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Autore: FreDrachen    31/08/2014    3 recensioni
[Appendice di Forbidden Love]
Raccolta di one short con i momenti mancanti di Forbidden Love^_^ con rating variabili per ogni one(sarà indicato prima della storia mano a mano inserirò i vari titoli XD)
***
1#The first Apocalysse
2#La cosa più importante
3#Citizen erased
4#Bring me to life(parte 1)
5#Bring me to life(parte 2)
6#Bring me to life(parte 3)
7#Bring me to life(parte 4)
8#Il principe delle Tenebre
9#Buon Natale Betty
10#Fratello Perduto
11#
12#
Genere: Dark, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heaven & Hell'
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Bring me to life

parte 2

 
Passarono cinque mesi.
Belial con la mano dietro la testa osservava la Sua Beth addormentata. Piaceri simili gliel'avevano date non pochi Demoni femmina o sue anime sottoposte.
Ma adesso era arrivato il momento. Il momento di farla piombare all'Inferno.
Aveva escogitato tutto con estrema cura. L'esito l'avrebbe lasciato alla sua abilità di attore consumato.
Ricreare sul proprio corpo umano una malattia così pericolosa era un grosso rischio. Ma avere per sempre quella ragazzina come sua sottoposta valeva quel salto nel dolore.
Era pronto.
 
Il torace di Carlo si alzava e abbassava in modo irregolare sotto la sua testa. Poi un rantolo. Beth aprì gli occhi e si tirò su aiutandosi con i gomiti. Carlo al suo fianco era bianco come un cencio,la mano poggiata all'altezza del cuore.
Il cuore della ragazza cominciò ad andare mille all'ora.
«Carlo...»riuscì a mormorare.
Lui la fissò negli occhi.«Meningite...fulminante». Furono le sue ultime parole prima di perdere i sensi.
Per un attimo il panico prevalse.
Meningite fulminante. Una malattia assolutamente mortale.
"Aiuto. Ho bisogno d'aiuto"
Scattò in piedi come una molla e raggiunse il telefono. Terrorizzata com'era dovette comporre il numero ben tre volte.
«Pronto?»rispose una voce femminile annoiata.
 «La sto chiamando per un'emergenza»disse Beth stringendo pericolosamente tra le dita la cornetta.
Aveva parlato così veloce che la sua interlocutrice non rispose subito.
 «Eh?»domandò.«Senta se questo è uno scherzo la denuncerò alla polizia. E vedrà quanto si divertirà in carc...»
«Non è uno scherzo!»urlò Beth tra le lacrime.«Il mio ragazzo sta male!è meningite fulminante!»
«Cosa?»
La donna adesso sembrava allarmata. Le chiese l'indirizzo e riattaccò.
Beth terminò la chiamata e gettò uno sguardo addolorato a Carlo madido di sudore. Poi ritirò su la cornetta e compose un altro numero.
«Pronto?»
La voce della donna che aveva risposto era venata dalla stanchezza.
Beth si morse il labbro. Non si vedevano da mesi ormai. Se avesse saputo chi fosse le avrebbe parlato comunque.
 «Pronto?C'è qualcuno?»
«Mamma. Sono io, Beth».
«Misericordia del cielo. Bambina mia...».
La voce della madre adesso aveva ripreso quasi vita.«Beth...è tanto che non ci sentiamo...»
«Mamma. Ti chiamo per un'emergenza. Raggiungimi all'ospedale San Martino».
«Santo Cielo Beth!Stai male...»
«Non io mamma»la interruppe.«Ma Carlo».
 
Non si aspettava che venisse veramente.
Invece eccola avvolta in uno scialle a fiori, una camicetta di lino e una gonna di panno. Aveva un'aria afflitta.
Quando le fu vicino l'abbracciò.
«Figlia mia…»
Beth si lasciò andare tra le braccia della madre in un pianto liberatorio.
La madre le accarezzò a schiena cercando di rincuorarla.
«Non preoccuparti Beth. I medici lo salveranno».
Non dovettero attendere molto. Un medico uscì dalla sala di rianimazione con espressione di sconfitta.
A Beth mancò il fiato.
«Mi spiace. È già una fortuna che sia ancra vivo»annunciò anch'esso scosso.
«Avete fatto quello che avete potuto». La madre cercava di alleggerire i sensi di colpa del povero medico.
Ma Beth non era della stessa idea.
«Non abbastanza»sussurrò.«Ma',vado a prendere un po'd'aria»disse alzandosi dalla sedia di plastica arancione.
La madre la lasciò andare. Sapeva come si sentiva,per cui le lasciò la solitudine di cui aveva bisogno.
Beth uscì dall'entrata del Pronto Soccorso con il cuore in gola. Il controllo che Belial esercitava sulla sua mente non era mai stato così potente. Così forte da portarla su soluzioni veramente folli.
I piedi la portarono vicino al CBA,il centro di ricerca medica appena sopra l'ospedale. Si sedette su una panchina portandosi le mani davanti agli occhi.
Non sapeva cosa fare.
«Ho io la soluzione che fa al caso tuo»disse una voce al suo fianco.
Beth si girò terrorizzata. Al suo fianco era seduto un uomo insolito,dai capelli bianchi pur dimostrando si e no vent'anni, e gli occhi amaranto. Come quelli di Belial. Furono proprio quelli a convincerla a fidarsi della figura.
L'uomo tese la mano cordiale.«Piacere. Il mio nome è Malacoda».
Perfino in un momento così tragico Beth trovò quel nome insolito e divertente.
«E come pensi di aiutarmi?»
Malacoda sorrise sornione.
«Semplicissimo Elisabeth»
Il suo nome pronunciato da quel sconosciuto la mise per un attimo in allerta.
«Come fai a conoscere il mio nome?»
«Sono amico di Be...cioè volevo dire di Carlo. Mi ha parlato molto di te».
Questa risposta parve soddisfare la curiosità di Beth.
«Stavi dicendo prima...»
Malacoda la fissò senza capire.
«La tua idea per salvare Carlo»aggiunse.
«Ah,già»disse battendosi la mano sulla tempia.«Semplicissima. Chiedere un aiuto al sovrannaturale».
«Intendi il Nostro Padre?»
Malacoda scoppiò in una grassa risata.
«No. Intendevo Lucifero».
Beth lo fissò sconvolta.
«Ma è l'incarnazione del male»obbiettò.
«Lui è l'unico che ti può aiutare a salvare dalla morte il Tuo Carlo. L'unico che se ne infischia di alterare l'equilibrio. L'unico che veramente può esaudire il tuo desiderio».
Beth si lasciò incantare da quelle parole. Poteva veramente salvare Carlo dalla morte.
«E come lo contattiamo?»
«Semplicissimo. Lo faró io».
 
Beth annunciò alla madre che andava da un amico,senza lasciare il tempo alla donna di controbattere.
Così si ritrovò con Malacoda nell'appartamento che aveva condiviso con Carlo.
«Qui va bene?»
Malacoda annuì facendo ondeggiare le sue ciocche bianche ribelli.
Con l'aiuto di Beth sbaraccarono la sala accantonando il mobilio alle pareti.
Si fece dare da Beth un gesso bianco,e si sedette sul pavimento della stanza.«Ora allontanati. Ho bisogno di spazio».
Beth ubbidì sedendosi sul tavolo con le gambe a penzoloni.
Malacoda chiuse gli occhi concentrato.
«Domine Lucifer. Huius orationem servi tui,ethumilis. Notam fac mihi viam*» iniziò a mormorare in latino come una lenta litania.
Beth l'ascoltò in silenzio osservando con curiosità l'uomo che tracciava delle rune a terra,diverse da quelle celtiche che aveva visto su un libro.
Ogni tanto ondeggiava avanti e indietro come se si prostrasse di fronte a un fantasma che lei non era in grado di percepire.
Durò tutto una manciata di minuti. La litania cessò e i simboli per magia scomparirono.
Malacoda aprì gli occhi.
«Il Mio Signore mi ha parlato e indicato la soluzione del tuo problema»
"Mio signore?"pensò Beth confusa.
«Sei un adepto diuna setta satanica?»
«E se anche fosse? Vuoi il mio aiuto o no?»
Beth lo fissò titubante. Poi decise.
Carlo valeva quel salto nel buio.
«Cosa devo fare?»
Malacoda sorrise.«Devi vendere la tua anima all'Inferno».
 
Beth uscì di corsa dall'appartamento.
Le parole di Malacoda l'avevano spaventata.
Rinunciare alla sua anima per salvare dalla morte Carlo.
Valeva sul serio quel salto nel buio.
" Non è la persona che tu credi "la voce di Leopold le rimbombarononei meandri della sua mente.
"Non credi di doverglielo? Lui ti ama e farebbe lo stesso con te"le sussurrò invece una voce quasi famigliare.
Non si era accorta di aver preso l'autobus di linea 34 e di essere arrivata proprio davanti al cimitero di Stalieno.
Il cancello seppur fosse ormai tardi era ancora aperto come fosse in attesa. Beth ne varcò la soglia titubante. Si fermò nel centro esatto del cimitero.
Alzò lo sguardo. La luna e le stelle non erano ancora apparse in cielo,ma l'avrebbero fatto a breve.
La voce di Carlo le si insinuò nella testa.
Fu così che segnò il suo destino.
«Dominus de tenebris Lucife raccipitepulas. Pro anima sua!**»dichiarò con voce determinata in latino.
Per qualche secondo non accadde nulla. Poi una morsa gelida l'artigliò all'altezza del cuore e ogni cosa si tinse di nero.
 
Fu quasi un miracolo.
Sul corpo di Belial non vi era più traccia della malattia.
Sorrise. Sapeva il motivo di questa sua improvvisa guarigione.
Malacoda apparve in quel momento con un sorriso sinistro sul viso.
«Hai fatto bene il tuo lavoro»approvò Belial.«Se non dovessi portare avanti la mia missione tornerei seduta stante nel mio Cerchio per soddisfare il mio desiderio».
Balle. La sua missione non era mai esistita. Era solo una scusa per divertirsi un po' a discapito di quelle patetiche creature, così importanti da scatenare la prima Apocalisse che aveva generato i due schieramenti:Angeli e Demoni. Il Bene e il Male.
«Pazienza Mio Signore. Presto sarà vostra. Per sempre».
Belial annuì.
«Puoi tornare nel tuo cerchio adesso»lo liquidò Belial con un cenno.
Malacoda inchinò la testa. Anche se era un sottoposto di Dagon, Capo delle Malebolge, era in debito con lui. Per questo aveva dovuto accettare di aiutarlo a dannare l'anima di Beth.
Rimasto solo aprì le imposte della finestra della stanza d'ospedale.
Altre vittime lo attendevano.
 
*trad dal latino:Mio Signore Lucifero. Accogli la preghiera di questo tuo umile servo. Mostrami la via!
**trad dal latino:signore delle tenebre lucifero accetta la mia offerta. La mia anima in cambio della sua!









Angolo autrice:eccomi con la seconda parte di Bring me to life XD
Beth ha venduto la sua anima all'Inferno, la mente sotto il controllo di Belial. Cos'accadrà nell'Inferno?
Ringrazio tutti coloro che seguono la raccolta:D
   
 
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