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Autore: fire_94    02/09/2014    1 recensioni
La Profezia della Distruzione e della Creazione narra della nascita di due bambine dotate di poteri divini. Una di loro distruggerà ogni cosa, mentre l'altra è l'unica che può fermarla.
Erynn porta sulla mano il marchio del Dio della Distruzione, ma non capisce perché dovrebbe voler far del male a qualcuno, soprattutto alla gente che ama. E mentre cerca di combattere il proprio destino, un altro grande problema busserà alla sua porta...
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quinto Capitolo

 

«Erynn, mi leggeresti una storia?!»

Non appena entro nella sua stanza, Eryss mi porge un libro dalle dimensioni piuttosto grandi, pesante come un macigno. Si è già messa a letto, con solo il lenzuolo a coprire il suo corpicino fragile. Mi guarda con i suoi grandi occhioni speranzosi, tenendo la testa poggiata comodamente sul cuscino, tutta sorridente.

«Potresti almeno darmi il tempo di entrare!», sbuffo, fingendomi arrabbiata.

Eryss sghignazza un po', poi agita il libro per aria, tenendolo con entrambe le mani. «Dai, muoviti, è pesante!», si lamenta.

Afferro la sedia accanto alla scrivania per trascinarla rumorosamente accanto al letto. Mi ci accomodo con un sospiro rassegnato, mentre con una mano afferro il pesante tomo che la bambina mi porge. «Come si dice?», le chiedo, mentre osservo la copertina.

C'è il disegno di una donna bellissima, dalla pelle chiara, sulla cui fronte, dietro ai suoi capelli blu scuro, che sembrano morbidissimi solo a vederli, spicca un simbolo, una fiamma rossa e una goccia azzurra, racchiuse in un unico cerchio. Riconosco subito la fiamma, è identica a quella sulla mia mano, e d'istinto sfioro quella della donna in copertina. Lascio quindi vagare lo sguardo sui suoi occhi, di un azzurro acceso e lucente, intenti a fissare qualcosa di fronte a sé, ma allo stesso tempo persi nel vuoto. Abbasso ancora la sguardo, passo sul suo naso all'insù e sulle sue labbra carnose, soffermandomi poi sulla figura intera. Ha un braccio disteso alla propria sinistra, mentre l'altra mano è nascosta dietro al suo collo, a sua volta oscurato dal gomito di quello stesso braccio. La figura si interrompe a metà busto, ma anche così sembra che la donna stia danzando.

«Per favore!»

La voce di Eryss mi riporta bruscamente alla realtà.

Alzo lo sguardo dal tomo per incontrare quello della mia sorellina.

Impiego qualche secondo per capire cosa sta succedendo, poi le rivolgo un sorriso dolce. «Così va bene. Allora, vediamo un po' cosa potrei leggerti...»

Apro il libro e cerco subito l'indice. A quanto pare, parla di mitologia, e ci sono diversi racconti che narrano fatti diversi. I miei occhi si soffermano sul titolo di pagina 459: “La Nascita della Fenice”.

So ben poco a riguardo della Fenice, la stessa creatura nominata nella Profezia della Distruzione e della Creazione.

Forse è finalmente venuto il momento di scoprire che cos'è davvero questa creatura misteriosa. Potrei scoprire anche di più sulla profezia stessa.

«Che ne dici della storia della Fenice?», propongo a mia sorella.

«Che cos'è la Fenice?», mi chiede lei, un po' confusa.

Le sorrido ancora. «Be', se mi ascolti lo scoprirai,» le dico, entusiasta. In un certo senso, credo di essere molto più eccitata io di Eryss all'idea di leggere questo mito.

Sfoglio le pagine fino a raggiungere la numero 459.

Mi schiarisco la gola e inizio a leggere...

 

La Dea Ferah era la più bella fra tutti gli dei, con la sua lunga chioma di un blu notte e i suoi occhi azzurri. Fin dai tempi più antichi, ha regnato sulle vite degli esseri umani, li ha protetti dalla furia degli altri dei, senza preoccuparsi mai per se stessa.

Un giorno, mentre Ferah era seduta all'ombra di un abete, con la testolina della sua dolce figlioletta adagiata sulle gambe, le carezzava la cascata di capelli blu, come quelli della madre. I suoi occhi erano puntati sul sole, in alto nel cielo, che quel giorno era più caldo del solito. Si faceva cullare dal respiro regolare della bambina addormentata, vagando fra i suoi pensieri.

Poi, all'improvviso, una figura alta e muscolosa le si parò davanti, oscurandole il sole.

Ferah riconobbe subito il viso barbuto dell'uomo.

«Bellsdreh, cosa ci fate qui?», chiese con la sua voce vellutata.

Il sovrano della magia mostrò i denti in un ghigno. «Sono venuto qui per vedere nostra figlia,» disse. «Sono convinto di averne tutto il diritto.»

Ferah nell'udire quelle sue parole, che avevano il suono di una minaccia, circondò la bambina che le dormiva in braccio con entrambe le braccia, come se volesse proteggerla. «Dovete proprio vederla adesso? Sta riposando. Per lei questa è stata una giornata molto dura.»

«E cosa mai avrà dovuto fare la figlia di una dea importarte come lo siete voi per ridursi in questo stato?»

«Vi ricordo che, anche se è ancora una bambina, è sottoposta a un addestramento intensivo per diventare la successiva Dea della Magia o della Creazione.»

Il padre della bambina rispose con un grugnito sprezzante. «Già. Perché uno di noi dovrà morire presto o tardi,» sibilò, stringendo con forza i pugni.

Ferah non si scompose, sebbene avesse già compreso dove l'altro volesse arrivare, e la cosa non le piaceva affatto. «Proprio così. Avete paura della morte, Bellsdreh?»

«Chi non ne avrebbe?»

«Mi sorprendete. Siete un uomo forte, il più forte che conosca, non credevo che veniste sopraffatto da un sentimento così debole e umano come la paura.»

«Uno di noi presto dovrà morire per forza, come punizione per le nostre gesta avventate,» cambiò discorso il sovrano della magia. Si era voltato e aveva sollevato lo sguardo verso il cielo. «Voi avete creato molto più scompiglio di me, ma siete la dea più amata dal popolo. Mi sembra ovvio su chi ricadrà la punizione.»

«Non si tratta di una punizione,» lo corresse Ferah. «Abbiamo creato una nuova dea, che presto dovrà prendere il posto di uno di noi due. Entrambi ormai viviamo da troppo, senza assorbire l'energia di un altro dio, non possiamo vivere a lungo. Ma non darei tanto per scontata la mia sopravvivenza contro la vostra.»

«Siete brava con le parole,» le concesse Bellsdreh. «Ma, dirò la verità, non son venuto fin qui solo per poter vedere nostra figlia, son venuto per proporvi una sfida. Sarà una sfida all'ultimo sangue.» Tornò di nuovo a guardare la dea in volto. «Così saremo noi stessi a decidere chi di noi due merita di continuare a vivere e chi di morire.»

Ferah gli concesse un sorriso malinconico. «Mi dispiace, ma non posso accettare. Non ho intenzione di combattere di fronte a mia figlia.»

«Dite piuttosto che anche voi avete paura della morte!»

«Non temo l'oblio. Ho vissuto abbastanza a lungo che ormai non desidero più niente dalla vita. Solo, prima di lasciare questo mondo, voglio dare a mia figlia tutto il mio amore e il sostegno per prendere il mio posto, o il vostro. Quindi, mi spiace, ma non ho intenzione di morire adesso, no, ma la mia non è paura.»

Belldreh contrasse la mascella e scosse il capo con vigore. «Non ho mai detto che potevate rifiutarvi!»

Ferah chiuse gli occhi, riprendendo a carezzare la testa della bambina sulle proprie gambe. Appoggiò la testa contro il tronco dell'albero. «Anche voi dovreste voler vivere ancora soltanto per vostra figlia. Lei vi vuole bene.»

«L'amore è un sentimento frivolo e umano.»

«Anche la paura, ma questo non vi vieta di provarne.»

Prima che il sovrano della magia avesse il tempo di trovare una qualche risposta, gli occhietti neri della bambina, identici a quelli del padre, si aprirono. La piccola alzò la testa, sorridendo alla madre, la quale le fece cenno di voltarsi; lei obbedì, ritrovandosi di fronte l'imponente figura di Bellsdreh. Il suo visino si illuminò con un sorriso bellissimo, che avrebbe fatto invidia perfino alla madre.

«Padre!», esclamò felice. Si alzò per andare a circondargli la vita con le braccia.

Bellsdreh incontrò lo sguardo felice di Ferah.

«Piccola Cynah, ben risvegliata.» Le poggiò il suo grosso manone sulla nuca in un gesto d'affetto un po' goffo.

«Padre, mi sono addestrata un sacco oggi. Ho imparato molte magie nuove. Ma chissà se diventerò mai brava come voi...»

«Non ce n'è alcun bisogno, piccola Cynah.»

Ferah si irrigidì nell'udire quelle parole.

Cynah invece si allontanò dal padre, fissandolo senza capire, con il capo inclinato da un lato. «Perché no, padre?»

«Non dovrai prendere il mio posto.»

Prima che Ferah potesse reagire, Bellsdreh sollevò un braccio, le sue pupille scure che si dilatavano fino a far quasi scomparire il bianco dell'occhio. Il suo palmo aperto si illuminò, e partì una fiammata che colpì la dea accanto all'albero proprio sul petto.

Le sue urla di dolore furono strazianti. Il fuoco la ricoprì da cima a fondo, senza che lei potesse muovere un solo muscolo. La pelle sulla sua faccia iniziò a colare via, lasciando soltanto la carne rossa e lucida. Lo stesso le accadde sulle braccia e sulle gambe, mentre il resto del corpo era protetto dai vestiti che, lentamente, cadevano a terra ridotti a piccoli brandelli di cenere.

«Madre!» Il grido disperato di Cynah fu soffocato dalla manona di Belldreh, che si posò sulla bocca della piccola. La tenne stretta a sé con l'altra braccio, per evitare che cercasse di fermare il suo fuoco magico con qualche incantesimo che aveva imparato da poco.

I capelli blu di Ferah divennero poco più che un mucchietto di cenere, mentre la dea si contorceva urlando sul terreno.

Il fuoco magico si spense soltanto quando non rimase altro che un mucchietto di cenere.

Bellsdreh allora lasciò andare Chynah, che andò a inginocchiarsi davanti ai resti di ciò che una volta era sua madre. Con un sorriso soddisfatto, si voltò e se ne andò. Ormai non doveva più temere la morte, per altri mille anni ancora avrebbe vissuto, forse anche di più, perché uccidendo Ferah aveva assorbito anche le sue energie e allungato la propria vita.

«Madre! Madre!» Cynah versava grandi lacrime sulle ceneri.

E quando Bellsdreh fu troppo lontano per vedere, accadde qualcosa di incredibile.

Le ceneri di Ferah si sollevarono verso il cielo, iniziarono a roteare su loro stesse, come mosse da un forte vento. Al centro di quel vortice scuro, si accese una fiamma rossa.

Iniziò a formarsi un corpo.

Cynah vide delle piume, dello stesso colore del fuoco, e un becco giallo e lungo. Vide un collo lungo e due immense ali.

Di fronte a lei c'era un uccello di fuoco, la Fenice.

«Madre?», chiese confusa.

Gli occhi della creatura la fissarono a lungo, poi quella fece un cenno con la testa, come per annuire. Circondò la bambina con le sue ali calde.

Poi si allontanò in volo e sparì in alto nel cielo.

Grazie alle lacrime di sua figlia, Ferah è rinata dalle proprie ceneri con un nuovo aspetto e un nuovo ruolo, come una creatura immortale che ogni mille anni perirà... e poi rinascerà.

 

Quando arrivo alla fine, guardo Eryss con aria preoccupata. Sono stata talmente immersa nel racconto che non mi sono fermata durante la descrizione cruenta del modo in cui Ferah è bruciata, senza preoccuparmi del fatto che, forse, la mia sorellina potrebbe rimanerne sconvolta.

Tuttavia, lei risponde al mio sguardo con uno perplesso, ma allo stesso tempo entusiasta. «Hai scelto una storia bellissima, Erynn!»

Sorrido sollevata. «Ah, grazie... ma è stato un caso più che altro.»

Non credo di aver compreso molto di più sulla profezia ora che conosco le origini della Fenice, ma sono comunque felice di avere avuto modo di scoprire di questa dea Ferah, di come sia morta a causa di Belldreh e della loro figlia Cynah. Mi chiedo se ci sia stato davvero amore, un tempo, fra loro due. Oppure se la loro unione fosse stata forzata da altri.

Questo pensiero mi incupisce.

«Stai bene?», mi chiede preoccupata Eryss.

«Eh? Sì sì, non preoccuparti!», dico. «Stavo solo riflettendo sulla storia.»

«La Fenice... chissà qual è il suo ruolo!»

«Cosa?!»

Eryss mi guarda con aria sognante. «Lì c'è scritto che Ferah è rinata con un nuovo aspetto e un nuovo ruolo, ma non ci ha detto che tipo di ruolo è. Me lo stavo chiedendo.»

«Già...»

Mi domando se abbia a che fare con me, o con la profezia. Sfoglio le pagine del libro fino a tornare all'indice, dove scorro velocemente tutti i titoli, senza tuttavia trovare nient'altro inerente alla Fenice.

A quanto pare, è una creatura misteriosa di cui si sa poco o niente.

«Be', ora non ci pensare. Fatti una bella dormita! Buonanotte!» Le do un bacio sulla fronte.

Quindi rimetto a posto la sedia accanto alla scrivania, sulla quale poso anche il libro, guardando per un'ultima volta la sua copertina. Quella donna deve essere Ferah. Non posso fare a meno di ammirarla e di compatirla, per il modo in cui è morta. Ma alla fine non ha abbandonato sua figlia, è rinata pur di potersi assicurare che stesse bene.

Perché sono convinta che abbia sempre vegliato su di lei, anche se da lontano.

Mando un ultimo sguardo in direzione di Eryss.

«'Notte!» mi risponde.

So come deve essersi sentita, perché anche io ho qualcuno che voglio proteggere fino a quando non sarà abbastanza grande e matura da farlo da sola. Soltanto che io non so da cos'è che devo proteggerla.

Mi dico che non ha alcuna importanza, le resterò comunque accanto.

Anche se la profezia dice che distruggerò ogni cosa, lei sarà comunque al sicuro con me. Perché preferirei morire, piuttosto che vederla soffrire.

Già, ma tanto fra un mese dovrò separarmi da lei per forza. Il mio matrimonio con Bacco mi costringerà ad allontanarmi dal villaggio per sempre...

Però almeno saprò che starà bene grazie a me, anche se non sarò accanto a lei avrò sacrificato tutto per il suo bene. Spero che questo la renda felice.

Con le lacrime che minacciano di scendermi giù per le guance, esco dalla stanza.


Angolo autrice:
Salve a tutti!
Ho finalmente postato il quinto capitolo, mi scuso se ci ho messo un po'!
Comunque... questo mito ovviamente c'entrerà eccome, anzi svolgerà un ruolo fondamentale, ma non vi dico altro altrimenti poi che leggete a fare? Quindi, be', spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima!

   
 
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