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Autore: queerzay    31/08/2014    4 recensioni
Niall ha vent'anni, e nella vita non gli manca niente.
Zayn ne ha quasi ventuno, e ha perso tutto.
Niall è bianco, come il latte, come la sua visione del mondo.
Zayn è nero, come il caffè da cui dipende, che lo tiene sveglio tutte le notti.
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I primi capitoli sono in revisione.
Ziall (Zayn+Niall), Larry, Narry (Niall+Harry) e Lilo, accenni Ziam.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 14

 

You keep on crying
Baby I'll bleed you dry
Skies are blinking at me
I see a storm bubbling up from the sea.”

 

Closer, Kings of Leon
 

Niall

A Londra piove. Non la solita pioggerella incessante e leggera, quella che non sembra nemmeno esserci per quanto è sottile, no. La grandine, mista a grossi goccioloni d'acqua, si abbatte violentemente contro la finestra della camera di Niall e il ragazzo nasconde la testa sotto il cuscino per non sentirne il rumore. Nulla lo infastidisce di più dei secchi colpi del ghiaccio contro il davanzale, così simili al continuo bussare di Harry alla porta della camera da letto.
“Che c'è?” sbuffa irritato e spazientito, gettando il cuscino dall'altra parte della stanza con un tale impeto che la lampadina Ikea di Harry cade per terra. Nel notare il danno provocato dal suo istinto, lo smorfia di disappunto di Niall non può che ingigantirsi. Quella sarà decisamente una brutta giornata.
Si libera dalle coperte, gettandole di lato con malagrazia, e tastando il pavimento nel buio della stanza, cerca di infilarsi alla meglio una maglietta e quelli che deduce siano un paio di pantaloni della tuta. Quando esce dalla camera, Harry è fermo di fronte a lui con un'espressione indecifrabile e i ricci completamente spettinati.
Niall gli rivolge uno sguardo perso, prima di scansarlo e di dirigersi verso la cucina per cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Racimola un mezzo cartone di latte e i resti del caffè abbandonati dal suo amico, un pugno di cereali e un cipiglio assonnato, sempre da parte del suo amico.
“Sono le tre del pomeriggio, Niall” commenta il ricciolino, una smorfia a deformargli le labbra rossissime e il sonno a deturpare la sua espressione, solitamente rilassata.
“E allora?” ribatte piccato il biondino, gettando rabbiosamente i cereali nel latte ed escludendo il caffè con un'espressione schifata. Inizia ad ingozzarsi, dando ascolto soltanto allo scricchiolare dei cereali sotto i suoi denti, mentre Harry parla a vanvera e si ravviva i ricci, preparandosi ad uscire. A Niall non interessa. Al momento il suo migliore amico potrebbe anche partire per una spedizione per il Nebraska e a lui non gliene potrebbe fregare più di quanto ad un pappagallo freghi della sanità della ciabatta del suo padrone, ecco. Lo segue con uno sguardo felino e lo osserva mentre lascia l'appartamento, felice di potersi crogiolare nella propria solitudine. L'unica cosa che gli interessa, al momento, è di restare solo con i propri pensieri. Il suo turno al bar inizierà entro poche ore e pensa di avere il sacrosanto diritto di cercare di dare un ordine ai propri pensieri.
Una volta terminata la colazione, si butta addosso le prime cose che trova e si tira dietro il portone di casa, le chiavi che tintinnano nella tasca interna del giubbotto. Ha preso quel vizio, quello di usare le tasche interne, da Zayn, senza nemmeno accorgersene. A forza di notare che il ragazzo spesso infilava i propri averi negli antri nascosti all'interno dei propri cappotti, ha iniziato ad imitarlo. Indugia un momento, prima di estrarre con un sospiro il mazzo di chiavi e infilarselo nella tasca esterna della giacca a vento. Gli All-American Rejects affollano le sue orecchie ormai smembrate con la loro trascinatissima It ends tonight e Niall si sente molto prossimo ad un pianto disperato.
Da quando è tornato dall'Irlanda, le incomprensioni con sua madre ancora accese e il ricordo di quei baci scambiati con il moro che lo perseguita, la sua vita è diventata un uragano di emozioni indefinite. Da tranquillo e apatico che è stato, all'improvviso non riesce più nemmeno a guardarsi allo specchio perché troppo preso dal turbinio di emozioni che gli intaccano la solita espressione fredda e distaccata. D'un tratto è diventato distratto, lui che è sempre stato attento ai dettagli ed estremamente vigile, in ogni singola situazione, ha iniziato a perdersi nei propri pensieri sempre più spesso, richiamando alla mente così tanti dettagli a cui, mentre li viveva, non aveva nemmeno fatto caso.
È una cosa automatica per lui, in realtà: chiude i rapporti esteriormente, mentre interiormente rimugina su ciò che è accaduto e che è stato irrimediabilmente in grado di sconvolgerlo e di rovesciare il suo mondo, scambiando il sopra con il sotto e la destra con la sinistra. È così che passa intere giornate, lasciandosi cullare dalle voci familiari di cantanti anonimi a gran parte dell'umanità e rifiutandosi di accettare la realtà, che non riesce a concepire nemmeno nella propria mente. Così si concede i dettagli: cose di minima importanza, che però gli fanno immancabilmente spuntare un sorriso sereno sulle labbra, ogni qual volta gli attraversino la mente. Magari sta camminando, magari è sotto la doccia, e improvvisamente un ricordo fende la sua muraglia e si intacca nel suo cervello, attaccandolo come un tarlo farebbe con il legno. Si concede la debolezza di lasciarsi divorare da quel ricordo, cadendo per un momento nel passato e permettendo alle emozioni di travolgerlo. Dettagli insignificanti, il modo in cui talvolta Zayn ha riso, nascondendosi gli occhi con la mano e dondolando il capo, momenti in cui Niall si è fermato un attimo, la risata l'ha abbandonato e sulle sue labbra è rimasta soltanto l'ombra di un sorriso, perché era troppo concentrato ad osservare l'adorabile modo in cui il ragazzo rideva. A volte gli è sembrato così fragile ed insicuro che gli è parso potesse frantumarsi in milioni di pezzi da un momento all'altro, sgretolandosi sotto i suoi occhi. Sorride a quel pensiero, poi si rende conto che sta succedendo di nuovo, sta sorridendo come un idiota per uno stupido ricordo; allora scuote la testa e si affretta a cancellarsi quell'espressione dal proprio viso, sostituendola con una linea dritta in cui le sue labbra si uniscono severe. Pensare a Zayn lo rende debole, amare lo rende debole, intraprendere rapporti con altre persone lo rende troppo debole, e lui questo non può concederselo. Si tira su il cappuccio per evitare i grossi goccioloni di pioggia e si dirige verso la stazione della metropolitana, cercando di sopprimere qualsiasi pensiero riguardante il ragazzo moro.
Da quando sono tornati dall'Irlanda, Niall ha ricevuto almeno una ventina di messaggi postali. Nel senso, bigliettini infilati nella buchetta della posta o lasciati sul tappetino del pianerottolo, davanti al portone d'ingresso. Ovviamente, ne è rimasto parecchio stupito. Avendo deciso di tagliare i ponti, ha pianificato ogni cosa nei minimi dettagli: Zayn non ha il suo numero, non ha modo di rintracciarlo e non è certo il tipo da venire a cercarlo o disturbarlo. Niall ha puntato, subdolamente, sull'insicurezza del ragazzo. Ha sfruttato il suo punto più debole e lo ha reso un punto di forza, per lo meno sotto il suo punto di vista. L'insicurezza e la scarsa stima di sé non hanno infatti permesso a Zayn di presentarsi alla sua porta e di chiedergli spiegazioni, di domandare a Niall il perché di quel silenzio, il perché di quell'allontanamento. Zayn l'ha messo su un piedistallo, portandolo a livelli irraggiungibili per se stesso, senza nemmeno accorgersene. E Niall, di buon grado, si è divertito a salire su quel piedistallo e si è beato di risultare così irraggiungibile agli occhi del moro.
Di certo, però, l'insicurezza non ha impedito a Zayn di lasciargli numerosi foglietti. In realtà non sono nulla di speciale: a volte sono schizzi di disegni, il panorama da qualche ponte di Londra, qualche cattedrale, talvolta il suo stesso viso, qualche riga scarabocchiata in cui sono citate frasi di libri che ha appena letto o canzoni che ha appena ascoltato. Niall le conserva tutte, sono sul fondo del cassetto del suo comodino, al sicuro da occhi indiscreti, al sicuro persino dai suoi occhi. Si promette ogni volta di aprire il biglietto, gettargli un'occhiata e poi riporlo nel comodino. Esattamente il diciannove gennaio, dopo esattamente quindici bigliettini, Harry ne ha sbattuto uno sul tavolo, evidentemente raccattato dalla buchetta della posta, ed ha accompagnato il suo “Questa faccenda sta diventando snervante” con un'occhiata eloquente. Niall lo ha ignorato. Ogni giorno si alza e controlla ansiosamente la propria buchetta della posta, alla ricerca del messaggio lasciato da Zayn. Sa che passa di lì la mattina presto, dopo aver trascorso la notte a vagabondare per Londra come un fantasma d'altra epoca, e sa anche che non dovrebbe più importargli. Sa che quel ragazzo è troppo speciale per lui e che finirebbe per rovinarlo, sa che è meglio tagliare i ponti, prima di illuderlo di un amore che non potrà esserci, perché dopo poco perderà interesse. È sempre stato così, Niall: ad un certo punto perde interesse per le persone. Ha perso interesse per se stesso, non c'è quindi da stupirsi se dopo un po' lo annoino anche le altre persone. Tuttavia, nutre ancora un certo interesse per Zayn, interesse che non sembra disposto a spegnersi, né tanto meno ad abbandonarlo, anzi, pare voler bruciare in una pira infinita di fuoco e cenere. Quella mattina nessun biglietto, motivo per cui si è rimesso a letto fino a quell'ora, e, ancora, nessun biglietto.

Scende dalla metropolitana, tra una folla accanita di persone e turisti, richiamati dal fascino nella capitale sotto una spolverata di neve e con l'atmosfera di un Natale appena finito ancora radicata nell'aria. Si fa strada tra la gente, leggermente scocciato, finché qualcosa non attira la sua attenzione.
Ritorna subito con lo sguardo in fondo alla banchina e i suoi occhi vengono catturati dal ragazzo che se ne sta in piedi, lo sguardo vitreo e l'espressione persa. Il sussurro del suo nome abbandona le labbra di Niall, che, senza nemmeno riflettere, si avvicina a lui a grandi passi. Indossa un paio di skinny jeans neri che sembrano aver vissuto epoche migliori, i capelli sono nascosti da un beanie rosso e una camicia dello stesso colore si intravede sotto un leggero giubbotto di pelle. Ai piedi porta i soliti anfibi e uno zainetto sgangherato gli pende da una spalla, la bretella stretta da una mano ornata da qualche anello. Lo raggiunge, sfidando la corrente di gente che gli va incontro, mentre la metropolitana si accinge a ripartire. Riesce quasi a percepire l'intenzione del ragazzo quando muove qualche passo in avanti, accingendosi a superare la linea di sicurezza, avvicinandosi più del dovuto alla fossa oscura in cui sono celati i binari, illuminati soltanto dai fari della metro, che promettono una dolorosa morte come occhi pronti ad inghiottirti.
“Zayn!” grida, dimentico di ogni buon proposito di escluderlo dalla sua vita. Quando il ragazzo si volta, Niall può leggere il terrore e il vuoto intriso nei suoi occhi, spalancati per la sorpresa ed al tempo stesso consapevoli e decisi. Lo raggiunge velocemente, afferrandogli il polso e facendolo trasalire. Zayn sussulta, come a risvegliarsi da un'incosciente stato di trance. I suoi occhi, neri come il caffè, saettano dai binari, alla vettura, per poi posarsi su Niall e cadere in un panico che gli fa strattonare il braccio per avanzare nel buio e lasciarsi cadere nelle accoglienti braccia della morte, tetri binari che con un unico colpo sembrano poter cancellare anni di sofferenza. Trascorrono quelli che paiono secoli – ma che in realtà sono secondi – poi Niall lo strattona nuovamente per il polso e lo allontana dalla linea di sicurezza, attirandolo a sé afferrandogli entrambe le spalle con mani tremanti.
“Zayn?” lo scuote leggermente. La sua voce pare preoccupata e colpevole, tormentata. La metro sfreccia accanto a loro, spostando un'ingente massa d'aria e facendo sussultare il moro ancora una volta, che si riscuote e lascia che i suoi occhi siano accolti da quelli spaesati dal biondo.
Niall lo guarda per un istante, mentre l'orrore gli scorre tra le vene come veleno e lo lascia completamente disarmato. Sente un gran bisogno di abbracciare il ragazzo che si ritrova di fronte, e di rassicurarlo, di regalargli tutto il proprio affetto, se solo non fosse così difficile. Guarda Zayn mentre scrolla il proprio braccio e si allontana rapidamente da lui, senza voltarsi indietro. Lo segue con gli occhi, finché non si decide a seguirlo, cercando di inabissare l'orrore e di ragionare lucidamente. Riesce a raggiungere il moro e a fermarlo, trattenendolo per la manica del giubbotto e sbattendolo contro il muro che corre parallelo alle scale. Sono entrambi affannati, hanno salito le scale di corsa, con un'impazienza che Niall non credeva nemmeno di possedere. Tenta di controllare il proprio respiro e “Zayn” mormora piano, cercando i suoi sfuggenti occhi e portando entrambe la mani sul suo viso. Percorre con le dita la sagoma degli zigomi sporgenti, sfiora piano le occhiaie che gli bordano gli occhi e sposta i polpastrelli sulle labbra screpolate del ragazzo, avvicinandosi al suo viso. Alla fine, o forse non poi così tanto alla fine, avvicina il proprio viso al suo e lo bacia, zittendo tutti i propri principi e i propri divieti. Sente Zayn irrigidirsi leggermente, prima che le sue mani corrano verso di lui e gli afferrino la giacca a vento, stringendone il lembi quasi come a volercisi aggrappare. Può sentire gli sguardi dei passanti addosso a loro e il disagio che avvolge il ragazzo moro nella consapevolezza di essere osservato, così si affretta ad allontanarsi da lui, afferrandogli una mano e invitandolo silenziosamente a seguirlo. Lo sguardo che gli rivolge Zayn è ancora più perso di quello che aveva pochi istanti prima, ma alla fine si lascia trascinare dalla mano gelata del biondino senza proferire una parola.

Camminano in silenzio. Niall non è mai stato consapevole della presenza di qualcuno accanto a sé come in quel momento. Le dita di Zayn sembrano bruciare, intrappolate tra le sue, anche mentre la pioggia le bagna.
Vorrebbe poter cancellare l'orrore e il panico che lo affliggono in quel momento, ma se tra i due c'è qualcuno che ha bisogno di aiuto, quello è Zayn, non di certo lui. Non appena vede un bar ci si intrufola dentro, con il ragazzo al suo seguito. “Aspettiamo che smetta di piovere” mormora, cercando i suoi occhi per la prima volta. Zayn annuisce in silenzio e sposta gli occhi al di là del vetro, mordicchiandosi l'interno della guancia. Niall può percepire il suo nervosismo, lo nota dal modo in cui gli occhi di Zayn fuggono ai suoi e dall'espressione completamente persa, che sembra aver preso possesso del viso corrucciato del ragazzo. Fa per lasciargli la mano, ma il moro serra le dita intorno alle sue e lo trattiene, come se fosse deciso a non lasciarlo allontanare per la seconda volta. A quel gesto, Niall sorride debolmente e gli rivolge uno sguardo quasi dolce. “Vado a ordinare qualcosa, tu intanto siediti” spiega, accennando con il capo ai tavoli del cafè. Tuttavia, il moro stringe ancora di più la sua mano, la supplica intrisa negli occhi e una silenziosa domanda che pare quasi urlare Ti prego non abbandonarmi di nuovo. Niall allora gli accarezza una guancia con la mano libera e fa sfiorare le loro labbra in un bacio quasi inesistente, sussurrandogli poi: “Ehi, va tutto bene. Tu intanto siediti, okay?”
Zayn pare quasi rasserenato da quelle parole, infatti annuisce e allenta la pressione sulle dita di Niall, dirigendosi verso l'interno del locale. Si gira verso di lui almeno tre volte, prima di raggiungere il tavolino, come se avesse il timore di vederlo scomparire da un momento all'altro. Nel notare la sua insicurezza, Niall gli sorride ancora una volta, poi si avvicina al bancone e ordina un caffè nero e un bicchiere d'acqua, attendendo in silenzio. Si sente leggermente in soggezione quando si accorge che il moro non gli toglie gli occhi di dosso un momento, un'espressione indifesa ad ornargli il viso spigoloso e un luccichio sinistro nelle pupille. In un gesto quasi nervoso, si passa una mano tra i capelli. Non ha la minima idea di cosa fare. Cosa si fa quando una persona tenta di togliersi la vita davanti ai tuoi occhi? Cosa si fa quando il dolore è tanto palpabile da intaccarti l'animo e corrodertelo come se fosse carta al cospetto del fuoco? Deve portare Zayn da qualcuno? Ma da chi? Sua madre è morta, suo padre non gliel'ha mai sentito nominare, i suoi amici... sempre ammesso che li abbia, degli amici. Si ricorda vagamente del ragazzo castano che ha abbracciato fuori dal bar, come se fossero passati anni da quel momento. Cercando di scacciare quei pensieri, afferra la tazza di caffè e si avvicina a Zayn, che si è tolto il beanie fradicio e ora si sta passando una mano tra i capelli, tirati indietro dal gel e più lunghi rispetto all'ultima volta in cui l'ha visto. Il ragazzo beve il suo caffè in silenzio e Niall nota con rammarico che, adesso che sono vicini, Zayn evita di incrociare il suo sguardo.
Dopo quelli che sembrano anni, si decide finalmente a parlare. “Pensavo non volessi più vedermi.”
Niall ridacchia nervosamente e solleva un sopracciglio, avvicinando una mano al viso dell'altro e afferrandogli il mento con tre dita per obbligarlo a guardarlo negli occhi. “Pensavi bene.”
Senza staccare gli occhi dai suoi, il moro posa una mano su quella di Niall e “Avresti potuto darmi una spiegazione, non pensi?” domanda, quasi ironico, per poi aggiungere: “Non sono uno rancoroso, sai? Me ne sarei fatto una ragione.”
Con un gesto secco, Niall lascia cadere la mano sul tavolo, ma il moro non sembra deciso a lasciarla andare. Chiude le dita bollenti intorno al suo palmo e lo scalda tanto quanto una tazza di tè appena tolto dal fuoco. “Non mi va di parlarne ora” conclude secco, alzandosi dal tavolo e facendo capire al ragazzo che si aspetta di essere seguito. Dopo essersi infilato il cappello, Zayn afferra la sua mano ed escono insieme dal locale, accompagnati soltanto da una pioggerella leggera.

 

Harry

Harry sa che a Louis piace quando sono sul divano e il ragazzo posa il capo sulle sue ginocchia, attendendo che il ricciolino inizi a giocherellare distrattamente con i suoi capelli, mentre nella televisione si agitano milioni di sagome e si intrecciano storie e pubblicità. La puntata de I celestini che stanno guardando, Harry l'avrà già vista almeno tre volte, ma Louis è un grande amante di quel cartone e, onde evitare bisticci, ha deciso di adeguarsi al suo volere e di non cambiare canale. Harry prende un biscotto e si premura di masticare a bocca aperta, perché sa che tutto ciò irrita terribilmente Louis. Si premura anche di sbriciolargli in testa, poi attende con impazienza che il castano se ne accorga e si volti verso di lui, per minacciarlo e rivolgergli una di quelle occhiatacce che lui adora. È terribilmente divertente far arrabbiare Louis e osservare la sua espressione corrucciata e in disaccordo evidente, ma, del resto, è divertente far scattare in lui ogni singola reazione, purché Harry possa osservarla rapito. La verità è che Louis potrebbe ridere e Harry starebbe lì a fissarlo con gli occhi persi e un sorrisetto sulle labbra per ore. Poi Louis smetterebbe di ridere per guardarlo e gli chiederebbe cosa ci sia da guardare, e Harry gli risponderebbe a caso solo per vedere la sua espressione interdetta e notare il disagio e l'imbarazzo che salirebbero rapidamente a colorargli le guance incavate. Sorride distrattamente a quei pensieri, mentre Louis, come previsto, si spazzola i capelli con un gesto irritato per liberarsi dalle briciole.
“Che schifo Harry!” sbotta, la voce che sale di un'ottava e le labbra curvate in un broncio da bambino. Lo scansa con una spintarella, ma poi si lascia stringere tra le braccia del più piccolo senza troppe proteste.
Harry gli scosta i capelli dall'orecchio e “Voglio fotterti” mormora sottovoce, coma a non volersi far sentire da nessuno, nonostante in casa ci siano soltanto loro due. Louis si irrigidisce e, prima che Harry possa anche solo muovere un dito, si volta di scatto verso di lui e lo spinge all'indietro, facendolo sdraiare. Con un sopracciglio alzato e una risatina divertita intrappolata tra le labbra, Harry lo guarda in attesa. Allora il ragazzo gli circonda il bacino con le gambe e posa le mani sul suo petto, facendole poi correre lungo le braccia muscolose di Harry. “Per prima cosa” inizia con l'aria di chi non ammette repliche, afferrandogli i polsi e portandoli intorno al suo capo, “Tu hai già fottuto abbastanza il mio cervello, perciò a rigor di logica spetta a me fottere te, questa volta” sibila. Si sfila la maglia sotto gli occhi divertiti di Harry, occhi che perdono tutto il loro divertimento quando le dita di Louis abbandonano i suoi polsi e iniziano a spogliarlo della maglietta e iniziano a tracciare invisibili percorsi sul suo torso. “Poi” continua Louis, le dita fredde a disegnare i contorni dei suoi tatuaggi, “Voglio il significato di ognuno di questi tatuaggi, anche di quelli più recenti. Tipo questi.”
Sotto un sussulto sorpreso di Harry, gli accarezza lascivamente la linea v, accanto alla quale sono impressi con l'inchiostro due rami di ulivo, uno simmetrico all'altro. Si china sul ragazzo e gli lascia un bacio umido sulle labbra, prima di spalancare gli occhi e cercare il suo sguardo; Harry sta sorridendo e un luccichio si nasconde dietro i suoi occhi verdi, più accesi del solito. “E sia” mormora infine, la voce leggermente più roca del solito e una mano chiusa a coppa sullo scalpo di Louis. Lo bacia.

 

Niall

“Puoi metterti questa” propone Niall, lanciando a Zayn un pile di almeno cinque taglie più grande. “Era di mio padre” aggiunge, notando l'espressione confusa del moro, che si accinge a dirigersi verso il bagno. Niall lo segue con lo sguardo finché non scompare oltre la porta, poi inizia a spogliarsi il più rapidamente possibile, come ad evitare di gelare ancora di più le sue ossa già ghiacciate. Poggia i pantaloni fradici e le scarpe accanto al termosifone, poi sistema sia la propria giacca che quella di Zayn su due sedie, in modo che possano asciugarsi più in fretta. Al di là della porta, sente l'acqua della doccia scorrere e si trattiene dal raggiungere il ragazzo, rifugiandosi in camera e infilandosi un paio di pantaloni della tuta e una maglia asciutta.
Sono quasi le cinque, così, tanto per tenere occupate le mani, si mette a preparare del tè, cosa che di certo lo aiuterà a scaldarsi le ossa. Si stringe nella felpa mentre attende che l'acqua raggiunga la temperatura desiderata, ciondolando per la cucina senza sapere come ingannare il tempo, mentre il desiderio impellente di poter avere di nuovo Zayn vicino lo tormenta incessantemente. Quando il ragazzo esce dal bagno, i capelli umidi tirati all'indietro e il vestiti stretti in un pugno, Niall non può fare a meno di gettargli un'occhiata piuttosto lunga. Lo osserva per qualche istante negli occhi, per poi abbassare lo sguardo sulle labbra screpolate e sulle spalle coperte dal pile che ricade su di esse come un mantello. Il biondino osserva con disappunto che la felpa gli copre almeno la metà delle cosce e che anche le bellissime mani del ragazzo sono celate dalle maniche troppo lunghe. Scandaglia tutta la pelle scoperta che può, accorgendosi con leggero stupore che su una gamba, appena sotto il ginocchio, è inciso con l'inchiostro il muso di un lupo. Nel vederlo, sorride leggermente, poi fa risalire lo sguardo lungo il corpo del moro, soffermandosi sul collo e sullo sterno, lasciati scoperti perché Zayn ha dimenticato di tirare su la zip del pile. Una volta che i suoi occhi ritornano sul viso del ragazzo, quest'ultimo è decisamente arrossito e sembra quasi a disagio per tutta quell'improvvisa attenzione. Niall si sforza di non sorridere e si avvicina svelto a lui, per poi sottrargli dalle braccia i vestiti e lasciarlo con un palmo di naso per lo stupore. Zayn sembra completamente perso, o forse è soltanto una sua impressione. È più che certo che non sia una sua impressione.
Sente l'acqua bollire, così ritorna sui propri passi e si affretta a spegnere il fornello, gettando a Zayn la scatoletta con la varietà di infusi. Ovviamente il moro non riesce a prenderla al volo e la scatoletta si rovescia per terra, disperdendo il proprio contenuto sul pavimento lucido e pulito. Dopo aver borbottato qualcosa sottovoce, Zayn si affretta a chinarsi per raccogliere le bustine, come sottofondo una risatina divertita di Niall e l'imbarazzo più che palpabile che sembra averlo avvolto in poco meno di un secondo. Raccatta ogni singola bustina e le racimola sul tavolo, mentre Niall “Scegline una” gli dice con voce pacata. Al che, sceglie un infuso a caso e lo tira al biondo, che, purtroppo, lo prende al volo. Insomma, non è colpa di Zayn se non è portato per gli sport e i suoi riflessi sono tanto veloci quanto quelli di un bradipo, però Niall lo trova divertente e al tempo stesso adorabile. Sotto i sui occhi vigili, Zayn si siede al tavolo e attende; Niall non può fare a meno di fissare il punto in cui, sedendosi, la felpa si è ritratta leggermente, scoprendo parte delle cosce di Zayn. Si morde l'interno della guancia e cerca di concentrarsi su qualcos'altro, ad esempio il tè.
Lo serve in tavola e poi si siede accanto a Zayn, soltanto l'angolo del tavolo a separarli. Le loro ginocchia si sfiorano e Niall è certo di poter toccare con mano la tensione che affolla l'atmosfera della stanza. Ingoia una sorsata di tè bollente giusto per non lasciarsi sopraffare dall'assuefazione che gli provoca la vicinanza di Zayn, poi, privo di ogni pudore, “Sembri proprio una ragazzina” biascica, lasciando cadere lo sguardo tra le clavicole del ragazzo e risalendo con gli occhi fino alle labbra rosse. Zayn non gli risponde, motivo per cui Niall aggiunge: “Sei magro come un chiodo.”
Ancora una volta, il ragazzo non risponde, cosa che fa scattare in Niall un moto d'impazienza. Gli afferra il mento con una mano e fissa i propri occhi nei suoi, scuri come la pece e con il nulla dentro. “Hai perso la voce?” gli domanda, forse un po' troppo bruscamente, visto che il ragazzo si ritrae infastidito. Niall lo osserva mentre prende un sorso del suo tè, poi sospira. “Sei arrabbiato?”
Zayn gli rivolge un'occhiata più che eloquente. “Tu al posto mio lo saresti?”
Quelle parole per Niall sono come il paradiso. Si gode per un momento la sensazione di caldo e sicuro che la voce trascinata di Zayn gli lascia nelle ossa, rendendosi conto che sono settimane che non lo sente parlare. Poi, con ancora il dolce suono della sua voce impresso nei timpani, elude la domanda.
“Oggi non mi hai lasciato nessun biglietto.”
Zayn ridacchia ironicamente. “Pensavo li buttassi.”
“Li ho tenuti. Tutti.”
Cade il silenzio, finiscono entrambi la loro tazza di tè. Poi, Zayn si alza. Niall lo imita, trattenendolo per il polso. Sente il battito sotto la sua presa accelerare e sorride leggermente, obbligando il ragazzo a voltarsi verso di lui. Sono alti uguali, anzi, forse Niall supera il moro di qualche centimetro. I loro occhi si scontrano per un istante, poi Niall lo sta baciando, la mani sulle guance sbarbate del ragazzo e gli occhi serrati. Le dita di Zayn si chiudono sui suoi fianchi, stringendo avidamente la felpa del biondino e rispondendo al bacio con quella che Niall potrebbe chiamare frenesia. Sono entrambi impazienti, fremono dalla voglia di avere di più dall'altro e di sentire di più l'altro. Le mani corrono veloci e Niall spinge Zayn contro il muro, facendogli aprire le labbra sotto la pressione delle proprie e intrufolandosi nella sua bocca rovente. Sa di tè ai frutti rossi e di nicotina e Niall pensa di non aver mai desiderato tanto qualcuno come in quel momento, mentre non riesce a tenere ferme le mani per la fretta. Vuole Zayn come i suoi polmoni vogliono l'aria, è un bisogno talmente radicato e necessario che si sente quasi male quando il moro si stacca dalle sue labbra e gli lascia piccoli baci sulla guancia e sul profilo della mascella. Si affretta a voltare il capo per potersi impossessare di nuovo delle labbra di cui tanto agogna il tocco, poi fa scendere le proprie mani sui fianchi del ragazzo e gli afferra con decisione le cosce, issandoselo addosso e facendo leva sul muro. Sente distrattamente che, come Zayn intreccia le caviglie contro la base della sua schiena, i loro bacini si sfiorano, facendo sussultare il moro. Niall sorride compiaciuto, sfiorandogli i denti con la lingua e stringendo la presa sulle natiche del ragazzo, avvicinandosi ancora di più a lui, che sta allontanando il viso dal suo per guardarlo negli occhi e infilargli le mani tra i capelli. “Niall” fa in tempo a mormorare, prima che il biondino si avventi sulle sue labbra e vi depositi un rapido bacio a stampo.
“Che c'è?” chiede, nascondendo il viso contro il suo collo e inspirando, l'odore del proprio bagnoschiuma gli invade le narici e Niall pensa che su se stesso quel fottuto bagnoschiuma non sia mai stato così buono. Ci dev'essere qualcosa, in Zayn, che rende migliore tutto quello che tocca, fa, o indossa. Giusto per fare un banale esempio, lui con un pile così grande sembrerebbe un bambinetto privo di grazia e completamente stralunato, mentre il moro pare pronto per un set fotografico. Non che la cosa gli dia fastidio, anzi, ma è, come dire, un po' invidioso. Si consola pensando che, nonostante la vita abbia dato una sovrumana quantità di bellezza a quel ragazzo, abbia sottratto una gravosa quantità di buona sorte nel donare a Zayn l'esistenza.
Ancora con quei pensieri in testa, lo sente mormorare nuovamente il suo nome, come in una supplica, mentre il biondino gli lascia un segno piuttosto evidente tra la mascella e il collo, appena sotto l'orecchio. Poi, senza nemmeno sapere quello che fa, circonda la schiena del moro con un braccio e se lo issa addosso, scansando il suo viso e dirigendosi tentennante verso la camera da letto. Nota distrattamente l'espressione allarmata di Zayn e tenta di cancellarla con un bacio più lungo dei precedenti, prima di lasciarlo cadere sul letto sfatto e di issarglisi sopra. Non gli dà nemmeno tempo di respirare, ha troppa paura che il moro lo scansi via da un momento all'altro, cosa che infatti succede pochi attimi dopo, quando le dita di Niall si fanno strada verso l'orlo del pile e si accingono a sfilarglielo il più velocemente possibile. È in quel momento che Zayn lo ferma con uno scatto e si ritrae sotto di lui, facendolo quasi cadere dal letto. Il ragazzo lo fissa leggermente interdetto, poi “Cosa?” domanda, senza capire il perché di quell'interruzione assolutamente indesiderata. “Non-” inizia incerto l'altro. Si stringe le ginocchia al petto come a volersi tenere insieme, poi ritenta: “Cioè, possiamo farlo se vuoi. Puoi toccarmi e puoi... scoparmi, se è questo che vuoi.”
Niall nota che Zayn evita il suo sguardo e si fissa le mani con un'espressione mortificata, i denti piantati nel labbro inferiore in un riflesso incondizionato dovuto al nervosismo.
“Però non togliermi il pile” sussurra piano, e il biondo è quasi certo di poter sentire l'orrore nella sua voce sottile. A quelle parole, si alza, infastidito. È terribilmente stanco. Si sente ingannato e preso per il culo da quel maledetto ragazzo, che sembra divertirsi a nascondersi dietro una facciata di menzogne.
Gli dà le spalle e incrocia le mani per non permettere all'altro – e a sé stesso – di notarne il tremolio.
“Sono stanco di questo, Zayn.”
“Questo?”
“Sì questo. Questo tuo nasconderti sempre ai miei occhi” spiega duro e freddo, senza la minima intenzione di voltarsi e guardarlo negli occhi. Lo sente mentre si mette a sedere sul letto e percepisce il suo sguardo perso.
Dopo qualche istante, lo sente mormorare: “Non mi sto nascondendo.”
A quel punto, l'ira si impossessa di lui e Niall si volta per gettargli un'occhiata carica di ironica rabbia, accompagnata da una risatina nervosa. “Sì, invece.”
Rimangono in silenzio.
Zayn si guarda le mani e Niall guarda Zayn.
Poi Zayn alza gli occhi e guarda Niall, ma Niall guarda fuori dalla finestra.
La pioggia scorre sul vetro velocemente, come a sostituire le lacrime che si ostinano a non scendere dagli occhi neri di Zayn, ma che Niall è certo potrebbe sentire se soltanto gli sfiorasse le guance asciutte.
Perché le lacrime di Zayn, come tutte le lacrime più dolorose, sono invisibili.
“Se ti tagli non me ne frega un cazzo” sbotta ad un certo punto Niall, rabbioso. “È il tuo corpo e puoi rovinarlo a tuo piacimento, non sono cazzi miei di quello che fai con le tue braccia e con te stesso.”
Quando vede che il moro non risponde, aggiunge: “Dei tagli non annienteranno il desiderio che ho di te.”
Passano interi istanti di silenzio, poi Zayn si decide a parlare, finalmente, dopo quelli che sono parsi secoli.
“Pensi davvero che sia... autolesionismo? Pensi davvero che sia tutto così facile?” sbotta, e Niall può intravedere la sua stessa rabbia riflessa nel ragazzo, quasi ad avere di fronte lo specchio di sé stesso, soltanto più tormentato. Lo osserva mentre si alza e allontana rabbiosamente le coperte, scoccandogli un' occhiata infuriata, poi si affretta ad allontanarsi da lui. Niall si morde la lingua, prima di afferrarlo per il polso e obbligarlo ad avvicinarsi a lui.
Si guardano negli occhi in silenzio, finché Niall non mormora: “No, ma vorrei che lo fosse, vorrei che fosse tutto così facile.”
Vede negli occhi dell'altro una saetta di rabbia che sembra riversarsi interamente su di lui ed investirlo in pieno. “Lasciami andare, Niall.”
Lo mormora piano, ma il biondino non l'ha mai visto così deciso in vita sua, tanto che allenta la presa sul suo polso e lo segue con lo sguardo mentre si dirige in salotto e si ferma davanti alla finestra, dandogli le spalle. Zayn talvolta gli sembra fragile ed effimero quanto una foglia, attaccata alla vita soltanto tramite un sottile gambo che prospetta di spezzarsi nel momento meno opportuno. E, proprio come una foglia, quando c'è vento trema impercettibilmente. Infatti, vede chiaramente le spalle del ragazzo tremolare, motivo per cui decide di avvicinarsi cautamente di qualche passo.
“Cosa volevi fare oggi, alla metro?” gli domanda, e si accorge che la sua voce è così incrinata che sembra in procinto di spezzarsi da un secondo all'altro sotto la pressione dalle lacrime che spingono per uscire.
“Zayn” mormora. “Zayn, ti prego.”
“Dio, Niall, sei davvero così stupido?” gli chiede con un filo di voce l'altro, voltandosi verso di lui e rivolgendogli il sorriso più doloroso che Niall abbia mai visto. Gli sembra di vedere il riflesso di tutte le lacrime non cadute sostare nelle iridi scure, a raccogliesi e fondersi con il nero invalicabile dei suoi occhi.
“Io non voglio che tu muoia” mormora piano, facendolo voltare di scatto. Scorge un lampo di dolore attraversare l'espressione dell'altro, prima che si giri e si affretti a vestirsi.
“Cosa- cosa fai?” trova il coraggio di chiedere, avvicinandosi di qualche passo, prima di essere fulminato dall'altro. “Tu non capisci, Niall. Non hai mai capito e mai potrai capire.”
“E allora aiutami a capire!” lo supplica, e lui stesso riesce a percepire la disperazione mescolata al suo tono di voce leggermente più alto del solito.
“Io non- tu...”
“Non volevo essere così brusco, prima. Scusa” mormora il biondino, senza sapere dove andare a parare. Non è mai stato un granché nei discorsi e adesso che si ritrova ad avere un grande bisogno di parole, quelle sembrano fuggire alle sue labbra ancora più in fretta di come usano fare normalmente.
“Io non... tu mi piaci Zayn. Voglio solo conoscerti davvero. Voglio sapere cosa nascondi sotto te stesso e- io non...” sussurra, più a se stesso che al ragazzo, che si sta vestendo velocemente e sembra non prestargli la minima attenzione. Quando il moro si volta verso di lui, Niall lo afferra per le spalle e lo trattiene con forza, nonostante quello tenti di divincolarsi.
“Zayn” sente il dolore che spezza la propria voce come se fosse una barca all'orizzonte, lontana da lui chilometri e chilometri.
“Niall ti prego, lasciami andare.”
Intercettando il suo sguardo disperato, il biondino allenta la presa e si limita a rimanere in piedi di fronte a lui, sforzandosi di non mettersi a piangere e mordendosi con forza l'interno della guancia. Si guardano, come al solito, e quella intrisa negli occhi di Zayn è supplica mista ad una sofferenza così vasta che Niall sente qualcosa morire dentro di sé. Allora annuisce piano e si scansa di lato, e lo guarda fisso mentre si infila il berretto e raggiunge il più in fretta possibile la porta d'ingresso. Sente l'eco dei suoi passi disperdersi lungo le rampe delle scale e osserva il ragazzo dalla finestra, mentre si allontana dalla palazzina sotto la pioggia, la testa incastrata tra le spalle e le guance bagnate da quelle che a primo impatto sembrerebbero lacrime, ma che in realtà sono soltanto acqua piovana. Lo segue con lo sguardo finché non sparisce oltre l'angolo, poi si lascia scivolare lungo la parete e raccoglie le ginocchia al petto per tenersi insieme e non lasciare capitombolare a terra i mille pezzi in cui si è rotto. Posa la testa contro il muro e fissa il pavimento, le lacrime che finalmente si decidono a solcare il suo viso niveo e il dolore che gli scorre sulle guance trasformato in acqua. Harry, quando rientra due ore dopo, lo trova così: le ginocchia raccolte al petto e gli occhi fissi nel vuoto, le lacrime ormai secche sulle guance e un po' più di dolore a gravare sulle proprie spalle.

 

Liam

Si chiama Sophia.
La ragazza che gli ha letteralmente rubato il cuore si chiama Sophia, anche se tutto il cuore non gliel'ha rubato: una parte di esso apparterrà sempre a Zayn. Niente e nessuno potrà mai rompere il legame che lo unisce al moro, nemmeno l'amore della sua vita. E se da una parte se ne dispiace perché non potrà mai amare Sophia quanto Sophia ama lui, dall'altra ne è felice perché amare di più comporta soffrire di più, e questo lui lo sa per esperienza. Quando il suo cuore era ancora interamente di Zayn, era stato lui quello ad amare di più, non lo augurava a nessuno, perché era una sensazione decisamente orribile. In ogni caso, da quando Sophia è piombata nella sua vita, tutto sembra avere un senso, tutto sembra chiaro e sano, a differenza del malsano sentimento che gli rodeva l'anima quando nei suoi pensieri c'era ancora Zayn.
In realtà, Sophia non è niente di speciale: è una ragazza molto semplice e schietta, con gli occhi più belli che Liam abbia mai visto e dei lunghi capelli castani. D'altro canto, però, nonostante non sia di una bellezza particolare quanto quella di Zayn, ha un carattere meraviglioso. Si accontenta di poco e non ha bisogno che delle cose essenziali per continuare a vivere. È una ragazza molto tranquilla, ma al tempo stesso divertente, e, quando è necessario, prudente e previdente. Liam pensa che sia scesa direttamente dal cielo, perché al momento è tutto ciò di cui ha bisogno. Quella ragazza è seriamente un angelo: non gli sta troppo addosso, gli lascia i suoi spazi e non chiede nient'altro che passare un po' di tempo in sua compagnia. È molto accondiscendente ed estremamente gentile, è evidente che per essere felice le basta condividere qualche istante con lui e Liam non potrebbe esserne più felice. Si sente, per la prima volta, amato e, sempre per la prima volta, necessario. Se per Zayn sarebbe sempre stato la seconda scelta, per Sophia sa che sarà la prima e non può fare a meno di esserne profondamente felice.

 

Niall

Harry si siede accanto a lui e gli carezza la guancia con un dito, percependo il suo dolore e accettando il suo silenzio. È ormai passata mezz'ora da quando è rientrato in casa ed ha trovato Niall seduto per terra, gli occhi vitrei e spenti come non li ha mai visti e le dita tremanti.
“È per Zayn, vero?” chiede finalmente, dopo quelli che paiono secoli.
Niall annuisce una sola volta, lentissimamente, poi ritorna a fissare un punto del pavimento indefinito.
“Quel ragazzo ti sta rovinando” commenta Harry, senza alcuna cattiveria. I sentimenti di affetto che ha provato per Niall si sono ormai spenti e si limitano ad una solida amicizia, le sue intenzioni non sono dunque quelle di denigrare o svalutare Zayn, ma sono soltanto il suo onesto parere. E, nonostante lo sappia, Niall lo fulmina con lo sguardo. “Sono io che sto rovinando lui.”
“Facciamo che vi state rovinando a vicenda, va bene così?” cerca un compromesso Harry. L'amico non gli risponde, ma le sue dita tremano leggermente a quelle parole.
Nasconde il viso tra le mani e il ricciolino può sentire Niall tremare sotto di esse. “Ti sei mai innamorato, Harry?”
La sua voce è soffocata, ma il ragazzo percepisce lo stesso il pianto che gli ostruisce la gola e si raccoglie in un ingente blocco che inghiotte tutte le parole.
“Sì, credo, di Louis” replica, tentennando. Niall spinge i palmi contro le palpebre e si vieta di versare anche una sola singola lacrima, poi si scopre il viso e cerca gli occhi di Harry, che accolgono i suoi come un porto sicuro rispetto al mare aperto e in tempesta in cui l'ha abbandonato Zayn poco prima.
“Allora perché tu sei felice e a me fa così male? È questo che si prova ad essere innamorati? Perché fa leggermente schifo” biascica con una risatina, tentando di fare dell'ironia. Harry sorride e gli scompiglia i capelli con affetto, regalandogli un goffo abbraccio.
“Non posso dirti che andrà tutto bene, perché tra te e lui siete due disastri ambulanti e insieme non fate una persona sana di mente, ma vedrai che il tempo allevierà tutto.”
“Non voglio che il tempo allievi tutto” lo corregge Niall, posando il capo sulla sua spalla e spostando gli occhi tristi sulla camicia che Zayn ha dimenticato sul termosifone. “Me lo merito, dopotutto. Io, che non ho mai provato uno straccio di emozione, mi merito di essere investito da tutto questo dolore.”
Prima ancora che Harry possa ribattere, si alza in piedi e si spoglia della felpa e della t-shirt, infilandosi quella di Zayn e affondando il viso nelle maniche troppo lunghe. Gli va troppo stretta sulle spalle, ma non gli interessa. È a quadri rossi, con delle rifiniture bianche e nere e Niall si sente addosso l'odore di fumo e caffè di Zayn e pensa che potrebbe morire con quella camicia addosso. La abbottona distrattamente, mentre lo sguardo di Harry lo segue vigile in ogni singolo movimento.
Se solo fosse facile togliersi Zayn dalla testa quanto sarebbe facile sfilarsi quella stupida camicia, Niall lo farebbe. Ma Zayn gli è entrato sotto pelle, si è infiltrato nella sue vene ed è sicuro che il suo sangue sia ormai contaminato dal dolore e dall'amore. Gira per la stanza a vuoto, si prepara una cioccolata in tazza, inganna il tempo facendo zapping al televisore e rigirandosi tra le dita gli auricolari. Strimpella alla chitarra mentre il fuoco arde nel camino, parallelo al suo amore che brucia nella cavità toracica del suo torso. Harry è in camera e si è ormai addormentato.

 

Zayn

Zayn colpisce un sassolino e lo segue con lo sguardo mentre quello rotola lungo il prato e con un leggero tonfo scivola in acqua, per poi annegarvi nell'arco di pochi secondi e andarsi a seppellire nel fango.
Si sfiora con un dito la cicatrice sull'indice della mano sinistra e si sforza di non pensare, perché sotto sotto sa che, se si concedesse quel lusso, finirebbe per scoppiare in lacrime al pensiero di aver abbandonato Niall in balia di se stesso. Si tira le maniche del pile sulle dita e affonda il mento dentro il colletto, inspirando l'odore di ammorbidente alla lavanda, mischiato all'odore che è solito associare a Niall. Ha più freddo del solito, ma per la prima volta riesce a percepirlo persino sotto la pelle, come se le sue stesse ossa fossero gelate e levigate dal freddo vento di gennaio. Gli tremano i denti e le labbra e può immaginarsi con le guance rosse per il freddo e gli occhi lucidi e scuri in cui le persone riuscirebbero a specchiarsi; solo sulla riva del fiume, il ponte a coprirlo dai leggeri e silenziosi fiocchi di neve e l'acqua gelida a gorgogliare ai suoi piedi. Si morde l'interno della guancia con i denti e si lascia cadere seduto sull'asfalto gelido, gli occhi fissi sull'acqua che scorre impetuosa di fronte a lui.
Non può raccontarsi a Niall come se fosse facile.
Non può aprirsi nello stesso modo in cui farebbero le pagine cedevoli di un libro particolarmente interessante.
Non può caricarlo con la valanga dei propri problemi, né scaricargli il proprio passato sulle spalle da un momento all'altro.
È certo che quando Niall saprà la verità e lo vedrà per ciò che realmente è, fuggirà.
Si allontanerà da lui, impaurito e schifato come hanno sempre fatto tutti e Zayn non vuole. Sta bene così. Sta bene senza che Niall sappia la verità sul suo conto, senza che Niall lo conosca davvero e senza che abbia la possibilità di affezionarsi a lui. Starebbe bene anche solo sapendo che esiste, che vive e che può seguirlo ovunque vada senza che il biondino non se ne accorga. O forse no. Forse non starebbe bene. Forse non è in grado di accontentarsi di quello che ha, ma al tempo stesso non riesce a creare di più. Così si ritrova bloccato in quel doloroso limbo carico di incertezze e dubbi radicati nella sua persona come organi vitali. Tormentato, si alza in piedi, deciso ad abbandonare quel luogo carico di morte e di dolore e si dirige a passi rapidi verso il proprio palazzo, la neve che si scioglie qualche minuto dopo essersi posata sul corpo caldo e gli occhi che fanno tutto fuorché tenerlo ancorato a terra.
Ovunque si volti ci sono cose che gli fanno pensare a Niall e a ciò che in quei masticati due mesi hanno condiviso; la neve gli ricorda i loro discorsi in Irlanda, le macchine e il traffico il disordine tipico del ragazzo, le luci dei lampioni i capelli dorati, le vetrine dei negozi i suoi occhi vitrei in cui era riuscito a vedere il fondo della sua anima, l'anima tormentata e divorata di una persona che non è capace di vivere senza avere una persona per cui farlo.
La propria anima, invece, è quella calpestata dai peccati e dalla colpa, dalle notti insonni e dalla violenza delle parole in grado di corrodere la pelle come lo stesso acido.
Fa freddo e Niall si è preso il suo cuore e la sua anima.
Sale le scale con una lentezza inesorabile e quando si lascia cadere sul letto sente la stanchezza accumulata di anno in anno stravolgerlo e investirlo come un treno, lasciando sul proprio corpo le strisce infuocate di due rotaie parallele e ardenti. I pensieri sfuggono al suo controllo e le dita fremono in attesa di potersi dedicare ad un nuovo dipinto in grado di distrarlo. Così, lasciandosi guidare dalle proprie mani, si alza e inizia a dedicarsi ad un nuovo lavoro.

Niall

Niall apre la porta e si ritrova davanti un ragazzo poco più grande di lui, la dentatura da cavallo e i capelli raccolti in un ciuffo castano. Lo guarda interdetto per una buona manciata di secondi, prima che la sua occhiata sia interrotta dalla voce squillante dello sconosciuto e dalla fredda aria di fine febbraio che si porta dietro.
“Abita qui Harry?” domanda con un sorriso che a Niall non sembra per nulla sentito.
Annuisce con il capo, poi aggiunge: “Chi lo cerca?”
“Nick” risponde subito il ragazzo, infilandosi le mani nelle tasche dell'impermeabile e spostando il peso da un piede all'altro. Sembra impaziente di vedere il ricciolino, così Niall senza troppe domande lo fa entrare e si affretta a svegliare l'amico.
Poi lo segue in salotto e domanda a Nick se abbia bisogno di qualcosa o voglia che gli prepari un tè. Visto il cenno di assenso alla seconda proposta, il ragazzo si avvicina ai fornelli e si accinge a preparare l'infuso, gettando qualche occhiata di sottecchi ai due, di tanto in tanto.

Harry adesso pare completamente sveglio e vigile, completamente rinsavito dallo stato di sonno profondo in cui era immerso qualche minuto prima. Niall riesce a leggere sul suo viso una vasta gamma di emozioni: sorpresa, piacere, gioia e una malcelata malinconia, forse dovuta al fatto che Nick, come sta dicendo in quel momento, è arrivato pochi giorni prima da Holmes Chapel, la città natale del ricciolino.
Quando il tè è pronto, lo porta ai due ragazzi e capisce dai loro gesti e dalla loro intesa che sono amici da parecchio. Si domanda perché Harry non gli abbia mai parlato di quel ragazzo, se è così importante quanto gli risulta agli occhi. Ascolta distrattamente la loro conversazione, gli occhi fissi fuori dalla finestra e la mente a vagare in posti diversi. Zayn lo ha lasciato soltanto da un mese e lui già sente un vuoto incolmabile nel petto, come se nel suo cuore mancasse qualcosa. Come se il moro fosse una componente assolutamente necessaria al suo cuore perché fosse completo, come se il suo organo vitale fosse fatto di tanti lego e Zayn, andandosene, ne avesse portato con sé un singolo e minuscolo pezzo, che però era bastato a far crollare l'intera costruzione. Così il suo cuore giaceva a pezzi nel suo torace, sciolto come neve al sole mentre gli colava lungo le ossa come una dolorosa e silenziosa lacrima. I fiocchi di neve si accumulavano sul davanzale così come la tristezza si incastonava i suoi occhi, mentre le parole di Harry e Nick gli scivolano addosso senza distrarlo dai suoi intricati pensieri. Si ridesta soltanto quando Harry gli annuncia che lui e Nick ordinano una pizza e poi vanno a prendersi una birra, dopotutto è sabato e il ricciolino ha la serata libera. Niall invece, ha il turno delle nove e non ne ha mezza di venire circondato da persone sconosciute e ubriache e da ragazze che flirtano spudoratamente con lui. Ma, dopotutto, non può nemmeno marcire in casa soltanto per colpa di un ragazzo. Così si alza e cerca qualcosa da mangiare, mentre si ripete incessantemente che può farcela anche senza di lui, che è sempre stato forte da solo e non ha mai avuto bisogno di nessuno e che non basterà un ragazzo per sconvolgergli l'esistenza. In fondo, lui è Niall Horan ed è famoso perché nessuno è mai riuscito a fare breccia nel suo cuore di ghiaccio.

* * *

Niall posa il bicchiere sul bancone e getta una rapida occhiata al cliente che gliel'ha domandato, soppesandolo da capo a piedi.
“Hai dei bellissimi occhi” si complimenta lo sconosciuto, tirando a sé uno sgabello e sedendosi di fronte a Niall. Le luci soffuse del locale e la musica di sottofondo lo cullano più del suo letto e si sente sul punto di cadere a terra per lo sfinimento. Ha sonno, non riesce a dormire per nulla la notte e vorrebbe solo che Zayn fosse lì con lui, al posto di quel ragazzo dagli occhi verdi che si ritrova di fronte.
“Grazie” biascica stralunato, grattandosi una guancia e lavando i bicchieri che alcuni clienti hanno abbandonato sul bancone qualche istante prima. Il ragazzo con gli occhi verdi non sembra voler desistere e Niall si sente il suo sguardo addosso come se fosse chissà quale opera d'arte. Non che la cosa lo infastidisca, ma da un po' di tempo gli unici occhi che vorrebbe addosso – e che purtroppo non ha – sono quelli di Zayn. È ridicolo come la vita ti dia tutto tranne quello che vuoi davvero.
“Ci sei mai stato al mare?” gli chiede lo sconosciuto. Niall alza gli occhi e li posa su di lui, concedendosi un'osservazione più dettagliata e raffinata. I capelli del ragazzo sono lunghi, gli coprono la fronte ma non gli ricadono sulle spalle. Ha gli zigomi estremamente sporgenti e le labbra quasi rosse quanto quelle di Harry. Distoglie lo sguardo e “No” risponde. “Non ho mai avuto abbastanza soldi.”
“Ti ci porto” annuncia dopo qualche istante il ragazzo. I suoi capelli scuri sono dello stesso colore di quelli di Zayn e lo stomaco di Niall si stringe per un secondo quando il ragazzo se ne accorge.
“Adesso?” chiede, dandogli corda giusto per distrarsi. Il moro annuisce e posa il bicchiere vuoto sul bancone, intrecciando le dita pallide e cercando i suoi occhi. Niall si concede il lusso di rivolgergli un'occhiata divertita quando il ragazzo aggiunge: “Quando stacchi?”
“Alle due” replica con voce stanca, gettando un'occhiata al suo orologio. Fortunatamente mancano soltanto venti minuti alla fine del suo turno. Sorride quando, a quella risposta, il moro incrocia le braccia sul tavolo e vi poggia sopra il mento. “Fantastico. L'attesa varrà le aspettative?” chiede con un sorriso sghembo.
Niall sorride e “Dipende dalle aspettative” ribatte divertito dalla scaltrezza del ragazzo. Asciuga un paio di bicchieri e si appoggia al bancone.
“Non molto alte in realtà” sta ammettendo il ragazzo. “Deduco dal tuo sguardo che dentro di te si nasconde un cuore spezzato. Mi sbaglio, forse?”
Niall si irrigidisce e distoglie lo sguardo, intrecciando le braccia e lasciando vagare gli occhi sui tavolini del locale, occupati da giovani universitari e trentenni che non hanno niente di meglio da fare che rifugiarsi in un bar. “No, non ti sbagli” gli concede infine Niall, tornando a concentrarsi su di lui. Il ragazzo gli sta sorridendo e sta mormorando qualcosa che Niall non riesce a capire. Gli domanda di ripeterlo.
“Quindi tutto ciò che posso aspettarmi è un rapporto carnale che non coinvolga la tua fragile anima” ripete alzando la voce. Niall ride, divertito dai vocaboli scelti dallo sconosciuto e dal buffo modo in cui sta flirtando con lui. Decide di non rispondergli e di lasciarlo con il dubbio di aver davvero accettato il suo invito.
“Mi piacciono le tue labbra” annuncia fiero il ragazzo, posandovi sopra gli occhi e osservandole attentamente. Niall si ritrae leggermente e vi passa la lingua sopra, permettendo al ragazzo di notare il luccichio della saliva che le bagna. In realtà lo diverte parecchio mettersi in mostra con il moro, si sente in qualche modo apprezzato per davvero. “Grazie” mormora infine, facendo cadere i propri occhi nei suoi. Brillano quasi quanto quelli di Zayn. Cerca di non pensarci, mentre il ragazzo ridacchia e “Sai dire solo grazie?” si informa, e sembra sinceramente interessato. Niall sorride e si allontana da lui per servire un gruppetto di quindicenni che pendono dalle sue labbra e, ne è più che certo, schiamazzano non appena volta loro le spalle. “Non vendiamo alcolici ai minori” commenta, per poi ridere quando una delle ragazze comincia a civettare con lui e a pregarlo. “Avete un documento? No, quindi fuori di qui” scandisce, e si diverte a seguirle con lo sguardo mentre si fingono ubriache. La voce del moro gli rimbomba piacevolmente nelle orecchie quando “Sei crudele” commenta. “Potevi accontentarle.”
Niall fa spallucce e sparisce sul retro, iniziando a spogliarsi della divisa, lasciando che a chiudere siano Lisa e un nuovo ragazzo esile ed imbranato. Si sta togliendo la maglietta con la scritta del bar, quando delle dita calde gli accarezzano la schiena nuda e gli percorrono lentamente tutta la colonna vertebrale. Rabbrividisce al pensiero che quelle mani rilasciano lo stesso calore delle mani tiepide di Zayn, poi serra gli occhi e li riapre, voltandosi verso il ragazzo. È sempre lui, che sembra deciso a non mollarlo per un istante. “Qualcuno ha mai contato i tuoi nei?” gli domanda piano. Niall sbuffa divertito e allunga una mano nel buio, cercando il suo viso. “Che razza di domanda è?” sussurra con un sorriso sulle labbra. Trova la guancia del ragazzo e la accarezza piano, sentendo la barba di pochi giorni fare attrito sotto i propri polpastrelli.
Il ragazzo scrolla le spalle e “Volevo solo sapere” chiarisce sulla difensiva, inclinando il capo e scaricando il peso sulla mano di Niall. Poi il biondo, senza pensarci, si sporge in avanti e lo bacia. Il ragazzo non si sottrae, ma non si fa coinvolgere nemmeno troppo, si limita a rispondere al suo bacio e ad aprire la bocca quando la lingua di Niall gli sfiora le labbra. Si baciano per qualche istante, le dita di Niall serrate sulla camicia nera che indossa il ragazzo e le braccia di quest'ultimo abbandonate lungo i fianchi stretti. Il sapore di vodka e sigaretta invade la bocca del biondo ricordandogli l'ultima volta in cui ha baciato Zayn, più di un mese prima. Le labbra del ragazzo dagli occhi versi sono morbide, ma Niall non riuscirebbe a mai a preferirle a quelle screpolate di Zayn, così come non riuscirebbe a sostituire le sue mani bollenti con quelle tiepide dello sconosciuto. Proprio mentre lo pensa, una mano del ragazzo si posa sulle sue labbra e lo blocca.
“Ho promesso che ti avrei portato al mare” mormora solo come spiegazione, prima di ordinargli di vestirsi e di seguirlo in macchina.
Niall sorride amaramente, poi lo segue.

* * *

Non sa quanti chilometri abbiano fatto, sa solo che quando scendono dalla macchina di Finn – così si chiama il ragazzo – è quasi l'alba e il cielo si è schiarito. Sono appoggiati contro un muretto in pietra e guardano entrambi l'oceano freddo e agitato. Niall tiene una sigaretta stretta tra le labbra e le mani infilate sotto le ascelle per ripararle dal vento gelido che si infila sotto i vestiti e lo fa rabbrividire.
I capelli di Finn sono un unico groviglio spettinato e Niall non riesce a reprimere l'impulso di allungare un braccio e infilarglieli dietro le orecchie, per poi osservarlo attentamente. Indossa soltanto una camicia nera e un paio di pantaloni aderenti dello stesso colore. Ai piedi ha degli stivaletti, sempre neri, simili a quelli che è solito indossare Harry. Niall pensa che, tutto sommato, sia un bel ragazzo. Affascinante forse sarebbe l'aggettivo più adeguato. Espira, poi si morde le labbra mentre regge la sigaretta tra l'indice e il medio e lascia che gli occhi tristi vaghino sull'acqua in tempesta.
“Niall” lo chiama dopo un po' Finn, inclinando il capo e cercando il suo sguardo.
“Mh?” mormora per tutta risposta, finendo la sigaretta e spegnendola contro il muretto, prima di issarcisi sopra facendo leva con le braccia.
“Mi chiedevo se potessi scrivere di te” dice schietto, trapassandolo con lo sguardo e facendolo rabbrividire. Si sente come se si fosse appena immerso nell'acqua gelata e, una volta uscito, l'avesse accolto un vento ancora più gelido.
“Tu scrivi?”
“Sì”
“Che cosa?”
“Un po' di tutto” spiega con voce piatta, gli occhi sempre fissi nei suoi.
“Fa' come ti pare” gli concede come responso il biondino, riportando lo sguardo verso l'orizzonte e immergendosi con il pensiero nelle onde furiose del mare. Trasale quando Finn posa una mano sulla sua e inizia a giocherellarci distrattamente.
“La tua sofferenza è così evidente, Niall, che mi chiedono come possano le altre persone non rendersene conto. Di certo tu sei molto bravo a fingere, ma per non notare uno sconforto così grande bisognerebbe essere ciechi.”
Niall sospira, piacevolmente colpito, prima di ribattere: “Le persone vedono solo quello che vogliono vedere.”
A quelle poche parole, Finn stringe le proprie dita intorno alle sue e Niall scopre che farsi toccare da lui è piuttosto piacevole, così lo lascia fare e non si sottrae a quel contatto. Anzi, a dire il vero, stringe la presa sulla sua mano e lo conduce nuovamente alla macchina, dove Finn lo segue senza proferire una parola. Gli chiede di aprire lo sportello e di farlo entrare. Ha freddo. Si siede sui sedili posteriori, prima di tirare verso di sé il ragazzo e di chiudere la portiera alle sue spalle. Lo guarda per qualche istante, poi si avvicina con prudenza al suo viso e lo bacia piano, incerto e con la paura di essere allontanato come è successo poche ore prima. Questa volta, però, Finn lo attira a sé e infila le dita tra i suoi capelli biondi, rispondendo a quel bacio timido e spingendo il ragazzo all'indietro. Passano svariati minuti, prima che Niall inizi a sbottonargli la camicia con frenesia per scoprire la pelle pallida e nivea del ragazzo. Lo guarda per un attimo e non riesce a togliersi di testa l'idea che sia uno dei più bei ragazzi che abbia mai visto, così perso e distratto, ma al tempo stesso presente e vivo. Sente le dita esperte di Finn armeggiare con il suo cappotto, per poi sfilarglielo e gettarlo sul tappetino insieme alla sua felpa e alla sua maglia. Si lascia maneggiare da lui e un gemito gli sfugge dalle labbra quando il ragazzo fa scendere la mano tra le sue gambe e inizia a giocherellare con il bottone dei suoi skinny jeans, per poi spogliarlo di questi ultimi con pochi e veloci movimenti. Si guardano per un momento negli occhi, prima che le labbra di Niall si accaniscano su quelle dell'altro e le sue mani inizino a sfilargli i pantaloni con foga. Si ritrovano in boxer, Finn a cavalcioni sul biondino, alcune ciocche di capelli sul viso e troppe parole non dette nascoste negli occhi.
A Niall ricorda così tanto Zayn.

 

 

 




-

 

Cosa ci faccio qui dopo sei mesi? Non lo so nemmeno io, onestamente.
Ho deciso di finire questa benedetta storia, a cui mancano ormai soltanto sei capitoli.
Alla fine, anche se non ho la password dell'email, non ho cancellato l'account perché, a quanto pare, lo posso usare lo stesso (che gioia). Quindi ho deciso che era ora di darsi una mossa e di rispolverare questa storia.
Come avrete visto, ho pubblicato una os verde e una raccolta di falshfic, ma non sono nulla di che. La verità è che avevo abbandonato questa storia perché a fine marzo ho iniziato a concentrarmi su una os in cui Zayn è Ludwig II e di cui sono a pagina – udite udite – ventotto.
Il prossimo lavoro che vederete pubblicato sarà una os (sempre ziall) in cui Zayn è un modello e Niall ha un figlio ed è sposato, mi manca poco per concluderla e spero che qualcuno di voi la leggerà?
Poi, durante le vacanze di Natale, posterò quella su Ludwig II e intanto cercherò di continuare questa storia e in contemporanea la larry che ho su questo account e la larry-ziall sul mio nuovo account (bicaholic).
Detto questo, passiamo al capitolo. L'ho scritto questo weekend in preda ad una profonda depressione perciò non tiratemi pomodori virtuali, grazie. Non mi piace moltissimo ed ero davvero poco ispirata per il pov di Liam (credo si sia notato dalla brevità di quest'ultimo).
Comunque, la parte che ho preferito scrivere è in assoluto la scena in cui Zayn e Niall litigano perché boh sono sadica e mi diverto a soffrire. È anche l'unica scena che mi piace. Finn l'ho infilato nella storia perché era necessario, ma non preoccupatevi perché è assolutamente innocuo e poi io lo adoro.
Bene, detto questo, spero di riuscire ad aggiornare presto.
Ah e volevo ringraziare tutte le persone che continuano a seguire la storia e che su twitter mi hanno chiesto quando l'avrei continuata e che mi hanno fatto i complimenti perché, davvero, mi fa molto piacere. Siete così gentili, uff.
Spero che il capitolo non vi abbia deluse.

Bacini, Giuls

:) xx

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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