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Autore: lavs684    17/09/2008    11 recensioni
Strawberry rimase immobile, trattenendo il respiro, mentre con le dita Ryan le accarezzava il collo, la guancia, la fronte, con tanta delicatezza che quasi lei non ne avrebbe avvertito il tocco, se non fosse stato per la scia incandescente che le dita di lui lasciavano sulla sua pelle. Non riusciva a ritrarsi. Non voleva ritrarsi. E quando sentì scivolare via anche l’ultimo briciolo di autocontrollo chiuse gli occhi, mentre avvertiva Ryan avvicinarsi sempre di più.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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feelings Salve a tutti! Eccomi qui con questa piccola fanfiction a capitoli, niente di particolarmente lungo! Ne conta in totale cinque, per cui non dovrete sopportarmi per molto!
L’ho buttata giù qualche tempo fa e non sono del tutto convinta del risultato, ma mi son detta : perché non pubblicarla comunque? Perdonate il titolo penoso, ma sono sempre stata una frana da questo punto di vista! Spero di trovarne presto uno più adatto…
Naturalmente è una Ryan/Strawberry, che lo dico a fare!



Feelings


1.



Il caffè, generalmente sempre gremito, era praticamente vuoto quella sera. Le nubi temporalesche che si addensavano in cielo e minacciavano pioggia torrenziale spingevano i clienti ad andar via molto in fretta. Non che a Strawberry dispiacesse.

-Grazie, arrivederci!

Quando anche gli ultimi avventori avevano lasciato il locale, Strawberry si abbandonò stancamente su una sedia, sospirando e massaggiandosi le caviglie doloranti, spossata dall’intensa giornata lavorativa. Le sembrava di essere in piedi da una vita…

-Cosa stai facendo?

Sobbalzò.
Non che non se lo fosse aspettato.
Era impossibile sperare di poter riposare, in quel dannato caffè! Poi se c’era lui in giro, era inutile anche solo provarci.

-Come cosa sto facendo? Mi riposo!
-Piantala di fare la scansafatiche e dai una mano a mettere in ordine!
-Soltanto cinque minuti, per favore!
-Nemmeno per sogno. Non vedi che le altre sono a lavoro?

Per la verità, Mina era seduta ad un tavolo a bere una tazza di tè, Lory aveva appena mandato in frantumi l’ennesimo piatto e Paddy si esibiva in uno dei suoi numeri da circo. Beata Pam che era fuori città per lavoro…
Ribattere era comunque inutile, con lui non la spuntava mai, chissà per quale motivo!
Sbuffando sonoramente, Strawberry si alzò a malincuore non senza lanciare al biondo un’occhiata carica di puro veleno.
Una volta entrata in cucina, non riuscì a trattenere un gemito di orrore di fronte all’infinita catasta di stoviglie che, sospettava, avrebbe richiesto ore ed ore di lavoro per essere smaltita. Sbuffando ancora più forte si rimboccò le maniche e si mise all’opera. Non aveva intenzione di dare a Ryan motivo di lamentarsi ancora, né tantomeno di riprenderla!
Il compito si rivelò molto più gravoso di quanto si aspettasse. Aveva la netta sensazione che fosse già passata più di un’ora da quando aveva iniziato, ma non aveva intenzione di lamentarsi. Avrebbe ultimato le faccende e se ne sarebbe andata senza una parola e quell’antipatico non avrebbe potuto muoverle alcuna critica.
Confortata da quel pensiero, proseguì instancabilmente e dopo aver messo a posto fino all’ultima tazzina, si asciugò le mani su uno strofinaccio e si sedette ad un tavolo, poggiando la testa sulle braccia. Chiuse gli occhi.
Appena qualche minuto, giusto il tempo di risposarsi un po’…

*

Una tazza di cioccolata prima di andare a letto era esattamente quello che gli ci voleva per conciliare il sonno.
Si diresse a passi pesanti verso la cucina e varcò la soglia, puntando dritto verso lo stipetto in cui Strawberry aveva riposto le tazze appena lavate poco prima. Poggiata la mano sul pomello, notò con la coda dell’occhio di non essere solo. Si voltò di scatto e la trovò lì.
Bellissima.
Non riuscì a fare a meno di fermarsi ad osservarla, facendo vagare lo sguardo dai capelli che le incorniciavano il viso, raccolti in quei due buffi codini, così infantili ed inadatti ad una ragazza di quell’età, alle ciglia lunghe e scure che le sfioravano le guance rosate, alle labbra schiuse, così belle…
Si fermò, incerto sul da farsi. Avrebbe dovuto svegliarla e farle notare che era piuttosto tardi? Dirle che era ora di tornare a casa? Il rumore del temporale che imperversava fuori fu una risposta sufficiente. Non poteva certo permetterle di uscire con quel tempo! Si sarebbe di sicuro presa un raffreddore e lui non poteva permetterlo, no? Era proprio un ragazzo premuroso.
Avrebbe dovuto almeno svegliarla?
Continuò ad osservarla per qualche altro secondo. Sembrava così tenera ed indifesa… non avrebbe trovato il coraggio di farlo neppure volendo.
Si fece forza e le si avvicinò. Prestando attenzione a muoverla il meno possibile, riuscì a prenderla in braccio. La sentì mormorare qualcosa di indistinto e non riuscì a reprimere un sorriso mentre lei inconsciamente gli si stringeva al petto, prendendo la sua maglia tra le mani. Quel sorriso però si spense subito quando pensò che probabilmente sognava Aoyama e credeva di essere tra le sue braccia, in quel momento.
Si riscosse da quei pensieri e si incamminò su per le scale con Strawberry ancora tra le braccia. Riuscì, seppur con una certa difficoltà, ad aprire la porta della sua stanza e ad entrare. La depose sul suo letto e si accorse che tremava leggermente. La coprì con un lenzuolo, avvolgendola con cura e rimase ad osservarla ancora per qualche secondo, prima di sospirare e prepararsi ad una bella dormita sul pavimento.

*

I primi, pallidi raggi di sole che le accarezzavano il viso la svegliarono dolcemente. Rimase qualche secondo a godere del tepore di quel letto comodo, ancora sospesa tra il sonno e la veglia. Quando aprì gli occhi e si guardò intorno, registrò solo vagamente che il letto su cui aveva dormito non era il suo e che non solo non si trovava nella sua camera, ma nemmeno nella sua casa.
Afferrando di colpo la situazione si mise di scatto a sedere, procurandosi un forte giramento di testa. Le ci vollero alcuni istanti per capire dove si trovava: era la stanza di Ryan, quella. Aggrottò le sopracciglia, facendo mente locale e cercando di capire per quale assurda ragione avesse passato la notte lì. Ricordava di aver lavato i piatti, essersi seduta al tavolo di cucina e poi… più nulla. Doveva essersi addormentata. Era stato Ryan a trovarla e a portarla lì? E lui dov’era adesso?
Si guardò intorno e finalmente lo individuò, disteso sul pavimento, addormentato. Le aveva ceduto il suo letto e lui aveva preferito passare la notte lì? Ryan? Lo stesso Ryan che non faceva altro che punzecchiarla e prenderla in giro? Possibile che possedesse anche lui un lato dolce e sensibile? Bè, doveva ammettere che se davvero in lui c’era un briciolo di gentilezza ed istinto cavalleresco – e a quanto pareva era così – era in grado di nasconderlo molto bene. Fin troppo.
Scese dal letto in punta di piedi, ben attenta a non svegliarlo, ma quando ormai era quasi arrivata alla porta, inciampò nei propri piedi e cadde con un tonfo spaventosamente sonoro.
Ryan si alzò a sedere di scatto, gli occhi spalancati.

-Cos’è successo?
-Ahi ahi…

Quando il biondo registrò l’accaduto e vide lei massaggiarsi il naso, scoppiò a ridere fragorosamente, tenendosi lo stomaco.
Strawberry si voltò inviperita verso di lui, ma quando i suoi occhi si posarono sul suo viso, la rabbia si dileguò. Non l’aveva mai visto ridere così di gusto. La cosa le fece uno strano effetto, come una capriola allo stomaco che non riusciva a spiegarsi e fu quasi tentata di sorridere a sua volta. Quasi.

-Strawberry, sei il solito impiastro!
-Smettila di ridere!

Naturalmente le sue furono parole al vento. Continuando a sghignazzare, Ryan si mise in piedi, si stiracchiò e prese a massaggiarsi la schiena e le braccia. Strawberry continuava a tenere il broncio, anche se non riusciva a trattenersi dal lanciargli sguardi di sottecchi, di tanto in tanto.

-Accidenti, sono pieno di dolori!
-Sfido io, hai dormito sul pavimento!
-Per la cronaca, non è stata una mia scelta.

Strawberry arrossì e si pentì subito delle sue parole. Si stava comportando da vera ingrata. Del resto, Ryan era stato così carino con lei.
Abbassò il capo e si strinse le mani in grembo.

-Scusa, hai ragione. Volevo… ringraziarti, ecco.
-Ringraziarmi?
-Si, insomma, per avermi ospitata qui.
-Figurati, non c’è problema. Non potevo certo svegliarti e farti andare a casa con quel temporale.
-Bè… si… sei stato…
-Non importa, davvero. Hai dormito bene?

Il sorriso di Strawberry si allargò, mentre il suo consueto buon umore tornava a far mostra di sé.

-Da favola!
-Mi fa piacere.

Il biondo sorrise e il cuore di Strawberry perse inspiegabilmente un battito, mentre sentiva uno sgradevole rossore imporporarle le guance, senza riuscire a capirne la ragione.

-Se ne hai voglia puoi fare una doccia.
-Si, mi ci vorrebbe proprio.
-Bene, ci vediamo di sotto allora.

Strawberry annuì, mentre il biondo usciva dalla stanza. Continuò a seguirlo con lo sguardo finché non scomparve alla vista, chiudendosi la porta alle spalle.
Aveva dormito con Ryan. O meglio, nella stessa stanza. Il pensiero le mandò il cuore a mille. Si mise una mano sul petto nel tentativo di calmare i battiti impazziti, con scarsi risultati. Perché la cosa le faceva tanto effetto?
Proprio in quel momento, il suo cellulare prese a squillare. Lo estrasse dalla tasca e rispose.

-Pronto?
-Pronto Strawberry, sono Mark.
-Oh, buongiorno.
-Ma dov’eri finita ieri sera? Ti ho cercata a casa tua e chiamata sul cellulare, ma non hai mai risposto.
-Io, bè…

E adesso come lo spiegava a lui? Come gli diceva che aveva passato la notte con un altro ragazzo?
Sgranò gli occhi, sconvolta. Ma che le passava per la testa? Stava un po’esagerando.
Non era successo nulla con Ryan, per la verità non si era nemmeno resa conto di dove si trovasse!
Cercò comunque di elaborare in fretta una scusa, ma la voce di Mark tornò a farsi sentire.

-Strawberry, ci sei ancora?
-Cos… si.
-Allora, che fine avevi fatto? Mi hai fatto preoccupare.

Il cuore di Strawberry batteva in fretta. Si chiese per quale motivo dovesse essere tanto preoccupata. In fin dei conti non aveva fatto nulla di male, no? Aveva solo condiviso la stanza con Ryan, nient’altro.
Eppure quel pensiero la fece arrossire ancora una volta e si sentì ancora più in colpa. Si stava comportando proprio da sciocca.

-Io… mi sono addormentata al caffè.
-Al caffè?
-Già.
-Dove, per l’esattezza?

Strawberry si morse un labbro con espressione corrucciata. Come mai quella strana domanda? Non era da lui.
Che sospettasse? Ma cosa, poi? Non c’era nulla di strano in tutta quella faccenda.
E per dar prova del fatto che l’aver passato la notte con Ryan fosse per lei trascurabile e di scarsa importanza, decise di optare per la pura verità.

-Bè, dopo aver lavato i piatti ero sfinita, così mi sono seduta per un po’ al tavolo della cucina e ho finito per addormentarmi lì. E poi…

E poi? Non poteva dirglielo! E se non avesse creduto che non c’era stato nulla? E se si fosse infuriato?
Piantala, Strawberry, stai esagerando.
E nel frattempo Mark la esortava a continuare.
La rossa fece un bel respiro profondo e lo disse.

-Poi Ryan mi ha trovata e mi ha portata nella sua stanza.

Lo disse tutto d’un fiato, come sperando che così il peggio passasse in fretta. Seguì un istante di silenzio durante il quale Strawberry trattenne il respiro ad occhi chiusi, prima che Mark riprendesse a parlare con tono glaciale.

-E avete dormito insieme?
-No! Certo che no! Lui mi ha ceduto il suo letto! Ha dormito sul pavimento!
-Capisco.

Ma dal suo tono, era evidente che non capiva affatto. E lei si affannò a cercare giustificazioni, facendo leva sul fatto che era sfinita, che non si era accorta che Ryan l’aveva trovata, né che si trovava nella sua stanza finché non si era svegliata pochi minuti prima, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Mark parlò di nuovo.

-Devo andare, ci vediamo più tardi.
-Ma…

Troppo tardi. Aveva riattaccato.
Rimase a guardare il suo cellulare, riflettendo sulla reazione di Mark. Perché quando si trattava di Ryan diventava sempre così irritabile?
Ripensò al biondo disteso accanto al letto in cui aveva dormito lei, al gesto così carino che aveva compiuto, al modo in cui l’aveva visto ridere poi e sentì le guance ardere.
Cercando di non interrogarsi sul motivo per il quale ormai le capitasse sempre più spesso di arrossire pensando a Ryan o trovandosi con lui, Strawberry si diresse difilato in bagno.
Una bella doccia fredda e tutti i pensieri sarebbero scomparsi.
   
 
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