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Autore: Nicky Rising    30/08/2014    3 recensioni
Come sarebbe se la realtà dei Guns che conosciamo oggi fosse sbagliata? Se il personaggio sempre circondato da mistero di Izzy non fosse in realtà tale perché morto alla fine del 1991?
E come reagirebbe Axl Rose a tutto ciò?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Slash non ricordava molto delle giornate che trascorreva. Più che altro passava le sue ore ad ubriacarsi e gli unici momenti in cui era sobrio erano quelli con cui iniziava la giornata, ma erano troppo tormentati da dopo sbronza e incredibili mal di testa (che, ovviamente, preferiva lenire con altro alcol) per potergli permettere di vivere con intendere e volere la propria vita.
C’era un giorno però, un giorno solo, che ricordava bene. Anzi un momento. Il momento in cui vedeva Izzy arrivare verso il suo appartamento con l’automobile nuova di Duff, che l’amico gli aveva prestato la sera prima lasciandogliela sotto casa.
“Quando accompagni Slash alle prove domani”
Gli aveva detto
“Mi riprendo la macchina, ora sono troppo ubriaco per guidarla”
Ed era scoppiato a ridere augurandogli la buona notte.
Slash era in anticipo, quella mattina, e aveva deciso di attendere il suo chitarrista nella veranda di casa. Accomodato su una poltrona davanti al portone di ingresso, con una lattina di birra e la chitarra, lo aspettava suonando i riff delle canzoni che avrebbero dovuto provare più tardi.
Quando aveva sentito il rombo del motore della Corvette di Duff, aveva alzato lo sguardo ed aveva visto semplicemente quello che non gli si sarebbe più cancellato dagli occhi.
Nemmeno con tutto l’alcol che aveva in corpo e con quello che poi cercò di bere per dimenticare, nemmeno con la droga, con le ragazze, e peggio, nemmeno con la musica Slash riuscì mai a dimenticare quella scena, ma anzi, restò a costruire la sua stessa vita, che poi migliorò e rese piena dell’amore che cercava, convivendo con quell’immagine.
Quella della Corvette grigia che a tutta velocità si avvicina alla sua villa, ma che quando passa davanti ai suoi occhi ingenui e divertiti della velocità di Izzy, non si ferma e continua a correre, fino a quando, dopo circa cinquanta metri, non sbanda, schiantandosi contro una delle palme che ornava la strada californiana, a 110 km/h.

In quel momento, era rimasto talmente basito dall’accaduto da non riuscire nemmeno a muoversi. Anzi, aveva addirittura aspettato che quale vicino, spaventato dal rumore, non uscisse a vedere. Nella sua mente iniziavano ad affollarsi mille paure, fino a quando non scattò in piedi e non corse come una furia verso la macchina semidistrutta, con le lacrime che gli rigavano già il viso, con la speranza che lottava con un’incredibile voglia di urlare.
Arrivato allo sportello, l’aveva scardinato ed aveva sganciato la cintura incastrata sul corpo di Izzy apparentemente privo di sensi, con le guance scavate rigate dal sangue, affondate nell’Air Bag che non aveva salvato nient’altro che la sua anima.
I vicini intanto scendevano in strada, con le mani a coppa sulle labbra per l’orrore, mentre Slash cercava di cullare Izzy in attesa di una risposta, di un segno, di qualcosa.
Appoggiandogli un orecchio sul petto, aveva capito che debolmente, ancora per poco, avrebbe respirato. Giusto quel tempo che gli serviva per aprire debolmente gli occhi, sorridere faticosamente e dire al suo soccorritore:
“Non preoccuparti..”

E poi aveva chiuso gli occhi, e non li aveva riaperti. Più. Mai più.
“Slasher?”
“Cosa?!”
La voce di Axl lo risvegliò dai suoi pensieri, dai quei pensieri che ultimamente erano gli unici ad affollargli la testa.
Il cantante gli appoggiò un braccio sulle spalle
“Dovresti essere carico per il concerto di stasera, non si suona tutti i giorni in un posto come il Wembley Stadium, è una delle occasioni più grandi che ci siano mai capitate!”
“Pensavo”
“Che passi da gigante Sauly”
Rise Axl.
“A cosa pensavi?”
“Smettila di chiamarmi così Rose, fa tremendamente frocio.. Pensavo.. Beh in realtà mi chiedevo perché Freddie Mercury possa avere un Tribute Concert davanti a decide di migliaia di persone e.. Izzy no..”
Il sorriso di Axl svanì, e Duff, che fino ad allora era rimasto in silenzio, alzò lo sguardo dal finestrino. Anche Gilby e Matt smisero di parlare, e nella Limusine che li stava accompagnando dall’aeroporto al luogo del concerto,  rimase solo il rumore delle ruote sull’asfalto.
 “Ne abbiamo già parlato”
Borbottò Axl freddo.
“Se lo sarebbe meritato..”
Continuò Slash, deciso sul voler andare a fondo.
“Ah, sì? Si sarebbe meritato di essere compianto da migliaia di fan che celebrando il suo funerale avrebbe giudicato morti anche noi?”
“Figurati. Fai finta che non abbia detto niente, ma ricordati una cosa, sei un egoista del cazzo.”
“Basta così, voi due, sul serio.”
Duff alzò la voce e Slash mise il muso mentre Axl sembrava pronto a ringhiare contro tutti e due.
“Sarà una serata memorabile, non permetterò a te Slash di rovinarla con brutti ricordi e a te Axl di fare le tue solite stronzate”
“Ha cominciato lui.”
“Perfavore!”
Matt aveva guardato il cielo, e zittito nuovamente tutti con quella simile ad una preghiera, mentre si stringeva le tempie come ad indicare un imminente mal di testa.

Slash approfittò di quel silenzio per tornare ai suoi pensieri e riflettere su quanto odiasse convivere con quel ricordo: non solo con quel viso pallido e sfregiato dall’impatto, non solo con quegli occhi stanchi e con quelle labbra tremanti di quello che un tempo era stato uno dei suoi migliori amici, suo fratello, il suo chitarrista, quello che capiva perfettamente quali basi solide dare ai suoi riff, quello capace di incastrarsi come un pezzo di un puzzle alla chitarra solista di Slash, no.
Non era quella la parte peggiore, il punto più critico era stato quando aveva sentito pronunciargli quelle uniche ultime parole:
“Non preoccuparti”
Anche in punto di morte, anche alla fine, Izzy Stradlin, quasi completamente senza più speranze, impaurito dalla morte imminente, aveva scelto di pensare agli altri, di pensare a Slash, che anziché tranquillizzare il suo Izzy era riuscito ad essere protetto e sollevato da lui, da lui che ora aveva bisogno di aiuto e che invece si ostinava a darne.
“Non ti preoccupare”
Aveva detto a Slash, e, in un primo momento, ci aveva anche creduto che fosse tutto a posto, che non sarebbe successo niente di male, che fosse tutto un sogno, che quello che aveva tra le braccia non era Izzy ma uno stupido manichino, che fosse tutta un’allucinazione per la droga.
Con i suoi occhi così calmi e sinceri, Izzy era riuscito ad infondere pace anche in punto di morte.

E Slash capì che mai, mai più sarebbe riuscito a cancellare quel ricordo, perché la verità era che mai nessuno, né Axl, né Duff, né lui stesso, era mai riuscito a dare la stessa pace che Izzy riusciva ad infondere sempre e comunque con il suo altruismo.
E ora il tempo per provarci, era finito. Come la sua stessa vita.
Ed era tutta colpa loro.
  
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