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Autore: lavs684    22/09/2008    11 recensioni
Strawberry rimase immobile, trattenendo il respiro, mentre con le dita Ryan le accarezzava il collo, la guancia, la fronte, con tanta delicatezza che quasi lei non ne avrebbe avvertito il tocco, se non fosse stato per la scia incandescente che le dita di lui lasciavano sulla sua pelle. Non riusciva a ritrarsi. Non voleva ritrarsi. E quando sentì scivolare via anche l’ultimo briciolo di autocontrollo chiuse gli occhi, mentre avvertiva Ryan avvicinarsi sempre di più.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap.2 feelings Salve a tutti! Eccomi qui con il secondo capitolo! Ho fatto abbastanza presto? Ci tenevo moltissimo a ringraziare clow4093, pinkgirl, jera, Ichigo­_91, Strawberry91, ryanforever, ECA90 e hachi92 per aver letto e recensito. Sono felicissima che abbiate apprezzato tanto da commentare! Spero che tornerete a darmi il vostro parere anche questa volta.
Buona lettura!
Lavs

2.


La giornata al caffè procedeva nella più completa normalità: il solito andirivieni di clienti, il solito caos di ordinazioni, i soliti battibecchi tra Ryan e Strawberry, cosa che a lei andava benissimo. Gli avvenimenti di quella mattina, per quanto si sforzasse di ignorarli, continuavano a turbarla, ma non voleva che qualcuno, men che meno Ryan, se ne accorgesse. Per cui accoglieva con gioia le sue punzecchiature e gli rispondeva per le rime, come sempre.
A metà pomeriggio, Mark fece il suo ingresso, annunciato dal solito scampanellio della porta del locale e si fermò proprio sulla soglia. Strawberry si voltò e lo vide. Rimase immobile per qualche secondo, mentre Mark lanciava un’occhiata malevola all’indirizzo di Ryan, occhiata ricambiata con altrettanto odio dal biondo.
La cosa durò una frazione di secondo per cui nessuno se ne accorse.
Poi il volto del bruno si aprì al suo solito sorriso, cosa che diede a Strawberry il coraggio di avvicinarsi a lui.
A quel punto, Ryan si era misteriosamente dileguato, ma Strawberry era troppo presa dall’arrivo di Mark per rendersene conto. Giunta di fronte a lui, a capo chino, gli lanciò un’occhiata in tralice, prima di riuscire a rivolgergli la parola.

-Sei arrabbiato?

Mark impiegò qualche secondo a rispondere e intanto Strawberry tenne ostinatamente il capo basso, senza osare guardarlo negli occhi, il cuore che martellava furioso in attesa dell’inesorabile sentenza.

-No. Non ne ho motivo, giusto?

Incredula, Strawberry alzò di scatto la testa e guardò Mark ad occhi sgranati. Stentava davvero a crederci. Fino a poche ore prima era furioso! Gli sorrise con calore, sinceramente sollevata. Mark era così meraviglioso! Non riusciva a capacitarsi di tanta fortuna.

-Certo!

Ignorando i sensi di colpa che non riusciva a spiegarsi, annunciò che si prendeva una pausa ed uscì dal locale con il moro, per quella che sperava si sarebbe trasformata in una passeggiata romantica.

*

A metà strada verso casa, quando ormai l’ora di chiusura del caffè era passata da un pezzo, Strawberry si rese conto di aver dimenticato il cellulare nel suo armadietto degli spogliatoi.
Maledicendosi per la sua sbadataggine, fece dietrofront, tornando sui suoi passi.
Era una serata tranquilla, la luna splendeva alta nel cielo, tonda e bellissima, rischiarando il cielo trapunto di stelle. Era piacevole passeggiare per quelle vie silenziose con la sola compagnia di se stessa. Ogni tanto faceva bene. Era uno dei rari momenti in cui la sua mente era libera di galoppare… o quasi.
Più e più volte dovette sforzarsi, come ormai spesso le accadeva, di evitare che la sua mente deviasse in zona Ryan. Ogni volta che il viso del biondo faceva capolino, compiva una fatica sempre maggiore a scacciarlo.
Giunse al caffè e lo superò senza nemmeno rendersene conto. Batté un paio di volte le palpebre prima di accorgersi di quello che aveva fatto e proprio quando si era voltata per tornare indietro, una voce la chiamò.

-Strawberry, che ci fai qui?

La sua solita sfortuna nera.
Era Ryan.

-Ciao. Io, ehm…

Ryan era immobile davanti all’entrata del caffè, le mani affondate nelle tasche, e la osservava con vaga curiosità. Sentendosi una perfetta idiota, Strawberry arrossì senza alcun motivo apparente.
Ryan distolse lo sguardo da lei e tornò ad osservare il cielo. Impossibile stabilire se se ne fosse accorto o meno.

-È una bella serata, vero?
-Già.

Mormorò Strawberry in risposta, con grande loquacità. Di bene in meglio.
Si avvicinò lentamente all’entrata del caffè, con la precisa intenzione di recuperare il suo cellulare dall’armadietto e scappare via da lì il più velocemente possibile, ma Ryan la sorprese, facendole perfino dimenticare per quale motivo fosse tornata lì.

-Ti va una passeggiata?
-Una passeggiata?
-Si. Che ne dici?
-D’accordo.

Sebbene un milione di campanelli d’allarme si fossero accesi nella mente di Strawberry, la ragazza li ignorò. Del resto stavano solo facendo una passeggiata, non c’era nulla di male, no?
A smentire i suoi pensieri, il suo cuore non smetteva di battere forte, ma lei ignorò anche quel segnale.
Camminava al fianco di Ryan senza dire una parola, cosa che il biondo non mancò di notare.

-Sei silenziosa stasera, non è da te.
-Cosa? No, è solo che…
-Che?
-Nulla, davvero! Nulla di importante.
-Hai litigato con Mark per la storia di questa notte?

Strawberry sussultò e si voltò di scatto, facendosi quasi male al collo. Il tono di Ryan era noncurante e la sua espressione indifferente, eppure a Strawberry pareva che la risposta per lui fosse importante. O forse era lei a sperare che a lui importasse?

-Si.
-Davvero?
-Già. Non era molto contento.
-Ma tu non hai fatto nulla.
-Io…
-È stata colpa mia.
-Come?
-Forse sarebbe stato meglio svegliarti e accompagnarti a casa, così non avreste litigato.

Un pensiero spontaneo si affacciò nella mente di Strawberry, mandandola totalmente in confusione.
No, è stato molto meglio così.
Prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, Ryan sedette su una delle panchine del parco, facendole cenno di prender posto vicino a lui. Strawberry obbedì senza riflettere e continuò a guardare il biondo senza osare proferir parola.
Ryan intanto continuava a guardare in alto.

-Vi siete chiariti, comunque?
-Bè…

Si erano davvero chiariti, in fin dei conti?
Mark le aveva chiesto se aveva motivo di essere arrabbiato e lei aveva risposto di no, ma era vero?
Le bastarono appena due secondi ed una rapida occhiata a Ryan per rispondere a quella domanda.
No, non lo era.
Adesso che era con lui se ne rendeva conto.
Mark avrebbe dovuto essere furioso con lei.

-In un certo senso.

Ryan si voltò a guardarla. Avrebbe preferito che non lo facesse. Di certo il suo sguardo addosso la innervosiva più di quanto fosse lecito e non era di grande aiuto alla sua lucidità.

-Come in un certo senso?
-Bè, lui non è più arrabbiato, ma…
-Ma?
-Forse dovrebbe.
-Cosa vuoi dire?

Il cuore di Ryan batteva forte, anche se dalla sua espressione nessuno avrebbe mai immaginato quanto fosse nervoso o quanto quella conversazione fosse importante per lui.
Dal canto suo, Strawberry evitava accuratamente di guardarlo e teneva il capo chino, nel tentativo di nascondergli quanto le sue guance fossero rosse. Quando parlò, cercò di controllare il fremito della sua voce, inutilmente.

-Abbiamo dormito insieme, Ryan.
-Non insieme, nella stessa stanza.
-Fa lo stesso.
-No, non mi pare.
-A me si.
-Che significa?

Strawberry esitò.
Non sapeva più cosa fare. Le parole sembravano abbandonare le sue labbra senza che lei riuscisse ad impedirlo. Non riusciva a ragionare lucidamente, i battiti incessanti del suo cuore e l’eccessiva quanto insolita vicinanza di Ryan glielo impedivano.

-Che è stato bello passare la notte lì, vicino a te.

Si maledisse un milione di volte.
Che diavolo aveva detto?
Senza che nemmeno se ne rendesse conto, Ryan si era sporto verso di lei. Si voltò esitante e sussultò nel vederlo così vicino. Da quella distanza il blu dei suoi occhi era ancora più stupefacente. E il suo profumo… non ne aveva mai sentito uno così buono in tutta la sua vita.
Vide la mano di Ryan muoversi con lentezza verso il suo viso e sfiorarle la guancia delicatamente col dorso della mano. Non si ritrasse, era come pietrificata.

-È stato bello anche per me.

Strawberry rimase immobile, trattenendo il respiro, mentre con le dita Ryan le accarezzava il collo, la guancia, la fronte, con tanta delicatezza che quasi lei non ne avrebbe avvertito il tocco, se non fosse stato per la scia incandescente che quelle dita lasciavano sulla sua pelle. Non riusciva a ritrarsi. Non voleva ritrarsi. E quando sentì scivolare via anche l’ultimo briciolo di autocontrollo chiuse gli occhi, mentre avvertiva Ryan avvicinarsi sempre di più.
Aveva davvero un profumo buonissimo.
E la sua mano era così calda…
Le sue labbra incontrarono quelle di lui in un bacio timido ed esitante. E lei tenne gli occhi chiusi, mentre sentiva Ryan affondare la mano tra i suoi capelli e approfondire quel bacio.
Avrebbe dovuto scansarsi, avrebbe dovuto fermarlo, avrebbe dovuto andar via.
Ma non fece nulla di tutto questo.
Non era mai stata baciata così da nessuno. Credeva che con Mark fosse il paradiso… ma allora cos’era la sensazione che stava provando in quel momento?
Rimase lì a baciarlo con altrettanta passione e desiderio, a stringerlo a sé, ad imprimersi nella mente il suo sapore dolce, la sensazione delle sue labbra morbide sulla pelle, il suo profumo intenso.
E poi si accorse di quello che stava facendo.
Si separò da lui come folgorata, guardandolo ad occhi sgranati. Ryan le restituiva uno sguardo sorpreso, che divenne più triste mentre lui si voltava, abbassandolo.

-Mi dispiace.

Mormorò.

Dispiacerti?
È a me che dispiace, Ryan.

-Non avrei dovuto. Sono stato un’idiota.

Strawberry si alzò di scatto e fuggì via, lasciando il biondo seduto su quella dannata panchina da solo, a maledirsi per la sua stupidità. Come aveva potuto pensare di farlo? Come aveva potuto pensare che a lei importasse qualcosa di lui e che desiderasse quel bacio almeno la metà di quanto lui lo voleva?
Rimase seduto lì, immobile per minuti interi, o forse ore, prima di trovare la forza di alzarsi e tornare al caffè.
Sarebbe stata una lunga notte, quella.
   
 
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