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Autore: flyingangel    22/09/2008    1 recensioni
"Amarti, il mio incubo. Che cosa nascondi dietro ai tuoi occhi?"
Chey è una ragazza come tante, ma qualcosa dietro l'angolo sconvolgerà la sua vita, e le farà vivere l'esperienza più eccitante, dolorosa, e pericolosa che abbia mai immaginato.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- QUARTO CAPITOLO -

*

Il giorno dopo, era davvero presto quando mi svegliai.
Avevo fatto un incubo, una mano che mi assaliva al collo e mi strozzava. Avrei voluto cancellare quell’immagine
dalla mia testa, era troppo anche per me.
Buttai all’aria le coperte e mi coprii, ero solamente in biancheria intima. Ma come avevo fatto?
Eppure era freddo, non da gelare, ma era freddo.
Che stupida, mi ero spogliata di notte, senza accorgermene. Che strane abitudini che avevo. Scrollai la testa.
Indossai velocemente una maglia grigia abbastanza larga e dei pantaloni neri. Mi guardai allo specchio: forse ero
credibile come persona normale.
Alzai un sopracciglio e scesi le scale.
“Zia” mormorai, salutandola
“Chey, ciao”.
“Sei già sveglia?” chiesi.
“Come mai anche tu?”.
“Mmm… non sono riuscita a dormire bene, questa notte”.
“Mi dispiace" mi guardò, un po' preoccupata. "Vuoi un po’ di tè?”.
“Sì, grazie” sussurrai.
Lei mi porse una tazza.
“Anch’io, comunque, non ho dormito bene”.
“Davvero?” dissi, alzando le sopracciglia.
Lei annuì e bevve dalla sua tazza.
“E quand’è che viene la mamma?”.
“Ha detto che entro due giorni dovrebbe farcela”.
Questa volta annuii io.
“Ti fa almeno un po’ piacere?” mi chiese, spostando lo sguardo su di me.
Ricambiai lo sguardo. “Ma ti pare. È ovvio che mi fa piacere”. Attesi un secondo. “E a te?”.
Lei mi rivolse un’occhiata. “Certo” disse.
La fissai un lungo istante e poi ripresi a bere. “Vado a fare un giro” mormorai “ci vediamo più tardi”.
Chiusi la porta ed uscii nella fresca brezza mattutina. Era un toccasana per i miei occhi rossi e gonfi. Il sole stava
apparendo, da dietro le nuvole.
Infilai le mani in tasca e sospirai. La collina non doveva essere troppo lontana. “Mmm”.
M’intrufolai in garage e presi la mia bici, forse un piccolo aiuto non avrebbe guastato. Cominciai a pedalare, finchè
non raggiunsi la strada ghiaiosa, un po’ in salita.
Scesi dalla bici, e camminai. Sulla collina prendeva posto un enorme villa, che pareva un castello. Non sapevo nemmeno
dove fosse l’entrata, ma ero troppo curiosa per abbandonare quel luogo.
Vidi un portone scuro con un catenaccio. Sarebbe stato troppo andare a bussare. Sorrisi.
Ma Loud davvero abitava in un posto del genere? O forse mi aveva solamente detto una cavolata?
Sbuffai. Chissà quant’era alta quella villa. Sicuramente aveva tre piani.
L’intonaco era sfatto e di mattoni bianchi ingrigiti. Le finestre erano completamente chiuse e le ante erano in legno
scuro, parevano quasi sigillate.
Aprii la bocca con stupore. Chissà chi l’aveva costruita. Chissà chi ci abitava.
Nonostante stessi lì vicino, non c’ero mai andata, eccetto una volta con mia madre, quando ero ancora piccola.
Ma non ricordavo molto: avevamo solamente sbirciato, ma non ci avevamo trovato nulla. Alla fine avevamo concluso
che doveva essere deserta.
Quello che avevo sempre creduto io finora.
Mi illuminai. “Ma certo”.
Loud, ovviamente, non abitava lì, a meno che non ci fosse un seminterrato o un rifugio degli inservienti, ma doveva
abitare in una delle case lì accanto.
Spostai lo sguardo e vidi un branco di casette bianche o in legno farsi spazio sulla restante parte di collina.
Già, quell’enorme villa non era mica l’unica opzione. Eppure se lui avesse abitato lì, come inserviente o no, mi sarebbe
piaciuto chiedergli un giorno di entrare, per esplorarla.
“Psst”.
Mi voltai di scatto. Avevo sentito un rumore, o forse una voce. C’era qualcuno.
Lo spazio antistante la villa era immerso nel verde ed era pieno di erbacce e cespugli. Probabilmente il rumore era
provenuto da uno di quelli.
“Psst”.
Mi voltai di nuovo, spaventata. Vidi una chioma chiara muoversi tra i cespugli e mi tranquillizzai.
Doveva essere Loud.
Aprii la bocca come per salutarlo, quando lui uscì da dietro i cespugli e mi venne incontro furtivamente.
“Ehi ma che fai” brontolai, interdetta.
“Sshh” mi sussurrò, in un modo che mi sciolse.
“Ma che…”
“Sshh” ripetè.
Mugugnai qualcos’altro, ma lui mi mise una mano sulla bocca e mi smorzò le parole in gola. Mi portò velocemente
dietro ai cespugli.
“Ma che stiamo facendo qui?”.
Lui fece ancora segno di star zitta. “Parla piano, Chey, per piacere”.
“Ma cosa…”.
“Non dovresti essere qui, cosa stai facendo?” mi chiese.
Notai quanto i suoi occhi luccicassero.
“È la stessa cosa che mi chiedevo di te” mormorai. “Cos’è il rifugio degli inservienti?” notai.
Lui inarcò le sopracciglia. “Come?”.
“Ma tu non le capisci proprio le battute” mugugnai.
Lui sciolse lo sguardo. “Non conosco tutta la vostra lingua”.
Lo guardai sorpresa.
“Per piacere, potresti dirmi che ci fai qui?” continuò. I suoi occhi perforavano la mia vista.
“Stavo solamente dando un’occhiata… ehm, passeggiando”.
“D’accordo e non potresti dare un’occhiata, cioè passeggiare, da qualche altra parte?”.
Sgranai gli occhi. “Non saprei”.
Loud trattenne un sorriso.
“Senti, questo è un postaccio, non è luogo per te”.
“E tu che ne sai?”.
“Ricordi i lupi mannari?” mi chiese, guardandomi dritto negli occhi.
“Sì, perché?”.
“Ecco, se hai presente le creature così, allora dovresti starci alla larga”.
Corrugai le sopracciglia, stupita.
“Loud” mormorò qualcuno, al di fuori dei cespugli. “Dove ti sei nascosto?”.
Sgranai gli occhi. Loud era immobile, davanti a me. Uscì dai cespugli, con fare tranquillo.
“Antoine” mormorò.
“Si può sapere dov’eri? Con chi stavi parlando?”.
Loud non rispose, si scostò leggermente e Antoine mi notò da dietro i cespugli.
“Mon dieu” sussurrò.
Loud non disse nulla ancora una volta.
Sussultai. Quel ragazzo mi stava fissando, in modo… troppo ravvicinato. Avevo l’impressione di essere
mangiata con gli occhi.
Era bellissimo, aveva i capelli castani, più o meno del mio stesso colore, ed era alto e dalla corporatura perfetta.
Lo guardai sorpresa e poi guardai Loud.
“Che ci fa qui?” mormorò Antoine, abbassando la voce.
Loud alzò impercettibilmente le spalle.
“Abiti qui vicino?” mi colse di sorpresa. Antoine mi si avvicinò e io fremetti.
"Sì”. Come faceva a saperlo?
“Portala via” mugugnò a Loud, a denti stretti.
La sua espressione cambiò, pareva irritato. Poi, mi si rivolse ancora e sembrò più pacato.
“Quanti anni hai, ma cheri?”.
“Ehm… diciassette”.
“Diciassette…” ripetè, toccandomi il mento con la punta delle dita.
“Avanti, Antoine” mormorò Loud.
Antoine si destò un attimo e si voltò verso di lui. “Vi ho già visto ieri, vorrei non dovervi beccare più” sussurrò.
Corrugai le sopracciglia. Ci aveva visti ieri?
Loud mi rivolse un’occhiata.
Ecco perché se n’era andato. Eravamo spiati.
“Senti, non volevo farmi gli affari vostri” mi disse Antoine “vi ho solamente visto, per caso”.
Loud fece un’espressione indecifrabile, io mugugnai qualcosa, incapace di parlare e annuii.
Gli occhi di Antoine mi avevano confuso, erano sfumati di castano e di verde e brillavano.
“Lo sai sei molto carina, très jolie…”
“Antoine” lo ammonì Loud, avvicinandosi a lui.
“Allora siete francesi” mormorai.
“Che intuito la mademoiselle” sorrise Antoine.
Loud fece una smorfia. “Non è mica stupida” fece un passo indietro.
“Lungi da me darti della stupida” sussurrò Antoine.
Notai che il suo viso era davvero bello, pareva avere qualcosa di femminile.
Annuii.
“Scusami” venne avanti Loud, dandomi un’occhiata. Mi prese un braccio, dolcemente, e tirò verso di sè.
“Ora dobbiamo andare” mormorò ad Antoine.
Antoine aveva appena preso fuori una sigaretta e stava tirando. Alzò le sopracciglia, fingendo innocenza.
“D’accordo, saluto la tua amica” Antoine mi venne vicino, dandomi un bacio sulla guancia. La sua bocca
odorava di fumo.
Loud fece un’espressione contrariata e mi si avvicinò all’orecchio. “Meglio che ora torni a casa” mi sussurrò
sfiorandomi i capelli.
Ebbi un brivido. Annuii e ricambiai lo sguardo che mi rivolse.
“Ciao” mi disse.
“Ciao” risposi, allontanandomi. Diedi un’ultima occhiata, quando fui un po’ più lontana.
Quelle due alte figure contornavano il cielo dietro alla collina… erano come due statue.
Inforcai la bicicletta e mi lasciai alle spalle quel cielo grigio.

*



Ciao a tutti/e e grazie a chi sta seguendo questa ff, in particolare ringrazio per il commento:
Bella4 grazie mille ^_^ mi fa piacere ti sia piaciuta.
  
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