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Autore: Calice    22/09/2008    4 recensioni
"Avvertì qualcosa muoversi alle spalle e si voltò. Stava appoggiato allo stipite della porta e faceva segno a Casie con un sorriso sghembo ben stampato sul viso. -Che ci fai tu qui?- -Ti sono mancato?- Roteò gli occhi verdi e si mise a braccia conserte. Non lo sopportava. Perché doveva essere così asfissiante?! Di certo non si poteva negare che fosse bello considerando che la maggior parte delle ragazze dell'istituto cadevano ai suoi piedi... Anche lei forse sarebbe cascata davanti i penetranti cristalli blu che possedeva al posto degli occhi se non lo avesse conosciuto così bene. Irrazionalmente c'era qualcosa in lui che la rendeva ansiosa e, a detta di Casie, un pò isterica." Lei non lo sopporta. Lui cerca di conquistarla. Eppure...
Genere: Generale, Romantico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LL: Longofellow Library

LL: Longofellow Library

 

 

Gli starnazzanti rumori delle macchine, le risate argentine dei giovani liceali e perfino il dolce suono della brezza... Niente aveva il permesso di entrare nell'edificio. Passato il cancello bianco sporco e ruggine il silenzio diveniva assordante. A Reason esistevano due biblioteche: la prima era la più grande costituita da un intero edificio di due piani con dei piccoli tavolini immersi nel verde e delle due era tenuta malissimo, la seconda era nuova ma più piccola e decisamente molto più frequentata dell'altra. Lei aveva sempre preferito la Longfellow Library. Avvicinandoti alle pareti sentivi qualcosa... La pace regnava sovrana e pochi possedevano il coraggio necessario di disturbarla. Salì il tre scalini che portavano all'entrata e saltò il quarto cigolante, aprì il portone e superò la passerella che come al solito fece suonare l'allarme... Ormai era abituata. Salutò cordialmente Miss. Larton, la bibliotecaria del Lunedì, che rispose con un sorriso e si diresse decisa verso l'area meglio tenuta della struttura. Claire Larton rimaneva sempre scioccata quando notava Haley entrare, lei come tutti i bibliotecari: la ragazza si recava tutti i giorni dalla parte alta della città fin lì, non mancava mai, rimaneva per il più possibile e all'improvviso si dileguava... semplicemente scomparsa, come se non fosse mai arrivata. Molto spesso ci si chiedeva se fosse soltanto la loro immaginazione.

-E' già arrivata?- chiese curioso un uomo distinto vestito elegantemente visibilmente vittima della calvizie.

La giovane si limitò ad un cenno del capo.

La videro esitare un secondo davanti alla porta di legno di ciliegio e toccare la maniglia d'ottone. Ritrasse la mano e l'avvicinò ancora: un  rituale che si svolgeva sempre.

Aveva una singolare e maniacale fissazione su questo. Doveva rimanere sola. I frequentatori abituali della Longfellow lo sapevano bene, una volta entrata lei nella sala nessun altro aveva il permesso di avvicinarsi e chi malcapitatamente aveva la sfortuna di trovarsi già dentro si affrettava ad uscire di corsa improvvisamente preda di un impegno dimenticato... La rispettavano. Sapevano che lei era diversa dai soliti lettori o studenti, nelle sale di quel luogo cercava qualcosa che non trovava negli altri.

Entrò e i cardini della porta stridettero come per avvisare del suo arrivo. Sospirò di sollievo: la stanza sembrava vuota. Si avvicinò lentamente ad uno scaffale e delicata, leggera con la punta delle dita esili, toccò un volume. Cadde a terra. Si chinò a raccoglierlo quasi mortificata. Quando si è in assenza di altri rumori ogni più piccolo suono s'ingigantisce. Avvertì un respiro e rialzandosi scorse dietro uno scaffale una figura. Era seduto e appoggiava i gomiti al tavolo immerso nel tomo che leggeva. Le era familiare.

La linea del collo, il modo in cui toccava i capelli dorati e a spazzola come in preda ad un breve imbarazzo, i muscoli delle braccia non troppo accentuati ma ben visibili sotto la maglietta nera a maniche lunghe. La tentazione di vedere in volto lo sconosciuto fu più forte della voce in fondo alla testa che la richiamava e le intimava di cacciarlo. La coscienza non viene mai ascoltata. La curiosità però può far male e infligge molto spesso più ferite e rimorsi di quante non ne faccia la semplice prudenza e il buon senso. Scivolò fra uno scaffale e l'altro, a suo agio tra l'odore delle pagine di carta leggera, dei giornali vecchi ormai poco più che friabili stracci fra le mani meno accorte e tra i classici della letteratura sfiorati da mille mani e ricordati da molti.

Sfogliò lentamente una non più nuova edizione di "Romeo e Giulietta". Il fruscio dei fogli pesanti che riprendevano le parole dei due amati amplificava la sua voce rendendo il fastidioso silenzio lentamente opprimente. Sicura sfiorò la copertina rossa di "Cime tempestose" cercando fra i numeri a fondo pagina quello dove si trovava una citazione che amava. Talmente concentrata, aggrottò un le sopracciglia fra la frustrazione e il disappunto leggermente indispettita dal fallimento della sua operazione, rilesse tre volte la stessa frase prima di rammentare il perché della sua presenza lì. Alzò lo sguardo come per rimettere al suo posto il libro ingiallito; due occhi grigi la inchiodarono al suolo impedendole i movimenti.

Fece per sollevare una mano come a scacciare un insetto quantomeno fastidioso ma, perfino un sforzo di tali dimensioni le veniva reso un impresa da raccontare. Forse un giorno tra le storie di quella sala ne avrebbe trovata una intitolata "La tredicesima fatica di Hercules: muovere il braccio!".

Chissà, mai dire mai.

-Allora?-

-Allora cosa, Cooper?-

-E' maleducazione rispondere alle domande che vengono fatte con altre richieste- asserì il ragazzo deciso.

Le labbra si aprirono per provare a sussurrare una replica convincente. Niente. Un suono muto che le serrò la mente, i pensieri vorticavano confusi, spirali di lettere che non riuscivano a prendere un senso compiuto.

-Che ci fai tu qui?- chiese di nuovo quasi... con rabbia.

-Cosa si fa in una biblioteca di solito?-

Giusto.

Rispondigli per le rime Haley Meyer, forza, non sei degna figlia di tuo padre? Si, esatto, quello che fa l'avvocato! Ricordi?   

Senti... lo so che lui ti piace ma...

Cheee? No, per niente! Sei fuori strada, tesoro!

Casie aveva di certo una brutta influenza di lei. Perfino quando pensava la ritrova!

-Sono venuta qui per stare da sola, e sottolineo da sola, perciò Jack perché non te ne vai?- provò a domandare, per quanto le riuscisse difficile, gentilmente.

-Non mi conosci abbastanza... Haley- risoluto. Gli angoli della bocca si sollevarono per accennare un sorriso mentre il ragazzo si avvicinava riducendo le distanze fra di loro. La moretta indietreggiò per scappare al contatto ma la sua fuga non durò a lungo. Alle sue spalle uno scaffale di legno chiaro le bloccava il passaggio. Questa volta i libri non l'avrebbero aiutata.

Il biondo si affrettò a sfruttare quell'effimera occasione. Poggiò lentamente un braccio sulle parete accanto a lei, ormai senza più vie d'uscita.

-Io so molto più di quanto tu creda- cercò di riottenere una posizione in quello scontro. Difficile capire chi stesse vincendo tra di loro. Probabilmente gli stessi giocatori non conoscevano le proprie regole.

-Ah, davvero?- domandò lui in un orecchio, mormorandole le parole in un soffio, lento ed incosciente. Rabbrividì, ancora una volta, come sempre quando lui decideva di cominciare la sua battaglia senza leggi.

-So che ti comporti da superiore. So che hai quattro fratelli e sei il minore. So che i tuoi genitori non ti hanno mai dato peso come agli altri. So che ti ritenevano "quello che problemi". So che fai tutto questo per divertimento, uno sciocco divertimento a cui tu non dai importanza. So che hai imparato che nulla conta veramente se non te stesso. So che Lucas, il tuo migliore amico è l'unico che sa come ti senti. So che ami apparire. Mai essere. So che tutti cadono ai tuoi piedi con una sola affermazione. Sei carismatico, te lo concedo. E so, che non conosci nulla di me nonostante noi ci incontriamo ogni giorno fin da piccoli...- il discorso iniziò a fuoriuscire a fiotti in lettere senza legami. Infondo neanche lei aveva idea di che cosa volesse dimostrare. Alzò gli occhi blu al cielo noncurante di ciò che Haley aveva detto. Sapeva già tutto senza che lei venisse a ricordarglielo. Sua sorella e uno dei suoi fratelli erano legati dall'asilo diventando poi migliori amici, era inevitabile quindi che anche loro iniziassero a vedersi. L'ultima frase lasciata cadere a metà, lo rese gelido. Strinse di più il legno tra le dite con forza tale da rovinarlo. Per poco ebbe paura, un attimo in più e tra le sue dita si sarebbe frantumato in polvere. Non aveva mai insinuato che loro non fossero...

La fissò con intensità maggiore.

-So che non ti piace provocare le persone. Non è da te. So che hai carattere e che passare il limite con una così è pericoloso. So che hai solo una sorella maggiore. So che la ritieni perfetta e pensi che per sempre le sarai inferiore. So che ti sei arresa da tempo nonostante continui a provare. So che ami immergerti nei libri. So che lo fai per rifugiarti dagli altri. So che Casie è la sola di cui riesci a fidarti. So che scegli le persone che possono e non possono sapere veramente chi sei. So che temi il giudizio degli altri. E so, Dio se lo so, che...- Non fece in tempo a continuare a parlare. I suoi occhi verdi di vetro sbarrati così bizzarramente ingranditi del colore del mare in tempesta immenso, tumultuoso e verde, eternamente sorpresi, il suo profumo dolce e deciso di quelli che riescono a far delirare e turbano la volontà, la frangetta scomposta sulla fronte in ciocche del colore dello zucchero di canna morbidamente posata sulla pelle chiara e diafana...

La baciò. Ancora. 

Non gli aveva più rivolto la parola dalla manifestazione di inizio anno dopo.. beh, dopo la canzone. Casie pensava dovesse, com'è che aveva detto? Sbollire.

Inconsapevolmente chiuse gli occhi e rispose. Contro ogni logica il cervello si scollegò dal corpo. Smise di pensare. Le labbra combaciavano alla perfezione con quelle morbide di lui come fossero disegnate per quel solo scopo. Le mani delicate si mossero veloci guidate da una propria volontà dietro al collo di Jack. Strinse i capelli corti e setosi fra le dita esili cercando di allontanarlo ma consapevole che, paragonata alla sua, la forza di Jack era di gran lunga superiore e di non voler, nonostante tutto, interrompere il contatto. Senza capire come, riuscì a liberarsi dalla sua presa scivolando lentamente sotto il braccio di lui che la fermava. Dimenticare il resto con lui era troppo semplice, troppo facile quando si trovava così vicino raccogliere le idee e ribellarsi. Corse fino alla porta e uscì.

Claire Larton la vide andarsene di fretta scuotendo il capo corvino (borbottando fra se e se una serie di insulti che non promettevano nulla di buono) e scrutando dritta davanti a sé.

No, decisamente non avrebbe mai capito quella ragazza.

O forse no?

Attimi dopo un ragazzo uscì dalla stessa sala.

cf

 

-Scema, idiota, cretina, deficiente, scema, idiota, cretina, deficiente-

-Prendi fiato!-

-Scema, idiota, cretina, deficiente, scema, idiota, cretina, deficiente... CRETINA. DEFICIENTE. -

-Finito?-

Casie, indecisa se chiamare o no uno specialista degno dell'esorcista, iniziava decisamente a preoccuparsi per lo stato mentale della sua migliore amica che in preda ad un mitico (e speriamo isolato) attacco di panico continuava a dare testate ad un grigiastro palo della luce fulminato ripetendo come un disco lo stesso ritornello.

-Scema, idiota, cretina, deficiente, scema, idiota, cretina, deficiente-

Sospirò. Non aveva certo pensato che la situazione fosse così grave quando Haley l'aveva chiamata con il fiatone. Il fatto che abitassero a due metri l'una dall'altra contribuiva a farle stare sempre assieme e c'erano voluti due minuti per cambiarsi e raggiungerla in via Ellis, luogo designato per i loro appuntamenti giornalieri. La madre di Haley, Antonella, rideva sempre nel pensare a come fossero unite. -Che avrete da dirvi poi per aggiornarvi così spesso, non lo so proprio- sorrideva la donna continuamente. Appena aveva visto la Meyer però, la biondina si era accorta di quanto la situazione dovesse essere seria. L'aveva vista avvicinarsi scura in volto come pronta a un funerale con una nuvola nera simile a quella di Fantozzi che la seguiva dappertutto e la prima cosa che aveva esclamato era stata -Cromwell, prendi il ghiaccio. Mi serve un posto dove sbattere la testa- e aveva sospirato trovando tanto interessanti la punta delle sue Converse nere.

-Bastaa! Qui urge trovare una soluzione, tesoro! Si può sapere che cosa ti è successo di grazia?- chiese irritata.

-Biblioteca-

-e...- continuò l'altra.

-Ha baciato-

-Ok, ho il complemento di luogo e il predicato! Quando saprò anche il soggetto e il complemento oggetto riuscirò a formulare una frase di senso compiuto! Evviva! Cosa? Hai detto baciato? Chi ha baciato chi?- esultò Casie facendosi più curiosa.

-Me-

-Ho anche l'oggetto, allora sono a posto! Chi ti ha baciato? Chi, cosa, come, perché! Voglio sapere! Ora!- ordinò Casie scioccata.

-Ja... Jac...Jack...- balbettò la moretta con sguardo vuoto. Si fermò accanto ad una siepe intramezzata a dei fiori di glicine violetto e ne recise uno al centro. Ellis era una zona di grandi ville isolate, la strada era larga ed asfaltata ma ogni cosa era circondata da grandi alberi verdi di muschio che portavano al lago Reason. Portò il gambo al viso e ne aspirò il profumo penetrante.

-Cosa, come, perché!- altra schiera di richieste.

-Bacio, te l'ho detto-

-Come, perché!-

-Come? Perché? Vorrei saperlo tanto anch'io. Quando lo vedo... Quello è un uomo morto!- urlò una Haley ad dir poco infuriata.

-Alleluia! Ce ne ha messo di tempo quel ragazzo a darsi una mossa!- gridò l'amica con un sorrisone ed un pugno puntato in aria.

-Cos... Cosa vai dicendo Casie Cromwell!- la riprese quasi urlando la ragazza una volta recepito ciò che la bionda diceva. Buttò lo stelo a terra e lo schiacciò con furia con la punta bianca della scarpa da ginnastica.

-Dico che "Tanto va la gatta al largo che si buca il canottino!"- affermò convinta con aria di chi la sa lunga. Peccato per il proverbio* ma sarebbe stata un ottima oratrice.

 

Non si sa bene cosa sia successo alla biondina... Fatto sta che la ragazza venne avvistata mentre correva disperata in fuga da una moretta alquanto irritabile. Come sia rimasta viva? Nessuno lo sa. Si accettano scommesse!

 

*L'originale per chi non lo conoscesse è "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino"

 

Allora? Che ne dite? Me ne devo andare dalla sezione Romantiche? Come ha fatto Casie a restare in vita? Haley picchierà Jack? Ma soprattutto Miss. Larton riuscirà a capire qualcosa di tutta la faccenda?

Tutto questo ed altro ancora nella prossima puntata!

 

SPAZIETTO RECENSIONI (perché qualcuno ti ha recensito?)

 

Clodiina85: Ma io ti adoroooo! Come vedi ho postato! Non molto presto ma, con i miei tempi bradipici

 

Mariel92: Grazieee! Anche per i gusti musicali! Ti piace il nome Haley allora? Ho messo un‘ eternità per sceglierlo!

  
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