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Autore: DreamWriter    02/09/2014    3 recensioni
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA. Mi scuso con tutti coloro che la seguivano, ma al momento non ho ispirazione per continuarla]
C'era una volta una città piena di magia, in un mondo in cui la magia non esiste.
Storybrooke.
Terra di principesse, pirati, regine e streghe.
Terra di uomini e donne che devono sempre scontrarsi con il cattivo di turno per mantenere il bene.
Terra di uomini e donne che devono superare i loro demoni interiori per essere felici.
Terra che ora, misteriosamente, inizia a riempirsi di neve e ghiaccio.
- «Bene. Andiamo a fare pupazzi di neve, Swan!» - [Dal I capitolo]
Capitoli:
-When the days are cold (Emma, Killian)
-When your dreams all fail (Robin, Regina, Marian, David, Emma, Killian, Henry)
-With the beast inside (Rumple, Belle, Robin, Marian, Henry || Emma, David, Killian, Walsh)
-We still are made of greed (Emma, Killian, David, Whale, Walsh || Zelena, Regina delle Nevi)
-This is my kingdom come (Henry, Robin, Marion, Belle, Rumple || Emma, Walsh, Killian, David)
*Ambientata subito dopo la 3x22*
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Elsa, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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WE STILL ARE MADE OF GREED

No matter what we breed
we still are made of greed
 

[‘Non importa quale sia la nostra razza
siamo ancora fatti di invidia’] 

~Demons, Imagine Dragons

 

«Nulla di serio: è fuori pericolo. Credo che si trovasse sotto la neve da pochi minuti, perciò non ha rischiato di avere danni causati dal freddo. Per quanto riguarda l’albero, non l’ha travolto, ma solo sfiorato: Walsh è stato colpito dalla caduta di un ramo, ma ha avuto abbastanza fortuna da non trovarsi troppo vicino e venire completamente schiacciato dal tronco. Per sicurezza gli abbiamo fatto una tac per rilevare eventuali traumi cerebrali, ma è tutto a posto» il dottor Whale scrollò le spalle, mettendo le mani nelle tasche del camice e spostando lo sguardo a turno tra Emma, Killian e David. «Ora, se non avete altre domande, permettetemi che sia io a farvene una!» il suo sguardo non ammetteva repliche.
«Io avrei più di una domanda, ma prima ascoltiamo la tua, dottore!» Killian era a qualche passo di distanza da Emma e l’occhiata che lanciò alla donna racchiudeva tutta la sua stizza.
Da quando avevano recuperato Walsh, la bionda aveva smesso di parlargli, troppo impegnata a stringere il suo ex tra le braccia, cercando di risvegliarlo, e di urlare a David di fare più in fretta per arrivare in ospedale.
Nella sala d’attesa la situazione non era cambiata di molto: Emma aveva percorso tutto il corridoio in lungo e in largo, senza mai sedersi.
Killian aveva cercato supporto in David, ma il principe non era stato di molte parole.
Si era limitato a chiedergli chi fosse quell’uomo che avevano salvato e perché Emma fosse così preoccupata. Quando il pirata aveva risposto che Walsh era la famosa scimmia volante che Emma stava per sposare, David si era chiuso nel silenzio più assoluto, trascurando addirittura di rispondere ad una chiamata della moglie.
«Cosa diavolo sta succedendo in questa città? Perché nevica?» Whale alzò la voce, attirando l’attenzione di tutti i pazienti in corridoio.
Ognuno lì dentro, e in fondo dentro tutta la città, si chiedeva la stessa cosa.
«Stiamo cercando di scoprirlo» David rispose a denti stretti, incrociando le braccia e guardando di sfuggita la gente che lo circondava.
«Oh bene! Siamo al cospetto dei due sceriffi della città e nessuno di voi ha una risposta! Cos’è, dobbiamo aspettare una morte prima di intervenire?» il dottore era più che irritato e non fece nulla per nasconderlo.
«Calmati Whale: un po’ di neve non ha mai ucciso nessuno. O sei deluso perché non potrai andare al mare a provarci con qualche sirena?» Killian cercò di aiutare David a uscire da quelle polemiche, ma la sua battuta ebbe il solo effetto di far rumoreggiare la gente attorno a loro.
«Regina a momenti dovrebbe convocare una riunione cittadina al municipio: lì vi sarà comunicato tutto quello che abbiamo scoperto fin ora» Emma uscì dal suo mutismo cercando di calmare la gente.
«Ottima idea far uscire la gente per strada con una tempesta di neve che incombe! Davvero geniale! Io non verrò al municipio: credo che sia meglio rimanere in ospedale per curare tutti i feriti che la vostra genialità provocherà! E spero davvero che siano solo feriti…» nel tono di Whale c’era un lieve disprezzo.
«Strano, pensavo che ti piacesse avere a che farei con i cadaveri, Frankenstein!» Killian rispose volutamente in maniera provocatoria, ottenendo come risultato quello di trovarsi disteso a terra dopo un pugno in pieno viso da parte di Whale.
«Farai meglio a tacere pirata da quattro soldi o io…» Whale alzò il tono di voce, agitando il pugno contro Hook, ma venne bloccato da David che lo allontanò dal pirata e lo strattonò contro il muro.
«Ora basta, dottore! Basta, tutti quanti! Credete che farci la guerra tra di noi risolverà qualcosa? Cos’è tutto questo gelo? È come se…come se il freddo esterno stesse entrando anche dentro di noi..» David si interruppe, accennando un mezzo sorriso. Senza volerlo, forse aveva scoperto qualcosa in più. «Chiunque gela Storybrooke, vuole gelare anche i nostri sentimenti. Dobbiamo impedirglielo. E per farlo, bisogna restare uniti e non creare litigi» guardò negli occhi, uno per uno, tutte le persone presenti.
Qualcuno abbassò il viso, altri annuirono, altri scossero la testa in segno di disapprovazione.
«Quindi il pericolo è più grave di quanto sembri?» Emma sussurrò, ma la sua frase, nel silenzio della sala, sembrò un urlo.
«Ora più che mai la riunione cittadina è fondamentale. Ma Whale ha ragione: le strade non sono sicure. Chiamerò i nani. E i pompieri. E gli uomini di Robin Hood. E chiunque altro abbia abbastanza volontà da aiutarci: sorveglieremo le strade e scorteremo i cittadini fino al municipio. Tutti dovremmo essere lì. Tranne quelli in ospedale: è giusto che siano pronti per curare qualcuno» David sospirò, tornando a guardare la gente intorno a lui. Questa volta nessuno scuoteva la testa.
«Bene, allora io vengo con voi. Emma, scegli tu: ci aggreghiamo ai nani o agli gnomi?» Killian aveva poca voglia di scherzare, ma si costrinse a farlo.
«Non verrò con voi. Io resto qui..» Emma non osò guardarlo negli occhi mentre pronunciava quelle parole.
«Cosa? Swan, serve anche la tua presenza in municipio! La gente sarà più tranquilla sapendo che la Salvatrice è con loro!» Hook la guardò senza capire, chiedendosi perché non volesse seguirlo.
«Nell’altra stanza c’è l’uomo che stavo per sposare. Ha quasi tentato di uccidermi, è vero. Si è trasformato in scimmia volante davanti ai miei occhi. Ma ora noi sappiamo che non è stata colpa sua. Zelena ha trasformato in scimmie anche Little John, Filippo, Aurora e altra gente innocente. E se anche Walsh fosse innocente? Ora sarà confuso e io devo aiutarlo. Glielo devo, Killian» Emma non aggiunse altro, sperando che il fidanzato capisse.
«Whale ha appena detto che Walsh sta bene. Può anche seguirci, ma è meglio che tu venga in municipio» Killian pensò che quel compromesso avrebbe fatto comodo a tutti.
«Confermo: quando l’ho lasciato, Walsh era in camera e stava per farsi una doccia. Mi ha detto che doveva assolutamente uscire dall’ospedale e io ho acconsentito. È sano, non c’è alcun rischio per lui» esclamò Whale.
Prima che Emma potesse replicare, Walsh si presentò davanti a loro in corridoio.
«Il dottore ha ragione: devo assolutamente uscire di qui, Emma!» il suo tono era spaventato, confuso, eppure determinato.
«Eccolo qui: l’uomo scimmia!» Killian sentì l’ira crescergli dentro, ma si costrinse a rimanere calmo. Se quello che aveva detto David era vero, se qualcuno stava cercando davvero di congelare i sentimenti di tutti per creare un clima di odio e di tensione, ogni minima battuta doveva essere soppesata, per non creare litigi come quello di prima con Whale.
Si morse il labbro, sforzandosi di fare un sorriso.
«Ovviamente scherzavo…Walsh!» esclamò facendo qualche passo verso l’uomo che avrebbe potuto sposare Emma e dandogli una pacca sulla spalla.
«Hai solo detto la verità, pirata con l’eyeliner!» Walsh ricambiò la pacca sulla spalla «Ah, ovviamente scherzavo anche io!» aggiunse scrollando le spalle.
Erano pari e Killian si fece forza per non sventolargli l’uncino in faccia e torcergli un braccio.
«Walsh, mi spiace per tutto quello che è successo. Ho scoperto solo dopo che Zelena trasformava gente innocente in Scimmie Volanti. Sono sicura che ha fatto questo anche con te…» Emma si avvicinò a entrambi, mettendosi in mezzo e dividendoli, forse per non far aumentare quelle battutine fra di loro che, alla lunga, rischiavano di trasformarsi in altro.
«Sono stato il primo ad essere trasformato. Ma me lo sono meritato» l’uomo sembrò non dare molto peso a tutto ciò che aveva vissuto.
Emma si chiese cosa significassero quelle parole, ma con tutti i problemi che doveva affrontare, scoprire qualcosa in più sul passato di Walsh era tra i meno importanti.
«Non so chi tu sia veramente, e non ho idea da dove vieni. Ma sappi che qui in città stiamo per assistere all’ennesimo disastro, perciò, se hai una casa o un posto degno di essere chiamato tale, possiamo aiutarti affinché tu vi faccia ritorno. Ma dobbiamo sbrigarci: il pericolo si fa sempre più incombente e se aspettiamo ancora, temo che non avrò più il tempo di aiutarti» Emma guardò negli occhi l’uomo che aveva amato, l’uomo che le aveva fatto passare giorni spensierati a New York e si chiese come sarebbe stato continuare ad averlo al suo fianco, a vivere una vita di falsi ricordi ma di emozioni sincere, senza preoccuparsi di una città invasa dalla neve in piena estate e della magia che assillava le loro vite.
Ma fu il rimpianto di un attimo: qualche istante dopo si rese conto che sì, lei aveva provato emozioni vere, ma Walsh era stato inviato da Zelena e per tutto quel tempo aveva finto con lei.
«Emma, non ho un posto degno di essere chiamato casa! La mia mongolfiera è precipitata ad Oz tanto tempo fa, al punto che non so nemmeno se tu fossi nata! Vengo dal Kansas, ma da un Kansas che non esiste più! Anche se tornassi lì, non troverei più nessuno ad aspettarmi! Quindi non c’è bisogno che ti scomodi a riaccompagnarmi a casa: resto qui. C’è un solo favore che potresti farmi: portarmi da Zelena!».
«Kansas? Mongolfiera? Tu sei il…il mago di Oz?» David deglutì, guardando finalmente in faccia Walsh. Si era messo da parte, lontano da loro, per squadrare meglio l’uomo che stava per sposare la sua bambina. Certo, Emma non era più una bambina, ma questo non dava il diritto ad una scimmia pelosa di portargli via sua figlia!
Sentire le parole di Walsh gli aveva fatto tirare un sospiro di sollievo: se non altro Emma non era davvero stata con una scimmia in tutto quel tempo!
«Il mago di Oz? Sei davvero tu?» Emma sgranò gli occhi, mentre Killian si sforzò di non mostrare tutto il suo stupore.
«Sì, sono io! È una lunga storia, che al momento non mi va di raccontare. Portatemi da Zelena e non vi chiederò altro» Walsh iniziò a spazientirsi.
«Quella strega voleva distruggerci tutti e tu eri il suo maggiore aiutante. David potrà anche essere stupido e portarti da lei, ma cosa ti fa pensare che abbiamo tutti la mentalità del nostro principe?» Killian ridacchiò, dando una forte pacca sulla spalla al Principe Azzurro che, per tutta risposta, lo spinse via guardandolo in malo modo.
«Non cerco Zelena per farvi del male. Non pretendo che mi crediate, ma è la verità. Ora, potete anche andare ad occuparvi dei vostri problemi da eroi, vorrà dire che cercherò Zelena da solo, come stavo per fare prima che quel dannato albero mi cadesse addosso!» il mago fece per andarsene, ma Emma lo bloccò.
«Tu non andrai via da solo. È pericoloso. E Killian ha ragione: non sappiamo se fidarci di te. Per questo motivo ci seguirai, senza fare storie, altrimenti ti sbatto in prigione!» lo sguardo della bionda si fece d’un tratto più determinato ma Walsh, per tutta risposta, si liberò dalla presa facendo qualche altro passo.
«Fermati uomo scimmia! A questo punto credo che tocchi a me dirtelo: non troverai mai Zelena. Si è suicidata» Hook incrociò le braccia, parandosi di fronte a Walsh.
E il mago, per la prima volta, abbassò lo sguardo perdendo tutta la sua sicurezza.
«Allora portatemi davanti alla sua tomba..» sussurrò.
«Walsh…non  ha una tomba. Il suo corpo si è come smaterializzato. Non so cosa cercassi da lei, non so cosa volessi dirle, ma…» Emma venne interrotta.
«Cosa avrei voluto dirle? Cosa…cosa avrei voluto dirle?» Walsh cercò di combattere contro i singhiozzi «Un ti amo che lei non potrà più ascoltare!».

 

Un colpo.
Due colpi.
Tre, quattro, cinque.
Il medaglione spinse, si fece forza per uscire da quel baule che era diventato la sua prigione.
E finalmente ci riuscì.
Il baule cadde a terra, riempiendo di un rumore sordo i sotterranei della tomba della famiglia Mills.
Un fumo verde riempì la stanza, fumo sprigionato da quello stesso medaglione.
L’aria divenne carica di magia, una magia pesante e asfissiante.
Lampi di verde accarezzarono le pareti, il pavimento, ogni oggetto chiuso in quella stanza.
Fumo, sempre più fumo, sempre più asfissiante.
Finché il medaglione non esalò l’ultimo sbuffo di verde e tornò ad essere bianco.
Il fumo verde sparì, e quando la stanza si liberò di quella magia, Zelena giaceva a terra a pochi passi dal baule.
«Sono viva! Ha funzionato!».
Non era un tono felice il suo.
Certo, quando Tremotino si era mosso minaccioso verso di lei per ucciderla, Zelena aveva avuto davvero paura di morire.
Ma ora che era viva, si rese conto che forse avrebbe voluto che quel dannato medaglione non avesse svolto il suo dovere.
Aveva racchiuso in quel medaglione la sua essenza vitale, il suo potere.
E grazie a quel medaglione era tornata in vita.
Se Tremotino si fosse limitato a spararla, accoltellarla o ucciderla in qualunque altro modo che non coinvolgesse la magia, in quel momento lei non sarebbe stata di certo china sul pavimento di quella stanza.
L’incantesimo era stato potente, era costato dolore e un prezzo alto da pagare, ma a quanto pare aveva dato i suoi frutti.
L’incantesimo, quell’incantesimo secondo il quale se qualcuno avesse tentato di ucciderla con la magia, il medaglione l’avrebbe salvata racchiudendo la sua essenza vitale dentro di sé e dando al nemico solo la momentanea illusione di esserci riuscito.
Tremotino aveva giocato male le sue carte trasformandola in statua: il medaglione aveva reagito risucchiando la vita di Zelena prima che fosse il Signore Oscuro ad impadronirsene e lasciando nella cella cocci che in realtà non appartenevano davvero alla strega.
Era stato il suo jolly, l’asso nella manica.

E ora che l'aveva utilizzato, non avrebbe avuto più altre possibilità di sopravvivere ad un altro eventuale attacco. Il medaglione funzionava una sola volta: un risultato misero rispetto a quello che Zelena aveva dovuto pagare. Aveva rinunciato ad amare pur di avere una seconda occasione per vivere. E ora non poteva che chiedersi se fosse stata la scelta giusta: quando aveva praticato l'incantesimo sul suo medaglione, la malvagia strega dell'Ovest si era detta che Regina, seppur meno potente di lei e più vulnerabile, avrebbe anche potuto colpirla con la sua magia ed eliminarla prima che lei potesse portare a termine il suo piano e viaggiare indietro nel tempo. Perciò occorreva qualcosa che la salvaguardasse dalla magia e le desse l'opportunità di avere quella vita che tanto aveva desiderato. Scoprire che avrebbe barattato quella seconda occasione con la facoltà di poter amare, era stato un duro colpo. In questo modo, pur compiendo il suo piano non si sarebbe mai goduta pienamente la vittoria. Non avrebbe mai potuto amare sua madre. Non avrebbe mai potuto amare il suo maestro, Tremotino. Non avrebbe mai potuto amare nessun altro. Ma in fondo qualcuno aveva mai amato lei?
Compiere l'incantesimo sul medaglione era l'ultima spiaggia in caso di un eventuale fallimento, ma non era detto che sarebbe davvero servito.
E invece era servito.
Zelena avrebbe dovuto armarsi nuovamente di forza e portare avanti il suo piano.
Sapeva che doveva farlo.
Ma si sentiva vuota, come se sapesse che combattere non avrebbe più avuto alcun senso.
Portò il medaglione al collo, fece un respiro e con un solo schiocco di dita si ritrovò fuori da quei sotterranei.
E il gelo la investì.
«Cosa diavolo è successo in mia assenza?» la sua esclamazione si condensò in aria fredda, perdendosi tra la neve che scendeva a fiotti.
E fu allora che la vide: lunga treccia bionda, vestito bianco, elegante, passo fiero, mani che riducevano tutto in ghiaccio.
Zelena aveva sentito parlare di Elsa quando era ancora a Oz.
Ma capì che la donna poco distante da lei non era la regina di Arendelle.
«La Regina delle Nevi!» la frase di Zelena fu quasi un sussurro, ma bastò perché la donna misteriosa la ascoltasse e puntasse i suoi gelidi occhi azzurri in quelli della strega un tempo verde.
Occhi negli occhi, mentre la neve scendeva.
Attimi eterni, poi la donna misteriosa sparì, senza fare nulla.
E Zelena si chiese come avrebbe dovuto agire.  

   
 
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