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Autore: Leahia    02/09/2014    3 recensioni
AU ElliotxLeo, accenni lievi e trascurabili a varie coppie secondarie
Va bene, va bene. Questa fanfiction è definibile come "la mia mossa finale". Dubito che farò mai più una cosa così astronomicamente stupida. Ebbene, ci troviamo in una Londra (completamente inventata da me vi prego non vi crucciate su distanze e quisquilie simili) nella quale due giovani studenti dai caratteri a dir poco opposti si ritrovano a vivere nello stesso appartamento, il tutto coronato da un'inquietante padrona di casa e una gang di amici abbastanza inusuali. Quali torture potrebbe inventarsi una sadica annoiata (alias me) per questi problematici coinquilini?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville, Lottie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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London’s Problematic Dates

Quel giorno Elliot e Leo avevano abbandonato gli studi ancora prima del solito, perché avevano deciso di prendersi il mese di Febbraio quasi di vacanza, senza un motivo. Così, si sedettero e leggere. Elliot tentava sempre di discostarsi leggermente da Leo, poiché aveva capito, un po’ di tempo prima, che era seriamente sul punto di farselo piacere, e non voleva. Ma come spesso succede più ti impedisci una cosa più quella fa in fretta ad accadere. Quindi i ragazzi erano diventati, grazie solo alla reciproca conoscenza, oltre che migliori amici, affiatatissimi. Stavano sempre insieme, e appena potevan0 litigavano, ma le litigate erano così poco importanti rispetto al resto... così anche quel giorno Elliot e Leo stavano leggendo, ignari della seria discussione che avveniva in casa di Lotty, pochi metri più sotto. La ragazza, infatti, era stata contattata da Lerion e Leahia, che le avevano proposto di uscire a fare un giro con Elliot e Leo. Una richiesta molto insolita.
-Come?- domandò Lotty confusa, posando la sua tazza di the.
-Sì, vogliamo che tu e Vincent usciate con Elliot e Leo- ripeté Lerion, sorseggiando il suo the dalla poltrona davanti a Lotty.
-E per quale motivo?- insistette Lotty. Leahia, da appollaiata sullo schienale del divano, sospirò.
-Un test- rispose semplicemente. Lerion le lanciò un’occhiata di fuoco, poi si voltò di nuovo verso Lotty, che ci stava capendo sempre di meno.
-Andiamo- la esortò- ti stiamo chiedendo di uscire con il tuo ragazzo, suo fratello e tuo cugino. Non mi pare chissà che sforzo!
Lotty rimase pensierosa per qualche secondo, nei quali la porta di una camera si aprì, facendo spuntare una bimba sui dieci anni con i capelli arancioni e dei grandi occhi blu. Aveva un tatuaggio rosso sulla guancia destra. Era Lily Baskerville, sorella minore di Lotty. Come Lotty, Lily era stata in un circo, nel quale però erano stati molto cattivi con lei, arrivando a marchiarle a fuoco quello strano simbolo sul volto. Ma nonostante ciò, era la bambina migliore che si possa immaginare.
-Sorellona, non riesco a dormire se di qua fate tanto rumore!- disse, stropicciandosi gli occhi. Appena li aprì vide le altre due ragazze e le brillarono gli occhi.
-Lerion! Leahia!- disse, e corse in braccio e Lerion, che la abbracciò sorridendo.
-Ehilà piccola!- la salutò Leahia dall’alto del suo trespolo. Lotty sbuffò.
-Torna nella tua stanza, Lily- le ordinò, ma la bimba le fece la linguaccia e si sistemò meglio in braccio a Lerion.
-Io rimango qui. Di che stavate parlando?
-Come cucinare le bambine fastidiose- rimbeccò Lotty, offesa. Leahia ridacchiò.
-Su cara, tua sorella è l’unica bambina di questo mondo che sopporto, lei non vorrei proprio cucinarla- disse. Lily trasalì.
-Gli altri li mangi?- domandò, seria. Leahia la guardò come se la avesse appena chiesto “ma il cielo è blu?”.
-Ovvio che li mangio.
-Leahia, smettila di dire ca...cappellate- fece Lerion, guardandola arrabbiata. In ogni caso, Lily ottenne di riascoltare l’argomento di conversazione.
-Fallo sorellona! Che ti costa!- disse a Lotty, sgranando enormemente i pozzi oltremare che aveva nel viso. Lotty si morse il labbro. Diceva di non sopportare sua sorella, mentre invece era la sua unica debolezza. Sospirò.
-Va bene, lo farò.
Le altre tre esultarono di gioia, e Lotty dichiarò che sarebbe andata in cucina a preparare l’ennesima tazza di the per Lerion e Leahia. Appena uscì, Lily guardò Lerion.
-Ma perché lo deve fare?- chiese. Lerion decise che avrebbe potuto anche dirglielo.
-Perché io e Leahia vogliamo divertirci a guardarli.
Lily sorrise luminosamente e spalancò ancora di più gli occhi.
-Posso farlo anche io?- domandò. Lerion esitò.
-Ovvio che puoi, cara!- la rassicurò Leahia. Lily non era mai stata così felice. Decisero che quella sera stessa Lotty sarebbe andata a chiedere a Elliot e Leo di uscire, usando un qualunque mezzo. Anche il ricatto, concesse Lerion, e anche le minacce di morte, concesse Leahia. Non ce ne fu bisogno, però. Bastò essere più Lotty possibile per convincerli che sarebbe stato un pomeriggio divertentissimo. I ragazzi, quindi, accettarono l’invito, sperando di potersi estraniare o in ogni caso di poter fuggire dai due. L’incontro era previsto per il venerdì seguente. Quella sera era la sera della settimana nella quale Elliot scriveva a sua sorella Vanessa per tenerla aggiornata, e la informò di quest’uscita. Ora, Vanessa era molto sospettosa di natura, e estremamente gelosa di suo fratello, nonché, dal racconto di Gilbert e Vincent, preoccupata per l’influenza che Leo avrebbe potuto avere su di lui. Quindi, non ci volle molto a farle lampeggiare in testa l’idea che i due fossero più che semplici coinquilini, ed il chiaro desiderio di andare a vedere se i suoi sospetti erano fondati, anche se questo avrebbe significato partire da Edimburgo e raggiungere Londra. Scrisse velocemente ad Elliot tutta la sua gioia, e decise che sarebbe partita, a costo di dare buca a mille impegni. Ernest e Claude si mostrarono indifferenti alla situazione sentimentale del fratellino, e quindi non le restò che informare Gilbert, che rifiutò categoricamente di infilarsi in quella faccenda, e Vincent, che accettò con gioia l’infiltrazione e che la informò che per lui sarebbe stato più facile, visto che avrebbe presenziato come invitato ufficiale. E così Vanessa ottenne la sua spia. Le serviva però più di un collaboratore, ma non sapeva come ottenerlo. Fortunatamente (o sfortunatamente, questione di punti di vista) il destino le fu propizio come lo fu a Lotty per il pranzo di Natale, poiché Lily informò suo fratello Fang della situazione. Fang informò a sua volta Echo, sua cugina, ed entrambi erano d’accordo sulla sconvenienza del possibile rapporto extra-amichevole. Grazie all’aiuto di Vincent, ragazzo di Lotty e fratello di Vanessa, quindi punto di congiunzione tra le famiglie, Vanessa seppe di questa svolta interessante, ottenne l’indirizzo e-mail di Fang e decisero insieme che avrebbero fatto in modo che l’appuntamento finisse male ad ogni costo. E così il venerdì seguente, all’insaputa dei due poveri coinquilini e della loro ingenua padrona di casa, c’erano tre sabotatori, due stalker e due curiosi. L’idea delle stalker era quella di mandarli in giro e poi al luna park che si sarebbe fermato lì per qualche giorno e vedere come si sarebbe sviluppata la faccenda. I tre sabotatori sarebbero ricorsi a qualunque trucco sporco per eliminare ogni sospetto di quello che avevano chiamato “l’Impensabile” , quella dei curiosi era... bè, curiosare, quella di Lotty era di divertirsi e quella di Elliot e Leo combaciava inaspettatamente con quella dei sabotatori. E nessuna delle categorie conosceva scopi o presenza delle altre. Una situazione che doveva essere imbarazzante e molto divertente, vista da un esterno. Lerion aveva convinto Leahia a vestirsi meno eccentricamente, ottenendo incredibilmente di sostituire il vistoso cilindro con una più piccola mollettina e il lungo cappotto con una giacca. Nessuno era mai riuscito in quella impresa, ma quella era un’eccezione così grande che ne valeva la pena. La squadra delle stalker più una curiosa camminava tranquillamente a volto scoperto, seppur a debita distanza, dato che Elliot e Leo non le avrebbero riconosciute avendole viste una volta sola. I sabotatori dovevano stare più nascosti, perché Vanessa era arrivata da Edimburgo, e Elliot si sarebbe sicuramente insospettito a vederla così lontano da casa, e i Baskerville venivano da Cardiff, quindi stesso discorso. Il curioso del gruppo invece era obbligato a stare in bella mostra, non che la cosa gli dispiacesse. I tre ignari passeggiavano tranquillamente, senza minimamente sospettare un così grande coinvolgimento nazionale.
-Vi state divertendo?- chiese Lotty dopo un po’ ai due ragazzi. Lei stava attaccata al braccio di Vincent, mentre i due erano pochi passi indietro, persi nei loro pensieri.
-Siamo partiti da cinque minuti. Credo sia presto per dare pareri- osservò giustamente Leo. Lerion e Leahia si scambiarono uno sguardo complice a notare che Leo indossava ancora la sciarpa che gli aveva regalato Elliot. Lotty sbuffò contrariata dalla poca loquacità dei suoi invitati.
-Andiamo, se proprio con me non ci volete parlare parlate tra voi!- protestò. Vanessa rabbrividì a quelle parole per paura che si potessero avverare. Con suo sommo disappunto, infatti, appena la ragazza dai capelli rosa si girò, iniziarono a confabulare, troppo piano perché qualcuno che non fossero loro stessi li potesse sentire.
-Senti...- disse Elliot- Mi sai spiegare perché abbiamo accettato di venire?
-Proprio non ne ho idea...- sospirò Leo.
-Ma continui a portare quella sciarpa?- chiese Elliot, arrossito leggermente. Anche Leo arrossì leggermente, cosa che ai sabotatori non piacque, anche se non sentivano il discorso. Lerion e Leahia, invece, essendo più vicine, avevano notato lo sguardo di Elliot posatosi sulla sciarpa dell’amico e avevano capito il senso del discorso.
-Lerion...- sussurrò Lily- Ma che stanno dicendo?
-Diciamo che...- provò a spiegare Lerion- si stanno confessando la propria simpatia.
Leahia ridacchiò a quell’affermazione, e Leo stava ancora cercando cosa rispondere a Elliot.
-È calda... è comoda...- spiegò il moro, distogliendo lo sguardo. A questo gesto i sabotatori si preoccuparono ulteriormente.
-Vanessa...- sussurrò Fang- Ma che stanno dicendo?
-Non ne ho idea ma non mi piace- rispose Vanessa, quasi sibilando. Dopo questo breve dialogo, Elliot e Leo tacquero per un po’. Ogni tanto Elliot guardava Leo con la coda nell’occhio. Era molto carino, le guance arrossate leggermente dal freddo, particolare che si notava vista la sua pelle bianchissima. Dopo aver pensato a queste cose si rimproverava mentalmente. Non poteva, non poteva! Gliel’avevano sempre detto, sempre da quando era bambino! Era un perversione malata, quella che lui provava. Se Vanessa l’avesse saputo, pensava. La stessa Vanessa che lo stava mangiando con gli occhi pochi metri dietro. Elliot e Leo, continuando a camminare, non si accorsero di essere stati raggiunti dalla coppia davanti a loro.
-Mi sembrate così silenziosi...- giudicò Vincent. Poi gli brillarono gli inquietanti occhi eterocromatici- Che ne dite se adesso io passeggio un po’ con mio fratello e Leo con sua cugina?
Vanessa ringraziò il cielo e la terra e ogni divinità esistente o meno esistente per la fortuna di poter collaborare con Vincent. Lerion e Leahia avevano gli occhi dardeggianti, quando i ragazzi, seppur sorpresi, acconsentirono all’idea. Poi Vincent iniziò a parlare ad Elliot, di modo che però lo sentisse solo lui.
-Dimmi la verità, Elliot- disse- A te sta simpatico Leo?
Elliot arrossì e ci mise un po’ ad elaborare la domanda. Se gli stava simpatico? Non era certo quello il problema, in quel momento!
-Ehm... certo. Sennò me ne sarei già andato, no?- gli rispose, confuso. Vincent sospirò teatralmente.
-Secondo te tu stai simpatico a Leo?
Elliot era ancora più confuso. Ma che domande gli stava facendo, suo fratello?!
-Direi di sì, altrimenti se ne sarebbe andato- “e non porterebbe ancora la sciarpa che gli regalai per Natale”. Vincent gli scompigliò i capelli con fare quasi compassionevole.
-Non prenderla male... è che mi preoccupo per te. Siete così profondamente diversi...
Elliot però si era distratto. Stava guardando il vuoto davanti a sé, pensando a cosa avrebbe fatto se Leo avesse deciso di andarsene. Gliel’avrebbe impedito ad ogni costo, quello era certo. Ma come? Una cosa che aveva imparato su Leo in quel tempo era che era tremendamente testardo. Ma ci sarebbe riuscito, oh sì che ci sarebbe riuscito. Si concentrò per sentire di cosa parlassero i due davanti, ma concluse che parlava solo Lotty, prevedibilmente. Due minuti dopo, Lotty dichiarò che il suo ragazzo era mille volte più simpatico del cugino, e riprese Vincent per il solito braccio per ricondurlo accanto a sé. Elliot e Leo, quindi, per il grande piacere delle stalker, tornarono accanto.
-Leo, ma io ti sto simpatico?- chiese Elliot. Leo lo guardò strano.
-Elly...
-Elliot.
-...ma che domande stupide mi fai?
Elliot arrossì, ma Leo non continuò. Semplicemente, distolse lo sguardo. Ovvio, Elliot sarebbe stato sciocco a pensare che Leo gli avrebbe risposto, ma quello equivaleva praticamente ad un sì. Sorrise soddisfatto e continuarono a camminare. Dopo un po’, però, Lotty decise che si stava molto annoiando a stare lì.
-Che ne dite se andiamo al luna park? È in questa zona e c’è solo per poco tempo!
I sabotatori si preoccuparono moltissimo. Brutto posto, il luna park, per quelli che loro consideravano “pseudo-coppia”, mentre le stalker gioirono.
-Lotty, abbiamo vent’anni. Non abbiamo l’età da luna park...- precisò Elliot. Lotty scosse la testa e batté un piede a terra.
-E invece io voglio andarci! Vince, mi ci porti?- disse poi, attaccandosi di nuovo a Vincent, che le sorrise.
-Ma certo che ti ci porto. Voi due fate come vi pare.
E così dicendo si voltò e si incamminò insieme a Lotty verso il luna park, lasciando dietro di sé Elliot e Leo, che decisero di seguirli. Li raggiunsero.
-Ah, adesso vent’anni non sono troppi?- scherzò Lotty quando vide che li avevano raggiunti all’entrata del luna park.
-Non avevamo nulla di meglio da fare...- rispose Leo. Entrarono in quel luogo brulicante di bambini esaltati e di ragazzi più esaltati dei bambini e di Lotty più esaltate di ragazzi e bambini messi insieme. Correva esagitata da un alto all’altro del piazzale centrale, mentre le squadre di spionaggio stavano poco distanti, attentissime agli sviluppi. Elliot e Leo erano fermi al centro di quella confusione, apparentemente pentiti della scelta eppure avvicinati per riflesso.
-VINCE!- gridò ad un certo punto Lotty- Mi porti sulle montagne russe?
Vincent annuì e si voltò verso gli altri due.
-Voi non venite?- domandò. Elliot si strinse nelle spalle e guardò Leo, che era sbiancato alla vista della giostra. Vincent sospirò e andò avanti, mentre Elliot dette una gomitata a Leo.
-Ehi, tutto bene?
Leo scosse la testa, deglutendo.
-Io lassù non ci vengo- disse deciso eppure esitante il ragazzo. Elliot lo guardò e ci mise qualche secondo per elaborare la questione.
-Soffri di vertigini?- gli domandò. Leo annuì, gli occhi fissi sulle montagne russe. Vincent e Lotty erano già avanti nella fila. Dovevano decidersi. Il che era un problema, perché Elliot adorava le montagne russe. I sabotatori erano felici che Elliot stesse perdendo la battaglia, perché questo voleva dire che avrebbero potuto seguirli, mentre le stalker erano abbastanza insoddisfatte.
-Tu vuoi salirci, vero?- disse Leo, inaspettatamente. Elliot lo guardò.
-Ehm... sì, abbastanza- confessò, muovendo nervosamente un piede. Leo prese due respiri profondi, poi distolse lo sguardo dall’alto per metterlo dritto davanti a sé.
-Ok, allora andiamoci- fece il moro, attirando lo sguardo sorpreso di Elliot- Da solo non ti ci mando, faresti troppa tristezza, e posso sopravvivere ad un giro. Perché ne vuoi fare uno solo, vero?
Elliot sorrise ed annuì, e i ragazzi si diressero alla biglietteria. I sabotatori erano terrorizzati. Leo aveva detto che avrebbe superato la propria paura pur di non lasciare Elliot da solo. Pessima, pessima cosa. Le stalker erano al settimo cielo. Leo aveva detto che avrebbe superato la propria paura pur di non lasciare Elliot da solo. Ottima, ottima cosa. Erano così felici che Lily propose di salire anche loro sulle montagne russe, e venne ricompensata da due sguardi di fuoco.
-Noi lassù non ci saliamo- dichiararono le ragazze, per poi tornare a spiare Elliot e Leo, che avevano preso il biglietto e erano saliti sul primo vagoncino. Leo tremava, e Elliot per rassicurarlo, si avvicinò a lui.
-Ascolta, ormai non puoi più scendere. Chiudi gli occhi e basta, ok?
Leo annuì e chiuse gli occhi, troppo spaventato per dire altro. La giostra partì, e all’istante Elliot si sentì stritolare il braccio dall’amico. Lui si stava divertendo un mondo, lo aveva sempre esaltato la velocità e l’altezza non gli faceva nessun effetto, nemmeno quando salivano lentamente. Quando il giro finì, Leo era del tutto schiacciato su Elliot, e quando il vagoncino si fermò aprì esitante gli occhi.
-Scusa!- disse, appena sceso- Ti ho fatto male?
-Hai solo bloccato la mia circolazione sanguigna nel braccio destro, va tutto bene.
Leo ridacchiò e Elliot sorrise sotto i baffi. All’amico tremavano ancora leggermente le gambe.
-Dove sono Vincent e Lotty?- domandò Elliot guardandosi intorno. Li vide, poco più avanti, che li aspettavano. Quando li raggiunsero Lotty scompigliò i capelli a Leo.
-Ma tu guarda, il mio cuginetto che ha superato la paura dell’altezza!- si complimentò.
-Non direi “superato”- la contraddisse Leo- direi piuttosto “temporaneamente messo a tacere”.
Lotty rise di gusto, ricordandogli quanto si stessero incredibilmente divertendo. Certo, nessuno si stava divertendo più delle stalker. I sabotatori un po’ meno.
-Ok- disse Echo. Non aveva mai parlato dall’inizio dell’appuntamento- Se è fattibile, nella prossima giostra nella quale vanno li raggiunge uno di noi tre e evita contatti.
Vanessa e Fang la guardarono ammirati.
-Ma scusa- si volle informare Vanessa- Non mi pare che tu abbia molto interesse a questa faccenda. Perché sei qui?
Echo si strinse nelle spalle.
-Me l’ha chiesto Vincent.
Decisero che non volevano indagare oltre. Fortunatamente la giostra che scelsero era uno di quei percorsi a ostacoli in una casa buia, e Fang fu il prescelto per entrare a controllare. I tre ignari e Vincent entrarono nella casa buia. Lotty trascinò subito avanti lei e il suo ragazzo, dichiarando che si sarebbero rivisti all’uscita, e lasciò di nuovo da soli Elliot e Leo.
-Leo...?- disse Elliot.
-Sì?- si sentì rispondere da un punto vicino a lui.
-Sei qui accanto, vero?- domandò. Si sentì afferrare la mano e la strinse, arrossendo.
-Sì, sono qui- rispose Leo. Iniziarono a camminare, scoprendo ben presto che il primo ostacolo era un pavimento di tappeto elastico, che superarono senza problemi. Fang entrò quando i due erano ormai a metà del tappeto, e cascò una ventina di volte prima di raggiungerli. La parte successiva consisteva in un tubo diviso in tre sezioni che ruotavano, quella al centro nel senso opposto delle altre due. Fu più complicato, caddero e si rialzarono ridendo come bambini di tre anni, ma superarono anche quella. Fang, giunto all’ostacolo, ebbe la brillante idea di correre che funzionò alla grande. La terza parte era illuminata: era un labirinto di vetri. Era snervante vedere l’uscita e non sapere come raggiungerla, ma era esilarante vedere l’altro accanto a sé per poi scoprire di essere in realtà divisi da un vetro. Elliot per poco non si fratturò il naso, un paio di volte, perché voleva uscire di lì senza mettere le mani avanti, come invece aveva fatto prudentemente Leo. Fang quasi li raggiunse, o almeno, credette di averlo fatto, ma sbatté dolorosamente contro un vetro, cadendo e senza nemmeno distrarre gli altri due. La quarta parte era di nuovo completamente al buio. Erano pannelli di pavimento che si muovevano. Leo rischiò di inciampare nel primo pannello e si aggrappò ad Elliot, che a sua volta si aggrappò al muro. Era praticamente Elliot da solo che faceva la giostra. Non sapeva come riuscisse ad essere concentrato, con Leo attaccato a lui, ma sembrava che il buio avesse interrotto l’importanza del contatto fisico. Certo, era emozionato, ma nulla di più. Fang era invece terrorizzato. Come avrebbe fatto lui a superare questa cosa? Tento di mettere un piede, poi un altro... una cosa alla volta... e chi se ne importava di quei due ragazzi, che facessero quello che gli pareva... Intanto Elliot, con i suoi pensieri in testa, si accorse di colpo che Leo aveva messo un piede nel posto sbagliato ed era caduto con un bel tonfo.
-Leo!- disse subito, e lo aiutò a rialzarsi. Appena fu in piedi scoppiò a ridere, contagiando anche Elliot.
- Dio, nemmeno i bambini cascano in questo gioco...- disse, tra le risate.
-Forse hai ragione, ma adesso usciamo. È quasi finita- rispose Elliot. Leo però si rifiutò di prenderlo di nuovo per il braccio, dichiarando che era chiaramente colpa sua, e volle proseguire da solo. Elliot raggiunse ovviamente per primo il terreno stabile. Il luogo successivo era un tunnel con delle luci rosse, e dopo c’era l’uscita. Elliot si voltò. In effetti, da quella prospettiva, il percorso appariva leggermente illuminato. Leo era poco dietro, che si teneva con forza al muro, camminando prudentemente.
-Forza, ce la puoi fare!- lo prese in giro Elliot.
-Ma vaffan... tu sai dove- rispose l’altro, troppo concentrato a vedere dove metteva i piedi per guardare Elliot. Elliot vedeva una figura nera dietro a Leo, ma non seppe riconoscerne l’ombra. L’amico era arrivato all’ultimo pannello, quando inciampò e si aggrappò alla prima cosa che trovò: Elliot. Adesso, quando si vedevano, era molto più imbarazzante, il contatto. Leo si era aggrappato alle spalle di Elliot. Quando alzò lo sguardo vide gli occhi dell’altro vicini ai propri.
-Sei inciampato- constatò Elliot. Non c’era traccia di sarcasmo o di scherzo nella sua voce. Leo annuì. Erano tremendamente vicini. E sì, ammetteva Elliot, voleva che si avvicinassero di più. Voleva annullare ogni maledetta distanza tra sé e lui. Lo voleva, lo voleva accarezzare, lo voleva baciare. E forse anche Leo lo voleva. Ma nessuno dei due aveva il coraggio di fare qualcosa. Erano fermi, a fissarsi negli occhi. Fang, intanto, era incredibilmente concentrato sull’immane difficoltà di quel marchingegno tremendo, e quei due erano in fondo alla sua lista delle cose importanti. Era giunto quasi in fondo, quando inciampò sui suoi piedi e cadde. Sentì appena di aver toccato un corpo. Leo venne spinto in avanti e trovò le proprie labbra su quelle di Elliot. Entrambi sgranarono gli occhi e si staccarono, rossi più dei vestiti che Lotty era solita portare. Elliot sentiva il cuore a centomila. Era stato per un secondo, un istante, un attimo talmente breve, ma si erano baciati. E sì, aveva sentito che Leo era stato spinto in avanti e non aveva agito di sua iniziativa, ma poco importava. Il profumo di Leo, che era stato così vicino a sé, era quello che gli riempiva la testa. Aveva annullato le distanze, seppure per sbaglio, seppure per un solo momento. Cosa doveva fare? Doveva far finta che non fosse successo nulla? Forse era la scelta migliore.
-Scusa- bisbigliò Leo, vicino a lui. Elliot sentì montare ancora di più il rossore.
-Nulla, figurati- rispose. In silenzio, troppo emozionati per ricordare di soccorrere Fang, uscirono dalla giostra, unica testimone silenziosa. Fang, intanto, era riuscito a rialzarsi, inconsapevole del danno combinato, ed era uscito dalla giostra quando i ragazzi avevano già raggiunto Lotty. Lui arrivò dalla sua squadra e subito Vanessa lo assalì.
-Allora? Che è successo? Quando sono usciti erano rossi come pomodori!
-Ma che ne so! Avresti dovuto esserci tu! Io torno a casa!- dichiarò, e se ne andò. Vanessa non capiva molto bene quello che stava succedendo, ma rimase sola con Echo. Le due stalker, invece, avevano concluso che il gioco da loro architettato aveva una fine scontata, e avevano accompagnato Lily a fare delle giostre, tanto c’erano. Elliot e Leo nemmeno si rivolgevano la parola, anche se cenarono tutti insieme in un ristorante lì vicino.
-Si è fatto tardi- disse Vincent guardando l’orologio, appena furono usciti dal ristorante- Dobbiamo tornare a casa.
Le proteste di Lotty per rimanere ancora in giro furono vinte, e i tre abitanti di Wellington Road tornarono a casa loro. Lotty salutò i due cinguettando, e entrò in casa propria. Elliot e Leo salirono silenziosamente le scale e silenziosamente entrarono nelle loro camere. Non si dissero nulla. Elliot si infilò sotto le coperte. Era stato, bene o male, il suo primo bacio. Era stato però molto diverso da come se l’era immaginato. Non sapeva cosa dire, né come reagire. Era troppo confuso. Quando si addormentò cadde in un sonno molto agitato e affatto riposante, che gli confuse ancora di più le idee.






The Corner of the Mad Lady
Salve! Eccomi con il quinto capitolo (ex sesto ma vabbè) di questa cosa! Il mio istinto di far fare qualcosa a quei due ha preso il sopravvento, e finalmente sono riuscita a pigiarci un bacio. Insensato, come tutto in questa fic e soprattutto in  questo capitolo, ma non importa a nessuno. Ecco, su questo capitolo non ho molto da dire. Mi è indifferente. Ma speriamo che a voi piaccia! Ah, Lerion mi aveva promesso dei disegni su questa storia, e... LI HA FATTI PER DAVVERO! TRE URRÀ PER LERION!!!!! Sono questi qui: la sciarpa per Natale e il primo bacio. Io non merito un’amica come lei… in ogni caso, non ho null’altro da dire. Ci si risente dopo che l’incubo degli esami di riparazione sarà finito! Goodciao a tutti!
  
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