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Autore: Eilish    02/09/2014    3 recensioni
Titolo ricambiato.. ho rimesso l'originale. Scusate tanto.
“Piccola mia, un giorno troverai delle persone che ti sapranno stare accanto, delle persone che non avranno paura di te e ti ameranno così tanto da non riuscire più a lasciarti. In quel giorno tu sentirai dentro di te una fiamma che si accenderà, quella è la speranza… la tua speranza”
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Non so come o chi mi avesse portato a dormire su un letto tanto comodo ma iniziai a pensare di essere molto fortunata.
Sbarrai gli occhi per i miei pensieri poco chiari e senza senso e mi ritrovai in una stanza con delle parenti tinte di beige e poco illuminata per il temporale che era in corso fuori la finestra che rendeva la scena tutto fuorché confortabile ma dentro di me non avevo paura…. Stranamente non ce l’avevo.
Una presenza vicina a me si iniziò a muovere e solo allora mi accorsi di una testa appoggiata allo bordo del letto con le braccia a mo di cuscino. La scena mi intenerì soprattutto quando la ragazza con i tanto di capelli scompigliati e di sbadigli all’ennesima potenza sbarrò gli occhi per osservarmi meglio.
Nel frattempo io mi ero messa seduta quindi ora potevo guardarla dritto negli occhi che mi osservavano tra il curioso, l’inaspettato e…. contentezza?
 
“Oh mamma finalmente ti sei svegliata” mi disse con un sorriso a 32 denti
 
La vidi uscire fuori dalla stanza che avevo ormai capito fosse la sua e la senti scendere le scale che dovevano portare al piano di sotto e urlare
 
“si è svegliata!!! Mamma, Papà; Kohaku… si è svegliata”
 
In men che non si dica mi ritrovai quattro paia d’occhi che mi osservavano raggianti senza capirne il motivo.
 
“Finalmente pensavo morissi dentro casa nostra.. meno male ti sei svegliata non sai quanto sia felice” disse la donna che credo sia la mamma della ragazza
 
“Su dai un pensiero in meno almeno è viva.. allora come ti chiami? Sai che sei proprio carina?” disse il ragazzo che avevo capito fosse Kohaku facendomi arrossire e d’istinto mi portai le coperte che stavo stringendo all’altezza del naso coprendomi mezzo volto.
 
Non che io sia una ragazza tanto timida ma quella situazione oltre a farmi imbarazzare era davvero divertente e preferivo non farmi vedere mentre ridevo sotto i baffi.
 
“Famiglia fatela respirare non vedete che si vergogna è normale dopo che l’accogliete cosi… facciamo le presentazioni allora io sono l’uomo di casa Kenta Hirai, lei è mia moglie Hikari, il ragazzo è nostro figlio Kohaku e la ragazza che è rimasta a vegliarti è Sango, nostra figlia… tu? Come ti chiami? Te la senti di parlare?”
 
Si volevo parlare ma non ci riuscivo perché grande in me era la paura di potermi aprire troppo così iniziai dicendo il minimo indispensabile
 
“P-piacere di conoscervi…Ehm mi chiamo Kagome scusate il disturbo che vi ho recato”
 
“Wow è molto ben educata… e dimmi Kagome hai qualche parente? Saranno di sicuro molto spaventati visto che sei stata qui quasi tre giorni” disse la donna
 
“T-tre g-giorni?” rimasi sbalordita. Davvero ero li a poltrire da tre giorni? Ma che cavolo eppure avevo dormito i giorni prima quindi non capisco com’è potuto succedere e poi come faccio a essere arrivata da questa famiglia?
 
“si Kagome ti ha trovato mia figlia tornando dall’allenamento vicino il giardino di casa, è venuta a chiamarci e noi ti abbiamo portato qui. Avevi la febbre molto alta e hai anche iniziato ad avere incubi… chiamavi spesso tua nonna nel sonno. Se ci dai il numero la possiamo chiamare” disse i Signor. Hirai
 
Rimasi imperterrita. Non avrei mai pensato di aver corso così tanto per scappare dall’assistente sociale e di essermi addirittura fatta venire la febbre e aver fatto gli incubi.
Quelli me li ricordo. Davanti a me si presentava la scena di quando la nonna emise il suo ultimo respiro e di me da sola al funerale con la sua cornice in mano.
 
Mi riportai la coperta a coprirmi il viso e diedi vita ad un pianto sovrumano…. Sapevo di star facendo, in un certo modo, preoccupare quella famiglia che tanto mi aveva accolto ma non riuscivo a non piangere… Mia nonna… Kaede… L’unica persona che mi abbia veramente accetta e amata… non c’era più… e non sarebbe più tornata da me.
 
Mi sentì abbracciare e vidi la ragazza che mi aveva vegliato stringermi e sussurarmi
 
“Tranquilla… ci siamo noi…ssssh.. piangi dai”
 
Mi aggrappai a lei ed esplosi. Quell’abbraccio mi ricordava tanto quello della nonna che non riusci a contenermi più del dovuto.
Gli altri tre membri della casa uscirono fuori la stanza per dar più spazio al mio dolore.  Strinsi più forte quella strana ragazza e dopo essermi calmata le parlai
 
“Grazie… Grazie infinite… grazie per avermi salvata”
 
“è il minimo che avrei potuto fare e poi non ti avrei mai lasciata li a morire” e mi sorrise.
 
Il suo era un sorriso così sincero che mi scaldò il cuore, a poche persone, anzi ad una sola ho permesso di entrare nel mio cuore e sentivo che quella ragazza con i suoi gesti e le poche parole che ci eravamo scambiate stava guadagnando la mia fiducia.
 
Scesi sotto con Sango e mi sedetti insieme a lei sul tavolo della cucina dove erano già seduti gli altri per la cena.
 
“Tieni piccola devi metterti in forze” mi disse la padrona di casa in tono materno e mi presento la cena.
 
Mangiammo in assoluto silenzio a parte per le battutine di Kohaku sul mio conto e gli schiaffi che gli dava Sango  per farlo tacere.
A fine cena, rimanemmo seduti a tavola. sapevo che stava arrivando il momento della verità e in cuor mio avevo già preso la mia decisione.
 
Di fidarmi di quella famiglia.
“Allora Kagome sappiamo che forse è un po’ troppo ma ti dobbiamo fare delle domande non perché pensiamo che tu sia pericolosa ma non sappiamo niente di te e voglio accertarmi del giudizio di mia figlia” disse il Signor. Hirai
 
“Sai Sango appena ti vide aveva già constatato che fossi una ragazza apposto quindi vogliamo accertarcene… se ci potessi parlare un po’ di te sarebbe meglio perché infondo sappiamo solo il tuo nome e vogliamo anche sapere il numero della tua famiglia così da poterli avvisare che stai bene”  ribadì la Ss. Hirai
 
Presi un respiro molto lungo e iniziai a parlare
 
“Prima di tutto vorrei ringraziarvi per avermi ospitata ed essere stati tanto premurosi con una sconosciuta…. Purtroppo non ho nessuna da poter avvisare perché appena nata sono stata abbandonata in una casa-famiglia quindi anche avendo parenti non so chi siano… Fino all’età di 10 anni ho vissuto dentro la casa-famiglia e dopo sono andata di casa in casa con un’assistente sociale per cercare una famiglia che volesse adottarmi… non è mai successo fino ad un anno fa quando fui presa da una signora anziana di nome Kaede che purtroppo per una malattia mi lasciò e per non ritornare a fare…. A fare avanti e indietro per le famiglie sono scappata dall’assistente sociale… circa un mese fa cioè il giorno del funerale di mia nonna…”
 
Quando finì di parlare mi sentì libera ma al tempo stesso l’ansia per il silenzio dovuto al racconto della mia storia mi attanagliava lo stomaco facendo diventare impossibile la mia respirazione
 
La signora Hirai mi venne vicino e mi abbracciò… non riuscivo a capire che cosa ci fosse in quel abbraccio... se la compassione che le avevo fatto, la pena con cui mi stava stringendo oppure era un modo gentile per dirmi che non avrebbero mai presa con loro e che mai avrei potuto avere una famiglia mia.
 
Si staccò piano da me ma rimase con le braccia attorno al mio collo, si girò verso il Signor. HIrai e disse
 
“Siamo d’accordo giusto?”
 
Lui annuì, poi vidi la Signora chiedere un tacito consenso ai suoi figli e anche loro annuirono senza pochi problemi.
Il signor. Hirai mi venne vicino mi fece alzare e mi abbracciò e uno alla volta fecero la stessa cosa ritrovandomi soffocata in una sotto specie di “abbraccio di famiglia”….. non ci stavo capendo niente!!!
 
Si staccarono dopo un paio di minuti e guardandomi mi dissero:
 
“Benvenuta nella famiglia Hirai, Kagome”
 
 
 
Ehi nonna, credo di aver trovato la mia speranza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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