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Autore: Beat_Owls_    02/09/2014    0 recensioni
Ross bussò alla porta, lei mugugnò qualcosa riprendendo a litigare mentalmente con la vocina nella sua testa. «Ingrid, tesoro, dormi?» emise una voce che non era dell’amico, la quale, però, conosceva bene. Erano giorni ormai che sentiva quella voce, come frutto della sua immaginazione, sintomo forse che stesse diventano pazza. Qualcuno si sedette sul letto e le scostò le coperte dal viso, il suo sguardo incontrò due iridi verdi che la fissavano apprensive
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La casa era fredda, vuota, buia.
Ingrid sospirò e chiuse la porta dietro di sé, lasciandosi cadere a terra.
Si prese la testa fra le mani, ricacciando indietro le lacrime. Non avrebbe pianto per lui, non di nuovo.
Era inutile cercare di non pensare. «È troppo famoso», le aveva ripetuto il suo migliore amico fino alla nausea, «ti farà soffrire». Lei non gli aveva dato ascolto e così si era messa in gioco e aveva rischiato tutto.
Gli aveva donato ogni singola particella di sé: il cuore, l’anima.
Quando l’aveva conosciuto era stato come se il sogno più grande della sua vita potesse avverarsi, e quando lui l’aveva invitata ad uscire sembrava che il sogno lo stesse vivendo. Lei aveva accettato rischiando il tutto per tutto. Ma perché? Non lo sapeva forse che aveva la fama del puttaniere? Non le era forse chiaro che lui non era di sua proprietà? Lui non l’aveva mai detto.
E dopotutto perché? Lei era solo una semplice ragazza di provincia, non era famosa, non era nessuno.
«Torno presto», le aveva detto lui mentre partiva per l’ennesimo tour mondiale, «dopotutto nove mesi non sono così tanti…», poi l’aveva baciata con passione e trasporto mozzandole il fiato.
L’aveva guardato con le lacrime agli occhi mentre passava il check-in e spariva tra la folla. Lì in quel momento si era ritrovata a pensare che lo amava in modo incondizionato, e quella notte nel buio della sua stanza, troppo vuota senza di lui, aveva pianto tutte le sue lacrime, cominciando il conto alla rovescia.
I giorni passavano e ormai lei aveva perso il senso del tempo, potevano passare anche settimane prima che lui si facesse vivo. Dopo tre mesi dalla sua partenza aveva ciò che le aveva spezzato il cuore. Tutto il mondo era caduto intorno a lei, frantumandosi in miliardi di pezzi che le graffiavano il cuore. Le lacrime erano scese come fiumi in piena mentre fissava una foto di lui e una modella, felici, sulla copertina di una rivista patinata.
Avrebbe dovuto aspettarselo, avrebbe dovuto prevederlo, almeno non avrebbe sofferto tanto.
Era tornata a casa, silenziosa, infischiandosene degli sguardi indagatori dei passanti che fissavano il suo volto sconvolto, nero di mascara e bagnato di lacrime.
“forse è meglio così…” pensò distrattamente tirando su con il naso.
Prese il telefono, lo contemplò per un buon quarto d’ora prima di prendere coraggio.
“È finita.” scrisse e inviò il messaggio. Senza curarsi se fosse in Cina, America o in Italia. Voleva chiuderla lì, non voleva soffrire più. Era stata per tre mesi a fremere per una sua chiamata, un messaggio, sognando la sua voce e il tocco delle sue mani, quelle mani che la facevano impazzire. Si sentiva profondamente tradita. Si era messa in gioco e aveva perso. Dopo infiniti minuti si alzò diretta in bagno, voleva annegare i pensieri nell’acqua calda, per pulirsi dalla tristezza e dal dolore. Sentiva il telefono vibrare incessantemente, lo ignorò e si immerse completamente nell’acqua bollente, soffocando i pensieri.
 
I giorni erano passati lenti, il telefono era rimasto muto, non aveva più chiamato, niente.
Ingrid era rannicchiata sotto il piumone, singhiozzante, mentre Ross, il suo migliore amico, era in cucina a prepararle qualcosa da mangiare.
«Te l’avevo detto!» l’aveva rimproverata quando l’aveva vista distrutta davanti la sua porta, poi l’aveva abbracciata stretta…
Ingrid continuava a singhiozzare, si soffiò i naso. Avrebbe voluto morire. Si chiedeva il perché, perché a lei tanta sofferenza.
“Sei stata stupida, ti ha usata, si è divertito e ti ha lasciato, e tu l’hai lasciato fare” diceva una vocina stizzita dentro di lei, “Oh, sta zitta!” pensò acida, sapendo però che era la verità.
Ross bussò alla porta, lei mugugnò qualcosa riprendendo a litigare mentalmente con la vocina nella sua testa. «Ingrid, tesoro, dormi?» emise una voce che non era dell’amico, la quale, però, conosceva bene. Erano giorni ormai che sentiva quella voce, come frutto della sua immaginazione, sintomo forse che stesse diventano pazza. Qualcuno si sedette sul letto e le scostò le coperte dal viso, il suo sguardo incontrò due iridi verdi che la fissavano apprensive.
Harry era lì davanti a lei davvero o era tutto frutto della sua fantasia?
Lui le sorrise debolmente ma l’apprensione nei suoi occhi non era sparita. Ingrid si alzò a sedere scrutandolo, Dio solo sapeva quanto le fosse mancato. Così senza pensarci gli si butto tra le braccia singhiozzando rumorosamente sul suo petto. “Ma perché?” si ritrovò a pensare, perché l’aveva fatta soffrire tanto? E perché lei nonostante tutto si sentiva così bene accanto a lui?
Lui le accarezzava dolcemente la testa, tenendola stretta al contempo. «Tu, brutto stronzo, ingrato, bugiardo, idiota!  Perché? Perché?» singhiozzava senza ritegno e lui la stringeva sempre più forte. «Lo so, lo so» le sussurrava tra i capelli, «scusa» mormorò. Lei si staccò da lui cercando di riprendersi un po’ di contegno. «Spero fosse bella, almeno» disse Ingrid con voce impastata, Harry la guardò accigliato, «Chi?» chiese fissandola, «la modella» disse lei guardandolo truce.
Harry alzò gli occhi al cielo, mormorò un qualcosa simile a «Stupidi paparazzi!»
La prese tra le braccia, incurante delle proteste della ragazza, «Ci sei solo tu, Ingrid, solo tu» poi la baciò sentendo sulle labbra il sapore salato delle lacrime. C’era solo lei, aveva detto. Ingrid si ripeteva quelle parole nella mente come un mantra, mentre si abbandonava a quel bacio poco casto pieno di passione e desiderio, dimenticando il dolore provato e il resto del mondo.
C’erano solo Ingrid e Harry, in un infinito, eterno istante.

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