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Autore: GiuDirectioner9399    02/09/2014    0 recensioni
Un amore proibito dagli dei.
Un amore destinato a morire.
Si può andare contro la volontà del fato?
Contro la volontà degli oracoli?
Vale la pena rischiare tutto per i propri sentimenti?
"Non fidatevi di nessuno, e adesso andate,presto!"
Questo Alexandra e Harry lo sapevano benissimo perché in tutte le città della Grecia, regnava il caos.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se c'era una cosa che amavo particolarmente di Peeta era lo splendore dei raggi che ogni mattina, alle sei in punto Apollo portava con tanta gioia.

Era un buon modo per svegliarsi: i raggi non emanavano molto calore, ma giusto quel piacevole tepore che provavo aprendo gli occhi, pronta per affrontare una nuova giornata.

Peeta era una cittadina a Nord di Atene ma solo chi ci abitava, sapeva della sua esistenza.

Il Monte Peeta era la prima sede delle divinità; lo fu fino al IV sec.

Zeus litigando,come sempre, con sua moglie Era, altra discussione dovuta ad un ennesimo tradimento, decise di 'allargare' le loro dimore per capriccio della sposa e di andare ad abitare sul monte Olimpo.

Peeta però rimase la città prescelta di Zeus tanto da farla rendere invisibile agli occhi di qualsiasi persona al di fuori degli abitanti, dalla maga Circe, proprio perché la sua magnificitá fosse riservata a pochi. Aiprescelti.

A quell'epoca tutto era completamente differente ad oggi.

Era l'inizio del V sec. e ricordo con molta gioia quegli anni. Ne avevo quasi diciassette.

Mi piaceva molto passeggiare con mia madre, sulle rive del fiume Nedda.

Nella storia che racconto ai miei nipotini, alcune cose le ho dovute cambiare come ad esempio i nomi dei miei genitori: Medea e Aristide.

Loro li conoscono perfettamente e per non dare nell'occhio ed evitare troppe domande cerco sempre di far sembrare la storia meno realistica.

Il fiume Nedda aveva,come ogni cosa a Peeta, un potere molto particolare. Specchiandosi al suo interno si poteva vedere quale parte di noi si sarebbe invecchiata per prima e a volte non erano affatto i capelli i primi a mostrare i sintomi della vecchiaia.

Gli uccellini cantavano soavemente ogni giorno con molta allegria, gli alberi da frutto e il cielo azzurro donavano un senso smisurato di armonia. Tutto sembrava così perfetto.

Per anni non mi ero mai chiesta perché tutto fosse semplice e felice, perché vedessi il mondo in una maniera sempre positiva, convinta che niente e nessuno sarebbe mai riuscito a rovinare questo tipo di atmosfera.

Un bel giorno però mi dovetti ricredere.

Durante la festività per il mio diciassettesimo compleanno mia madre mi portò,come eravamo solite fare, a camminare lungo il fiume Nedda.

Che meravigliosa giornata era!

Il sole splendeva raggiante, gli alberi fruttavano rigorosamente e quanti canti vennero intonati.

Tutto sembrava ordinariamente felice, fino a quando mia madre non toccò un tasto dolente. Anzi il tasto dolente.

"Mia cara e dolce Alexandra, stai diventando grande tesoro mio. Credo proprio sia arrivato il momento di prendere marito.

Probabilmente non accetterai con buon cuore questa decisione mia e di tuo padre ma ascoltami ti prego: sei la nostra unica figlia, i soldi non ci basteranno per molto.

Tuo padre ha parlato con Nabu, il genitore di Zayn, te lo ricordi Zayn cara?"- mi disse con tono affettuoso ma che mi fece ribollire il sangue.

"Ma mamma-protestai- non sono greci!"

"Lo so tesoro, ma la somma di denaro che possiedono è superiore cinque volte tanto a quella di tuo padre! Suvvia cara, sono egiziani ma non significa che siano mostri. Sono solo stranieri."

"Barbari. Barbariripudianti, cattivieegocentrici!" - urlai ormai in preda ad una crisi di nervi.

Avevo sentito di come quellilì trattavano le loro donne. La morte a confronto sarebbe stata un privilegio, dicevano!

Continuammo un discorso botta e risposta all'incirca per cinque minuti.

Questo era il loro volere. E io dovevo ubbidire e sottomettermi non solo ad un uomo ma per giunta barbaro!

Scappai piangendo disperata e mi fermai in un luogo lontano e deserto.

Ricordo poco del tragitto che percorsi.

Non vedevo molto a causa delle lacrime, la testa mi scoppiava,le gambe mi dolevano. Mai mi sentii come in quel momento.

Distrutta e delusa.

Delusa dal mondo, dai miei genitori che mi costrinsero a scegliere la vita che portava inevitabilmente a morire lentamente o la morte stessa,immediata.

È stata la mia prima vera caduta. E mai avrei immaginato che qualcuno mi avrebbe aiutato a rialzarmi.

Ancora oggi non saprei identificare bene il luogo dove mi ritrovai quel giorno poiché solo in quell'occasione ebbi modo di trovarmici, per fortuna.

Era un lungo viale, deserto: il confine con il mondo reale; il che mi provocò uno strano effetto.

Era proibito oltrepassare i confini, se non volevi morire, ovvio.

"Cosa spinge una bella ragazzina come te a volersi suicidare oltrepassando il confine?"- disse una voce.

Mi girai di scatto e mi ritrovai un ragazzo proprio davanti.

Ricordo che mi meravigliai subito appena lo vidi.

Ma non per l'aspetto fisico, figuriamoci!

Si va bene era alto, magro e riccioluto ma sporco e trasandato, tutto tranne che un bel e affidabile ragazzo.

Forse la cosa che mi colpii particolarmente fu la voce: roca, intensa, profonda e molto persuasiva.

Pensai subito che quel timbro di voce e il modo di comportarsi non erano certo di un greco.

"Tesoro,lo so che è difficile resistere davanti a cotanta bellezza e che probabilmente con il mio incontro ti ho migliorato la giornata. Non c'è bisogno che mi ringrazi. Ma si può sapere che ci fai qui?"

Ma che insolente!

Chi si crede di essere adesso quest'altro barbaro?

Rimasi stupita dal suo comportamento.

Le lacrime si fermarono e diedero spazio allo stupore.

"Ma guarda tu! Sono affari miei e di certo non racconto ad un barbaro egocentrico come te le mie intenzioni, da donna greca quale sono." - Affermai con tono deciso.

"Ti conviene non alzare la voce con me e faresti meglio a non chiamarmi barbaro, tesoro."- detta questa frase con molta lentezza e tra denti stretti si avvicinò.

Pochissimi centimetri ci dividevano e solo in quel momento notai i suoi occhi: verde smeraldo.

Due diamanti splendenti luccicavano nei miei e potrei giurare che i nostri respiri erano tutt'uno.

Così vicini, così lontani.

"Mi chiamo Harry."- sussurò

"Mi chiamo Alexandra"-sussurai.

Notammo entrambi le strambe circostanze che si erano create e lui fu il primo ad indietreggiare.

Confusa e imbarazzata mi ritirai nelle difensive esclamando:

"Sono qui ripeto, per affari miei. Di certo non ti devono interessare straniero."

"Va bene, tesoro. Bel nome comunque."- e di nuovo quel ghigno si ripresentò sul suo volto.

"Tesoro non mi chiami e mi dispiace ma non potrei dire lo stesso del tuo. Non mi piace."- mentii spudoratamente.

"Da dove vieni?"- continuai curiosa.

"Da lontano. Molto lontano. E poi sono affari miei e non ti devono interessare."- disse cercando di imitare la mia voce, rendendola stridula e fastidiosa.

Bene, pure spiritoso!

Cosa accadde quel giorno non lo so dire con certezza.

Ma quella nostra conversazione non la dimenticherò mai e anche quando, dopo quella sua ultima esclamazione me ne andai indignata senza salutarlo, non posso negare che non ci fu un momento che non ripensai ai suoi occhi, alla sua voce e ai suoi dannati ricci.

HARRY'S POV

"Da dove vieni?"- mi chiese incuriosita.

"Da lontano. Molto lontano. E poi sono affari miei e non ti devono interessare."- cercai di imitare la sua voce con scarsi risultati.

Di certo non aveva una voce particolarmente stridula ma andiamo tutte le donne alla fin fine riescono ad alzare i decibel in quel modo.

Se ne andò indignata senza nemmeno salutare. Devo ammettere che a quel tempo, era davvero forastica, ma d'altronde che mi aspettavo? Era di stirpe Peeta.

Ammetto che ero uno straccio quel giorno, avevo appena concluso una gara di salto in lungo con il mio amico, Nayta.

Da quando eravamo piccoli una volta a settimana,senza farci scoprire, ci avvicinavamo ai confini e la pericolosità rendeva tutto così eccitante.

Non in quel senso,intendiamoci, ma l'adrenalina che si provava a saltare essendo consapevole di poter essere risucchiati da un vortice, bhè era esaltante, almeno per me.

Quando conobbi Alexandra avevo diciotto anni, ma non facevo parte dei Peeta.

A raccontarla è una lunga storia, soliti capricci tra dei, ma per farla breve oltre ai Peeta vi erano anche i Samaa.

Popolazione costituita da circa duecento abitanti, relativamente poco.

Nessuno però seppe mai dell'esistenza dell'altro fino a quel giorno.

Nessuno si sarebbe mai immaginato di trovare un vicino considerato anch'esso ilpresceltodiZeus.

E si sa, quando un popolo, di qualsiasi densità, è ostile all'altro la guerra magicamente diventa l'unica soluzione possibile,per affermare la propria supremazia.

"Ha, ma dove ti eri cacciato!"- esclamò Nayta, correndomi in contro. "Devi venire subito!"- si affrettò a dire per poi correre verso gli accampamenti.

"Si può sapere che succede? Corri come un ossessa!"- ero seriamente preoccupato.

"Tu corri e basta."- urlò allontanandosi, riuscivo a scorgere solo la sua sagoma in lontananza. Dovetti aspettare ben venti anni prima di rivederlo.



 

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 Ecco qui questo è il primo capitolo in cui qualcosina comincia a nascere...;)
 C'è anche il punto di vista di Harry che racconta la sua versione dei fatti e sarà molto frequente.
 Vorrei sapere la storia a primo impatto come vi sembra, io cercherò di aggiornare il più presto possibile.
 Giulia xx

  
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