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Autore: Scarlett_Brooks_39    02/09/2014    1 recensioni
Fin dal primo momento Isabel si era resa conto che Ryan, il bambino che una volta aveva accomodato la ruota del suo criceto senza esitare, non c' era più. Si era trasformato in un playboy senza scrupoli. Anche lei, in seguito ai suoi mille rifiuti, era cambiata. Potrà allora la pioggia mettere nuovamente tutto a posto e svelare i loro mille segreti?
*Questa storia partecipa al contest 'Baci un po' ovunque', indetto da AchiSama sul forum di EFP*
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 3
 
I can’t believe it,
I’m not myself,suddenly I’m thinkin’ of no one else
You make me shudder
Ohh I really need to know
Or else you gotta let me go.


Isabel si guardava allo specchio con un'espressione soddisfatta. Indossava un paio di jeans neri, strappati sulle ginocchia, un paio di stivaletti alti ai piedi. La maglietta argento sfavillava sotto la luce della lampada, e ricadeva morbida sulla cintura borchiata. Aggiunse una giacca di pelle nera, si acconciò i capelli corvini a mo' di boccoli ed usò la matita nera per rifinire il contorno dei suoi occhi, in maniera leggera. Stese un po' d'ombretto marrone scuro sulle palpebre e concluse il tutto con del mascara volumizzante, che fece diventare le sue ciglia lunghe come non lo erano mai state. 
'Forse catturerò qualcuno, così.'
Disse a se stessa, per incoraggiarsi.
'Non catturerai nessuno, sei innamorata di Ryan'.
La sua coscienza emerse dal lato più nascosto di se', quello che poche volte faceva capolino.
'No. Stasera mi divertirò e mi libererò di lui, per sempre.'
Disse ancora, con tono duro, sopprimendo la sua coscienza. Faceva sempre così: sopprimeva le emozioni, le ignorava, faceva sì che non influenzassero le sue scelte, ma era di notte che agivano. Spesso aveva incubi, spesso si girava e rigirava nel suo letto cercando di liberarsi di loro. Ma il suo amore per Ryan, tutte le sue paure, le si rivoltavano contro e lei non poteva farci niente. 
Ripensava alla Isabel di un anno fa, quella timida e dolce ragazza dell'Italia, che si vestiva sempre come una bambolina e credeva nell'amore, anche se i suoi genitori si erano separati. Così, per dirsi che era sempre dentro lei, nascosta da qualche parte, spolverò sulle sue guance del fard rosa, che le ricordava lontanamente quella che era una volta. 
Si sentì meglio e, come un gladiatore che si prepara all'arena, arrivò a casa di Emily, pronta a gettarsi nella mischia, ancora una volta, nell'ultima vera battaglia che affronterà.

                                                          *****************

Tutto ciò che Ryan sentiva erano le risate acute della sua ragazza, Christine. Si sforzava di sorriderle, dato che era di carattere molto permaloso e non sopportava non essere al centro dell'attenzione. Forse era proprio questo il suo più grande difetto. Oltre ad altri mille, ovviamente. Non capiva nemmeno perché stava con lei. Forse perché era bella, bionda, magra e con una bella carrozzeria. Ma più si sforzava di trovare un suo pregio, più si convinceva che tutto quello che stava facendo era sbagliato. Perché stava con lei? Per Isabel. Fu l'unico vero motivo che gli venne in mente. Credeva che farla ingelosire avrebbe migliorato le cose, ma non era stato affatto così, le aveva solo peggiorate. Non capiva perché non si facesse avanti lui stesso, forse aveva paura di non essere abbastanza per lei o di far venir fuori il lato più debole di se'. Perché, diciamocelo, lui non era affatto il tipico ragazzo dolce e timido nei confronti delle ragazze. Era il tipico 'bello e dannato' della scuola e la cosa gli recava onore, secondo lui. 
L'amore è un gioco, si diceva, posso fare ciò che voglio; sono giovane, bello, avvenente. Tutte mi vogliono. 
Perché, allora, il suo stomaco si chiuse ed il suo corpo iniziò a fremere quando si ritrovò davanti Isabel? 
Era così... sexy, quella sera. I pantaloni neri le calzavano alla perfezione, mettendo in evidenza le sue morbide curve e la canottiera argento sfavillava sotto la luce delle lampade. Si guardava intorno, come in cerca di qualcuno. 
Ryan era certo che quel qualcuno era sicuramente lui. 
Sapeva che Isabel aveva una cotta per lui da tanto tempo, ma non capiva che cosa ci trovasse. 
Da quando si erano conosciuti certe volte la trattava male, come per esempio quando baciava ardentemente Christine davanti a lei. Amava fare lo stronzo, farla soffrire. 
Perché Isabel stava ancora dietro a lui? Meritava meglio di così, meritava una persona dolce e gentile, che la ricoprisse di complimenti e regali, non uno come lui. 
Anche se non voleva ammetterlo, sapeva che la sua in realtà era una battaglia contro se stesso. Voleva nascondere il lato più dolce di se', perché sapeva che i bravi ragazzi rimanevano sempre fregati. Era questa la sua più grande paura: non essere accettato, essere respinto, rimanere da solo, soffrire. 
Per questo si nascondeva dietro la maschera del cattivo, dell'egoista, del menefreghista. Perché così nessuno avrebbe mai e poi mai potuto rifiutarlo, perché sapeva per esperienza personale che il cattivo vince sempre. 
Non era come nelle favole, in cui il principe e la principessa vivono felici e contenti ed il cattivo muore, era come se la realtà fosse la brutta copia, l'esatto contrario della fantasia. Questo lui l'aveva testato sulla sua pelle, e la sensazione non era stata particolarmente piacevole. Ma doveva smetterla, disse a se stesso. 
Doveva smetterla di nascondersi, doveva abbattere le sue barriere. Fu la vista di Isabel che gli fece cambiare idea. 
Si accorse di tenere a quella ragazza più di quanto immaginasse, e che continuare a farla soffrire era da idioti. 
Mise da parte se stesso e pensò solo a lei. Basta essere egoisti, bisogna cominciare ad amare.
Stava avanzando a grandi passi verso Isabel, sicuro di se' come al solito. Lei sorrise entusiasta quando lo vide, e lui mostrò i suoi denti bianchi di rimando. Ma quando furono abbastanza vicini da sfiorarsi, Isabel lo oltrepassò, esclamando:
"Ehi, Joe!"
Joe? Chi è Joe? Ryan si voltò, la fronte corrugata e l'espressione stranita.
Isabel stava abbracciando calorosamente un ragazzo rossiccio e dai capelli corti. 
Joe. 
Si ricordò di lui, era l'amico di Emily. Sembrava aver notato Isabel, ma a lei non importava. E allora perché ora lo stava abbracciando in quel modo? 
Isabel si voltò verso il ragazzo con un sorrisetto malizioso. I suoi occhi profondi lo catturarono, come un gabbiano in un oceano di petrolio. 
Si sentiva appiccicato a lei, non riusciva a riprendere il volo. Era ovvio che voleva farlo ingelosire. 
Bene, avrebbe contrattaccato.
Stava per dire a Christine di farsi un giro, e confessare ad Isabel, finalmente, dopo lungo tempo, ciò che bramava tanto dirle. 
Cambio di programma. 

Joe era piuttosto sorpreso del ritorno della ragazza. 
Non l'aveva mai vista così espansiva nei suoi confronti. 

Isabel stava tirando fuori il lato più sensuale e femminile di se', voleva far capire a Ryan di che pasta era fatta realmente. 
"Joe, portami a ballare!"
Stasera lei si sentiva libera, leggera come una piuma, mentre si librava nella pista da ballo in mezzo ad altre decine di persone. 
Casa di Emily era grande, in più i suoi genitori avevano lasciato la città per qualche giorno, quindi nessun problema. 
Vide poi di traverso la chioma bionda ossigenata di Christine, portata per mano al centro della pista da Ryan. 
L'aveva evitato apposta, prima.
I suoi capelli castano chiaro erano imbevuti di gel, quella sera. 
La camicia bianca, leggermente stropicciata, sottolineava la sua linea sottile, ma tonica. 
I suoi occhi balzarono su di lei, misteriosi, come se nascondessero una certa aria di sfida. Voleva la guerra? L'avrebbe avuta.
Iniziò un gioco di sguardi, persuasivi ed infuocati. 
Christine e Joe non parevano accorgersi di quel che stava succedendo, continuavano a ballare, sotto le luci delle lampade di casa di Emily, rapiti da quel ritmo travolgente e persistente. Joe iniziò a sfiorare i fianchi di Isabel, con fare non troppo deciso, come impaurito di fare troppa pressione. Come se Isabel fosse un oggetto delicato, e lui avesse paura di romperlo.
Ma Isabel voleva che lui la sfiorasse così, voleva che quel bastardo di Ryan crepasse di gelosia, se davvero era capace si provarla. 
E Ryan la provava, oh sì se la provava. 
Ad ogni sguardo di lei sentiva una fitta allo stomaco che lo spronava a fargliela pagare. Intanto Christine iniziò a dargli baci sul collo. 
Isabel non riusciva a tollerare quella scena, era così... straziante. 
Allora guardò dolcemente negli occhi Joe, e gli sfiorò la guancia sulla quale affiorava della barbetta incolta. Gli mise le mani intorno al collo ed inclinò la testa, come a porgergli il collo. Non sapeva bene cosa fare, Isabel non si era mai comportata così con lui. Tuttavia, la avvicinò a sé ancora di più. 
Le loro labbra si toccarono leggermente, poi più intensamente. Fu proprio con quel bacio che Isabel si accorse di non amare nessun altro, all'infuori di Ryan. 
L'unica cosa che le venne in mente fu 'Cosa prova adesso Ryan?', non 'Sto baciando un ragazzo, dovrebbero scoppiarmi mille fuochi d'artificio dentro, fino a farmi esplodere'. 
Non aveva mai ancora sentito le farfalle nella pancia, o avuto alcun sentimento che non fosse imbarazzo. 
Poi successe tutto in un lampo: si sentì trascinare via da Joe, un paio di mani forti  staccarono le sue labbra da quelle del ragazzo e qualcuno le si mise davanti. Era Ryan, che aveva appena dato un pugno nella guancia di Joe. Isabel si sentì pervadere da una fiamma sconosciuta, ma anche familiare. 
Era come se un sorriso volesse affiorarle sulla bocca, ma voleva dimostrarsi arrabbiata. In fondo era contenta che Ryan avesse picchiato Joe, allontanandolo da lei. 
Voleva dire che finalmente aveva abbassato le barriere, che finalmente aveva detto a se stesso basta con le bugie. 
Voleva dire che si era finalmente accorto di tenere a lei. 
Joe era in terra, il pugno seguito dalla spinta era stato forte. 
Isabel si precipitò su di lui, per sentire se stesse bene. 
In fondo, aveva pur sempre dell'umanità. 
Christine era sbigottita: continuava a guardare Ryan, che ansimava con l'aria di un toro, ed a tenere la bocca aperta.
"Ryan! Ma che ti prende!"
Esclamò Christine. Lui non le rispose, continuava a guardare Isabel.
"Joe, tutto bene?"
Gli sussurrò lei, poggiandogli una mano sulla guancia dolorante. Aveva un grosso segno rosso, che si estendeva dalla bocca fin su all'occhio. 
Joe si limitò ad annuire, confuso. 
Isabel non poteva più sopportare tutto quello, era successo troppo in fretta, troppo violentemente. Sentiva che la sua testa stava per scoppiare. 
Si alzò ed uscì da casa di Emily, correndo. 
Il cielo era scuro, presto si sarebbe messo a piovere. Ecco che una leggera goccia di pioggia le pizzicò il volto. 
Cosa poteva fare? Tornare indietro? No, neanche morta. 
Non sopportava sentirsi in imbarazzo, per di più in mezzo a metà della sua scuola. Iniziò a correre, mentre la pioggia diventava sempre più forte, sempre più persistente, e le stava rovinando i capelli mossi per l'occasione. 
Il trucco si sarebbe sciolto presto, trasformandola in un clown. Stava scappando da tutto e da tutti, ma soprattutto da Ryan. 
Perché aveva dovuto farlo in mezzo a decide di persone? Perché non l'aveva fatto davanti a lei e basta? 
Odiava il suo desiderio di protagonismo, sempre in cerca d'attenzione. Era una delle cose che più la infastidiva di lui.
"Isabel!"
Ryan la stava raggiungendo, sotto la pioggia, bagnandosi come un pulcino.
Ma cosa voleva ancora da lei? Prima sbuffò, spronandosi a continuare la sua fuga e ad ignorarlo. Ma poi si voltò, fermandosi.
"Cosa vuoi?"
"Devo parlarti."
"Non ho né il tempo, né la voglia. Voglio solo andare a casa."
Teneva le mani incrociate al petto e lo sguardo alto, senza mai incrociare gli occhi di lui. 
"Non m'importa. Adesso mi ascolterai."
"Ecco, bravo, obbligami."- si avvicinò impetuosamente a lui, pervasa da una scossa d'energia che non aveva mai conosciuto prima- "È questo tutto ciò che sai fare. Obblighi le persone a fare quello che vuoi tu, perché sei solo un'egoista!"
"Isabel..."
"No, no, adesso mi ascolterai. Ho passato un anno intero della mia vita a correrti dietro, sopportando tutte quelle sgualdrine che da un giorno all'altro diventavano tue fidanzate. Per loro era un onore esserlo, non è vero? Sai una cosa? Anch'io la pensavo così; ora provo solo pena per quella che ero."
"Io..."
"Ed ho sopportato, e sopportato ogni giorno di questo dannato anno tutte loro. In silenzio piangevo e mi rivoltavo nel mio letto la notte, pensando a te. 
Ed è stupido perché non avrei dovuto! Perché tutto questo mi sta lacerando l'anima, mi sta rovinando la vita. E la causa sei solo tu!"
"Isabel, maledizione, ascoltami!"
Ryan cercava di farsi ascoltare, doveva dirle ciò che provava per lei. 
Quelle parole erano come un animale inferocito che voleva liberarsi da una gabbia che stava diventando sempre più piccola.
Erano ad un metro di distanza l'uno dall'altra. 
Il ragazzo voleva bruciare quello spazio, baciandola ardentemente sotto la pioggia, ma il vomito di parole di Isabel lo bloccava. 
Continuava a gesticolare con le mani, in preda ad una crisi isterica. Faceva sempre così, quando era nervosa. 
"Dio, come sono stata idiota! Avrei potuto rifarmi una vita, avrei potuto trovare un ragazzo dolce e carino, qualcuno a cui sarebbe importato davvero di me, invece di uno stronzo come te. 
Perché sì, sei uno stronzo Ryan, un fottuto stronzo affetto da mania di protagonismo! 
Perché quel gesto, prima? Perché adesso? Hai buttato giù le tue barriere? Sei finalmente riuscito a diventare qualcuno? Ti sei fatto un esame di coscienza? 
Sono stata umiliata, derisa, messa in imbarazzo, per non contare di ciò che hai fatto a Joe! Cosa c'entrava lui? Sei così malato dall'essere sempre al centro dell'attenzione che non ti accorgi di quello che ti sta succedendo attorno, e questa è una delle cose che più odio di te. Perché credimi, ce ne sono tante. Potrei farti una lista lunga chilometri...."
Senza che se ne accorgesse, Ryan aveva avanzato verso di lei ed in quel momento si ritrovarono a soli pochi respiri di distanza. 
"Ti amo."
Le sussurrò lui, interrompendo il suo monologo, con un tono che Isabel non sentiva da tanto, quello del vecchio Ryan. 
Lei non credeva alle sue orecchie, non pensava che tutto sarebbe successo così velocemente, così drasticamente, così.... come aveva sempre desiderato. 
"C- come?"
Isabel sbatté le palpebre velocemente, sorpresa come non mai.
"In tutto questo tempo... ho cercato di essere una persona che in realtà non sono io, una persona che odio essere. 
Pensavo di essere perso e che stare al centro dell'attenzione fosse la soluzione a tutti i miei problemi... 
Dopo il tradimento di Caroline, la mia prima ragazza, ho cercato di cambiare me stesso. Pensavo che se me ne fossi fregato il dolore sarebbe stato meno... straziante. 
Non riuscivo più a sopportarlo, non riuscivo più ad andare avanti. Tu eri così dolce, ma anche così misteriosa. Volevo davvero conoscerti meglio. Ma se avessi buttato giù le barriere, avrei dovuto ricominciare a soffrire. Ho scelto me stesso, ancora una volta, invece di te. 
Perché è proprio questo che sono: un egoista. 
Ma nonostante tutto, non so cosa farei senza di te."
La guardò negli occhi con fare sincero. Sentiva che le sue barriere pian piano si stavano sgretolando, che pian piano la pioggia le stava sciogliendo a terra. 
"Non vorrei amarti, ma lo faccio."
Isabel sentiva che la sua voce si stava via via rompendo, incrinata dall'emozione e dall'amore che provava per Ryan.
"Ma ti giuro Ryan, se mi farai soffrire, se mi costringerai di nuovo a..."
"Quel Ryan non c'è più."
La rassicurò lui, con tono dolce. La guardava con un amore che non pensava potesse mai provare. Le sue barriere non c'erano più, erano sparire, lavate via dalla pioggia purificatrice. 
"Ti amo, Ryan."
Lui non disse niente, le cinse i fianchi e con un fare morbido, leggero come non era stato mai con una ragazza, sfiorò le sue labbra. 
In Isabel successe qualcosa. 
Fu come se mille fuochi d'artificio scoppiassero dentro lei, come se mille farfalle s'impossessassero della sua pancia. Faceva quasi male, ma poteva sopportarlo. 
Per Ryan, era sicura di poter fare qualsiasi cosa. Perché non le importava più tutto quello che le aveva fatto passare; tutte le notti in bianco, tutte le lacrime soffocate nel suo cuscino, tutte le fitte di dolore che aveva provato alla vista di lui con un'altra gallina ossigenata. 
Dopo quel bacio, non le importava più. 
Adesso era come se quei brutti ricordi non ci fossero più, come se la pioggia li avesse cancellati. 
Ryan le teneva una mano sulla schiena, tirandole leggermente la canottiera argentea. Guardò negli occhi quella bellissima ragazza dagli occhi color cioccolato, e le fece fare una piroetta in aria, mentre lei rideva felice. Adorava il suo sorriso. Da ora in poi avrebbe fatto tutto il possibile per vederlo sempre affiorare sulle sue morbide e carnose labbra. 
Isabel non capiva più niente, sapeva solo che, dopo tanto tempo, era proprio tutto come aveva sempre immaginato. 



E saremo quel che tutti sognano,
quell’amore che i cantanti cantano
tanto forte, potente,
immenso che sembra esagerato e impossibile
con il petto che sembra esplodere
che non serve altro più per vivere
che non c’è parola per descrivere
che non ti sceglie e che non si fa scegliere.

Che potrebbe scomparire l’Universo
tranne noi.


E rimasero lì, sotto quelle gocce fredde e persistenti, in mezzo alla strada, a baciarsi come nessuno dei due aveva mai fatto. E mentre la pioggia li bagnava, portava via anche tutto ciò che prima era stato di loro.
Spazzò via il vecchio Ryan e la vecchia Isabel, lì purificò e li rese delle persone nuove. 
E con quel bacio, rimasero avvolti dall'amore che entrambi provavano l'uno per l'altra.

  
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