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Autore: KH4    01/09/2014    2 recensioni
Un titolo semplice per una raccolta di quattro one-shot con le coppie AstralxYuna e VectorxYuna come protagoniste, di cui una quinta che decreterà il finale con la coppia da voi più amata.
N.b: Gender Bender/ Triangolo/ OOC.
 
1)Love. (Keyshipping.)
2)Disdain. (Negativeshipping.)
3)Fear. (Keyshipping.)
4)Madness. (Negativeshipping.)
5)Kindness. (Negativeshipping.)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Asutoraru /Astral, Bekuta/Vector, Yuma/Yuma
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
Capitoli:
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Fear.
/Corruption./
 
 
 
Tu e io siamo una cosa sola.
Non posso farti del male senza ferirmi.
(Gandhi).
 


La camera 371 dell’ospedale centrale di Heartland City era piccola e di arredamento consono, con una finestra rivolta ai grandi grattacieli che si sfidavano a vicenda per toccare il cielo. Un velo bluastro pezzato d’ombre scure occultava le pareti color crema, contrapponendosi al tenue alone lunare insinuatosi fra gli spiragli delle tende leggermente scostate ai lati. Una penombra dove ogni oggetto sostava in perfetta immobilità.
 
Dal corridoio si udivano voci in sottofondo, passi irregolari, ruote di carrozzine che cigolavano e lo scorrere delle porte automatiche che dividevano un reparto da un altro. Benché l’ora fosse tarda, l’edificio in sé ancora lavorava instancabile, tenendosi a distanza da ogni possibile forma di riposo.
Astral avrebbe chiuso la porta seduta stante purché il silenzio che si anteponeva a tali rumori prevalesse e nessun genere d'illuminazione troppo intensa interferisse con l’ombrosità della stanza, ma in caso di emergenza era strettamente necessario che non vi fosse alcun tipo di impedimento a ostacolare l’intervento dei medici, perciò si limitò a tornare al suo posto, scoccando un socchiuso sguardo bicromatico all’occupante della camera.  
 
Yuna era adagiata sull’unico letto presente, avvolta fino al petto da un paio di lenzuoli leggeri che lasciavano ben a vedere il camice di lino bianco a mezze maniche messole nonostante l’incoscienza, assopita in un sonno profondo da quasi una settimana e che il Numero Originale non osava interrompere per quanto un simile dilungamento lo stesse inquietando non poco. Le fasciature applicate alle tempie, al braccio sinistro, al collo esile e in altre parti non visibili – per non parlare dello statico pallore espanso fino alle labbra - fungevano da ammonimento a qualsiasi tentativo da parte di estranei di destarla bruscamente. Una raccomandazione data dallo stesso medico che si era occupato di stabilizzare le condizioni della ragazza prima che parenti e amici si ammassassero nel suo studio col cuore in gola, e che Astral, più di tutti, aveva deciso di rispettare con la ferma decisione di non rientrare nella Chiave dell’Imperatore. 

Un’insulsità rispetto a quanto Yuna invece si era sobbarcata senza ripensamenti, arrivando a nascondere ferite fresche e cicatrici riapertesi per il non essere state curate adeguatamente pur di non abbandonarlo nel momento del bisogno.

Il respiro appena percettibile dal torace che lentamente si alzava e abbassava, un sussurro sempre in procinto di spegnersi da un momento all’altro…
L’ago della flebo infilato sotto la pelle dell’avambraccio che ne curava il corpo sfibrato…
I lunghi fili d’ebano sparsi sul cuscino insieme a quella manciata di ciocche dello stesso colore dei suoi occhi, chiusi da un tempo che Astral più volte aveva paragonato all’infinito…
Le braccia piegate con le mani intrecciate e appoggiate in grembo…
Le lunghe ciglia nere che ogni tanto tremolavano impercettibilmente…
 
Dettagli che aveva impresso nella sua memoria vegliandola senza sosta, ascoltandone il lento battito cardiaco quando decideva di appoggiare l’orecchio sul suo torace per verificarne la presenza. Il timore che più incupiva l’iride cerulea e quella intrisa di luce, era che lo spirito di lei si fosse allontanato troppo, andatosi a perdere in luoghi dove la sua voce non poteva giungere; anche affermando più e più volte che il loro era un lavoro di squadra, mai Astral aveva realmente compreso che quel lottare insieme, i ruoli spartiti, erano di peso impari. E sempre mai avrebbe voluto che fosse un avversario spietato come Mizael a renderlo cosciente di tale frustrazione e del sentimento che ne dipingeva il volto etereo d’ansiosa angoscia per quella figurina inerme da cui gli era diventato impossibile staccarsi.
 
La schiacciante superiorità del Maestro dei Draghi trillava come un incubo ricorrente e maligno, radicatosi nella mente di Yuna prima ancora che questo venisse a cercarla. Non c’era stata equità o speranza, solo una cruda realtà dei fatti investita di un potere preminente a qualsiasi loro aspettativa. Frammenti disconnessi, sequenze offuscate dalla frenesia incontrollabile che toccavano l’apice dell’insopportabilità col ricordo di Yuna che si schiantava a terra dopo essersi messa sulla strada di 107, la zanna nera rivolta a lui e l’eco crepitante del campo sfera che le infliggeva ulteriore sofferenza prima di sbalzarla fuori.
 
- Perdonami. - Un sussurro inudibile, porto con amara sincerità espressa nell’unico desiderio di vederne le labbra morbide piegarsi in quel sorriso che tutto perdonava. L’immagine di lei, vivida e indelebile, accasciata a terra come una bambola rotta per aver voluto proteggerlo, lo tormentava sino a contorcerne i lineamenti per il dispiacere.
 
Le si affiancò come già aveva fatto molte volte, quando scorgeva la fronte corrugarsi e il lento respirare divenire un mugugno doloroso, accarezzandone la guancia tiepida sino a discendere verso l’incavo del collo, dove fece capolino una debole palpitazione.
Come? Come aveva potuto permettere che accadesse? L’aveva quasi persa, senza che avesse potuto fare qualcosa di più che guardarne il corpo immobile dopo lo spaventoso schianto al suolo. Nessuna memoria meritava d’essere riottenuta pagando un prezzo così alto.
 
Avrebbe scambiato tutti i ricordi recuperati purché quei limpidi specchi rossi di indubbia rarità lo salutassero, ma sapeva di pretendere troppo, che era ingiusto e sbagliato quanto l’averla trascinata in mezzo a tante battaglie. Non era stato in grado di fare niente. Di difendersi, anzi, di difenderla, come invece avrebbe da sempre dovuto fare.
 
- Starai bene, te lo prometto. – Le cullò i capelli scostandone i ciuffi con tocco delicato, regalandole uno di quei sorrisi che lei era sempre felice di vedere - Mi prenderò io cura di te. –
Ma davvero? -
 
Astral alzò la testa di scatto, voltandosi prima verso la finestra e poi girandosi a perlustrare tutti gli angoli senza trovarvi null’altro che il vuoto dell’intera stanza. Ancor prima di pensare, lo scenario cambiò sotto i suoi occhi: alle pareti buie se ne sostituirono altre, metallizzate e dai riflessi dorati, dove pile di ingranaggi giravano a velocità diversificate, creando piani e torri pieni di piccole incavature rettangolari. Il pavimento svanì e un venticello giunto da chissà quale direzione soffiò fra i suoi capelli azzurrini smuovendone le punte arricciate.
 
- E’ l’interno della Chiave. – Impossibile non riconoscere la propria casa e i tondi lumi che svolazzavano pigramente – Come…? -
Perché non provi a girarti? -
 
Di nuovo quella voce. Profonda, sospetta nella sua placidità, e così vicina da avvertirne il gelido respiro alitargli sulla schiena. Lo aveva attirato dentro la Chiave dell’Imperatore senza che fosse lui a volerlo.
 
Alla tua destra, idiota. –
 
Un fugace movimento successivo a quello scherno spinse il Messaggero Astrale a girarsi prontamente verso la direzione suggerita, lasciando che l’immagine cristallina rimbalzasse sulle molteplici superfici lucenti. L’enorme relitto arenato su una distesa sabbiosa che si espandeva in lungo e in largo serbava ancora molti segreti - fra cui la sua stessa funzione -, enigmi che Astral non poteva districare unicamente da sé senza che qualche evento fortuito gli venisse incontro.
 
Quel che vide ne immobilizzò il corpo fluttuante, smussandone la compostezza con banale sussulto.
 
Vide se stesso sorridergli, la bocca piegata in un largo ghigno anomalo appena socchiuso che non poteva in alcuna maniera appartenergli. Un suo riflesso imprigionato dentro quattro pareti metalliche, contorto, dallo sguardo affilato e pezzato di macchie nere che enfatizzavano lo spaventoso rimpicciolimento delle pupille. Il corpo, insolitamente allungato e con le stesse gemme smeraldine presenti sul suo, era frastagliato da ombre liquide che gorgogliavano al suo interno con colori cangianti, scontrandosi col candore rimasto nel tentativo di corroderne le ultime scintille pure.
 
- Chi sei? Come hai fatto ad arrivare fin qui? –
 
La domanda scivolò sulla sua lingua con tremito frettoloso, una reazione di cui lo stesso Numero Originale si stupì e che non raccolse altro che un silenzio beffardo. Non era Black Mist quello che stava fluttuando d’innanzi ai suoi occhi, che lo osservava interessato con i lineamenti infiammati di un rosso ben combaciante alla sua aura sporca; il suo Doppelganger oscuro vantava un’infimità irriducibile quanto la sua costanza a utilizzare trucchi meschini pur di vincere qualsiasi battaglia, mentre quel...Qualunque cosa fosse esattamente era diverso. Un’esistenza appena nata, partorita dalla corruzione trasudante dalla stessa scheletricità fisica che ne copriva le dita sottili, danzando sinuosamente con movimenti ipnotici.
 
Sembri quasi umano, sai? – Gli si rivolse questa, inclinando la testa sulla sinistra con le braccia conserte– A furia di trascorrere il tuo tempo con gli abitanti di questo pianeta, hai finito per diventare esattamente come loro. Ti manca solo un vero corpo per completare l’opera. – Strano, ma vero, la creatura parve compiaciuta di ciò - Dimmi, come ci si sente a provare emozioni? – Gli domandò subito dopo, incuriosito - Sai, gioire davanti a un lieto evento, rammaricarsi per una brutta notizia…Cose di questo genere.
- Chi sei? -
 
Astral glielo chiese ancora, più fermo di prima, ma senza che quel sensibile turbamento smettesse di ronzargli attorno. Non si stava confrontando con un guscio colmo di malvagità munito di finta autonomia o con un inganno giocatogli dalla stanchezza per l’essere stato troppo fuori dalla Chiave dell’Imperatore, ma con una coscienza viva e sveglia, inspiegabilmente affine con la sua, che cercò di negare nonostante gli fosse già stato impossibile sin dal primo sguardo.
 
Chi sono io? Oh, ma dovresti saperlo meglio di chiunque altro, Astral –, ridacchiò divertito l'intruso - Sei stato tu a crearmi, a plasmarmi. Con tutti gli scarti di quell’umanità che hai accettato solo per metà.
- Di cosa stai parlando? –
 
Vorrebbe non aver capito, ma recepire ogni parola e attribuire a essa la giusta importanza era un gesto metodico a cui il Numero Originale si era sempre appellato per imparare quanto non conosceva.
 
Io…Sono la rabbia che cerchi di nascondere dietro il tuo ridicolo sguardo pacato -, riprese suadente l’essere - L’ansia che monta nel profondo del tuo animo e ne gratta via il coraggio, il sussurro che ti ossessiona quando non hai risposte alle tue domande, i sibili velenosi che vorresti rivolgere ai tuoi nemici per spaventarli, il desiderio di vincere a qualunque prezzo… - Lì, per quanto impossibile che fosse, il suo sorriso si ampliò fino a coprirne il viso con espressione folle – Io sono Te.
 
Improvvisamente lo stridere dei meccanismi perse vigore, riducendosi a un cigolio facilmente ignorabile. L’eco di un mare inesistente soffiò freddo fra gli anfratti del marchingegno, andando a insinuarsi nella caparbia risolutezza appena crepatasi dell’astrale. Diceva il vero, quel riflesso macchiato d’oscurità, il solidificarsi dell’invisibile comunanza fra le loro coscienze negò qualsiasi falsità a suo carico; non esisteva persona, oggetto o spazio che nascesse senza una controparte a completarne l’esistenza e, refrattarietà a parte, Astral udì il risonare del suo spirito col minuscolo pezzo andato a creare l’abominio che tanto si stava divertendo a volteggiare a testa in giù.
 
Ma questo non significava niente. Lui era lui, e la ragione che più di tutte lo testimoniava lo aspettava fuori dalla Chiave, lasciata sola e scoperta a qualsiasi attacco.
 
- Se pensi che mi lasci raggirare tanto facilmente ti sbagli -, esordì lui – Può anche darsi che tu sia parte di me, ma non sei me. -
Credi pure a ciò che più ti aggrada: rimane comunque qualcosa che presto o tardi dovrai affrontare -, replicò noncurante l’altro, continuando a roteare diagonalmente – Ma considerando l’obiettivo che ci unisce, pensavo avresti mostrato più condiscendenza. -
- Non ho ragioni che mi accomunino a te. –
Ne sei certo? E che mi dici di Yuna?
 
Bastò il nome di lei pronunciato con melliflua velenosità e schiocco acuminato a impietrirlo, la debolezza al tempo stesso forza che sempre lo aveva trattato con umana gentilezza e sostenuto in tutti duelli combattuti.
 
- Lasciala fuori -, ordinò perentorio il Numero Originale, i pugni serrati e le nocche sbiancate per il forte stringere - Qualunque cosa tu abbia in mente puoi vedertela con me, ma lascia fuori Yuna. –
Uh uh! Parli come se volessi farle qualcosa, quando invece ci hai già pensato tu e senza muovere mezzo dito.
- Cosa? – Il duellante rischiò di vacillare - Tu come…? –
Ma te l’ho detto, Astral: io sono te -, ripeté serafica la creatura – I tuoi occhi, la tua mente…Ogni cosa. Con la differenza che io ho accettato tutto di me stesso. – A guardarne le fiamme oscure frastagliate di colori carmini pareva che avesse accettato solo il male, l’empietà che non conosceva amnistie o seconde possibilità.
- Spiegati. –
Tutto a suo tempo, amico mio. - L’essere si abbandonò a un leggero sghignazzo prima di tornare a testa in su – Ora, veniamo a noi: che cosa desideri? -
 
L’insensatezza di quella domanda sorprese l’astrale, guardingo e con gli occhi muniti di quanta più affilatezza potesse permettersi.
 
Non rispondi? Guarda che è anche per il bene di Yuna, soprattutto per il suo -, calcò innocente e con la fronte alzata. 
- Ti ho detto di lasciarla fuori da questa faccenda. – Il fatto che quell’essere volesse mettere in mezzo la ragazza era buono soltanto a fargli dubitare di qualsiasi suo proposito.
Calma, Astral, calma: per chi mi hai preso? – L’altro alzò le mani in segno di resa, ammorbidendo la voce - Non sono un tuo nemico, al contrario: voglio offrirti l’occasione di cambiare le carte in tavola, ma per farlo devo essere certo delle tue intenzioni, perciò ti ripropongo la domanda. Cos’è che desideri? Bada che non puoi mentire, me ne accorgerei subito. -
 
Il suddetto abbassò il mento, lo sguardo momentaneamente perso nel vuoto sottostante, dove innumerevoli piattaforme lasciavano scoperto il centro. Cosa desiderava? Quell’abominio lo sapeva fin troppo bene: il malsano intreccio che univa la sua coscienza a quella del suo corrispondente cristallino altro non era che il simbolo per eccellenza di quella crescita simbiotica giunta al suo ultimo stadio. Non poteva nascondergli nulla, Astral, agire con pensiero diverso dal suo o sigillarlo come per un solo istante aveva pensato di fare. Doveva solo rispondere alla sua domanda, bearlo di quelle intenzioni che lui stesso condivideva e che pressavano il Numero Originale con mano pesante.
Su ognuna d’esse c’era il volto di Yuna, sorridente, amareggiato, pronto alla sfida, o in quel caso prigioniero di un sonno indeterminato. Non era la prima volta che a fine duello lui dovesse rientrare per un breve periodo nella Chiave e che lei tornasse a casa con qualche sbucciatura, ma dall’arrivo dei Bariani l’intera faccenda era diventata un serio problema agli occhi di Astral, che in più di un’occasione era stato costretto a lasciar sola l’amica e a constatare, a tarda notte, mentre l’osservava dormire, che sarebbe sempre andata peggio. I duelli con quei guerrieri erano violenti, senza respiro e con il campo sfera a incidere sulla sua essenza, Yuna si era addossata la responsabilità di combattere per entrambi, subendo anche il dolore diretto a lui per proteggerne la vita. Che cosa desiderava, gli aveva chiesto quella parte d’empia luminosità?
 
Prendere il suo posto, duellare come lei faceva per lui.
Avere un corpo umano e proteggerla.
Smettere di negare a se stesso che la amava anziché impuntarsi sull’idea che fosse una specie di sorellina.
Ripagare con la stessa moneta chiunque provasse anche soltanto ad approfittare della sua generosità.
Far sì che quegli occhi rubinescenti guardassero lui e lui soltan…
 
- No! – Astral spalancò gli occhi boccheggiando, i polmoni rigonfiatisi troppo frettolosamente dopo essere stati compressi fino al limite consentito – Non così… -
“Non così” cosa, Astral? Stavi andando bene. – L’essere sbuffò, schioccandogli un’occhiata annoiata e delusa – Eri sincero. -
- Ti…Ti sbagli -, replicò ansimante lui – Io non sono… Non potrei mai essere… –
Possessivo? Crudele? Oh, sì che lo sei: quando si gioca a voler fare l’essere umano è una delle regole fondamentali. O tutto o niente. -
 
Il Numero Originale impiegò le poche forze non prosciugate per planare verso la piattaforma più vicina e appoggiarvici sopra con i palmi e le ginocchia. Annaspò ancora, gli occhi chiusi e un sempre più benefico senso di svuotamento a rinvigorire l’aura luminescente che per qualche istante si era indebolita. Non riuscì a elaborare quanto successo, non subito come invece avrebbe voluto, la testa girava imperterrita senza che potesse fermarla da sé, ma mai gli era capitato di patire una simile sofferenza fisica e al tempo stesso di sentirsi libero.
 
Mente e cuore stavano lavorando in sintonia quando tutto aveva cominciato ad appesantirsi. Il pensiero di Yuna e il suo volerle bene avevano chiamato a raccolta ogni istante trascorso insieme, una catena preziosa che intrecciava i loro volti a quelli di amici altrettanto inestimabili. L’incrinatura era dipartita da lì, forandogli la pelle del corpo trasparente e lasciando che qualcosa in lui si disperdesse.
Quante volte era capitato che i duelli fossero più pericolosi e infimi di quanto avesse immaginato? Quante volte era stato ad un passo dallo svanire nell’oblio? No, ciò non era di importanza rilevante, non da quando si era accorto di provare fastidio quando era Shark e non lui, a beneficiare dell’attenzione di Yuna o di non essere più tanto indifferente quando l’altruismo della ragazza permetteva ai suoi avversari di ferirla maggiormente. Minuscole consapevolezze improvvisamente ingigantitesi che ne avevano stordito l’ego, afferrato e fatto fluire al suo interno liquide note di aggressività mai sperimentata laddove era nascosto quell’unico desiderio scintillante di sinistrosità che era quasi riuscito a soffocarlo con l’inebriante sensazione di potere che aveva distintamente percepito vibrare sotto la cute.
 
Scosse ancora il capo, serrando la mascella con la punta delle dita a premere sul metallo freddo. Una simile mostruosità non poteva appartenergli e sebbene fosse stato per pochi attimi, la sua anima era entrata in risonanza con quella dell’essere, che aveva ampiamente sorriso al vederlo ridotto in quello stato. Visibili residuati erano rimasti attaccati al suo braccio sotto forma di solide scaglie nerastre, inceneritesi al primo contatto.
 
- Ti ho sentito. Eri qui con me. – Fu tutto quello che gli riuscì a dire, a realizzare con abbastanza fiato da esprimerlo. Guardò l’altro dare mostra di una sogghignante chiostra aguzza sporgente da sotto le labbra macchiate di nero – Ma che il tuo sia stato un tentativo di assorbirmi o di evadere, voglio avvisarti che qui dentro non hai alcun potere di valida efficacia. E’ già molto che tu sia riuscito a manifestarti. -
 
L’altro sghignazzò ancora sommessamente, troppo assuefatto dallo scrutare il Numero Originale con occhi che non fossero carichi di sadico divertimento. A quanto pareva, la sua controparte era più coriacea del necessario.

- Ti è proprio difficile rivolgerti a me senza considerarmi un nemico, vero? – Sospirò quest’ultimo, scuotendo la testa in debole cenno negativo - Non hai nulla da temere da me, Astral: quello che ti ho fatto provare era solo un piccolo assaggio di ciò che potresti ottenere con il mio aiuto. Non mi interessa affatto assorbirti come brama Black Mist, non ho questa esigenza -, dichiarò – Come ti ho già spiegato, voglio darti la possibilità di essere completo, di avere il pieno controllo di te stesso e usufruire di tutte le abilità di cui ignori perfino l’esistenza. –
- A discapito di persone innocenti -, replicò lui, rialzandosi.
-E non ti sembra un prezzo più che ragionevole? Non negare quel che già sai: sei debole -, infierì l’essere – Inferiore a me.
 
Al suono gutturale scaturito dalla sua gola seguì uno stridere di pareti che raggelò l’ambiente circostante. La Chiave fremette, colpita nelle sue viscere vulnerabili come fosse stata composta di parti organiche, accartocciandosi su se stessa e stoppando definitivamente i pochi ingranaggi in funzione. Astral, che non aveva mai perso di vista la sua controparte, percepì il pericolo incalzare notevolmente al coglierne la malignità frastagliata di sfumature violacee liquefarsi e riversarsi al dì fuori del riquadro dentro cui era rinchiusa, ma il suo stendere il braccio in avanti con l’intento di fermarne l’avanzata non scatenò nient’altro che un’ilarità maggiore nel secondo.
 
Nei sei così sicuro? –
 
Quel sussurro gli trapassò la mente da parte a parte spingendo il cuore a raggomitolarsi con singhiozzo dolente. Un avvertimento recepito con un secondo di ritardo e che gli fece riprendere i sensi ai piedi di una parente lontana con gli arti in preda a un’ustione interna. Si ritrovò a boccheggiare nuovamente, lo sguardo bicromatico sfuocato e ogni fibra del suo essere a palpitare per quel pericolo che tranquillo gli si avvicinò, lasciandosi alle spalle una scia oleosa dipartita dalla gabbia aperta con scoppio irruento.
 
La gola gli fu afferrata con forza, stretta con dita munite d’unghie affilate che lo sbatterono con forza contro il muro, tenendolo sollevato da terra.
 
Puoi dire e fare quello che più ti aggrada, Astral, ma sappiamo entrambi che stai scappando da qualcosa che invece potrebbe darti tutto quello che desideri. I sentimenti che ora ritieni tanto importanti, la tua ragione di essere…Uh uh! Spalancò la bocca e lasciò uscire una risata ancor più spaventosa delle precedenti – Povero il mio sciocco…Credi sul serio di potermi reprimere o sigillare come se niente fosse?!? Io sono te, idiota, mettitelo bene in testa! Tutto quello che provi o che nascondi, continuerà a farmi crescere, a rinvigorirmi più di quanto non abbia già fatto. Più mi negherai e più io diventerò forte e, credimi, amico mio: quando capirai che lasciar scorrere la collera da più soddisfazione anziché trattenerla, che odiare giova all’anima, io sarò li per te. Pensa a Yuna -, gli sibilò velenoso all’orecchio L’avresti per te esattamente come immagini nel tuo cuore. O preferiresti piangere sul suo cadavere pur di mantenere la tua integrità?  –
 
E di nuovo, scoppiò a ridere d’isteria malsana, lasciando che gli strilli assordanti schiacciassero Astral e il suo contrastare i dubbi e i timori insinuatisi subdolamente. Le mani strette al polso della creatura non riuscivano ad allentarne la presa d’acciaio, ma era l’anima dilaniata dall’impotenza a combattere la vera battaglia. Era consapevole, adesso, detentore di una scomoda realtà che aveva dato forma a un incubo in continua ascesa.
 
Astral…Astral…!
 
Al culmine di quel lento sprofondare, un piccolo lampo si fece largo fra le ombre e ne ridestò la volontà quasi soggiogata. La riconobbe quella voce, benché appena udibile, e aggrapparsene fece accadere l’inspiegabile: la morsa sulla sua carotine svanì al dissiparsi delle tenebre in pulviscoli cenerini, ripulendo il cielo illune e restituendo alla Chiave il proprio vigore.
 
- Astral? –
 
Il duellante batté le palpebre un paio di volte prima di sfiorare con la mano destra la trachea rigonfia d’aria e rendersi conto di essere finito nel mezzo di uno dei tanti corridoi dell’Astronave, ma a stento trattenne l’incredulità quando, voltandosi, vide chi c’era lì con lui.
 
- Yuna. –
 
Il nome gli uscì col timore che potesse essere solo frutto della sua immaginazione, ma lei era lì, a giusto un paio di metri da lui, viva. Una mano era appoggiata alla parete per sorreggere il peso di due gambe che, di collaborare, avevano pochissima voglia, mentre l’altra ondeggiava lungo il fianco. Barcollava appena, affaticata, con la testa che minacciava di ciondolare in avanti se non fosse stato per l’osso del collo e la cocciutaggine a tenerla issata quel tanto che bastava per guardare l’amico.
 
- Finalmente… - Lei gli sorrise, stanca, ma visibilmente grata della sua presenza – Ti ho… - La frase venne lasciata a metà da un sussulto che uscì improvvisamente al percepire un piacevole tepore avvolgerle la schiena e affondare le dita nei capelli - A…Astral? –
 
La stava abbracciando. Per la prima volta da quando lo conosceva, la corvina riuscì ad avvertire la corporeità dell’amico scontrarsi con la sua, in un gesto istintivo che la lasciò muta.
 
- Non hai idea di quanto tu mi abbia fatto preoccupare -, proruppe lui col cuore a mille per via di quel miscuglio di rabbia e sollievo che alternava le due emozioni con adrenalinica agitazione.
- S-Scusami… -, le rispose flebile lei, espirando – Non… -
- Lascia stare -, tagliò corto lui, distanziandosi appena per poterla vedere in viso – Stai bene? Come sei arrivata qui? –
- Ho sentito la tua voce… -, mormorò spaesata. Gli occhi socchiusi mostravano due iridi opache e assonnate – Ho tentato di risponderti, ma tu non mi sentivi e io…Ho pensato avessi bisogno di me e mi sono messa a camminare…C’era qualcuno con te? -
 
Il saggiare il calore umano di Yuna, la morbida e piacevole sensazione di poterla stringere come sempre gli era stato impedito di fare si incrinò a quel quesito. Aveva quasi creduto che fosse stato tutto un orribile sogno, Astral, e avrebbe continuato a crederlo se la razionalità in lui non fosse prevalsa insieme all’indolenzimento alla base del collo, regalatogli dai segni sensibili al tatto lasciati da quelle unghie appuntite. Rammentare ogni parola lanciatagli servì solo ad acuire l’amarezza che nuovamente trasparì dai suoi occhi alla vista di tutte le bende che fasciavano la ragazza da capo a collo. Quella che aveva vicino era la sua anima, che versava nelle stesse condizioni del suo corpo.
 
- No, non preoccuparti –, scosse il capo – Ci siamo solo io e te. –
 
Mai avrebbe pensato di doverle mentire, di attingere a una risorsa che aveva catalogato come nociva per un’amicizia, ma era altrettanto vero che mai avrebbe immaginato che una singola persona potesse condizionare ogni sua azione semplicemente esistendo. Astral non agiva se prima non aveva il quadro della situazione in mano, ma umanità era sinonimo di imprevedibilità: un arcobaleno di colori che si combinavano a vicenda per crearne altri che gradualmente aveva fatto suo. Sapeva di sbagliare, tuttavia parte di lui era decisa ad affrontare la faccenda cercando di risolverla da sé.
 
- Andiamo, su. – A un certo punto si sentì tirare leggermente verso il basso, le mani chiuse in una presa piuttosto effimera.
- Dove? – Yuna stava cercando di tirarlo in avanti.
- Fuori da qui –, gli rispose lei – Non so cosa tu abbia, ma ti fa male stare troppo tempo qui dent… –
- Attenta! – Al coglierne il barcollio, il duellante la afferrò per le spalle prima che potesse cadere a terra, aiutandola a sedersi – Tutto a posto? – 
- Mi…Gira la testa… - La voce impastata dal sonno fuoriuscì frammentata dalle sue labbra secche – Credo…Di dovermi riposare un po’… -
 
Lui annuì e le si affiancò, scoprendo che anche da seduto rimaneva comunque molto più alto di lei.
 
- Astral… -
- Sono qui. –
 
Un leggero movimento della chioma rossa e nera che a pelo gli raggiungeva la spalla bastò per attirarne l’attenzione, lasciando che le iridi di entrambi si scambiassero uno sguardo fugace prima che quelle di lui si allargassero interdette.
 
- Perché? – All’avvertire un effimero calore alle guance, la domanda sorse spontanea.
- Cosa? –
- Mi hai dato un bacio. – Astral sfiorò con i polpastrelli laddove ancora era percettibile una traccia d’umida e piacevole affettuosità.
- Esatto. –
- Ma un bacio è qualcosa di importante. Non lo si può dare senza motivo –, continuò lui.
Lei sospirò, abbandonando il capo contro la spalla del Numero Originale –  Non deve esserci sempre una ragione a muovere le nostre azioni, Astral: a volte si fa qualcosa solo perchè…Lo si vuole e basta. I baci sono speciali anche per questo. – Il respiro le si inspessì, imboccando la via del sonno che già la reclamava con insistenza - Comunque, io…Ce l’avevo una ragione. -
- Yuna? –
- Cinque minuti…Poi…Andiamo… -
 
Cadde addormentata in pochi attimi, lasciando Astral in balia di quel sospetto nato a velocità inaudita. Che avesse intuito la sua menzogna? Niente ne escludeva la possibilità o il contrario, ma anche ergendo a sua difesa barricate di impenetrabile compostezza, Yuna gli aveva dato la prova che nessuno, più di lei, poteva coglierne le recondite incertezze e acquietarle. Sarebbe stato capace di fare altrettanto nei suoi confronti?
 
Da un angolo remoto della Chiave dell’Imperatore, l’eco disumano della sua controparte corrotta giunse sibilante alle sue orecchie. Era ancora tutto da decidere.





Note di fine capitolo.
E anche il terzo capitolo è giunto in porto. Questa volta vi ho fatto aspettare un po’ e temo che anche per il quarto dovrete attendere del tempo (motivo? Ragioni che evito di ripetervi per non ammazzarvi dalla noia, tra cui l’aver cancellato parte del capitolo a cui stavo lavorando perché di punto in bianco non mi piaceva più!). Dunque, devo dire che questa parte mi ha fatto un po’ penare: questo incontro/scontro con una controparte malvagia…Inizialmente pensavo di inserirci Numero96, ma poi ho voluto sperimentare un po’ ed è uscita questa cosa (chiamiamola così perché ancora non so bene come definirla).L’ultimo pezzo sul bacio l’ho inserito di getto, nonostante non fossi del tutto certa di volerla inserire: mi piacciono i momenti romantici, ma non quelli melensi che ti fanno cadere i denti per la troppa zuccherosità e qui credo di aver reso Astral un po’ OOC, però come l’ho scritto mi piaceva così tanto che l’ho tenuto così come, con questo riferimento al primo capitolo e penso di potermi ritenere soddisfatta.  Prima di chiudere, avviso che per il momento le votazioni sono pari: la Keyshipping e la Negativeshipping sono in perfetta parità (dovrei aver contato bene, spero…). Vi ringrazio tutti quanti per seguirmi così appassionatamente, sul serio, mi rende sempre felice avere gente che apprezza i miei lavori e giustamente mi indica dove fare attenzione. A presto!
 
  
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