chiese sorridendo.
“Sto impazzendo … basta, ti prego”, la pregai.
Impazzii del tutto quando, senza staccare lo sguardo dal mio, smise di toccarmi e aprii i miei jeans, chiedendomi il permesso di toglierli. Permesso che non gli negai. L’aiutai a togliermi i jeans che ormai erano solo un fastidio e decisi che mi aveva già torturato abbastanza.
Le presi le mani e gliele portai sulla testa, intrecciate alle mie. “Ora basta! Ti sei divertita abbastanza! Ora tocca a me!”.
Passai lo sguardo su tutto il suo corpo, ancora coperto dall’intimo, e il respiro mi si spezzò.
Cavoli … se prima era bellissima, adesso … non ci sono parole per descriverla.
Non mi ero reso conto che la mia piccola, in questi anni, era diventata una ragazza meravigliosa, e infine, una donna, la mia donna.
Mi avvicinai e, piano, baciai le sue labbra rosse e invitanti, mentre le mie mani scendevano ad accarezzare il suo corpo, che rabbrividì al contatto.
Vederla persa sotto di me era così … indescrivibile.
Non riuscivo a credere che tutto questo stesse accadendo, adesso, a me.
Mi resi conto che ero il primo a vederla così e sperai che, con un po’ di fortuna, sarei potuto essere anche l’ultimo.
L’amavo così tanto e l’avrei fatto fino alla fine.
Non avrei permesso a nessuno di portarla via da me.
Per lei avrei fatto qualunque cosa, qualunque.
Sempre lentamente lasciai le sue labbra e mi spostai sul suo collo per poi scendere sui suoi seni coperti ancora dal reggiseno, che slacciai, facendole inarcare la schiena. Dopo averlo lanciato da qualche parte nella stanza, con la bocca presi ad accarezzarne uno dei due, mentre torturavo l’altro con la mano. Il suo corpo rabbrividì di nuovo ed emise un gemito strozzato, pronunciando il mio nome.
“E – Edward … Oddio!”.
Sorrisi.
Nello stesso tempo, le sue mani passarono per il mio petto, dirette verso i miei boxer, che mettevano in evidenza tutto il mio desiderio di lei.
Fui costretto a staccarmi quando sentii la sua piccola mano superare i miei boxer e iniziare ad accarezzarmi lentamente.
Continuando il suo gioco, decisi di farla impazzire allo stesso modo.
Piano … le nostre labbra e mani scoprivano il corpo dell’altro.
Piano … continuammo a baciarci, consapevoli del fatto che non ci sarebbe stato più nessun altro per noi. Lei sarebbe stata mia per sempre e allo stesso modo io sarei stato suo.
In quel momento capii che averla aspettata due anni e averla amata in silenzio era stato giusto.
Mi aveva reso quello che sono adesso.
Mi aveva insegnato ad amarla senza chiedere nulla in cambio.
Continuammo a baciarci per lungo tempo, fin quando anche gli ultimi indumenti rimasti sparirono e, piano, con il terrore di poterle fare male, entrai in lei, diventando una cosa sola.
Avevo il terrore di farle male e volevo risparmiarle il dolore che di lì a poco avrebbe provato.
Strinse gli occhi per il dolore che stava provando e una lacrima sfuggì al suo controllo. Le baciai il viso per asciugarla. “Amore rilassati, passerà, vedrai”.
Mi fermai nell’attesa che il dolore passasse e quando mi sorrise ripresi i miei movimenti.
Alla fine, mentre i nostri respiri tornavano normali, restammo a guardarci, incapaci di spostare lo sguardo.
“E’ stato bellissimo, Ed. Ti amo tanto”, mi disse a un certo punto accarezzandomi e allungandosi per baciarmi.
“Anch’io ti amo, Bella. Non avevo mai provato quello che ho provato stasera. Mi dispiace solo che … ecco … che tu non sia riuscita a venire, ecco. Volevo che la tua prima volta fosse perfetta”.
Sono dispiaciuto, è vero.
Avrei voluto regalargli una prima volta perfetta e invece … mi sento in colpa per non esserci riuscito. Lei mi sorrise comprensiva.
“Oh amore, non preoccuparti. So che per essere la prima volta è normale che io non sia riuscita a raggiungere l’apice. Sta tranquillo. È stato meraviglioso, ed è stato tutto perfetto, davvero. Non sentirti in colpa”.
“Hai ragione, però sai … ma … sai che ho avuto paura di farti male? Sei uno scricciolo, così piccola e minuta. Ogni volta che ti sfioro, ho paura, ma non posso farne a meno”.
Uscii da lei e lei trattenne il respiro. “Ti fa male?”, le chiesi preoccupato.
Arrossì e poi mi rispose. “Ecco io … solo un po’, ma è già passato, sta tranquillo amore, è normale. Vedrai che la prossima volta andrà meglio. In tutti i sensi”, mi disse imbarazzata.
Mi piaceva che s’imbarazzasse a parlarne . Era dolce.
Mi stesi al suo fianco e ripresi a baciarla e coccolarla fin quando la vidi addormentarsi con la testa abbandonata sul mio petto.
Non riuscivo più a immaginarmi senza di lei accanto.
Era tutto per me.
Era la cosa più bella della mia vita, l’unica che non avrei mai voluto perdere.
Mi resi conto che ciò che avevamo appena fatto, oltre ad essere la sua prima volta, era stata anche la mia prima volta.
Mai mi ero sentito così completo, così felice mentre lei diventava mia.
Mia in tutti i sensi.
Non ho mai provato queste sensazioni con nessuna.
A un tratto la vidi sorridere e poi sussurrare “Ti amo Ed” e infine riprendere a dormire, stringendosi ancora di più a me.
‘Ti amo anch’io’, pensai.
Restai a guardarla per un po’, fin quando mi lasciai cullare anch’io dalle braccia di Morfeo, sognando sempre e solo lei.

Mi risvegliai con un peso sul petto.
Avrei tanto voluto girarmi sul fianco, continuare a dormire e sognare la mia piccola, ma qualcosa me lo impediva.
Aprii gli occhi e la vidi.
Stretta a me, con il sorriso sulle labbra, che dormiva tranquilla ed era … Oh mio Dio! Era nuda.
Oddio … allora non l’ho sognato, è accaduto sul serio.
La notte appena trascorsa era un ricordo meraviglioso.
Ricordo tutto. Ogni dettaglio.
È stata la notte più bella della mia vita, senza eccezioni.
Forse … contende il primo posto con la notte in cui Bella mi disse che voleva provare a stare con me.
Un sorriso da ebete mi si stampò sulla faccia.
Quella notte sarebbe potuta finire anche in un altro modo. Avrei potuto rovinare tutto grazie alla mia idiozia (perché io sono un’idiota), ma alla fine la mia piccola ha capito e mi ha perdonato.
La mia cucciola …
Guardai la sveglia sul comodino, erano solo le cinque del mattino! Ed io che credevo fosse più tardi! Meglio … Posso dormire ancora un po’.
Conosco Bella e di sicuro dormirà fino a tardi. È una gran dormigliona.
Aggiustai per bene le coperte in modo che la mia piccola non prendesse freddo.
Non vorrei che si ammalasse per colpa mia, soprattutto ora che è così poco vestita.
Cavoli, siamo in pieno agosto eppure a Forks si gela!
Bella è sicuramente abituata alle estati europee, molto più calde di queste. Mi sembrava strano che da quando era arrivata, ancora non si fosse presa il raffreddore o l’influenza per l’enorme differenza di temperatura.
Se fosse rimasta a Volterra, molto probabilmente avrebbe trascorso queste giornate al mare, indossando un costume che di casto non avrebbe avuto niente e di sicuro la notte avrebbe usato uno di quei suoi mini - pigiami, che di coprente hanno ben poco.
Cavoli! Se fossimo andati al mare, sarei morto di gelosia. Come avrei fatto a permetterle di spogliarsi? Lei sicuramente mi avrebbe convinto grazie ai suoi occhioni da cucciolo, ma dopo non sarei stato felice di sentire i mormorii di apprezzamento degli altri ragazzi.
Questo è poco ma sicuro.
Nonostante questi pensieri, il sorriso da ebete che avevo non accennava ad andarsene e così cercai almeno di dormire un po’.
Se almeno avessi potuto girarmi di lato!
Imprecai mentalmente!
Non avrei comunque voluto che Bella si spostasse di un solo millimetro da me e se avessi potuto combinare le due cose, sarebbe stato una meraviglia!
Qualcuno lassù volle che Bella si girasse, quindi finalmente potei mettermi nella mia posizione preferita e questo mi permise anche di stringerla meglio tra le braccia.
Finalmente riuscii a prendere sonno e dopo di quello che mi sembrò un secondo, sentii un suono strapparmi ancora una volta al mio sogno.
Forse qualcuno lassù ce l’aveva proprio con me!
Mi girai imprecando verso il comodino e notai che la sveglia era suonata da molto tempo, ma che nessuno dei due aveva sentito. Meglio così, almeno Bella avrebbe potuto dormire un altro pochino. Allora cos’era quel suono?
Notai lo schermo del mio cellulare illuminarsi a intermittenza.
Risposi senza vedere chi era. “Pronto?”, dissi con la voce ancora impastata dal sonno.
“Buon giorno Cullen, come stai?”, disse una voce dall’altro lato del telefono.
“Coach? Come mai chiama a quest’ora? Sono solo le 10 del mattino. Oggi non dobbiamo giocare”, dissi sorpreso.
“Infatti, ma ti chiamo perché ho una brutta notizia per te”.
‘Oh ti prego! Fa che non sia quello che penso’.
“Che cosa deve dirmi?”.
“Ecco … mi dispiace dirtelo, ma la prossima settimana non possiamo fare a meno di te. E’ una partita importante e tu devi assolutamente esserci. È una grande opportunità per te. Tu sei il capitano e di certo non puoi mancare”.
“COSA!?!”, urlai senza pensarci.
“Cosa?”, m’imitò Bella svegliandosi a causa del mio urlo.
Le feci segno di aspettare e le indicai il telefono. Lei annuì e si accoccolò sul mio petto.
“Coach, ero stato chiaro. Qualche settimana fa mi ha fatto giocare con la febbre addosso perché mancavano molti giocatori e ancora non mi sono ripreso del tutto. Mi aveva garantito che mi sarei riposato alla partita successiva. Non mi sembra corretto!”, mi lamentai.
‘Uffa … uffa … uffa! Non voglio andarci!’.
Bella che aveva compreso tutto, mormorò “Amore che ti costa? Va a giocare”.
“Mi scusi un attimo coach”. Allontanai il cellulare dal mio viso. “Sei sicura? Non voglio lasciarti sola”.
“Certo amore, sono sicurissima e poi se vinci, avrai un bellissimo regalo”, disse in modo sensuale. “Mmm … amore, che pensieri mi evochi … Okay, mi hai convinto”. Riavvicinai il cellulare all’orecchio e parlai. “Coach, d’accordo ci sarò. Mi dica dove e quando”.
“Oh Cullen … da quando ti fai convincere in questo modo da una ragazza? Non starai mica perdendo colpi? Comunque … ricordi che questa partita è in trasferta vero? Quindi dobbiamo partire mercoledì e la partita si giocherà sabato. Partiremo qualche giorno prima del solito per via del fuso orario”. Questo mi fece strabuzzare gli occhi.
Sospirai, ormai avevo detto sì, quindi avrei dovuto rispettare le sue condizioni e di sicuro non avrei potuto spostare una partita in trasferta, neanche per tutto l’oro del mondo.
“D’accordo ci sarò”.
“Perfetto Cullen, sono lieto che la tua ragazza ti abbia fatto ragionare. È molto più intelligente di te, a quanto pare. Adesso puoi anche tornare a dormire e mi raccomando, non stancarti troppo”.
“Certo, a presto coach!”.
Posai il cellulare e sbiancai.
E adesso chi glielo diceva a Bella che non mi avrebbe visto per quattro giorni di fila e che sarei stato in compagnia delle cheerleader della mia squadra?
Cavoli, mi ero cacciato proprio in un bel casino.
   
 
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