Buonasera!
Nono capitolo pronto...da un po', ma non mi decidevo mai a postare
(sì, picchiatemi pure). E' un capitolo tutto sommato diverso, i toni
cambiano, vedrete perchè :') Insomma, mi sono divertita parecchio
stavolta a scrivere, prendendo a modello un mio amico e certe sue
serate (senza che lui lo sappia: muahahaha). Bè, ci ho messo del
mio.
Buona lettura e grazie mille a quelle pie anime che
commenteranno. :3
Un abbraccio, spero di sentirvi, mi farebbe
piacere.
Nove – Quel sabato notte in cui mi portò nel luogo della perdizione.
Nonno,
appena rientrato da un viaggio in Arizona con un giorno di anticipo,
ci trovò a dormire abbracciati sul mio letto ad una piazza e mezza.
Probabilmente sorrise scuotendo la testa e «
stupidi gay» disse tra sé e sé neanche tanto a voce bassa
uscendosene dalla stanza senza smettere di sorridere. Avrei scommesso
parecchi soldi che era andata così, ma non ebbi mai il coraggio di
affrontare l'argomento e lui stesso dal canto suo non accennò mai al
fatto di avermi visto dormire con Sasuke di domenica mattina.
Nonno
conosceva tutto,
ne ero sempre stato sicuro, ma non avevamo mai parlato della mia
presunta omosessualità né di che rapporto in realtà io avessi con
Sasuke, il mio migliore
amico.
Nonno era una gran
persona, sicuramente non gli andava tanto giù la cosa che avessi
rapporti sessuali con uno del mio stesso sesso, lui così ancorato al
genere femminile che venerava, e sicuramente non vedeva di buon
occhio che io e Sasuke avessimo definito la nostra relazione anche in
campo sessuale, ma non mi aveva mai detto niente. Mi aveva sempre
lasciato fare.
Si fidava di me, per questo gli sono sempre stato
grato.
Certo, si preoccupava per me e si preoccupò tantissimo
quando in quel periodo mi immischiai in quelle che probabilmente
giudicava come “faccende più grandi di noi umani senza ratio”
(indicando con noi il nostro ceppo familiare), ovvero nel periodo in
cui dimagrii dieci chili e non volli più seguirlo nei viaggi per
l'agenzia; ma mi lasciò fare, vivere.
Buttando un occhio su di me quando poteva, chiamandoci al mare ad
esempio e chiamandomi da chissà dove e chiedendomi cose come “Sasuke
sa cucinare il ramen vero?” e altre mille cose senza senso che
sottintendevano sempre un suo preoccuparsi quasi materno per la mia
condizione.
Mi manca oggi avere vicino il nonno, almeno saprei che
quello che vi sto raccontando va bene lo stesso, anche se è tutto
passato sotto il filtro della mia coscienza, eppure dovrebbe essere
ricordo puro! E non riesco a darvi un quadro chiaro di come fossimo
davvero io e il mio Sasuke in quel periodo. Perchè non mi farei
nessuna paranoia mentale come mi sto facendo, penserei a sfogarmi e
basta.
Soprattutto però mi manca sapere il nonno da qualche parte
di questa terra perchè non posso essere più spiazzato da un suo
ritorno senza preavviso, da una sua chiamata da Timbuctù, da una sua
mail con contenuti erotici direttamente da Las Vegas, dal suo saperlo
qui e pure lì, in un'ubiquità degna di Dio.
Il nonno era inoltre
tutto quello che, in quel periodo che andò dai ventuno ai ventitrè
anni della mia vita, possedevo
oltre a Sasuke.
La mia famiglia, insomma.
Non fu facile
separami da lui, ma fortunatamente
successe nel momento in cui riuscii a convincere Sasuke di una cosa
per il nostro futuro. E riuscii così a rendere la separazione meno
dolorosa per entrambi.
Mi dedicò un sorriso e alzò una mano per
scompigliarmi i capelli nonostante fosse pieno di cavi e non avesse
che la forza di un uomo al termine della sua gloriosa e stancante
vita, l'ultimo giorno in cui lo vidi senza sapere che fosse l'ultimo.
La
discoteca era affollatissima, esattamente come me la immaginavo con
la mia fantasia più negativa ed autodistruttiva. Ero compresso da
culi, braccia, piedi, petti...mi sentivo soffocare. Quello era
l'impatto: dovevo ancora abituarmi.
« Testa di cazzo avanza
ancora un po', che siamo quasi al tuo luogo salvagente »
Era
la prima volta che sentivo il tono di Sasuke così chiaro e limpido
nel mio orecchio, così forte. Mi ci era voluta la discoteca! Sorrisi
ma mi sentii spinto da dietro e allora sbuffando cominciai a farmi
largo tra la gente, spostando dal mio cammino addirittura di peso una
ragazzina rossa di capelli che mi guardò spalancando gli occhi
mentre la posizionavo dietro di me, insieme a tre ragazzi che si
stavano spartendo una sola ragazza. Chissà -pensai- magari
avevo smosso le cose tra di loro....le avevo equilibrate? Continuai
ad avanzare imperterrito nella fiumana di gente e finalmente i miei
occhi incontrarono gli appartati tavoli scuri di cui Sasuke mi aveva
tanto parlato, esattamente in fondo al locale, pure lontani dalla
calca.
« Ancora sedie libere cazzo, fiondiamoci! » ritrovai il
mio entusiasmo e mi catapultai verso i tavoli dell'angolo quasi
lounge bar della discoteca, non curandomi se Sasuke mi stesse
seguendo e cercando il posto più lontano da tutti per sedermi.
Cercai di evitare di rompere le scatole a due ragazzi che stavano
limonando della grossa su due sedie che per poco non notai
cadendoci sopra.
« Ti decidi? »
Sasuke mi venne vicino,
sentii il suo respiro caldo sul collo. Rabbrividii e mi eccitai pure
un poco, a quel contatto così fragile. Adoravo quando Sasuke mi
respirava e parlava col fiato sul collo, anche a livello mentale,
oltre che corporeo: era una cosa che mi faceva bene all'anima. Una
cosa da conoscenze intime, di amore. Ero proprio un romantico del
cazzo!
Mi sedetti all'ultimo tavolo dello spazio lounge bar e
tirai subito un gran sospiro di sollievo, scuotendo la testa davanti
a Sasuke che mi guardava accigliato.
« Non ti siedi? » gli
domandai, accennando al posto alla mia destra sul quale poi subito si
sedette, facendomi da scudo alla visione di molte cose, soprattutto
di quei due che ancora un po' si mettevano a fare del vero
sesso.
Risi, cosa me ne importava!
Osservai Sasuke con odio,
realizzando una cosa. « E così grazie a qualcuno sono
in una fottuta discoteca. »
Sasuke fece una cosa che non
dimenticherò mai, niente di nuovo, certo, ma sempre qualcosa che
gli era poco abituale: sorrise
di un sorriso furbo, divertito, le labbra increspate così come la
sua pelle sottile e diafana; gli si illuminarono pure gli occhi
cerchiati da un velo di matita nera.
Voleva per caso comprarmi
ancora? Ci stava riuscendo. Sospirai di nuovo, diedi una scorsa al
menu sul tavolo e decisi che poteva andare un aperol liscio. Chiamai
la cameriera – una splendida ragazza bionda con la coda alta – e
ordinai due aperol lisci per me ed il mio amico. Quando indicai
Sasuke la ragazza annuì e fece una specie di cenno di saluto con la
testa, promulgandosi in un sorriso brillantissimo. Si conoscevano?
Guardai il mio amante con sguardo dubbioso, quando la cameriera fu
sparita dietro al banco, per chiedere conferma. Sasuke annuì, disse
che ogni tanto la trovava lì.
« Ti viene dietro » mormorai non
riuscendo a trattenermi.
Sasuke fece spallucce, mi stava dando il
profilo. Chissà cosa si era perso ad osservare nella pista alle sue
spalle che si stava gremendo sempre di più.
« Ecco a voi! »
trillò la voce della ragazza di pochi istanti prima, e con le sue
lunghe dita raccolse i due calici dal vassoio e li appoggiò al
tavolo. Da vicino la ragazza sembrava ancora più alta, i jeans corti
stretti e a vita alta che indossava le donavano come avrebbero potuto
donare ad una modella, così come la canottiera rosa larga, il poco e
sensualissimo petto, il collo lungo e quella coda altissima che
dondolava sulla sua sinuosa schiena.
Osservandola mi domandai se
una così avrebbe potuto togliere ogni pensiero omosessuale dalla
testa di una persona in dubbio.
E da uno come Sasuke?
«
Ma sai che sei proprio carino tu, nuovo? »
Strabuzzai gli occhi
e piegai la testa all'indietro per guardare in faccia colei che aveva
pronunciato quelle parole. Mi sentii picchettare la punta del
naso.
La cameriera sorrideva tutta convinta, o almeno così parve
a me. Un sorriso rubacuori. E anche qualcos'altro.
«
Are you serious? »
Mi rimisi dritto con la testa solamente per
fissare accigliato Sasuke. Lui che di solito non interveniva mai nei
discorsi, soprattutto tra me ed estranei (se non era strettamente
necessario) era intervenuto e per esclamare tale cattiveria! Misi un
broncio epico e scossi la testa alla volta della ragazza dicendo «
come vedi mi vuole bene » nel tono più drammatico che potessi
usare. Ma le feci l'occhiolino e lei ridacchiò in risposta, prima di
tornarsene via. La seguii con lo sguardo andare a togliere i
bicchieri vuoti dal tavolino dove stavano seduti i due che
limonavano.
Davvero
una gran bella femmina –
mi ritrovai a pensare, ma come pura osservazione mentale: alla fine a
me lei non faceva alcun effetto, ci siamo capiti vero?
Quando
tornai a dare attenzione a Sasuke lo trovai che mi scrutava ad occhi
socchiusi, il nasino perfetto più all'insù di sempre. Capii subito
che era nerissimo.
Diedi automaticamente un'occhiata al suo calice: aveva quasi bevuto
tutto l'aperol liscio, e teneva il bicchiere con entrambe le mani.
«
Ehi non fare la checca! Sono io che dovrei essere arrabbiato »
sparai la prima cosa che mi venne in testa. Quanto mi maledissi
mentalmente! Io e la mia impulsività, difetto che mi caratterizza
tutt'ora, ahimè, anche se ora ho imparato a contare almeno fino a
due, in certe occasioni. Fortunatamente.
Ricordo che Sasuke
trangugiò l'ultimo sorso di alcool senza mai smettere di guardarmi
negli occhi. Non era difficile intuire cosa stesse pensando: mi stava
semplicemente odiando.
Mi ritrovai a bere anche io diversi sorsi
di aperol, mentre mi guardavo intorno per cercare di stemperare la
situazione.
Ricordo che provai a concentrarmi sui suoni bassi
della musica che, nonostante fosse alta, non mi sembrava assordante
come me l'ero immaginata, forse a causa della nostra lontananza dalle
casse. La pista si era già riempita assai, mi focalizzai sulle
figure tutte uguali che ballavano davanti a me: mi fecero sorridere.
Sotto sotto le odiavo tutte. Mi sembravano degli automi. Mi persi
a fissare la gente senza ricevere da essa, a livello di sensazioni,
alcunchè; solamente un grande senso di vuoto.
Ero pieno di
pregiudizi, ma alla fine davvero pensavo che la mia vita senza lo
sfogarmi in discoteca fosse meglio. Eppure faceva schifo, in realtà.
E forse se fossi stato un po' meno vecchio dentro chissà che bella
vita avrei vissuto in quegli anni.
Insomma, mi persi in quei
pensieri, più o meno. Anche se li sto condendo adesso di riflessioni
a posteriori. A volte non so proprio discernere quale pensiero
davvero appartenga al me passato o
quale sia frutto del me di questi giorni: poco importa, specie
riguardo a momenti come quella metà serata in discoteca. Conta solo
che Sasuke mi odiò a livelli altissimi. L'avevo fatta grossa, anche
se non avevo ancora capito quale fosse la motivazione di un simile
cambio di umore.
« Senti, io vado a ballare. » disse perentorio
e prima di alzarsi guardò qualcosa oltre le mie spalle. Quando mi
girai – subito –
per appurare chi fosse riconobbi la figura slanciata della cameriera
di pochi istanti prima.
La stava osservando? Davvero
l'aveva cercata con lo sguardo?
Vi
giuro che all'epoca passarono tute queste domande e molte altre nella
mia mente bacata. Quindi potete ben capire perchè mi alzai di scatto
imitando Sasuke e lo affiancai nel dirigersi nella mischia.
Sembravo
la sua guardia del corpo. Giuro. Mi sentivo enorme persino in un
posto dove faticavo ad andare avanti. Come quando eravamo arrivati,
riuscivo a fare in modo di isolare un po' del mio Sasuke dal
risucchio della massa, dalla forza di corpi in calore.
Recuperai
parte del mio proverbiale entusiasmo, stupendo di ciò persino me
stesso. E quando Sasuke si voltò appena per constatare la mia
presenza riuscii addirittura a sorridergli in modo furbo.
« Pensi
che non voglia provare il pacchetto intero,
ora che mi hai portato qui? » dissi avvicinandomi con la bocca al
suo orecchio, per farmi sentire.
Usavo metafore provenienti
direttamente dall'agenzia viaggi, con una nonchalance che mi
divertiva assai. La cosa del “pacchetto” l'avevo coniata appena
Sasuke, la settimana prima, mi aveva invitato (obbligato) a seguirlo
in discoteca; e aveva detto: “ma non fai la pigna, né ti
metti a fare scena. Non puoi uscire senza di me né appartarti.
Chiaro?” Al che io
avevo risposto, non riuscendo assolutamente a risultar scocciato «
Devo pigliarmi l'intero pacchetto, insomma. » e Sasuke aveva annuito
e nonostante fosse a testa bassa avevo riconosciuto nascere sulle sue
labbra un piccolo brevissimo sorriso.
Fino a quel momento avevo
rispettato l'ordine di cenare in pizzeria una cosa, entrare in disco
a mezzanotte passata e aspettare il boom
ai tavolini. Ero arrivato a metà pacchetto? Che cose ridicole – ma
questo l'ho pensato solo tempo dopo e lo penso ora. Alla fine, almeno
per quanto riguarda quella metà serata, non mi ero trovato così a
disagio.
E pensare che era la prima vera uscita –
dopo anni – che facevo con lui.
I
miei nervi non erano mai stati così tesi, forse, ma questo lo avrei
capito il giorno dopo nel nostro letto caldo, l'attimo prima di
riaddormentarmi abbracciato a lui fino all'una di
pomeriggio.
« Di sicuro
almeno una certa bionda apprezzerà i tuoi movimenti spastici. »
disse vicino al mio orecchio che morse con violenza.
« Mi hai
fatto male! » biascicai pizzicandogli un braccio e guardandolo in
cagnesco.
« Meglio. » rispose alzando la voce più che poteva,
continuando a tirare dritto verso il centro esatto della pista. La
gente che lo vedeva arrivare si spostava automaticamente, un po'
grazie alla mia prestanza fisica (possanza), come vi ho detto, un po'
per un atteggiamento di timore e venerazione per il Dio che stava
passando vicino a loro. Che roba strana pure questa, non ho mai più
incontrato qualcuno capace di esercitare una sorta di autorità con
qualsiasi persona vivente, per giunta sconosciuta.
Arrivammo in un
buco non occupato della calca, ci fermammo proprio nel momento in cui
il dj esclamava con un'odiosa voce che ora
cominciava la vera serata
e metteva su un pezzo che tutti
quanti dovevamo conoscere. Ovviamente remixato. All'inizio
mi piacque anche la canzone, era una hit di quella estate che aveva
fatto da sottofondo pure ai recenti mondiali di calcio; mi ricordava
delle cene con i miei compagni di squadra, chissà perchè,
provocandomi uno stupido moto di nostalgia.
Nostalgia in
discoteca! Durò poco, comunque.
Sasuke cominciò a muoversi come
un ossesso non appena partì il suono
omologato (come
chiamavo io quei tunz
tunz tutti
fottutamente uguali). Lo fissai incuriosito per un bel pezzo, vederlo
ballare era pressocchè una novità.
Di tutte le reazioni che
potevo avere forse ebbi la peggiore.
« Stronzo. »
Non udii
la sua voce, ma gli lessi il labiale.
Ero scoppiato a ridere. Non
ero proprio riuscito a resistere.
Non ce lo vedevo proprio a
dimenare le mani al soffitto e a continuare ad annuire con la testa
ad ogni quarto di tempo.
Ecco: fu la prima volta che Sasuke
Uchiha mi risultò buffo
in qualcosa. Anzi no, la prima volta fu quando pianse davanti ai miei
occhi.
« Mpfh, vedrai ora che ballo io... » dissi ma non mi udì
quasi sicuramente, perso con gli occhi chiusi a seguire con tutto se
stesso il ritmo.
Venne a ballarmi attaccato, strusciandosi a
intermittenza su di me. Mi ritrovai a muovermi anche io, chissà come
,e ben presto afferrai con le mani i fianchi di Sasuke che, agli
occhi di tutti, forse, divenne la mia donna.
Muoveva
il bacino a non finire, quello sciocco. Si staccò dalla mia presa e
si girò per strusciarmi addosso, il suo sedere sulla cintura dei
miei pantaloni.
Che
cosa stava facendo?
Mi
guardai intorno cercando di capire che cosa stesse succedendo, dove
fossi. Cominciavo a perdere la testa. Ero sfiorato da chiunque,
qualcuno mi aveva appena dato una botta (o una carezza?) su una
spalla. Ma non riuscii a focalizzarmi su nessuno, avevo troppo
l'impulso di afferrare di nuovo i fianchi di Sasuke che ora mi dava
le spalle, sentire tra le mie mani quel bacino che pareva muoversi
solo per me.
Mi venne duro.
E impazzii.
Non so bene cosa
feci dopo che lo presi per i fianchi e lo indirizzai su di me,
volendo fargli sentire quanto fossi eccitato. Credo che ballai un po'
beandomi della sensazione del mio cazzo a toccare le sue natiche,
nonostante gli strati dei vestiti; poi ballai e basta, sempre tenendo
attaccato a me Sasuke, per niente contrario alla cosa, anche se due
tipi adiacenti a noi continuavano a intromettersi e ballare con noi.
Uno persino palpò il culo al mio amante, proprio come quella volta,
anni prima, che Sasuke mi aveva portato in un locale simile ad una
discoteca. Ma non feci casini stavolta, mi limitai a cingere il collo
di Sasuke con le braccia e costringerlo ad una danza stretti stretti,
come se stessimo ballando su di una ballata, cosa che non c'entrava
un cazzo con la musica che stavamo ascoltando.
Probabilmente
prendemmo altre due volte da bere chiedendo direttamente alla
cameriera bionda senza sederci ai tavoli, per ritornare subito in
pista, ebbri e impazienti di risentirci.
Ricordo
che Sasuke continuò a trattarmi con sufficienza, alternava momenti
in cui si staccava da me per ballare da solo o attaccato a qualche
ragazza vicino a noi, a momenti in cui si faceva prendere da me e
rispondeva con violenza, soffiandomi sul collo e dicendomi
nell'orecchio che ero un incoerente, facendomi capire che ero la
persona più inserita nel contesto dell'intero universo.
Ci demmo
anche un bacio, o almeno a me pare così, a stampo, e dietro di me
sentii delle esclamazioni e delle risatine, ma fortunatamente ero
troppo brillo per tirar su baruffe o mettermi a fare il buffone.
Non
ricordo a che ora uscimmo dal locale, come guidai fino a casa mia. So
che appena dentro casa Sasuke mi tirò per un lembo della maglia fino
al divano, cominciò a togliermi i vestiti e a mordermi. Succhiava e
mordeva la pelle, fu una cosa sublime. So che andarono così le cose
per via dei piccoli ematomi che mi trovai sulla pelle l'indomani,
lividi che la mia collega carina lunedì non mancò di notare
guardandomi in modo furbo.
So che non riuscimmo a raggiungere
camera, ma mi scopò in salotto, sul divano, io sotto lui sopra.
Mi
prese con durezza, a secco. Mi arrivò dentro tutta la sua rabbia, il
nervoso provocato da quei momenti con la cameriera bionda. Capii dopo
che la sua era gelosia. Un'emozione comunque negativa, ma almeno per
una sera non c'entrò Itachi, non venne neanche nominato.
Venni
più e più volte, continuammo a fare sesso tutta la notte.
Non so
quando ci addormentammo, né come, ma so che il nonno ci trovò
abbracciati. Svegliò il mio sonno leggero il passo del nonno sul
corridoio che portava alle camere.
Aprii un occhio senza farmi
vedere e lo riconobbi, abbronzato come sempre. Sorrideva e scuoteva
la testa.
Feci finta di dormire mentre scopriva cosa
eravamo diventati io e Sasuke nei tempi della sua assenza, o meglio:
mentre aveva delle conferme.
Nonno lasciò due brioche sul tavolo
per entrambi. Quelle due brioche alla marmellata rappresentano un
ricordo vivido che ho, accompagnate da un biglietto con su scritto
“sono uscito un
attimo”.
Il nonno era appena rientrato da un viaggio in Arizona e mi
avvertiva che usciva sotto casa per neanche mezz'ora: io e Sasuke
commentammo che era una persona proprio strana.
Sasuke mi regalò
il primo sorriso del giorno, probabilmente l'ultimo. Ma ciò che
conta è che me lo regalò.
Comunque siano andate le cose, non volli più tornare in discoteca.