[32.
Tramonto]
L’oro sulle creste del Pindo, all’ombra dei chiostri delle
Meteore; una sfera lattiginosa fra filamenti di nebbia nel Devon; l’argento delle
acque del cielo in una corte di coralli. Il riflesso arancio sulla lancia della
statua o le ombre allungarsi sui tetti di Leonidion.
Ad Angistri, invece, il tramonto è l’odore di resina fresca
mischiato al sale del meltemi in uno
scampolo d’estate.
“Hai mai desiderato il cielo?” chiede Saga, nel fruscio dei
pini.
“Ho avuto il mare” sorride Kanon. “E poi i cieli sono tutti
uguali. Noiosi.”
“Noiosi.” ride Saga. “Cosa vorresti, allora?”
“Aiola” risponde
Kanon. “Come il tramonto.”
Ok. Non mi
convincie. Per nulla.
Ma benchè
questa drabble sia rimasta per due settimane sul file, e sia stata scritta
riscritta cantellata ricancellata e ancora scritta, questa è la forma con cui
ve la presento.
Che altrimenti
non la finisco più e non vado avanti. Con quelle due successive che, al
contrario, sono già pronte e sono una completamento dell’altra.
Decisamente
meglio.
Avevo comunque
intenzione di postarla oggi: 31 agosto. Fine estate.
E no. Non mi
riferisco a stagioni, solstizi, equinozi o altre convenzioni astronomico-tradizionali
e folkloriche o similia. È solo un termine ideale, almeno per me.
Il tramonto
delle vacanze (?) estive, e l’inizio del conto alla rovescia. 10 giorni e si
torna sui banchi. Letteralmente.
Intanto, la drabble.
L’inizio, lo
capite da voi, è una carrellata dei vari tramonti, nei luoghi cari ai
gemellini: il chiostro di Hosios alle Meteore; il Devon dov’è dislocata la casa
di Radhamantys (che prima o poi tornerà. Abbiate fede); il tramonto nel regno
di Posidone e in quello di Atena e infine a Leonidion, il paese natale dei
genitori di Saga e Kanon; dove loro sono nati. E sì, l’immagine delle ombre che
si allungano dai tetti è Virgilio. Potenza di otto ore di latino al giorno. Che
ci volete fare.
Angistri, invece, è una
perla. Una perla verde che profuma di pini, a pochi chilomentri dalla costa
attica. Lì dove Saga e Kanon hanno acquistato un piccolo mulino a vento e dove
stanno ricostruendo la loro vita (sì: ho cambiato. Non più Mikonos, ma questa
remota oasi. Più adatta. Perdonate il cambiamento in corso d’opera).
Che Saga e
Kanon possano aver desiderato il cielo (aka: il potere; o qualsiasi cosa che vi
possiate imamginare), i sembra plausibile. E mi piace l’idea che sappiano farsi
delle domande e ironizzare sul proprio passato con le loro risposte. Che il
cielo sia immutabile, in assoluto, so che non è vero. Ma io ce lo vedo così:
considerate che, alla domanda del mio professore, il cielo è… (classico
gioco di scrittura creative. Molto stimolante; provare per credere) io ho
risposto che è una discarica. Fate un
po’ voi.
Kanon lo vede
come me. E preferisce il tramonto, che cambia troppo velocemente per afferrarro
e resta solo un’aspirazione.
Aiola, infine, non è il nome di Aioria (Aiolia, nella grafia
alternativa) scritto male; la drabble non è yaoi. Aiola è la forma neutra plurale dell’aggettivo graco di
ascendenza omerica aiolos, dal
significato tanto affascinante quanto complesso da rendere, al limite dell’intraduzibile.
Banalizzando, indica qualcosa di prezioso e mutevole al contembo, come un
barbaglio. È un concetto, più ancora che un termine. Se avete un buon dizionario
di greco sarebbe più facile…
Comunque.
Buona fine
estate a tutti!
P.S.
Per chi di
dovere. L’arcere pazzo sta arrivando. Ancora un po’. Ci siamo quasi.
È che ho dovuto
fare qualche ricerca; ed evitare un omicidio tramite M&M’s. E non aggiungo
altro.