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Autore: SweetDreamsAreMadeOfThis    22/09/2008    4 recensioni
Una vita perfetta, una famiglia unita, aveva trovato l'amore della sua vita, quando... Una tragedia spezza il suo cuore, un tentato suicidio per raggiungere coloro che erano la sua vita. Giorni di sofferenza, poi, la luce. Un ragazzo compare nella sua vita, il ragazzo dei suoi sogni. Non sarà facile ricominciare, ma lui le aprirà nuovamente il cuore, conquistandola e facendole ritrovare l'amore. “fermati! Dove scappi? Non ti mangio mica!” Christy si girò di colpo. “perché piangi?” “ti importa qualcosa di me, Kaulitz? Non mi conosci nemmeno…” “si…hai ragione…non ti conosco…ma un’altra non sarebbe scappata via da Tom Kaulitz così” “è una lunga storia, non vedo perché dovrei raccontartela…e poi domani devo andare a Magdenburgo e…” “a Magdenburgo??” “si…proprio lì…” Tom scrisse qualcosa su un foglietto di carta e lo porse alla ragazza che accettò un po’ titubante… “domani siamo lì, a Magdenburgo, sai…tempo di vacanze…si ti va di vederci…” “ehm…” Tom si stava piano allontanando per ritornare alla macchina… “quello è il numero, occhi verdi, chiamami così ci incontriamo…” “mi chiamo Christy…” sussurrò tenendo stretta il foglio. Il chitarrista era già in macchina, sfrecciando sulle note del suo cantante preferito… Aspetto tanti commenti!
Genere: Romantico, Triste, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Christy scosse la testa.

Quel ricordo, così doloroso, continua ancora a tenere aperta la ferita nel suo cuore e nella sua anima che mai si rimarginerà…

Dopo il suo gesto, le cure in ospedale.

I genitori che, da quel maledetto giorno, non smisero un minuto di litigare, incolpandosi a vicenda.

Il telegiornale che annunciò la scoperta dell’assassino, il ragazzo di Carol, il ragazzo che tanto amava e di cui tanto si fidava, quel ragazzo a cui veniva dato tutto.

L’affetto che provava Christy per quel ragazzo era incredibile…

Era sempre la prima a fargli le coccole quando veniva in casa Mayer…

È vero che le persone non si conoscono mai abbastanza…

Il perché di questo suo atto era ancora avvolto nel mistero.

Né lei, per quanto perspicace fosse, né la polizia scientifica, nonostante la moltitudine di indagini fatte, capirono come mai un ragazzo, dall’apparenza tanto buona e gentile, abbia commesso un gesto così brutto…macabro…

Più camminava, più le lacrime continuavano a scendere…

Scendevano amare e nere.

Si mischiavano alla pioggia e cadevano al suolo insieme ad essa.

I suoi genitori erano sull’orlo della separazione, a breve l’avrebbero mandata in chissà quale collegio di Magdenburgo…mentre loro continuavano a vivere la monotona vita che ormai li aveva intrappolati.

Sua madre pianse tanto, si sentì profondamente in colpa per l’accaduto.

Suo padre non faceva altro che accusare la donna, dicendo che se non li avesse mandati per ora sarebbero ancora tra noi…

E Christy soffriva.

I genitori litigavano anche per lei.

La loro bambina.

Un tempo felice e sorridente.

Di colpo apatica e auto-lesionista.

Quella fu la prima volta che Christy provò a tagliarsi le vene del polso per cercare di farla finita con quel mondo ipocrita e crudele…

Quel mondo talmente crudele da averla portato via le uniche due persone che veramente la capivano e le stavano sempre vicina…

Le uniche persone che abbia mai amato veramente…

Dopo quella volta ne seguirono mille altre…

I continui ricoveri della ragazza in ospedale.

Le continue trasfusioni di sangue.

Il continuo ripetersi dei medici che "anche questa volta è stata molto fortunata a non morire"…

Il continuo menefreghismo dei genitori, presi dal troppo lavoro.

I continui pianti di Christy, alleviati solo dai suoi 4 angeli.

Il principio di anoressia individuato dai medici.

La fortunata guarigione…una delle tante…

Sempre grazie alle uniche persone care che le rimasero.

Ormai, senza più una lacrima, smise di piangere…

Si asciugò quelle antiestetiche strisce nere sul viso e guardò il cielo.

Grigio e cupo, come la sua anima.

I suoi splendidi occhi verde mare prendevano un particolare quanto strano colorito verde-grigiastro alla luce di quel cielo.

Il freddo le stava penetrando le ossa.

Non aveva mai pensato di poter indossare quel genere di vestiti che disprezzava tanto fino a 9 mesi fa…

Dopo l’accaduto bruciò tutti gli abiti cucitigli da sua madre.

Cominciò a far trasparire il suo stato d’animo vestendosi con colori scuri.

Perché lei dei vestiti pensava questo:

"ogni abito che indossi rivela il tuo umore…se sei felice usi colori accesi, se non lo sei allora indossi colori scuri e spenti…"

Da quel giorno i colori freddi erano gli unici che portava.

Non valorizzava più quel suo fisico da modella che la caratterizzava.

Le forme prosperose che aveva venivano nascoste dalle felpe che puntualmente aveva con se.

Era cresciuta, ma poco le importava.

Poco le importava se a scuola non era più popolare.

Non era più il capo delle cheerleader.

Non era più una studentessa-modello.

Non era più la ragazza storica del capitano della squadra di football.

Ora era sola.

Sola con i suoi amati Tokio Hotel.

A breve sarebbe partita.

Ormai smetteva pure di lottare con i suoi genitori…

A breve avrebbe abitato a Magdenburgo.

Lontana da tutto e tutti.

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

Non si accorse che era ora di cena.

Ritornò a casa, come al solito vuota perché i suoi lavoravano.

Mangiò un toast e salì nella sua camera.

Mentre lentamente camminava posò il suo sguardo su quella porta.

Dietro quella porta c’era la camera dove solitamente andava a piangere quando voleva essere consolata.

Dove andava a confidarsi sui ragazzi quando era più piccola.

C’era la camera di Carol.

Sospirò.

Si fermò proprio davanti ad essa e, con una calma fuori dal normale, aprì la porta.

Tutto sapeva di lei lì.

Il suo odore regnava incontrastato.

Quell’odore di vaniglia e arancia che tanto le piaceva.

Entrò, a piccoli passi.

Quella foto.

Sulla scrivania una foto sua con Carol, al matrimonio della loro cugina.

La sua bellissima sorella.

Prese in mano quel ricordo doloroso…

Le lacrime cominciarono a scendere.

Caddero sul vetro ma vennero subito pulite dal pollice della ragazza.

La posò e ritornò sui suoi passi.

Chiuse la porta alle sue spalle.

Entrò nella sua stanza, prima di quella di James…

Accese lo stereo…stavolta aveva gli Evanescence a farle compagnia…

Si tolse i vestiti bagnati e li mise fuori ad asciugare.

Indossò le prime cose che le capitarono in mano e uscì in terrazza per fumarsi una sigaretta.

La sua casa, in pianura, permetteva la vista di una città, la sua, illuminata da cima a fondo.

Quella sera d’inverno, stranamente stellata, la fece sorridere.

Pensava al suo futuro in un altro paese…

Magari col ragazzo che amava…

Senza nemmeno accorgersene, dimezzò un pacchetto da 10…

Rientrò, sapendo che i suoi non sarebbero tornati prima dell’indomani…

Si addormentò 20 minuti dopo…cullata da quella malinconica melodia che, nella sua testa, non faceva che accompagnarla da mesi…

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

Un altro incubo la costrinse a svegliarsi nel cuore della notte.

Sudata, controllò l’ora sul cellulare.

Si accorse di un messaggio.

°tesoro, io e mamma abbiamo deciso che partirai domani mattina. Prepara le valigie, alle 9 arriverà il taxi.

Baci, papà°

*vaffanc**o…stron*o*

Furono i primi pensieri che gli balenarono in mente.

Cominciò a preparare la valigia.

Sistemò per bene tutti i suoi vestiti, i suoi trucchi, tutto quello che le serviva sia per il viaggio che non.

Dopo un’oretta piena chiuse la valigia.

Si sedette, stanca e assonnata, sul suo enorme letto.

Guardò una seconda volta l’ora sul suo cellulare.

*ca**o…sono solo le 4…e chi riesce ad addormentarsi adesso…*

Si alza dal letto.

*mi sa che vado a fare un giretto…*

Si vestì con un maglioncino nero a righe viola, un pantalone viola a sigaretta molto aderente e, ai piedi, le immancabili converse dello stesso colore del pantalone.

Si truccò leggermente, solo perchè le andava, con ombretto viola e matita nera, e i lunghi capelli che le ricadevano liscissimi sulle spalle...

Guarda caso, anche le punte dei suoi bellissimi capelli si alternavano tra il nero e il viola…

Colori abbinati perfettamente.

*tanto chi voglio incontrare stasera?*

Uscì portando con se il suo amato i-pod.

Camminava sul marciapiede, nella tranquilla zona dove abitava.

Il freddo che di solito le faceva battere i denti, adesso le piaceva.

Le piaceva sentire, di tanto in tanto, i muscoli irrigidirsi.

Sentire quei brividi lungo la schiena che la facevano tremare non poco…

Aveva un debole per il freddo da quando…

Da quando successe tutto quello.

Continuava a camminare senza destinazione…

All’improvviso il rombo di un motore.

Una macchina sfrecciava lungo la strada ad alta velocità…

Dai finestrini abbassati poteva benissimo sentirsi la voce di Samy Deluxe in una delle sue più famose canzoni…

Quel macchinone nero si avvicinava sempre di più a Christy…

La ragazza notò benissimo di che tipo di macchina si trattava: una Cadillac.

Più quel veicolo si avvicinava, più si poteva sentire una voce che accompagnava quella della canzone.

Il guidatore cantava appresso Samy Deluxe.

Christy, infastidita non poco da quel tipo di musica, stoppò il suo lettore e, toltasi le cuffie dalle orecchie, si girò in direzione della macchina, per analizzare meglio chi era che disturbava tanto il suo momento di pace.

I suoi occhi verdi al chiarore della luna brillavano mentre con lo sguardo osservava la macchina pian piano rallentare…

*cazzo, bella macchina*

Una ragazza uscì la testa dal finestrino.

Era una bella mora dai capelli ricci.

Guardò Christy con indifferenza e, dopo una smorfia, girò il capo dalla parte del guidatore.

Il ragazzo si sporse dal finestrino che dava al marciapiedi.

Solo allora Christy se ne accorse.

Dei rasta raccolti in una coda e coperti da fascia e cappello le fecero capire tutto.

Si guardarono negli occhi.

Un attimo che sembra interminabile.

Christy si rimette il cappuccio, continuando a camminare per la sua strada.

Come se niente fosse successo, come se non avesse incontrato nessuno.

Poi una voce.

Quella voce.

"ehi tu…aspetta!"

Christy non si fermava.

"scusa Tomi…dove stai andando?"

Disse con superficialità la mora.

"stai zitta tu, troie*ta."

"come, prego?"

Niente, il rasta si era già catapultato fuori dalla sua Cadillac.

Corse per raggiungerla.

Anche se non era molto facile, visto i vestiti taglia XXL.

"fermati! Dove scappi? Non ti mangio mica!"

Christy si girò di colpo.

Tom fece in tempo a fermarsi, a due centimetri dal suo viso.

Il viso della ragazza era rigato di nero.

"perché piangi?"

"ti importa qualcosa di me, Kaulitz? Non mi conosci nemmeno…"

"si…hai ragione…non ti conosco…ma un’altra non sarebbe scappata via da Tom Kaulitz così"

"è una lunga storia, non vedo perché dovrei raccontartela…e poi domani devo andare a Magdenburgo e…"

"a Magdenburgo??"

"si…proprio lì…"

Tom scrisse qualcosa su un foglietto di carta e lo porse alla ragazza che accettò un po’ titubante…

"domani siamo lì, a Magdenburgo, sai…tempo di vacanze…si ti va di vederci…"

"ehm…"

Tom si stava piano allontanando per ritornare alla macchina…

"quello è il numero, occhi verdi, chiamami così ci incontriamo…"

"mi chiamo Christy…" sussurrò tenendo stretta il foglio.

Il chitarrista era già in macchina, sfrecciando sulle note del suo cantante preferito…

Sorrise teneramente.

Solo dopo realizzò di aver incontrato il chitarrista del suo gruppo preferito.

Perché allora pianse e corse via da lui?

Nemmeno lei se lo seppe spiegare…forse perché i Tokio Hotel le rievocano anche brutti ricordi…

Fatto sta che adesso era felice, e aveva anche il numero di Tom Kaulitz.

Tom Kaulitz.

Quante lo desiderano?

Quasi mezzo mondo…

Lei era stata fortunata.

Oppure, qualcosa in lei colpì così tanto Tom da fidarsi e darle il suo numero.

In altre circostanze non l’avrebbe nemmeno fatto.

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

"scusa, Tomi, si può sapere chi era quella??"

Il rasta guidava infastidito dalla voce da oca di quella ragazza che si era portato a letto poco prima.

"non lo so, adesso stai zitta e fammi guidare."

"la tua ragazza ha bisogno di saperlo, no?"

" la mia ragazza? Cocca, tu non sei la mia ragazza, tu sei solo una delle tante, comprendi?

"allora mi ha presa in giro…BASTARDO!"

"senti, chiariamo una cosa, io sono il sexgott, tu una putta*a, io non mi metto con nessuna, tu fai i viaggi con la fantasia…non andiamo molto d’accordo, vedi?"

"COME CA**O TI PERMETTI A PARLARMI COSI’ TOMI??"

"come ca**o ti permetti tu a chiamarmi Tomi, solo Bill può farlo, chiaro? E adesso scendi dall’auto, mi sono stancato di te."

Detto questo accostò e la fece uscire dall’auto letteralmente a calci.

"continua a battere le strade, e scordati di me. Solo una bella scopata, niente di più."

Detto questo sgommò e partì a tutta velocità sulla sua macchina, guardando dal finestrino il dito medio esposto da quella ragazza mentre imprecava contro di lui.

Sorrise ripensando a quei bellissimo occhi verdi.

Verdi come il mare, ma tristi come il cielo uggioso.

"domani ci rincontreremo, occhi verdi, non mi scapperai più…"

E, alle prime ore della mattina, un rombo attraversava i quartieri, e una ragazza sorrideva dopo tanto tempo che non lo faceva, sotto gli occhi felici del cielo stellato di quella sera.

Felice di andare a Magdenburgo.

Felice di incontrare i suoi angeli.

Felice di ritornare a sorridere.

CONTINUA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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