Capitolo
3 –
La decisione, Inverno 2021
Mi
piace
rimanere sotto le coperte fino a tardi; è come sparire dal
mondo e rimanere
chiusi nella propria bolla personale, dove niente può
toccarti o farti del male.
“Rosie...”
Mi piace rimare sotto le coperte con gli occhi chiusi e la mente
sveglia, il
momento perfetto, quello tra il sonno e la realtà, un
dormiveglia in cui tutto
è finto e niente lo è in realtà.
“Dormigliona!”
Ma anche quel momento termina, specialmente se in casa hai uno come Ted
che si
sveglia alle cinque di mattina e decide di svegliare anche te.
Specialmente se sei la migliore amica di uno come Ted.
“Sveglia! Il sole è alto nel cielo e...”
Mi lamento e mi volto su un fianco, mentre Ted apre le tende e un
debole raggio
di sole illumina leggermente la stanza.
“Dai, Rosie...è mattina!”
Ted mi scuote per le spalle e io mi lamento ancora, storcendo il naso e
lui
ride, divertito.
“Ted! Sta’ zitto! Voglio dormire!”
Sorrido anche io, poi un flash improvviso mi invade.
Ted e Victoire. Lui che mi parlava, che mi diceva qualcosa. Il suo
sorriso
esitante, il suo sguardo indecifrabile.
Che cosa diceva?
Che lui e Victoire...si sposavano?
Si sposavano?
Una fitta al cuore, che pian piano si spande a tutto il corpo.
“Ah!” esclamo, portandomi una mano al cuore, quasi
a poter raccogliere i pezzi
che stanno cadendo. Stringo
forte gli
occhi per evitare che scendano le lacrime. Ted si sporge verso di me.
Sento le
sue mani sul mio viso.
“Rosie! Rosie, cos’hai? Cosa ti è
successo?” Sapessi, Ted...
Apro gli occhi e faccio un finto sorriso, per poi alzarmi a sedere e
guardarlo.
E’ così terribilmente doloroso guardarlo, vedere
quegli grigi che mi fissano,
preoccupati, e non poterli rassicurare, vedere quelle labbra dischiuse
e non
poterle baciare, vedere quei capelli azzurri e potervi passare le mani.
Fa male.
Più di mille spilli conficcati nel cuore, più dei
cocci di vetro sotto i piedi,
più di un pugno, di uno schiaffo.
E’ un po’ come morire, lentamente.
“Nulla, Ted. Nulla”
Lui mi sorride e mi dà un buffetto affettuoso sulla guancia,
poi mi abbraccia e
mi stringe dolcemente a sé.
“Ho avuto paura che la nostra amicizia potesse finire
quando...” Tira su col
naso, mentre una lacrima solca la sua guancia. Io poggio la testa sul
suo petto
e lo stringo a me. Non me ne importa nulla di tutto quello che
c’è dentro di me
in questo momento e mi limito a tenerlo stretto a me. “Quando
ti ho detto che io e Victoire ci
sposiamo...credevo che tu...ti sentissi messa da parte, ecco”
Sorrido contro la maglietta del suo pigiama e una lacrima mi riga il
viso,
mentre le sue mani corrono lungo la mia schiena e mi accarezzano i
boccoli
castani.
“Non...non mi sento messa da parte, Ted” sussurro,
debolmente.
No, non mi sento messa da parte. Mi sento morta, ma a lui non importa.
“Ne sono contento, Rosie” Mi scosta un
po’ da sé e mi sorride, con il mio volto
fra le sue mani. “Non sarai messa mai da parte, lo sai,
vero?”
Lo so, Ted. Lo so,
ma tu sai quello che
sei per me. E non lo saprai mai. Perché
io
sono codarda, codarda come il mio amore mai dichiarato. Quello che non
ti ho
detto rimarrà segreto, perché io non ho il
coraggio di dirtelo e tu non hai la
forza di ascoltarmi.
Perché
mi sono
innamorata di Ted?
Non vorrei farmi questa domanda, ma me la faccio lo stesso,
perché devo. E’
minuscolo il confine tra il volere e il dovere, in questo caso.
Perché mi sono innamorata di Ted?
Perché è carino? Perché è
simpatico? Perché è terribilmente imbranato?
Perché mi distruggo per lui invece che per qualcun altro?
Ted.
Il suo nome risuona ovunque, aleggia nella stanza come una nota
musicale che
attende di essere suonata.
Ted.
Fin da piccola, Ted mi aveva adorata. Diceva che io ero una ragazzina
intelligente e che questa mia intelligenza andava curata. Mi ha
insegnato lui a
giocare a Scacchi Magici, all’età di sei anni.
Trascorrevamo interi pomeriggi
insieme...fino a quando non si è reso conto di Victoire.
Victoire era sempre stata lì, ai margini dei nostri
pomeriggi, un nome mai
pronunciato eppure così terribilmente reale. Victoire era
sempre stata così,
bella e perfetta, ad attendere in silenzio che Ted si rendesse conto di
quanto
lei lo amasse.
E lui se n’è reso conto.
Lo vedevo. La guardava di nascosto, la seguiva con lo sguardo,
l’ammirava e non
distoglieva i suoi pensieri da lei. I nostri pomeriggi avevano un solo
argomento di discussione: lei.
Mi faceva male, ma credevo solo di essere gelosa
perché...ero stata messa da
parte. Ora so che non è così.
E’ terribile.
Ma la cosa più terribile è che io, Victoire, non
riesco ad odiarla. Non riesco
ad odiarla, anche
se mi ha portato via
il ragazzo di cui sono innamorata, anche se si sposerà con
Ted, anche se ha
rovinato la mia amicizia con lui. Perché è mia
cugina, perché è sempre stato un
mio punto di riferimento e perché le voglio bene. Bene
nonostante tutte le
ferite che ha aperto nel mio cuore.
E’ mia cugina, come potrei non volerle bene?
Da quando Ted sta con Victoire, i nostri pomeriggi, trascorsi in camera
mia,
sono terminati. Lui resta con Victoire e io non protesto.
Perché è giusto che
lui, ora, stia con la sua fidanzata e che io mi faccia da parte, come
doveva
essere. Ma non mi sento messa da parte, no.
Sarebbe un dolore troppo riduttivo, essere messa da parte. No, io non
sono
messa da parte. Io, per lui, sono la sua migliore amica.
Ecco, quello che fa male. Non essere messa da parte, non dover rimanere
in
silenzio anche quando vorrei dirgli tutto. No. Fa male vedere lui
convinto che
io sia la sua migliore amica.
Sì, questo fa male.
Fa male come fanno male le cose devastanti e distruttive. E’
come veleno, come
un Cruciatus. Non è una morte immediata, tutto questo.
E’ una tortura. Una lunga
e brutale tortura psicologica. Vorrei che avesse fine, ma so che la
fine è solo
un’illusione.
La fine verrebbe solo se io gli dicessi tutto, ma io non sono
così stupida. O
con così tanta voglia di vedere il suo volto dispiaciuto
voltato dall’altro
lato per non guardarmi in faccia mentre mi dice che lui, purtroppo, non
ricambia i miei sentimenti e che si sta per sposare con Victoire.
No, non voglio che questo accada.
Per questo ho deciso di non dirgli nulla.
Non dirò nulla a Ted. Lui non saprà mai nulla,
rimarrà all’oscuro di tutto e
non gli interesserà mai nulla.
Ho deciso.
Preferisco essere infelice, piuttosto che rendere infelice lui.
“Ti
voglio
bene, Rosie”
Un bacio sulla fronte, una carezza sul viso.
Uno sguardo da fratello maggiore.
Io ti amo, Ted. Ma tu non rendertene conto.
“Anche io”
Queste parole sono una falsità,
ma tu
non te ne accorgi, Ted.
E fai bene.
Continua ad essere felice, Ted. Continua a progettare il tuo matrimonio
con
Victoire, continua a tenerla stretta e a guardare storto chiunque posi
il suo
sguardo su di lei.
Fallo, Ted.
Fallo per me, che sacrifico la mia felicità per la tua. Per
la vostra.
[Come
ero ingenua, a quel tempo! Non avevo capito che la felicità
non esiste e, che
se anche esistesse, non la possa distribuire come se fosse del pane.
No, la
felicità non esiste, vero? La felicità
è solo un’illusione. Ti scalda il cuore
per un istante e poi...dove finisce? Il dolore, quello è
l’unica cosa vera
della vita. Perché, anche a distanza di anni, il dolore
è ancora dolore. La
felicità diventa solo un ricordo]
Angolo
Autrice [Che odia follemente il suo computer, visto che le ha fatto
perdere
pagine e pagine di questa storiella molto
leggera che sta scrivendo]
Orribile,
assolutamente orribile. Vi rendete conto che il
mio computer ha cancellato tutta la storia? Vi rendete conto del danno
psicologico e fisico che ho subito?
No, forse no.
Però io me ne rendo conto e mi affliggo. Oh, povera me!