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Autore: 29June2014    30/08/2014    1 recensioni
"Il desiderio di morire fu il mio solo e unico pensiero; ad esso ho sacrificato tutto, anche la morte."
-Emil Cioran
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprii leggermente gli occhi frastornata.

La luce della mia finestra illuminava la mia stanza da letto, al mio fianco c'era mia madre. Mi stringeva la mano mentre parlava con mio padre, sembravano preoccupati, richiusi gli occhi respirando affondo per poi riaprirli e notare delle cose assurde sulle loro schiene.

Tirai un urlo cadendo dal letto spaventata, avevano delle ali nere e mia madre aveva sulle guance delle lacrime di sangue che scendevano interrottamente.

Angel, tranquilla”Una voce pervase la mia testa facendomi spaventare ancora di più.

Guardai mia madre e poi mio padre, erano anche loro in piedi con quelle enormi cose nere che gli crescevano dalla schiena. Loro non avevano aperto bocca.

Sono ali” Continuò quella voce impedendomi di ragionare.

-Chi diavolo sei?!- Urlai mettendomi le mani nei capelli disperatamente.

Devi fidarti di me” Disse facendomi venire i brividi.

-Cosa vuoi? Sparisci dalla mia testa ti prego- Gridai guardando in alto.

Angel, ascoltami” Mia madre venne verso di me sorridendo, aveva dei lunghi canini affilati che gli premevano sul labbro inferiore, come un vampiro. Ma i vampiri non hanno le ali come quelle degli angeli. I suoi lunghi capelli erano raccolti in una coda alta ed erano dei bellissimi boccoli biondi, sembrava più giovane sul suo volto non c'erano nemmeno quelle poche rughe che ricordavo. Vestita con una semplice maglietta viola e dei jeans neri. Non l'avevo mai vista così bella e sistemata.

-Tesoro, stai bene?- Chiese mentre mi risedevo sul letto, avevo ancora paura di loro ma cercavo di non mostrarlo. Cosa diavolo gli era successo?

Sono demoni, scappa”

-Voglio andare da Hope- Dissi cercando una via di fuga, forse quella voce aveva ragione io dovevo scappare.

-Non c'è- Rispose pronto mio padre sfoderando poi un sorriso mostruoso ma, perfetto.

-Allora da Alan- Dissi alzandomi dal letto, ero in pigiama.

-Tesoro, è in vacanza- Continuò mia madre agitando quelle sottospecie di ali.

Non sapevo più chi dire, poi un immagine si scatenò nella mia testa.

Eravamo io e Luke sul bordo di un burrone. Cosa ci facevamo là?

-Luke, devo andare da Luke.- Presi dei vestiti a caso e mi chiusi nel bagno.

-Perchè?- Chiesero in coro, la loro voce era preoccupata.

La finestra è aperta, scappa Angel” Girai la chiave nella toppa chiudendomi al sicuro nel piccolo bagno privato che mi avevano fatto i miei genitori, Mi soffermai davanti allo specchio sopra il lavabo e per la miseria ero più altra e i miei capelli erano molto più lunghi di come li ricordassi, anche il mio volto era diverso. Mi sedetti sul bordo della finestra e chiusi gli occhi. Lasciai perdere il fatto del cambiamento.

I miei genitori erano dei demoni, cos'erano quindi? Cattivi? Dei Killer? Mi volevano morta?

-Tutto questo non è reale- Sussurrai uscendo per la finestra, avevamo una casa su un piano e scappare non fu così complicato come poteva sembrare prima.

Devi andare in città” Mi fermai di colpo, nel bel mezzo della strada popolata di bambini con le proprie mamma. Il quartiere in cui vivevo era molto frequentato da famiglie con bambini piccoli.

Mi guardai attorno e la maggior parte dei genitori possedevano delle ali, ma non erano tutte nere. Mentre tutti i bambini avevano una luce attorno hai loro corpi. Tutte di colori diversi, di varie tonalità di azzurro, rosa, giallo, nero... Tutti i colori insomma.

-Ho paura- Sussurrai sperando che quella voce mi rispondesse.

Non devi, loro non sanno cosa sei . I bambini nemmeno possono vederti e le persone senza ali nemmeno” Rispose subito dolcemente, sembrava quasi la voce di mia nonna.

-Cosa sono?- Continuai con le lacrime agli occhi, i passanti nemmeno mi vedevano, Uno mi passò attraverso e io caddi a terra piangendo. Ero diventata pazza.

Insomma vedevo persone con le ali e strani luci attorno, avevo una voce nella testa e stavo scappando dai miei genitori per andare in città.

Alzati e cammina” Lo feci senza obbiettare, non sapevo nemmeno perchè ascoltavo quella maledetta voce. Era tutto così maledetto strano.

Arrivai sul fondo della strada e mi girai un ultima volta indietro.

Sarei mai tornata da loro? Cosa mi stava per accadere?

Non volevo lasciare lì la mia famiglia, io li amavo. Erano tutto per me, la mia ancora di salvezza. Però quella voce era come se fosse una parte di me, era come se mi spingesse a cercare la sopravvivenza.

Guardai la mia casa, così grande e piena di ricordi, avevo paura a lasciare tutto ma anche se non sapevo più nulla decisi di continuare a camminare. Magari era tutto un sogno e mi sarei risvegliata a momenti.

Non è un sogno Angel, ora vai da Niall” Mi fermai nel bel mezzo della strada facendomi imprecare da qualche persona sconosciuta, fatti loro. Cavoli mi urli dietro?1 Io sto passando un momento critico cazzo.

-Chi è cavolo è Niall?- Parlai normalmente come se avessi una mia amica davanti, una vecchietta si girò e mi guardò impaurita.

-Cosa vuole?!- Urlai contro di lei, iniziavo ad arrabbiarmi senza motivo per di più.

-Le pare il caso di parlare ad una signora con quel tono?- Rispose tirandomi la borsetta sul braccio.

-E le pare il caso di guardare una persona come se fosse pazza solo perchè parla ad una voce nella sua testa?!- Ribattei rossa in viso per la rabbia, me la stavo prendendo con una vecchietta?! Ma che cazzo mi stava succedendo?!

Angel allontanati dalla vecchietta e vai verso il burrone” Rabbrividii per poi cominciare a camminare in quella direzione, arrivai dopo cinque minuti e ovviamente scoppiò a piovere.

Davanti a me c'era un quartiere con tutte case fatte in legno, ognuna di loro aveva un giardino enorme e tutte erano su due piani o tre.

Mi incamminai alla ricerca di un posto al riparo e trovai uno dei punti sosta del autobus. Mi fermai sotto di esso e mi sedetti per terra incrociando le braccia al petto. Ora che ero ferma sentivo quanto facesse freddo e quanto forte la pioggia stesse battendo sulla strada. Frugai nelle tasche della felpa che avevo indossato e trovai solo della cartaccia. Naturalmente non avevo preso il cellulare, forse era meglio così. Almeno non avrebbero potuto usare il cip di localizzazione che era il interno per ritrovarmi.

Chiusi gli occhi e appoggiai la testa al vetro rovinato e lurido dietro di me.

Solamente il giorno prima ero una ragazzina di 14 anni, vittima di bullismo e con gravi problemi di autostima. In quel momento non sapevo nemmeno quanti anni avessi e perché ero cresciuta mostruosamente in una notte. Non sapevo nemmeno come diavolo ero arrivata a casa mia dopo il mio tuffo nel burrone, volevo delle risposte.

Ero sempre stata una ragazza tranquilla nonostante tutti i miei vari problemi, frequentavo il primo anno del liceo anche se le mie lezioni erano con quel dell'ultimo anno a causa della mia innata intelligenza, come la definiva mio padre.

Le mie giornate erano sempre uguali, uscivo da scuola scappando dai soliti bulletti. Loro mi prendevano e mi torturavano divertendosi come non mai a mie spese. Ogni volta che Luke Hemmingins alzava quelle rare volte le mani su di me la mia giornata sembrava peggiorare, i suoi amici si gasavano ancora di più quando era lui a picchiarmi.

Sembrava quasi una droga per loro sentirmi urlare e lamentarmi dolarente sotto di loro, probabilmente si sentivano forti e meno stupidi di quanto fossero. Avevo persino smesso di reagire.

Mi lasciai andare guardando di nuovo la pioggia e piansi per tutta la merda che c'era nella mia vita.

Volevo essere solo una bella ragazza con degli amici, e ci provavo tutte le volte ad esserlo.

Mi comportavo in modo esemplare con i miei genitori, andavo a dei corsi avanzati per essere sempre la prima della classe anche se ero più piccola di loro e molto più intelligente lo stesso. Facevo parte di un gruppo di beneficienza a cui partecipavo ogni settimana con entusisamo anche se li odiavo tutti quanti. La Domenica andavo a messa con la mia famiglia e cantavo nel coro per far felice mia madre.

E poi, ero scappata affidandomi ad una voce immaginaria nella mia testa senza nemmeno pensarci e riflettere, mia madre e mio padre avevano delle ali attaccate alla schiena e la maggior parte delle persone pure. Ero spaventata, tremendamente e ora dovevo andare da questo Niall. Ma chi diamine era ?!

Le lacrime scorrevano lentamente sulle mie guance e senza nemmeno rendermene conto stavo canticchiando una canzone deprimente, una canzone che anche a mia nonna piaceva tanto e la cantavamo assieme, anche se era veramente triste.

Mi mancava quella donna, era tutto per me. Il mio punto di riferimento dopo ogni cosa brutta che mi accadeva. Dopo tutte le botte che prendevo correvo da lei piangendo e mi aiutava sempre nel suo semplice modo, era semplice ma mia madre non ne era capace solo lei era brava a salvarmi. Allargava le braccia e mi stringeva a lei ripetendomi che mi avrebbe portato via da tutto, che io ero più forte di loro proprio perché resistevo che prima o poi avrebbero smesso perché io sarei cresciuta e diventata la donna che la mia vita aveva deciso che fossi.

Poi lei morì, e io rimasi sola. Smisi di reagire alle botte a causa della sua perdita. Se lei era morta non aveva più senso andare avanti e lo pensavo ancora in quel preciso istante.

Mi allungai a gattoni verso una pozzanghera d'acqua piuttosto pulita e guardai il mio riflesso.

Appariva una ragazza dallo sguardo spento e colmo di lacrime, le guance sporche di terra presa chissà dove, io capelli biondi erano lunghissimi e disordinati. Riuscivo a notare anche il colore dei miei occhi. Azzurri, freddi oramai.

Andrà tutto bene” Riapparse la voce facendomi alzare di scatto lo sguardo, tornai a sedermi.

-Non è vero, smettila di parlarmi- Dissi a tono di voce normale, non c'era nessuno per le strade. Dovevano essere quasi le nove di sera. Il tempo era volato stando lì a piangere su quanto fossi sfigata.

Fidati di me, io so cosa ti spetta” Continuò facendomi innervosire, non volevo sentirla parlare. Volevo aggrapparmi a quella piccola speranza di essere ancora una persona sana di mente.

-Tu non sai nulla di me e non hai il diritto di parlarmi!- Urlai sbattendo la mano sul vetro accanto a me.

Ti farai del male se continui così” presi un grande respiro per poi puntare il mio sguardo al centro della stanza sentivo che in lontananza stava arrivando una macchina. Mi balenò in mento la pazza idea di buttarmici in mezzo proprio mentre stava per passare. Non sembrava nemmeno tanto folle o inadatta al momento.

Mi alzai da terra senza nemmeno pulirmi il fondoschiena dalla polvere. Scrocchiai le dita e mi misi ul bordo del marciapiede aspettando impaziente di porre fine alla mia insulsa vita.

Non risolverai niente facendo così” Disse tuonando nella mia testa.

Fissai la macchina correre verso la fine della strada.

Angel, ascoltami”

Non le diedi tempo di finire che mi lanciai in mezzo alla strada chiudendo gli occhi, non sentii nulla nemmeno il frenare dell'auto o un dolore minimo da qualche parte nel mio corpo. Solo un grande e immenso freddo sulle coscie.

Riaprii gli occhi ed ero ancora in piedi, in mezzo alla strada senza nemmeno un graffio.

Mi girai e la macchina stva procedendo sempre alla stessa velocità senza nemmeno una ammaccatura di sbandata.

-PERCHé NON SONO MORTA?!- Urlai allargando le braccia in preda ad una crisi isterica.

Angel, tu sei morta” Sbarrai gli occhi.

-Quando è successo?!- Urlai ancora più infuriata tirando un calcio a della spazzatura lì vicino. Una persona normale solitamente scoppierebbe in lacrime, beh siccome io non lo ero, quella fu la mia reazione.

Quando ti sei lanciata dal burrone” Andai di nuovo sotto la tettoietta della fremata dei bus, completamente fradicia e tirai un urlo liberatorio.

-Se sono morta perchè le persone mi vedono?!- Strillai ancora più forte tirando un pugno al vetro vicino a me, si distrusse in mille pezzetti.

Non ricevetti risposta, sbuffai buttandomi a terra. Portai le gambe al petto e le strinsi saldamente per il freddo che mi percorse il corpo come una lama affilata.

Non avevo sonno e anche se ne avessi avuto non mi sarei messa a dormire alla fermata di un veicolo pubblico. Guardavo le goccioline cadere davcanti alle punte delle mie scarpe e senza nemmeno pensarci mi misi di nuovo a guardare il mio riflesso nella pozzanghera.

Ero affranta, esattamente come prima, ero diventata come il vetro che avevo distrutto prima. Mi guardai le nocche della mano. Insaguinate e doloranti, perfetto.

Mi alzai stufa di stare lì e camminai per tutti il quartiere fino ad arrivare all'inizio di un piccolo paesino, molti bar erano aperti e avevano qualche cliente piuttosto anziano con una bottiglia di birra per le mani.

Mi strinsi nelle spalle mentre un ragazzo sulla mia età mi passò accanto sorseggiando anche lui una birra.

-Angel?- Sentii il mio nome e subito mi girai verso quella voce. Era il ragazzo di prima, 5 metri dietro di me con l'aria sorpresa. Sembrava ubriaco perso, ma il suo sorriso sembrava vero e sobrio.

-Oh mio dio, sei... Cresciuta- Lo guardai stranita allontanandomi ancora di più da lui, socchiuse gli occhi ridacchiando. Si avvicinò molto rapidamente a me, in modo innaturale.

-Chi sei? Come fai a conoscermi?- Sussurrai impaurita da lui, avevamo nemmeno mezzo metro a dividerci e tutta la piazza in cui ci trovavamo era diventata vuota, sgombra da ogni singola persona. Apparte noi.

-Oh- Ridacchiò donodlandosi avanti indietro-Sono Niall, vedo che non sei poi così attenta alla tua vita- Rise ancora più forte guardando la mia espressione stizzita davanti alle sue parole.

 

   
 
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