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Autore: Follow The Sun    02/09/2014    1 recensioni
Praticamente una storia in cui non accade nulla di speciale, ma pur sempre frutto della mia immaginazione.
[DISPERATO BISOGNO DI CORREZIONE]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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One direction and two possibilities. 
Capitolo 15.

Harry aprì lentamente il foglietto tenendo gli occhi incatenati ad esso.

Appena lesse la prima frase, si lasciò scappare un risolino.

-"amo Harry dai tempi delle medie, lo amo alla follia, non so come farei senza di lui"- recitò.

Abbassai lo sguardo alla ricerca di qualcosa di più interessante da osservare o ascoltare.

-lo scrissi in seconda media, non ero consapevole- dissi.

Lui scosse la testa ridendo, era abbastanza fastidioso, era come se mi stesse prendendo in giro.

-e queste cosa sono?- chiese divertito.

Probabilmente aveva letto le innumerevoli date scritte a matita sotto la scritta blu.
Erano tutte le date dei giorni in cui mi sarei promessa di confessare a Harry i miei sentimenti verso di lui.
Peccato che non ci sono mai riuscita.

-ah, me lo ricordo il San Valentino di quest'anno, quando ho trovato dei cioccolatini davanti al davanzale della mia finestra!- esclamò sempre con un ghigno divertito in volto.
-peccato che nell'aprire la finestra siano caduti di sotto- si fermò per coprirsi la bocca con una mano -ma non c'è stato più niente da fare- e scoppiò in un'altra fragorosa risata.

Harry 1-0 Carol.

-erano miei- dissi sottovoce mordendomi il labbro inferiore.

Lui alzò le sopracciglia in segno di stupore.
-davvero?- chiese stupito.
-sì...- dissi annuendo.
-cioè, è bellissimo, ti ringrazio per il gesto, ma a chi verrebbe mai in mente di lasciare dei cioccolatini sul davanzale di una finestra al primo piano?- domandò divertito.

A quel punto non ce la facevo più, essere derisa in quel modo non era affatto bello.
Essere derisa per i miei stessi errori, errori che ho commesso solo per conquistarlo, lui non poteva capire quanto mi sono sentita male per lui, e per quanto ho continuato a sentirmi male, sempre e solo per colpa sua.

Con Harry, avevo sempre sognato un momento simile, un momento in cui lui scoprisse i miei veri sentimenti, se ne rendesse conto, e in qualche modo, accettasse tutto ciò.
Ma sfortunatamente non è andata come previsto, perché, era tutto un sogno, un sogno irrealizzabile.

Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.

Perché la realtà è una sola, e non è quella formata dalla mia immaginazione, purtroppo.


Louis' pov.

-scusa, davvero, avrei da fare- cercai di divincolarmi, non solo dalla conversazione in cui mi aveva costretto a far parte, ma anche dalla sua presa stretta sulla mia giacca.
-dai resta, ti faccio un po' di compagnia- disse sorridendomi dolcemente.

Era da un po' di tempo che ci pensavo, che pensavo al sorriso di Eleanor Calder, un sorriso un po' viziato, ma anche dolce e accogliente.
Certo, la prima volta che la vidi, non mi aveva dato una buona impressione, ma forse era per via della sbronza della notte precedente.

-dai, ti rubo solo cinque minuti, tanto per bere un caffè- mi supplicò.
-e va bene- mi arresi controllando l'orologio della farmacia lì vicino.

Avrei dovuto già essere in ospedale, il lavoro mi prendeva un sacco di tempo, e non avevo mai uno spazio libero per andare in ospedale a trovare la mia Fifì. 

Entrammo nella tanto conosciuta "Starbucks" e mi appollaiai davanti al bancone opposto a quello di Eleanor, tanto per tenere d'occhio l'ora che potevo intravedere attraverso il vetro appannato del locale.

-a che pensi, Tomlinson?- chiese Jenny, la barista da dietro al bancone.
-non si saluta neanche più?- risposi con un'altra domanda in modo ironico.
-la conosco quella, la Calder, viene qui praticamente tutti i giorni- disse indicando Eleanor che stava ordinando due cappuccini al bancone opposto.
-non la conosco proprio bene, ma so una cosa- si fermò per mettersi una ciocca dei suoi capelli rossi dietro all'orecchio -io non mi fiderei mai di una che ha i soldi che gli escono pure dal buco del cul..- la fermai in tempo, proprio prima che potesse dire cose spiacevoli.
-sempre molto delicata- la presi in giro.
-mi conosci- ammiccò facendomi l'occhiolino.

La salutai con un cenno della mano per poi allontanarmi e prendere il mio cappuccino.

-grazie, ti do subito la mia parte- dissi prendendo il portafoglio dalla tasca dei pantaloni.
-ma che cazzo dici, pago io, idiota- disse spintonandomi la spalla.
-ehm, okay- alzai le mani in segno di arresa.
-ora che fai?- chiese sorseggiando la sua bevanda calda.
-vado in ospedale a trovare la mia migliore amica- risposi.
-noooo, davvero hai una migliore amica?!- si fermò a fare una faccia abbastanza sorpresa -cioè, è fantastico!- concluse scuotendo la testa.

Ehm, okay, forse avevo sottovalutato un po' Eleanor, forse non era così dolce come voleva sembrare.
-e cosa le è successo?- chiese mettendosi la sciarpa che si era precedentemente tolta a causa del caldo eccessivo all'interno del locale.
-è stata..uhm..ferita da una specie di "ladro"- sottolineai l'ultima parola mimando le virgolette con l'indice e il medio delle mani.
-ah, non dev'essere stato bello, cioè, io avrei avuto tanta paura!- disse ridendo.

Okay, Eleanor non era affatto come pensavo.

-sai, cerco di non pensarci spesso, ma mia madre, è morta più o meno per lo stesso motivo- mi confessò fissando il pavimento.
-oh, mi dispiace- le dissi mettendole una mano sulla spalla.

Lei alzò il volto e mi mostrò un bellissimo sorriso.

Ecco la Eleanor che mi piaceva vedere.

Non sapevo cosa pensare di lei, a volte sembrava la Eleanor stupida, mentre a volte sembrava un'altra ragazza, totalmente diversa, con un triste passato alle spalle; triste si fa per dire.

Le aprii gentilmente la porta del locale per farla uscire, lei scosse la testa sorridendo e uscì facendomi segno di seguirla, beh, di certo non sarei rimasto lì fermo, anche perché, se lo avessi fatto, Jenny mi avrebbe preso a sberle.

-quindi ora vai?- chiese torturando il suo bicchiere di cartone con i denti.
-sì- risposi controllando l'ora.

Cavoli, già le undici, dovevo sbrigarmi, o non avrei fatto in tempo a vederla, magari avrei visto Niall correre da un corridoio all'altro in cerca di cibo.

-se ti va chiamo un taxi e ti accompagno- disse alzando gli occhi verso i miei.
-non è necessario che tu mi accompagni, l'ospedale è a pochi isolati da qui- dissi indicando il grande edificio grigio e morto che si intravedeva tra due palazzi praticamente uguali, solo un po' più stretti.

-come vuoi, allora..- disse il più tristemente possibile.

Cavolo, odiavo vedere le persone tristi a causa mia, non mi piaceva affatto.
Mi faceva venire certi sensi di colpa, quella ragazza.

-va bene, vieni con me- mi arresi facendo segno con la testa di seguirmi.
Lei mi irradiò con un sorriso, cavoli, amavo vederla sorridere.
In quei giorni la avrò vista sì e no un paio di volte, avevamo chattato su Facebook, ed eravamo già in buon rapporto, non la trovavo una ragazza noiosa, e tantomeno antipatica.
Semplicemente voleva essere la ragazza facile che ormai tutti vogliono, ma non capiva che doveva solo essere se' stessa se voleva essere accettata, era per quello che a volte faceva l'ignorante in argomenti seri.

Dopo circa un quarto d'ora, eravamo alla reception dell'ospedale.

-buongiorno, sto cercando Sophie Blue, reparto 3- dissi alla ragazza al bancone.
Lei mi squadrò masticando nervosamente -a bocca chiusa- la sua chewing-gum.
Abbassò gli occhi verso una cartellina che teneva in mano, si sistemò gli occhiali e alzò di nuovo gli occhi verso di me.
-secondo piano, stanza 108- disse indicando le scale.

La ringraziai e presi El per la mano.
Ammetto che non avevo mai provato un contatto simile con lei, ma era piacevole, aveva la mano fredda, confronto alla mia.
Le maniche della giacca le coprivano gran parte delle mani, rendendomi possibile solo il tocco dei suoi polpastrelli arrossati a causa del freddo.

-Louis, non sono una bambina- disse ridacchiando e seguendomi sulle scale.
Risi alla sua affermazione, ma non la lasciai.

Andò avanti a ridere finché non arrivammo al secondo piano, con un gran fiatone.
Le pareti, erano proprio come me le ricordavo, grigie, spente, qualche piantina appesa qua e là, delle sedie di plastica arancioni sparse per il lungo corridoio, e il comune odore degli ospedali, un odore abbastanza nauseante, ma piacevole allo stesso tempo, non uno di quegli odori che dopo qualche minuto ti mettono il mal di testa, ma uno di quelli, che pur essendo misterioso, non finiresti di annusare nonostante tu abbia le narici dilatate a sembreresti essere uno che ha tanti problemi -mentali.

Passai quasi tutte le stanze, 100, 102, 104, 106...108 finalmente!

Indicai la stanza ad El che si stava guardando in giro e lei fu più che entusiasta di entrare.

Non feci tempo ad aprire che già qualcuno ci pensò al mio posto.

Nel giro di uno o due secondi vidi Niall correre fuori dalla stanza e dietro di lui, Carmela.
Già, la conoscevo anche io, vi starete chiedendo:"ma come mai la conoscono tutti?"
Beh, Carmela era anche la ex infermiera della nostra scuola, ogni volta che qualcuno si faceva male, bastava schiacciare uno di quei pulsanti sparsi ovunque con la scritta "Carmela" e lei, dopo un minuto -e a volte anche meno- era da te. Facile.
Era una super infermiera, la amavano tutti, e fu proprio per questo che fu più che felice di essere la "tutrice" di Sophie in quei giorni insopportabili.
Povera Carmela.

Approfittai del fatto che sia Carmela che Niall fossero usciti dalla stanza per entrare e salutare la mia dolce Fifì che in quel momento speravo avesse bisogno di qualcuno come me che le tenesse compagnia.

Ma non era sola.

-Zayn, amico!- lo salutai.
-ma bella!- rispose dandomi il cinque.

Adoravo Zayn, aveva sempre quel fare da duro, ma alla fine, era buono come il pane, anzi come lo zucchero filato, ah, quanto mi piaceva lo zucchero filato.

-Boo!- esclamò Sophie girandosi di scatto.
Sembrava molto sorpresa di vedermi, tanto che provò a saltare giù dal letto, ma non ebbe successo, perché non si ricordò della caviglia rotta.

E *SBAM* a terra.

-oh cielo, tutto bene?- chiese El avvicinandosi a Sophie.
-ci conosciamo?- chiese l'altra mettendosi seduta.

A volte quella ragazza mi sorprendeva.

-va tutto bene?- chiesi a Sophie porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi da terra.
-no ma adesso mi devi dire chi è questa bellissima ragazza, cioè, non mi dire che state insieme!?- esclamò indicando sia me che El e unendo le dita.

-oh..ehm..no- disse lei grattandosi nervosamente il braccio sinistro.
-ah, tranquilla, che gli piaci- disse Sophie facendole l'occhiolino.

Eleanor sorrise timidamente per poi coprirsi metà volto con le mani chiuse che reggevano il tessuto della felpa.
Quanto era dolce.

-no, comunque sto bene- disse Sophie alzandosi di scatto e mettendosi seduta sul letto.
-hai fame?- le domandai.
-no, sto esplodendo- disse ridendo e lanciando un'occhiata sospetta a Zayn.

Secondo me quei due nascondevano qualcosa.

Poco dopo entrò Carmela nella stanza con una siringa in mano.

Vidi Sophie sbiancare, non le erano mai piaciute le iniezioni.
La vidi anche tremare, lentamente, prese il lenzuolo bianco e si coprì completamente in stile "se io non ti vedo, neanche tu mi vedi".
Era davvero una scena esilarante.

-tranquilla Blue, la siringa non la devo fare a te, l'ho fatta al tuo moroso, Niall- disse Carmela finendo la frase con una risatina malefica.
-è un ragazzo iperattivo, un po' di calmante ci voleva- disse sorridendo a tutti i presenti nella stanza.

Ed ora, ecco a voi il lato malvagio di Carmela!

-uscite di qui, l'orario delle visite è finito, e riguardo a te, Malik, se ti azzardi a rimanere a dormire in camera con la signorina un'altra volta, la siringa la faccio a te- lo minacciò puntandogli la siringa contro.

Vidi Zayn uscire di corsa dalla stanza e El fece lo stesso, ancora più spaventata di lui.

-beh, Sophie, mi ha fatto piacere vederti, passa da me appena esci, sai che è difficile trovare un buco libero dal lavoro oltre al giovedì pomeriggio- le dissi facendole l'occhiolino.

Lei annuì e mi mandò un bacio volante.
Sapeva come rendermi felice anche con poco.
Adoravo con tutto me stesso quella ragazza.
Era come se fosse stata parte di me, non riuscivo a non pensare a lei, non ci riuscivo, davvero.
Era come..come una droga.

Ma questa, è un'altra storia...





Ciao! Buongiorno! Salve! Buonasera! Buon pomeriggio! Buonanotte!
Allora, ho salutato tutti?

No, beh, questa volta ho aggiornato prima, cioè, ma quanto posso volervi bene? ❤️
Beh, vi rispondo io, perché io vi amo.
Scusate per lo sfogo ma dovevo farlo.

Adesso devo dire una cosa.
Cioè, è da un po' che non vedo la mia adorata "sexy_tommina_2000" qualcuno l'ha vista? :'(
Se ci sei batti un colpo.
No, cioè, mi mancano le sue recensioni, mi illuminavano la giornata.

Comunque, questo capitolo è un po' sempliciotto, nulla di speciale, lo ammetto.

Posso raccontarvi una barzelletta?
Devo farlo, l'ho letta l'altro giorno, è stupida, ma se ci penso, rido, e anche tanto.

Allora.

Figlio:"papà ti piace la frutta secca?"
Papà:"perché?"
Figlio:"perché sta andando a fuoco il giardino"

Cioè, immaginatevi un padre e un bambino che parlano serenamente e si vede il giardino dietro andare a fuoco.
No, non ce la posso fare!

Riguardo il capitolo e i vari avvenimenti, boh, Louis è troppo dolce, e riguardo al biglietto rosso, beh, ecco svelata la sua identità!

Io vi lascio, sono le undici di sera e devo continuare l'altra ff.

Quindi a presto, 
-ValeLoka00


Ps.: scusate per eventuali errori, ma spesso, scrivo di fretta, e non ho tempo per controllare :(
  
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