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Autore: neonlig    01/09/2014    7 recensioni
“Trümper, cosa ti sei messo oggi? I tuoi vestiti fanno schifo.”
“Sei un ragazzo e ti trucchi anche, fai davvero schifo!”
“Scommetto che sei anche gay, che checca!”
——
“Cosa? Tu vuoi che io...cosa?!”
“Shh,” lo zittì la sua ragazza e lo guardò negli occhi portandosi un indice sulle labbra.. “Hai capito bene, voglio che tu vada al ballo del corpo studentesco con Bill Trümper invece che con me,”
“Ma lui è uno sfigato!” sospirò arrendendosi. Per lei avrebbe fatto di tutto.
——
“C-come sto?” chiese debolmente guardandolo dritto negli occhi.
Tom deglutì e lo guardò da capo a piede. “Sei bellissimo,” e sapeva che stava dicendo la verità.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza
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10

 

 

 

“Tom?” lo chiamò Simone entrando nella sua stanza, suo figlio era sotto le coperte che dormiva beatamente. “Tom, svegliati o farai tardi a scuola,” disse e si avvicinò a lui, scuotendolo leggermente. “Tom,” sospirò e il figlio mise la testa sotto il cuscino. Il suo corpo era intorpidito e la testa gli faceva malissimo, aveva anche voglia di vomitare.

 

“Mamma, perchè urli?” mugugnò e Simone lo guardò, non le ci volle molto per capire che Tom era tornato ubriaco a casa. Non lo faceva spesso – anzi, non lo faceva mai – ma quelle rare volte che succedeva gli permetteva di rimanere a casa da scuola. Sospirò di nuovo e guardò il figlio.

 

“Vuoi che ti prenda qualcosa, tesoro?” disse premurosa e guardò il figlio sepolto dalle coperte.

 

“Po-portami il gabinetto qui, per favore,” disse e Simone corrugò la fronte, lo aiutò ad alzarsi velocemente e lo accompagnò fino in bagno, dove vomitò. “Oh, Cristo, non berrò mai più in tutta la mia vita,” disse e poggiò la fronte calda sul lavandino freddo, sentendosi immediatamente meglio. Più tardi avrebbe sicuramente ricevuto una bella strigliata da Simone ma ora aveva solamente voglia di dormire, così si trascinò sul letto e la madre uscì chiudendo la porta.

 

 

 

 

 

Tom quel giorno a scuola non c'era. L'aveva cercato dappertutto ma non c'era traccia del rasta. Sospirò e iniziò a camminare per i corridoi, ultimamente – vale a dire dalla sera del ballo, quando si era fatto vedere con Tom per la prima volta – né Mark né Luke lo picchiavano più e alcune persone addirittura lo salutavano, persone di cui Bill non conosceva nemmeno il nome. Si avvicinò al suo armadietto e lo aprì, quando si sentì chiamare. Si girò a destra e notò una bella ragazza dai capelli biondi sorridergli. “Ciao, Bill,” lo salutò e Bill boccheggiò a lungo.

 

“Ciao, uhm, ci conosciamo?” chiese chiudendo il suo armadietto dimenticandosi completamente di prendere il libro di storia e prestando tutta la sua attenzione alla ragazza bionda.

 

“Oh, no, non ci conosciamo. Piacere, io sono Lea Sue,” disse e gli porse la mano, Bill la strinse mentre quel nome veniva ripetuto più e più volte nella sua menta, gli suonava familiare. “In caso te lo stessi domandando, sono l'ex ragazza di Tom,” Lea gli sorrise e Bill boccheggiò a lungo guardandola. Allora era lei la famosa Sue, si chiese se lei sapesse di loro e del fatto che Tom l'avesse invitato al ballo. “Volevo chiederti se sai perchè Tom non è venuto a scuola, oggi,”

 

“Oh, beh, in realtà no,” disse e si grattò la nuca. Ubriaco com'era non era difficile immaginare il motivo per cui non fosse venuto, ma forse questo Lea non doveva saperlo.

 

La ragazza sospirò e guardò in alto mentre incrociava le mani dietro la schiena. “È raro che non venga a scuola, deve essere malato o qualcosa del genere,” Bill sorrise perchè si vedeva che Lea ci tenesse ancora a lui. Sorrise ancora di più quando si rese conto che Tom aveva lasciato una così bella ragazza per lui, lo sfigato della scuola. “Beh, sarebbe un po' imbarazzante passare a trovarlo e... uhm, forse lui potrebbe farsi un'idea sbagliata,” disse e sorrise nervosamente posizionando il suo sguardo su Bill nuovamente. “Potresti passare tu,”

 

“Io?” balbettò Bill indicandosi e Lea annuì.

 

“Sì, in fondo siete amici, no?” Sue alzò le sopracciglia due volte e Bill arrossì. Perchè sembrava che quella ragazza sapesse più di quanto dovrebbe sapere?

 

“M-Ma non so dove abiti,” disse. Sarebbe stato facilissimo trovare l'indirizzo di Tom, ma si vergognava di andare a casa sua, magari conoscere i suoi genitori e di entrare nella sua stanza. Non sapeva esattamente perchè, ma aveva paura che Tom – essendo solo loro due e un letto – avesse voglia di fare qualcosa di più spinto. Ma conosceva abbastanza bene il rasta per sapere che senza il suo consenso non avrebbe fatto nulla.

 

“Non c'è nessun problema, dammi carta e penna e ti segnerò il suo indirizzo,” disse e il suo sorriso e il suo sguardo deciso gli fecero intuire che non ammetteva repliche. Bill gli diede una penna e il suo quaderno di fisica e la bionda iniziò a scrivere l'indirizzo della casa di Tom. “Poi magari mi fai sapere come sta e se è grave,” disse e gli porse di nuovo il quaderno e la penna. “Beh, ci vediamo, ciao Bill,” gli sorrise e lasciò Bill da solo, con un pezzo di carta in mano con su scritto l'indirizzo della casa di Tom, indeciso se andare o meno a trovarlo.

 

 

 

 

 

Più tardi si ritrovò davanti ad una porta verniciata di bianco. Aveva detto a Gordon che usciva per andare a trovare Tom e che non sapeva a che ora sarebbe ritornato esattamente. Deglutì e fissò la porta, doveva suonare oppure lo avrebbero sentito lo stesso se avesse bussato? Decise che era molto meglio bussare e lo fece, il cuore in gola. E se avesse sbagliato casa e stesse solamente facendo una grande stupidaggine? Arrossì e si girò, deciso ad andare via, quando la porta si aprì e una donna spuntò da dietro. “Si?” disse guardando la ragazza dai capelli lunghi e neri che stava davanti la porta. Possibile che fosse la nuova ragazza di Tom? Perchè l'aveva fatta venire lì se lei era ancora in casa? Corrugò la fronte e osservò bene la ragazza, forse aveva troppo trucco ma non sembrava affatto volgare, si presentava davanti a lei timida e impacciata.

 

“Uhm, s-salve, m-mi chiamo Bill e s-sono un amico di Tom,” disse torturandosi le mani e guardando dal basso verso l'alto la donna che strabuzzò gli occhi. Quello era... un maschio? In effetti, ora che lo osservava meglio, aveva davvero poco seno e nemmeno una forma tipicamente femminile. Bill arrossì all'inverosimile mentre la donna lo squadrava da capo a piede. “O-Oggi non è venuto a scuola e ho... ho pensato di fargli visita,” disse velocemente e deglutì, Simone boccheggiò a lungo ma poi aprì la porta del tutto e si fece di lato per far entrare Bill.

 

“Oh, sì, prego, entra pure, Bill,” disse Simone e Bill entrò titubante nella casa. La casa di Tom era enorme e ben arredata, i colori principali erano il grigio, il nero e il rosso e dappertutto Bill poteva intrevedere richiami occidentali. Si guardò in giro pensando che la sua casa fosse molto più modesta, e proprio mentre si stava domando a ciò che avesse pensato Tom a proposito della sua casa, la donna parlò. “Sei un amico di Tom? Non mi ha mai parlato di te,” disse e gli fece cenno di accomodarsi su un divano grigio. Si sedette e si strinse in se stesso mentre la donna lo affiancava velocemente. “Sono una maleducata, perdonami, non mi sono presentata ancora. Sono Simone, la madre di Tom,” Simone gli porse una mano e Bill la strinse, abbozzando un sorriso.

 

“N-Non siamo amici da molto, intendo io e Tom,” disse velocemente e fece vagare di nuovo il suo sguardo, cercando di far capire a Simone quanto si sentisse a disagio a parlare con lei e quanto desiderasse andare da Tom.

 

“Capisco,” disse la donna pensierosa, ma poi gli sorrise. “Scusami se ti ho trattenuto, Bill, puoi andare da Tom adesso. Sali le scale in fondo, la porta della camera di Tom è sulla destra,” disse e il moro le sorrise, successivamente si alzò e raggiunse le scale, iniziandole a salire. Il cuore gli batteva davvero forte al pensiero di rivedere Tom e non sapeva cosa avrebbe fatto. Bussò alla porta ma nessuno gli rispose, provò a bussare di nuovo e fu aperto da un Tom in pigiama, era come se si fosse appena svegliato. Bill arrossì e il suo cuore perse un battito alla vista del ragazzo, se Tom stava dormendo se ne sarebbe andato.

 

“Bill?” lo chiamò e la sua voce era impastata di sonno, Bill quasi sobbalzò nel sentirla.

 

“Scusa Tom, se stavi dormendo posso anche anda—”

 

“No, Bill, resta, ti prego,” disse velocemente interrompendolo e Bill inizialmente fu sorpreso ma poi sorrise ed entrò nella sua stanza dopo che Tom gli chiese di entrare. Il rasta si sedette sul divano mentre Bill su una sedia che vi era vicino il letto di Tom. “Ho dormito tutto il giorno ma ho ancora sonno,” disse e si stropicciò gli occhi, il moro lo trovò tenerissimo. Tom lo guardò e, prima che Bill aprisse la bocca per dire qualcosa, parlò. “So cosa stai pensando, Bill. Mi fa piacere che tu sia qui e non voglio che te ne vada, per oggi ho dormito abbastanza,”

 

Bill sorrise e posò le sue mani sulle proprie ginocchia. “Come te la stai cavando con la sbornia?”

 

Tom si prese il viso tra le mani e lo guardò corrugando la fronte. “Come fai a sapere che ieri sera mi sono ubriacato?”

 

“Non ricordi? Ieri sera mi hai chiamato e... sembravi parecchio ubriaco,” disse e inclinò un po' la testa guardando Tom.

 

“Non mi ricordo,” disse continuando a guardare Bill. “Bill, se ho detto qualcosa che ti ha dato fastidio—”

 

“No, no,” lo interruppe, abbassò lo sguardo e sorrise, le sue guance si colorarono di rosso. “Mi hai detto... delle cose carine, sei stato dolce,” quando alzò lo sguardo, Tom gli stava sorridendo. Il rasta picchiettò la mano sul posto accanto a lui sul letto e Bill arrossì ulteriormente, ma si alzò comunque per sedersi vicino a Tom.

 

Il rasta riusciva a vedere che Bill era a disagio a stare così vicino a lui nononostante siano stati molto più vicini in precedenza. Gli circondò la vita con le braccia e poggiò la testa sulla sua spalla chiudendo gli occhi. Bill si irrigidì ma poi si rilassò e sorrise, poggiando la testa su quella di Tom. Il rasta alzò il viso e sfiorò le labbra di Bill con le sue, il moro si spinse contro di lui. Tom si sedette normalmente e lo accolse tra le sue braccia, le labbra ancora pressate insieme. Bill sospirò sulle sue labbra prima di ricongiungerle e circondò il suo viso con le mani.

 

“Scusa,” sussurrò Bill e abbassò lo sguardo. Tom gli accarezzò la schiena e corrugò la fronte.

 

“Per cosa?” borbottò Tom e Bill alzò lo sguardo.

 

“Non voglio che tu sia come me, non voglio che loro ti prendano in giro,” disse e sospirò abbassando lo sguardo.

 

“Loro chi?” chiese Tom sempre più confuso.

 

“Quelli che mi prendono in giro,” disse e guardò Tom dritto negli occhi. “Non voglio che ti prendano in giro e che ti picchino come fanno con me,” gli accarezzò lascivamente una guancia e si morse il labbro. “S-Se io e te ci baciamo in pubblico, loro ti faranno ciò che fanno a me,”

 

“Bill, non m'importa di loro,” disse e Bill boccheggiò a lungo, aveva sempre pensato che a Tom importasse della sua popolarità, ma evidentemente non era così. “A me importa di te, m'importa di noi,” Bill lo guardò a lungo e alla fine abbozzò un sorriso, gli circondò il viso con le mani e fece congiungere delicatamente le loro labbra. Tom fu inizialmente sorpreso dall'audacia di Bill, ma ricambiò entusiasta il bacio. Il moro si staccò arrossendo e si accarezzò le cosce, in imbarazzo. C'erano lui e Tom su un letto – soli – e se il rasta avesse voluto spingersi più in lì non era sicuro su cosa fare.

 

“Cos'hai bevuto ieri?” disse Bill sorridendo per cambiare argomento.

 

Tom alzò gli occhi al cielo e sorrise a Bill. “Non ho mangiato nulla ieri sera, e quando sono a stomaco vuoto riesco ad ubriacarmi anche con un bicchiere di birra,” Bill ridacchiò e si fece più vicino al suo ragazzo. Arrossì al pensiero, Tom era il suo ragazzo? Non ne avevano mai parlato davvero. Non potevano definirsi amici, due amici non si baciano sulle labbra, vero? Non aveva mai avuto un amico ma sapeva per certo che gli amici non si baciassero. “Ho bevuto di tutto e di più, ora non ricordo esattamente,” si grattò il mento guardando in alto e Bill contemplò i suoi tratti.

 

“Eri solo?” gli chiese Bill abozzando un sorriso. Non gli piaceva il fatto che Tom bevesse, e in un'altra situazione lo avrebbe sicuramente rimproverato, ma stava cercando di distrarlo dal fatto che fossero soli sul suo letto.

 

“No, c'era Georg con me,” disse e Bill corrugò la fronte, Tom appoggiò le mani sul materasso e incrociò i piedi. “Georg è il mio migliore amico, è ritornato ieri dall'America. Sai, studia lì,” Bill boccheggiò e poi annuì, Tom si alzò e guardò il moro. “Ho fame,” fece vagare lo sguardo sulla sua stanza e poi sorrise. “Vieni con me,” gli porse la mano e Bill l'accettò esitante, Tom lo trascinò fuori dalla sua stanza e scesero le scale, andando in cucina. La cucina della casa di Tom era enorme e ben illuminata, non potè che ammettere a se stesso che la madre Simone aveva buon gusto in fatto di arredamento. “Prego, accomodati,” disse Tom e si avvicinò a uno stipo, lo aprì e ne cacciò cioccolata spalmabile e merendine che posò sul tavolo. Aprì un cassetto e cacciò due coltelli, posò sul tavolo anche quello.

 

Nella stanza entrò Simone, elegantissima nel suo tallieur bianco. “Cosa fate?” chiese guardando i due ragazzi.

 

Tom guardò ciò che aveva preso e alzò le spalle ritornando a guardare la madre. “Merenda,” disse vago.

 

Simone sorrise a suo figlio e poi a Bill e prese la borsa che aveva lasciato sulla poltrona. “Ho una riunione tra cinque minuti, quindi è meglio se mi sbrigo. Non date fuoco alla casa,” disse e Bill ridacchiò.

 

“Tranquilla,” disse Tom e si sedette accanto a Bill. Sentirono la porta aprirsi e successivamente chiudersi e seppero di essere completamente soli. Tom prese una merendina per sé e una per Bill e aprì la cioccolata spalmabile. “Guarda come si fa merenda, Bill,” prese il coltello e cosparse la merendina a cioccolato con la cioccolata, guardò Bill. Lui lo imitò e per un momento si preoccupò per la sua linea. Solo per un momento. Azzannò la sua merendina e così fece Tom, era deliziosa. La finirono velocemente entrambi e ne presero una seconda e anche una terza. Quando arrivarono alla sesta merendina cosparsa di cioccolata, entrambi avevano il disgusto. Bill rise, il viso di Tom era schifato da tutti quello che avevano mangiato. Non aveva mai mangiato così tanta cioccolata in vita sua. Era sempre divertente passare del tempo con Tom.

 

“Non mangerò mai più cioccolata in vita mia,” disse Bill e sorrise in direzione di Tom, aveva la testa poggiata sul tavolo. Quando il rasta ruttò, rise di gusto.

 

“Anche io dico sempre così. Ma invece—” lasciò la frase in sospeso e si alzò. Riprese in mano il coltello e prese un po' di cioccolata spalmabile. Bill lo guardò, era già pronto per un secondo round? Ma Tom spalmò la cioccolata su naso di Bill e sorrise per quanto fosse adorabile. Si avvicinò e gli leccò il naso in un modo che a Bill parve sensuale, arrossì come mai prima d'ora. Il moro rise e prese anche lui un po' di cioccolata con il coltello, spalmandola sulla guancia di Tom e successivamente leccandola. Entrambi risero e Tom riprese in mano il coltello, lo intinse di cioccolata e questa volta la spalmò sulle labbra di Bill, incantato da quanto fossero rosee e carnose. Circondò il suo viso con le mani e pressò le loro labbra insieme, donando a Bill un tenero e lungo bacio. Il moro mugugnò qualcosa ma poi si arrese mettendo le mani tra i rasta di Tom. Quel bacio sapeva di cioccolata e Tom, era il suo nuovo gusto preferito.


End Chapter Notes:
Scusate per il ritardo, sono imperdonabile:(


Domanda: cosa mangiate voi quando avete voglia di dolce? Ho fame....
  
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