15.

Ordine 66.
Sangue, morte, distruzione.
I Jedi stanno morendo, la Forza sta tremando.
E' nato il primo Impero Galattico.

Apro gli occhi di scatto, ansimando e trattenendomi il petto per calmare il cuore. Papà... Dannazione, papà... no!
Scendo dal letto. Gli incubi avevano smesso di tormentarmi, fino a quel momento almeno. Almeno non mi sono messo a strillare come un bambino.
Il futuro è mutevole, incontrollabile. Sono solo sogni. Dovrei imparare a prendergli come avvertimento. Xanatos non mi ha più rivolto parola dopo la sera prima. Avrei dovuto parlargli, chiedergli consiglio. Se era uno Jedi, avrebbe dovuto saperlo. Sentire che poteva esserci un pericolo. Avrebbe potuto dirmi cosa fare.
Cammino in punta di piedi fino alla stanza di Xanatos. Di solito era chiusa, mentre dormiva. Mi sorprende trovarla accostata. Accosto il viso alla porta, sbirciando la luce all'interno. Xanatos è in piedi davanti ad un ologramma, aguzzo la vista cercando di vedere il volto, coperto da un cappuccio.
“Come sta andando l'allenamento del ragazzo?”
Trattengo il respiro.
“E' promettente, ma è ancora legato all'Ordine Jedi. Non si unirà mai all'Impero.”
Le lacrime iniziano a scendere silenziose e leggere sulle sue guance. Mi ha tradito.
“Allora sai cosa devi fare: esegui l'ordine 66.”
Il cuore mi si blocca nel petto. Credo di aver perso almeno cinque o sei battiti. L'ordine 66... Il sogno! Tutto si sta avverando, ogni cosa, ogni immagine sta diventando vera. Mio padre è in pericolo. Xanatos, anche lui allora... No... Xanatos non poteva essere con loro, non poteva essere un Sith.
Lui combatte come un Sith, pensa come un Sith. Avrei solo dovuto vederlo, invece sono stato cieco.
Pensa, agisce come un Sith. Non può esserlo... Xanatos mi ha salvato, è il mio Maestro, è un mio amico. Da quando sto con lui è come se avessi di nuovo un padre. E adesso...
La porta si apre di scatto, Xanatos compare di fronte a me, lo stesso sguardo della sera prima. Estrae la spada laser.
“Sei un Sith?” gli domando senza dargli il tempo di rispondere.
Lui annuisce.
“Cosa è l'ordine 66?” chiedo, alzandomi e guardandolo negli occhi. Non deve vedere la mia paura.
“La Purga di tutti i Jedi.”
Credo di essere totalmente sbiancato di fronte a lui. “Cosa avevate in mente per me?”
Abbassa la spada, tenendomi sempre a tiro. “Lord Sidious ti stava osservando da tempo, quando sei fuggito ha pianificato tutto in modo che io ti salvassi e che tu ti affezionassi a me. Dopo l'ordine 66 tuo padre sarebbe morto, tu non avresti avuto altra scelta di unirti a me e all'Impero.”
“Voi avete mandato i droidi?”
Annuisce.
“Mi ucciderai, adesso?”
Annuisce di nuovo. “Morirai con tutti gli altri.”
Richiamo con la Forza la mia spada laser, incrociandola con la sua.
“Non puoi competere con me, Ben.”
“Invece sì, io non posso morire.” affermo, schivando un attacco e correndo verso la porta. “Devo tornare da mio padre.”
Chiude con l'aiuto della Forza la porta, bloccandomi dentro. La sua spada mi colpisce la spalla, ferendomi. Il sangue comincia a sgorgare, la ferita a dolermi. Mi tira un calcio, schiantandomi contro il muro. Perdo la spada.
“Vattene, Ben.”
Lo guardo sorpreso. Che cosa voleva dire con vattene?
“Ti ho detto di andartene, scappa. Vai via da qui.”
Scuoto la testa, incapace di parlare.
“Prendi il mio Sprinter, vai dove vuoi. Stai lontano dall'Accademia e dai cloni. Mi stai ascoltando?”
Annuisco. Lontano dall'Accademia... ma perchè?
Mi alza, spingendomi verso la porta. “Vattene. Vivi.”
“Perchè non devo andare all'Accademia?”
Lui rimane in silenzio, guardando in basso. Continua a tenermi per le spalle, attento a non farmi male alla ferita. “Non è più un posto sicuro.”
Non ha bisogno di altre parole. Ho capito.
“Promettimelo.”
Annuisco, liberandomi dalla sua presa. “Lo prometto.”
Sono una persona che dice sempre la verità, anche quando fa male. C'è sempre un'eccezione.