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Autore: Bidirezione    01/09/2014    4 recensioni
Almeno una volta a settimana si presentava da me sbronzo da morire, ciondolando nel giardino e piombandomi addosso sui primi gradini di casa; avevo preso l'abitudine di lasciare il cancelletto aperto e a volte pure la porta d'ingresso, se per caso mi trovavo impossibilitato a raggiungerlo in tempo.
Non era uno sbronzo felice, Sasuke. O almeno, non quando beveva davvero troppo.

Sasuke si presenta sbronzo quasi ogni sabato notte a casa di Naruto, in questa Raccolta Naruto vi parlerà di questi sabati notte e di altri, dettati dai desideri, capricci, tristezze, dolori ma anche risate e sproloqui di un Sasuke sofferente e ambiguo e assieme forse scopriremo cosa sta dietro a tutto questo dolore, che genere di vita conducano entrambi, che genere di epilogo li attenda.
[NaruSasu, SasuNaru, angst, tragicomico.]
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Buonasera! Nono capitolo pronto...da un po', ma non mi decidevo mai a postare (sì, picchiatemi pure). E' un capitolo tutto sommato diverso, i toni cambiano, vedrete perchè :') Insomma, mi sono divertita parecchio stavolta a scrivere, prendendo a modello un mio amico e certe sue serate (senza che lui lo sappia: muahahaha). Bè, ci ho messo del mio.
Buona lettura e grazie mille a quelle pie anime che commenteranno. :3
Un abbraccio, spero di sentirvi, mi farebbe piacere.


Nove – Quel sabato notte in cui mi portò nel luogo della perdizione.



Nonno, appena rientrato da un viaggio in Arizona con un giorno di anticipo, ci trovò a dormire abbracciati sul mio letto ad una piazza e mezza. Probabilmente sorrise scuotendo la testa e « stupidi gay» disse tra sé e sé neanche tanto a voce bassa uscendosene dalla stanza senza smettere di sorridere. Avrei scommesso parecchi soldi che era andata così, ma non ebbi mai il coraggio di affrontare l'argomento e lui stesso dal canto suo non accennò mai al fatto di avermi visto dormire con Sasuke di domenica mattina.
Nonno conosceva
tutto, ne ero sempre stato sicuro, ma non avevamo mai parlato della mia presunta omosessualità né di che rapporto in realtà io avessi con Sasuke, il mio migliore amico.
Nonno era una gran persona, sicuramente non gli andava tanto giù la cosa che avessi rapporti sessuali con uno del mio stesso sesso, lui così ancorato al genere femminile che venerava, e sicuramente non vedeva di buon occhio che io e Sasuke avessimo definito la nostra relazione anche in campo sessuale, ma non mi aveva mai detto niente. Mi aveva sempre lasciato fare.
Si fidava di me, per questo gli sono sempre stato grato.
Certo, si preoccupava per me e si preoccupò tantissimo quando in quel periodo mi immischiai in quelle che probabilmente giudicava come “faccende più grandi di noi umani senza ratio” (indicando con noi il nostro ceppo familiare), ovvero nel periodo in cui dimagrii dieci chili e non volli più seguirlo nei viaggi per l'agenzia; ma mi lasciò fare,
vivere. Buttando un occhio su di me quando poteva, chiamandoci al mare ad esempio e chiamandomi da chissà dove e chiedendomi cose come “Sasuke sa cucinare il ramen vero?” e altre mille cose senza senso che sottintendevano sempre un suo preoccuparsi quasi materno per la mia condizione.
Mi manca oggi avere vicino il nonno, almeno saprei che quello che vi sto raccontando va bene lo stesso, anche se è tutto passato sotto il filtro della mia coscienza, eppure dovrebbe essere ricordo puro! E non riesco a darvi un quadro chiaro di come fossimo davvero io e il mio Sasuke in quel periodo. Perchè non mi farei nessuna paranoia mentale come mi sto facendo, penserei a sfogarmi e basta.
Soprattutto però mi manca sapere il nonno da qualche parte di questa terra perchè non posso essere più spiazzato da un suo ritorno senza preavviso, da una sua chiamata da Timbuctù, da una sua mail con contenuti erotici direttamente da Las Vegas, dal suo saperlo qui e pure lì, in un'ubiquità degna di Dio.
Il nonno era inoltre tutto quello che, in quel periodo che andò dai ventuno ai ventitrè anni della mia vita,
possedevo oltre a Sasuke.
La mia famiglia, insomma.
Non fu facile separami da lui, ma
fortunatamente successe nel momento in cui riuscii a convincere Sasuke di una cosa per il nostro futuro. E riuscii così a rendere la separazione meno dolorosa per entrambi.
Mi dedicò un sorriso e alzò una mano per scompigliarmi i capelli nonostante fosse pieno di cavi e non avesse che la forza di un uomo al termine della sua gloriosa e stancante vita, l'ultimo giorno in cui lo vidi senza sapere che fosse l'ultimo.




La discoteca era affollatissima, esattamente come me la immaginavo con la mia fantasia più negativa ed autodistruttiva. Ero compresso da culi, braccia, piedi, petti...mi sentivo soffocare. Quello era l'impatto: dovevo ancora abituarmi.
« Testa di cazzo avanza ancora un po', che siamo quasi al tuo luogo salvagente »
Era la prima volta che sentivo il tono di Sasuke così chiaro e limpido nel mio orecchio, così forte. Mi ci era voluta la discoteca! Sorrisi ma mi sentii spinto da dietro e allora sbuffando cominciai a farmi largo tra la gente, spostando dal mio cammino addirittura di peso una ragazzina rossa di capelli che mi guardò spalancando gli occhi mentre la posizionavo dietro di me, insieme a tre ragazzi che si stavano spartendo una sola ragazza. Chissà -pensai- magari avevo smosso le cose tra di loro....le avevo equilibrate? Continuai ad avanzare imperterrito nella fiumana di gente e finalmente i miei occhi incontrarono gli appartati tavoli scuri di cui Sasuke mi aveva tanto parlato, esattamente in fondo al locale, pure lontani dalla calca.
« Ancora sedie libere cazzo, fiondiamoci! » ritrovai il mio entusiasmo e mi catapultai verso i tavoli dell'angolo quasi lounge bar della discoteca, non curandomi se Sasuke mi stesse seguendo e cercando il posto più lontano da tutti per sedermi. Cercai di evitare di rompere le scatole a due ragazzi che stavano limonando della grossa su due sedie che per poco non notai cadendoci sopra.
« Ti decidi? »
Sasuke mi venne vicino, sentii il suo respiro caldo sul collo. Rabbrividii e mi eccitai pure un poco, a quel contatto così fragile. Adoravo quando Sasuke mi respirava e parlava col fiato sul collo, anche a livello mentale, oltre che corporeo: era una cosa che mi faceva bene all'anima. Una cosa da conoscenze intime, di amore. Ero proprio un romantico del cazzo!
Mi sedetti all'ultimo tavolo dello spazio lounge bar e tirai subito un gran sospiro di sollievo, scuotendo la testa davanti a Sasuke che mi guardava accigliato.
« Non ti siedi? » gli domandai, accennando al posto alla mia destra sul quale poi subito si sedette, facendomi da scudo alla visione di molte cose, soprattutto di quei due che ancora un po' si mettevano a fare del vero sesso.
Risi, cosa me ne importava!
Osservai Sasuke con odio, realizzando una cosa. « E così grazie a qualcuno sono in una fottuta discoteca. »
Sasuke fece una cosa che non dimenticherò mai, niente di nuovo, certo, ma sempre qualcosa che gli era poco abituale: sorrise di un sorriso furbo, divertito, le labbra increspate così come la sua pelle sottile e diafana; gli si illuminarono pure gli occhi cerchiati da un velo di matita nera.
Voleva per caso
comprarmi ancora? Ci stava riuscendo. Sospirai di nuovo, diedi una scorsa al menu sul tavolo e decisi che poteva andare un aperol liscio. Chiamai la cameriera – una splendida ragazza bionda con la coda alta – e ordinai due aperol lisci per me ed il mio amico. Quando indicai Sasuke la ragazza annuì e fece una specie di cenno di saluto con la testa, promulgandosi in un sorriso brillantissimo. Si conoscevano? Guardai il mio amante con sguardo dubbioso, quando la cameriera fu sparita dietro al banco, per chiedere conferma. Sasuke annuì, disse che ogni tanto la trovava lì.
« Ti viene dietro » mormorai non riuscendo a trattenermi.
Sasuke fece spallucce, mi stava dando il profilo. Chissà cosa si era perso ad osservare nella pista alle sue spalle che si stava gremendo sempre di più.
« Ecco a voi! » trillò la voce della ragazza di pochi istanti prima, e con le sue lunghe dita raccolse i due calici dal vassoio e li appoggiò al tavolo. Da vicino la ragazza sembrava ancora più alta, i jeans corti stretti e a vita alta che indossava le donavano come avrebbero potuto donare ad una modella, così come la canottiera rosa larga, il poco e sensualissimo petto, il collo lungo e quella coda altissima che dondolava sulla sua sinuosa schiena.
Osservandola mi domandai se una così avrebbe potuto togliere ogni pensiero omosessuale dalla testa di una persona in dubbio.
E da uno come Sasuke?
« Ma sai che sei proprio carino tu, nuovo? »
Strabuzzai gli occhi e piegai la testa all'indietro per guardare in faccia colei che aveva pronunciato quelle parole. Mi sentii picchettare la punta del naso.
La cameriera sorrideva tutta convinta, o almeno così parve a me. Un sorriso rubacuori.
E anche qualcos'altro.
« Are you serious? »
Mi rimisi dritto con la testa solamente per fissare accigliato Sasuke. Lui che di solito non interveniva mai nei discorsi, soprattutto tra me ed estranei (se non era strettamente necessario) era intervenuto e per esclamare tale cattiveria! Misi un broncio epico e scossi la testa alla volta della ragazza dicendo « come vedi mi vuole bene » nel tono più drammatico che potessi usare. Ma le feci l'occhiolino e lei ridacchiò in risposta, prima di tornarsene via. La seguii con lo sguardo andare a togliere i bicchieri vuoti dal tavolino dove stavano seduti i due che
limonavano.
Davvero una gran bella
femmina – mi ritrovai a pensare, ma come pura osservazione mentale: alla fine a me lei non faceva alcun effetto, ci siamo capiti vero?
Quando tornai a dare attenzione a Sasuke lo trovai che mi scrutava ad occhi socchiusi, il nasino perfetto più all'insù di sempre. Capii subito che era
nerissimo. Diedi automaticamente un'occhiata al suo calice: aveva quasi bevuto tutto l'aperol liscio, e teneva il bicchiere con entrambe le mani.
« Ehi non fare la checca! Sono io che dovrei essere arrabbiato » sparai la prima cosa che mi venne in testa. Quanto mi maledissi mentalmente! Io e la mia impulsività, difetto che mi caratterizza tutt'ora, ahimè, anche se ora ho imparato a contare almeno fino a due, in certe occasioni. Fortunatamente.
Ricordo che Sasuke trangugiò l'ultimo sorso di alcool senza mai smettere di guardarmi negli occhi. Non era difficile intuire cosa stesse pensando: mi stava semplicemente odiando.
Mi ritrovai a bere anche io diversi sorsi di aperol, mentre mi guardavo intorno per cercare di stemperare la situazione.
Ricordo che provai a concentrarmi sui suoni bassi della musica che, nonostante fosse alta, non mi sembrava assordante come me l'ero immaginata, forse a causa della nostra lontananza dalle casse. La pista si era già riempita assai, mi focalizzai sulle figure tutte uguali che ballavano davanti a me: mi fecero sorridere.
Sotto sotto le odiavo tutte. Mi sembravano degli automi. Mi persi a fissare la gente senza ricevere da essa, a livello di sensazioni, alcunchè; solamente un grande senso di vuoto.
Ero pieno di pregiudizi, ma alla fine davvero pensavo che la mia vita senza lo sfogarmi in discoteca fosse meglio. Eppure faceva schifo, in realtà. E forse se fossi stato un po' meno vecchio dentro chissà che bella vita avrei vissuto in quegli anni.
Insomma, mi persi in quei pensieri, più o meno. Anche se li sto condendo adesso di riflessioni a posteriori. A volte non so proprio discernere quale pensiero davvero appartenga al
me passato o quale sia frutto del me di questi giorni: poco importa, specie riguardo a momenti come quella metà serata in discoteca. Conta solo che Sasuke mi odiò a livelli altissimi. L'avevo fatta grossa, anche se non avevo ancora capito quale fosse la motivazione di un simile cambio di umore.
« Senti, io vado a ballare. » disse perentorio e prima di alzarsi guardò qualcosa oltre le mie spalle. Quando mi girai –
subito – per appurare chi fosse riconobbi la figura slanciata della cameriera di pochi istanti prima.
La stava osservando? Davvero l'aveva cercata con lo sguardo?
Vi giuro che all'epoca passarono tute queste domande e molte altre nella mia mente bacata. Quindi potete ben capire perchè mi alzai di scatto imitando Sasuke e lo affiancai nel dirigersi nella mischia.
Sembravo la sua guardia del corpo. Giuro. Mi sentivo enorme persino in un posto dove faticavo ad andare avanti. Come quando eravamo arrivati, riuscivo a fare in modo di isolare un po' del mio Sasuke dal risucchio della massa, dalla forza di corpi in calore.
Recuperai parte del mio proverbiale entusiasmo, stupendo di ciò persino me stesso. E quando Sasuke si voltò appena per constatare la mia presenza riuscii addirittura a sorridergli in modo furbo.
« Pensi che non voglia provare il
pacchetto intero, ora che mi hai portato qui? » dissi avvicinandomi con la bocca al suo orecchio, per farmi sentire.
Usavo metafore provenienti direttamente dall'agenzia viaggi, con una nonchalance che mi divertiva assai. La cosa del “pacchetto” l'avevo coniata appena Sasuke, la settimana prima, mi aveva invitato (obbligato) a seguirlo in discoteca; e aveva detto: “
ma non fai la pigna, né ti metti a fare scena. Non puoi uscire senza di me né appartarti. Chiaro?” Al che io avevo risposto, non riuscendo assolutamente a risultar scocciato « Devo pigliarmi l'intero pacchetto, insomma. » e Sasuke aveva annuito e nonostante fosse a testa bassa avevo riconosciuto nascere sulle sue labbra un piccolo brevissimo sorriso.
Fino a quel momento avevo rispettato l'ordine di cenare in pizzeria una cosa, entrare in disco a mezzanotte passata e aspettare
il boom ai tavolini. Ero arrivato a metà pacchetto? Che cose ridicole – ma questo l'ho pensato solo tempo dopo e lo penso ora. Alla fine, almeno per quanto riguarda quella metà serata, non mi ero trovato così a disagio.
E pensare che era la prima vera uscita – dopo anni – che facevo con lui.
I miei nervi non erano mai stati così tesi, forse, ma questo lo avrei capito il giorno dopo nel nostro letto caldo, l'attimo prima di riaddormentarmi abbracciato a lui fino all'una di pomeriggio.
« Di sicuro almeno una certa bionda apprezzerà i tuoi movimenti spastici. » disse vicino al mio orecchio che morse con violenza.
« Mi hai fatto male! » biascicai pizzicandogli un braccio e guardandolo in cagnesco.
« Meglio. » rispose alzando la voce più che poteva, continuando a tirare dritto verso il centro esatto della pista. La gente che lo vedeva arrivare si spostava automaticamente, un po' grazie alla mia prestanza fisica (possanza), come vi ho detto, un po' per un atteggiamento di timore e venerazione per il Dio che stava passando vicino a loro. Che roba strana pure questa, non ho mai più incontrato qualcuno capace di esercitare una sorta di autorità con qualsiasi persona vivente, per giunta sconosciuta.
Arrivammo in un buco non occupato della calca, ci fermammo proprio nel momento in cui il dj esclamava con un'odiosa voce che
ora cominciava la vera serata e metteva su un pezzo che tutti quanti dovevamo conoscere. Ovviamente remixato. All'inizio mi piacque anche la canzone, era una hit di quella estate che aveva fatto da sottofondo pure ai recenti mondiali di calcio; mi ricordava delle cene con i miei compagni di squadra, chissà perchè, provocandomi uno stupido moto di nostalgia.
Nostalgia in discoteca! Durò poco, comunque.
Sasuke cominciò a muoversi come un ossesso non appena partì il
suono omologato (come chiamavo io quei tunz tunz tutti fottutamente uguali). Lo fissai incuriosito per un bel pezzo, vederlo ballare era pressocchè una novità.
Di tutte le reazioni che potevo avere forse ebbi la peggiore.
« Stronzo. »
Non udii la sua voce, ma gli lessi il labiale.
Ero scoppiato a ridere. Non ero proprio riuscito a resistere.
Non ce lo vedevo proprio a dimenare le mani al soffitto e a continuare ad annuire con la testa ad ogni quarto di tempo.
Ecco: fu la prima volta che Sasuke Uchiha mi risultò
buffo in qualcosa. Anzi no, la prima volta fu quando pianse davanti ai miei occhi.
« Mpfh, vedrai ora che ballo io... » dissi ma non mi udì quasi sicuramente, perso con gli occhi chiusi a seguire con tutto se stesso il ritmo.
Venne a ballarmi attaccato, strusciandosi a intermittenza su di me. Mi ritrovai a muovermi anche io, chissà come ,e ben presto afferrai con le mani i fianchi di Sasuke che, agli occhi di tutti, forse, divenne la mia
donna.
Muoveva il bacino a non finire, quello sciocco. Si staccò dalla mia presa e si girò per strusciarmi addosso, il suo sedere sulla cintura dei miei pantaloni.
Che cosa stava facendo?
Mi guardai intorno cercando di capire che cosa stesse succedendo, dove fossi. Cominciavo a perdere la testa. Ero sfiorato da chiunque, qualcuno mi aveva appena dato una botta (o una carezza?) su una spalla. Ma non riuscii a focalizzarmi su nessuno, avevo troppo l'impulso di afferrare di nuovo i fianchi di Sasuke che ora mi dava le spalle, sentire tra le mie mani quel bacino che pareva muoversi solo per me.
Mi venne duro.
E impazzii.
Non so bene cosa feci dopo che lo presi per i fianchi e lo indirizzai su di me, volendo fargli sentire quanto fossi eccitato. Credo che ballai un po' beandomi della sensazione del mio cazzo a toccare le sue natiche, nonostante gli strati dei vestiti; poi ballai e basta, sempre tenendo attaccato a me Sasuke, per niente contrario alla cosa, anche se due tipi adiacenti a noi continuavano a intromettersi e ballare con noi. Uno persino palpò il culo al mio amante, proprio come quella volta, anni prima, che Sasuke mi aveva portato in un locale simile ad una discoteca. Ma non feci casini stavolta, mi limitai a cingere il collo di Sasuke con le braccia e costringerlo ad una danza stretti stretti, come se stessimo ballando su di una ballata, cosa che non c'entrava un cazzo con la musica che stavamo ascoltando.

Probabilmente prendemmo altre due volte da bere chiedendo direttamente alla cameriera bionda senza sederci ai tavoli, per ritornare subito in pista, ebbri e impazienti di risentirci.
Ricordo che Sasuke continuò a trattarmi con sufficienza, alternava momenti in cui si staccava da me per ballare da solo o attaccato a qualche ragazza vicino a noi, a momenti in cui si faceva prendere da me e rispondeva con violenza, soffiandomi sul collo e dicendomi nell'orecchio che ero un incoerente, facendomi capire che ero la persona più inserita nel contesto dell'intero universo.
Ci demmo anche un bacio, o almeno a me pare così, a stampo, e dietro di me sentii delle esclamazioni e delle risatine, ma fortunatamente ero troppo brillo per tirar su baruffe o mettermi a fare il buffone.
Non ricordo a che ora uscimmo dal locale, come guidai fino a casa mia. So che appena dentro casa Sasuke mi tirò per un lembo della maglia fino al divano, cominciò a togliermi i vestiti e a mordermi. Succhiava e mordeva la pelle, fu una cosa sublime. So che andarono così le cose per via dei piccoli ematomi che mi trovai sulla pelle l'indomani, lividi che la mia collega carina lunedì non mancò di notare guardandomi in modo furbo.
So che non riuscimmo a raggiungere camera, ma mi scopò in salotto, sul divano, io sotto lui sopra.
Mi prese con durezza, a secco. Mi arrivò dentro tutta la sua rabbia, il nervoso provocato da quei momenti con la cameriera bionda. Capii dopo che la sua era gelosia. Un'emozione comunque negativa, ma almeno per una sera non c'entrò Itachi, non venne neanche nominato.
Venni più e più volte, continuammo a fare sesso tutta la notte.
Non so quando ci addormentammo, né come, ma so che il nonno ci trovò abbracciati. Svegliò il mio sonno leggero il passo del nonno sul corridoio che portava alle camere.
Aprii un occhio senza farmi vedere e lo riconobbi, abbronzato come sempre. Sorrideva e scuoteva la testa.
Feci finta di dormire mentre scopriva
cosa eravamo diventati io e Sasuke nei tempi della sua assenza, o meglio: mentre aveva delle conferme.
Nonno lasciò due brioche sul tavolo per entrambi. Quelle due brioche alla marmellata rappresentano un ricordo vivido che ho, accompagnate da un biglietto con su scritto “
sono uscito un attimo”.
Il nonno era appena rientrato da un viaggio in Arizona e mi avvertiva che usciva sotto casa per neanche mezz'ora: io e Sasuke commentammo che era una persona proprio strana.
Sasuke mi regalò il primo sorriso del giorno, probabilmente l'ultimo. Ma ciò che conta è che me lo regalò.


Comunque siano andate le cose, non volli più tornare in discoteca.





   
 
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