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Autore: Sapientona    02/09/2014    1 recensioni
Phoebe aveva tre certezze, acquisite nel corso di secoli.
La prima: l’essere immortale dava tanto, tanto da pensare.
La seconda: l’amore faceva schifo, sotto ogni aspetto possibile.
La terza: quest’ultimo non l’avrebbe potuta scalfire, in quanto protetta da Artemide.
Solo una di queste, però, era corretta.
[Questa storia partecipa al contest "Frammenti di Protagonismo (di dèi, semidèi, inferi, spiriti della natura e Cornucopie Olimpiche) - I edizione" indetto da MaryScrivistorie sul forum di EFP];
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname forum & EFP: PercicoRules e Sapientona.
Titolo: Di piume, Cacciatrici e sentimenti nuovi.
Personaggio: Phoebe.
Prompt: Piuma.
Rating: Giallo.
Genere: Slightly Angst, romantico.
Pairing (se presente): Phoebe/Thalia.
Note e avvertimenti: /
Introduzione: Phoebe aveva tre certezze, acquisite nel corso di secoli.
La prima: l’essere immortale dava tanto, tanto da pensare.
La seconda: l’amore faceva schifo, sotto ogni aspetto possibile.
La terza: quest’ultimo non l’avrebbe potuta scalfire, in quanto protetta da Artemide.
Solo una di queste, però, era corretta.

NdA: Vorrei dire un paio di cose, prima di lasciarvi alla storia (potete benissimo leggere prima il testo e poi fare un saltino qui per alcuni chiarimenti)! Visto che Phoebe è poco considerata nella serie, mi sono affidata alla Percy Jackson Wiki per sapere qualcosina in più su di lei. ^^
Phoebe ha un carattere essenzialmente violento e prova repulsione per i maschi in generale, quindi ecco spiegati alcuni suoi scatti di rabbia. Viene riportato nelle informazioni che è un’ottima arciera e che è la curatrice delle Cacciatrici, ed in seguito  a questo che molto probabilmente sia una figlia di Apollo, quindi per evitare di lasciarla ‘indeterminata’ ho seguito quanto letto nella Wiki. La sua età non è espressa, e per chi ha letto in Eroi dell’Olimpo dell’incontro di Thalia, Jason e Leo capirà a che episodio mi riferisco nel testo. In più, se qualcuno ha qualche dubbio sulla relazione tra due Cacciatrici, ve lo tolgo subito: ovviamente ho dovuto fare qualche ricerca, prima di buttarmi a capofitto nella stesura di questa shot. Ho trovato perciò il mito di Callisto che vi lascio qui, se siete curiosi e volete leggerlo, dove effettivamente c’è un rapporto sessuale tra due donne. Indi per cui non ho esitato a scrivere la fanfiction:)

 Nient’altro, ringrazio chi leggerà, recensirà ed anche chi non lo farà, perché io amo tutti!♥
 
Armata di piuma e calamaio, Phoebe lisciò con una mano il foglio di carta posato sul tavolo in legno e prese a scrivere lentamente, con una grafia ordinata. Le capitava di sentire l’impellente bisogno di buttare fuori tutti quei pensieri che la opprimevano internamente, ma il più delle volte si ritrovava solamente più confusa di quando aveva incominciato.
In quei momenti detestava essere immortale; gli umani, al contrario, bramavano l’immortalità ed il presunto potere che otterrebbero con essa. Se solo avessero saputo di cosa si celava dietro le avventure! Se solo avessero potuto avere anche solo un assaggio del casino che
viveva lei quotidianamente, avrebbero ringraziato qualunque fosse il loro dio per il dono della mortalità.

Mi sento così patetica ed ingrata: anziché apprezzare ciò in cui la divina Artemide mi ha trasformata, mi ritrovo a piangermi addosso per motivi superflui.
Perché l’amore è un motivo superfluo, giusto?


Buttò giù l’ultima domanda quasi senza pensarci, con una foga che mai aveva avuto prima, impaziente di liberarsene. ‘Ora o mai più’ pensò, intingendo la punta della piuma nel calamaio e continuando a dare sfogo ai suoi pensieri.

Sbagliato.

Mi nascondo dietro la bugia che sia l’immortalità la causa del mio costante dolore, ma una parte di me è consapevole che non è così. Lei lo sa, ne sono quasi completamente certa; a volte mi scruta con intensità, quasi questi pensieri mi rimangano impressi anche sul volto tanto sono confusa.

Cancellò l’ultima parola con un gesto stizzito.
Finiscila di mentire anche a te stessa,’ si apostrofò.

Ai miei tempi mi avrebbero additata, derisa e sarei diventata un fenomeno da baraccone, nella più rosea delle visioni.
Nella peggiore, mi avrebbero uccisa.
Tutto questo, solo per quello che sono.


Una lacrima bagnò il foglio, e sperò che nessuna delle sue compagne decidesse di fare irruzione nella tenda proprio in quel momento: non avrebbe retto un terzo grado.

Vorrei alzarmi ed urlare al vento i miei sentimenti, lasciare che quest’ultimo li sveli a tutto il mondo e fregarmene altamente di ciò che le altre pensano di me.

Sentiva le palpebre pesanti, ma si rifiutava di cadere fra le braccia di Morfeo proprio quando stava cominciando a venire a patti con sé stessa. Uscì dalla tenda e sorpassò con passo svelto le tende delle sue sorelle, inoltrandosi nei boschi accompagnata solo dal rumore dei suoi passi sull’erba.
Appena pensò di trovarsi a distanza di sicurezza, sedette a gambe incrociate su quel manto verde e fresco, respirando a pieni polmoni l’aria notturna. Acuì i sensi per assicurarsi che non ci fosse nessun mostro pronto a staccarle la testa (le sue compagne non potevano permettersi delle perdite nel bel mezzo della missione), poi appurato di essere sola ed indisturbata si rilassò con la schiena contro il tronco di un albero.
Il suo pensiero corse subito a Thalia Grace. Con la figlia di Zeus era stato come un colpo di fulmine – che ironia, pensò –, nel  momento in cui la vide sentì una strana sensazione farsi largo nel suo stomaco ed insieme ad esso il desidero improvviso di proteggerla da ogni pericolo, e col tempo divenne quasi insopportabile, ne era la prova l’ultimo episodio che le aveva trovate coinvolte in una battaglia contro i lupi di Licaone, al fianco di Jason (figlio di Giove) e Leo (figlio di Efesto); non si fidava a lasciarla sola con dei ragazzi, e non si sentì neanche un po’ sollevata quando una delle sue sorelle tentò di rassicurarla dicendole che Jason era suo fratello. Allora Leo aveva detto che sembrava temesse per un possibile rapimento o qualcosa di simile, inconsapevole di averle praticamente letto nel pensiero.
Alzò lo sguardo verso il cielo in una silenziosa richiesta d’aiuto alla Dea alla quale meno si sarebbe aspettata di rivolgersi, supplicandola di liberarla da quel sentimento che la faceva sentire libera e capace di tutto quanto incatenata a sé stessa.

“Ti sentiresti decisamente meglio se ti liberassi dalle suddette catene” una voce femminile la spiazzò completamente, ma era tanto melodiosa che non considerò neanche la possibilità di essere sotto attacco.
“Divina Afrodite” mormorò sorpresa, inchinandosi di fretta e furia.
“Lasciamo da parte i convenevoli, cara” la esortò quella con un gesto noncurante della mano “allora, devi essere messa male se ti rivolgi proprio a me. Sbaglio o è una tua convinzione che l’amore faccia schifo?”
Phoebe arrossì di colpo, abbassando lo sguardo in mancanza di qualcosa da dire. Se non fosse stata innamorata avrebbe mandato la Dea direttamente agli Inferi, dicendole di non aver bisogno del suo aiuto né tantomeno dell’amore.
Piccolo particolare non proprio irrilevante: io sono innamorata, pensò la Cacciatrice sentendosi ancora più impotente; non seppe decidere se fosse per la presenza divina o per la consapevolezza di essere spacciata, completamente schiava di quel sentimento che la tormentava. E quel senso di impotenza non fece che farle montare una grossa rabbia addosso.
“Il primo passo è ammetterlo a se stesse, tesoro” fece poi Afrodite, evitando un qualsiasi commento sulla visione pessimistica che aveva quella ragazza dell’amore; era convinta che quest'ultimo valesse tutte le sofferenze e le pene e si disse che, magari, la semidea l’avrebbe pensata come lei sapendo i suoi sentimenti ricambiati. Per un attimo la Cacciatrice desiderò poterle cacciare quel sorrisetto divertito che portava costantemente sul volto a suon di pugni, ma pensò che non sarebbe stato saggio mettersi proprio contro quella divinità.
“In secoli non mi sono mai sentita così” confessò Phoebe, optando per una conversazione pacifica che non le sarebbe costata una maledizione, per poi sollevare il capo “perché è qui, divina Afrodite? Mi aiuterà?”
“Oh, tesoro” rise di cuore quella, “se speri che possa farti disinnamorare o qualcosa del genere, mi dispiace deluderti, ma andrei contro me stessa e ciò in cui credo.”
L’espressione della figlia di Apollo passò da speranzosa ad arrabbiata, e dovette mordersi la lingua per non inveirle contro; che Ade era andata a farci lì, se poi non aveva intenzione di darle alcun ausilio?
“Tuttavia” continuò la dea, inginocchiandosi di fronte a lei “potrei fare qualcosina.”
La ragazza si fece subito attenta, osservando con occhi indagatori e sospetti Afrodite: non ci si poteva mai completamente fidare degli dèi, sempre pronti a tendere tranelli per incastrare i semidei. La Dea si accigliò e Phoebe si schiaffeggiò mentalmente per aver pensato una cosa del genere in presenza di uno dei suddetti esseri divini, ma quando la prima finse di non averle letto il pensiero decise di fare lo stesso anche lei.
Nelle mani della donna comparve una piuma di un rosa chiaro “Ho notato che ti piace scrivere i tuoi pensieri…non è una sorpresa, resti pur sempre figlia ad Apollo. Comunque, questa non è una semplice piuma” le spiegò, lasciandole l’oggetto tra le mani “con questa, al momento opportuno, scriverai se accetti o rifiuti i tuoi sentimenti. Attenta, però: nel secondo caso non rifiuterai solo l’amore che provi per Thalia Grace, bensì sarai incapace di provare alcuna emozione per il resto della tua vita.”
“E questo lei lo chiama aiuto?” borbottò contrariata la Cacciatrice.
Afrodite ignorò quella sua piccola protesta, trovandola tutt’al più quasi adorabile “E ricorda che è una graziosa ragazza, quella di cui sei innamorata.”
Alla semidea da una parte venne da ridere, pensando alla reazione che Thalia avrebbe avuto nel sentirsi affibbiare l’appellativo ‘graziosa’, mentre dall’altra non fece che irritarsi ancora di più: che senso aveva fare certe puntualizzazioni inutili? Decise ancora una volta di ignorare quei dettagli per evitare brutti risvolti.
“Come farò a capire quando sarà il momento?” domandò poi, mentre osservava la penna fra le sue mani.
 Solo in un secondo momento, si accorse di esser rimasta da sola.
 
Un mese dopo.
Alla fine, Phoebe trovò da sé una risposta a quella domanda posta al vento: ci voleva solo del tempo. Tempo per pensare a ciò che era, per accettare completamente se stessa ed i suoi sentimenti.
Un mese dopo, si ritrovò seduta con la piuma rosa nelle mani ed un foglio di carta davanti. Lo stesso foglio che si era impegnata a scrivere un mese prima, la stessa notte in cui avrebbe fatto un incontro decisivo.
Si era ritrovata innumerevoli volte in quella situazione, eppure, per la prima volta, non seppe che cosa scrivere. Il pensiero di dover affrontare le sue compagne e lei era sicuramente meno intimidatorio della prospettiva di una vita priva di qualsiasi emozione.
Sentì un fruscio e si voltò, trovandosi davanti men che meno Thalia Grace.
“Ti stavo cercando” fece quella, avvicinandosi a lei.
“Anche io,” improvvisò “devo dirti una cosa urgente.”
“Beh, dimmi” fece Thalia con un sorriso incoraggiante.
Il cervello di Phoebe cominciò a lavorare freneticamente, in cerca delle parole giuste da dire. Che cosa le avrebbe detto? Sono fuori di testa perché è da troppo tempo che occupi ogni mio pensiero? No, troppo sdolcinato, non era da lei. Passarono secondi e la ragazza di fronte a lei cominciò ad accigliarsi, allora mandò tutto all’Ade e prese un respiro profondo.
Posò la mano sulla spalla destra di Thalia e si avvicinò al suo viso, chiuse gli occhi lentamente e fece incontrare le loro labbra in un bacio morbido e dolce.
“Beh,” fece la figlia di Zeus con un sopracciglio alzato “per fortuna hai fatto tu il primo passo, credo che sarei morta se avessi dovuto aspettare ancora.”
Phoebe roteò gli occhi ma sorrise, “Non sei tanto dura e coraggiosa come vuoi far credere, eh?”
“Ti ricordo che sono la lungo tenente” scherzò l’altra, poi si alzò e si diresse verso l’uscita della tenda. Quando non sentì i passi dell’altra ragazza dietro di sé si voltò e la guardò interrogativa.
“Che c’è?”
“Noi cosa siamo, ora?”
“Devo farti una richiesta ufficiale per essere la mia ragazza?” fece divertita Thalia.
Alla figlia di Apollo mancò il respiro, e non sapendo che dire si limitò a scuotere il capo. E proprio in quel momento realizzò cosa volesse dire Afrodite, quella notte: Thalia era una donna, e non infrangeva il voto fatto alla divina Artemide.
“Non vieni?” le domandò poi la figlia di Zeus, vedendola ancora seduta.
“Sì…sì, ti raggiungo tra un attimo.”
L’altra annuì ed uscì, lasciandola sola nel silenzio.

Phoebe rilesse velocemente le ultime righe, scritte tempo addietro, quando ancora temeva un possibile rifiuto.
Vorrei alzarmi ed urlare al vento i miei sentimenti, lasciare che quest’ultimo li sveli a tutto il mondo e fregarmene altamente di ciò che le altre pensano di me.”
Prese la piuma rosa e la ripose in tasca, ripromettendosi di abbandonarla in un posto sperduto appena possibile: non ne aveva bisogno.
Intinse la sua piuma bianca nell’inchiostro, come aveva fatto molte volte, e prese a scrivere senza esitazione.

Forse avevo più paura del mio stesso giudizio, che quello degli altri.
  
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