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Autore: Ari_92    03/09/2014    9 recensioni
Blaine e Kurt; un aspirante scrittore che ha perso l’ispirazione e un futuro studente della NYADA con un sorriso abbastanza convincente da mascherare i brutti ricordi. Le loro strade si incrociano per caso e finiscono per intrecciarsi a mezz’aria in un equilibrio precario. È una caduta a farli incontrare; sono le pagine di un quaderno a raccontarli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Wesley Montgomery | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ma buonasera!
Giuro che il capitolo avrebbe dovuto arrivare prima, ma purtroppo ho perso una buona oretta a disperarmi per il fallimentare tentativo di colpi di sole che mia madre ha sperimentato sulla mia povera testa.
Okay, prima di lasciarvi al nuovo aggiornamento e di tornare a guardarmi allo specchio con disperazione, un doveroso ringraziamento a Rorori, Ginny_Sara, Anna_Vik, _LadyHope_, Sslaura, Locked e Chuzzah che hanno recensito lo scorso capitolo: ogni vostro commento è una piccola iniezione di felicità per me ;-; Inoltre, seriamente: in soli due capitoli il numero delle seguite è salito fino a cinquanta. Siete bellissimi e mi lasciate sempre senza parole, sappiatelo *vomita unicorni interi perché gli arcobaleni non sono bastevoli*
Non vi rubo altro tempo: per ulteriori note ci risentiamo in fondo al capitolo ;)
(vi ricordo che per i quanto riguarda i messaggi, Kurt è quello in corsivo).
 
 
 
 

 
 
 
 
Capitolo III
 
 
Blaine scende i gradini due alla volta. Non corre incontro a qualcosa per cui valga la pena fare due gradini alla volta da quando si ricorda: di solito opta per un più sobrio trascinamento di piedi dalla sua stanza alla cucina; l’obiettivo più comune è una tazza di caffè o un sacchetto di patatine.
«Dove stai correndo?» Suo padre rischia seriamente di inciampargli addosso mentre cerca di salire nella direzione opposta con una pila di libri non indifferente in mano.
«Vado a prendere un caffè.»
«Con Wes?» Ha davvero voglia di spiegargli che succede?
«Sì.» Lui annuisce e prosegue oltre.
«A proposito. Coop mi ha detto di quel messaggio dell’altra sera in cui dicevi di essere in una piscina o qualcosa del genere- »
«Oh, uhm... Ho sbagliato numero. E ho sbagliato a scrivere.» Perché racconta bugie così orribili? L’unica che gli viene sempre splendidamente è la classica “bene, grazie.” alla domanda “Come stai?”. Forza dell’abitudine. In ogni caso suo padre fa finta di credergli: Blaine sospetta per via della perfetta combinazione di libri pesanti e completo e totale disinteresse.
 
Arriva al Lima Bean sette minuti più tardi e solo perché la sua macchina si era rifiutata di partire al primo tentativo. Sta iniziando a pensare che la tecnologia abbia qualcosa di personale con lui visto che sia il suo computer che la sua auto collaborano poco e di malavoglia, ma poi scuote la testa perché ehi, è arrivato e tra poco arriverà Kurt e wow se ne sta già pentendo.
Si siede al tavolo più in disparte del locale, riuscendo comunque a mettersi vicino a una coppia di anziani che stanno sorseggiando rumorosamente un beverone non meglio identificato.
Questo non è da lui. Prendere l’iniziativa, proporre, dopo appena tre giorni di conoscenza – è amico di Wes da anni e non pensa di essere mai stato il primo ad organizzare un’uscita. Eppure Blaine, mentre si siede in modo da poter tenere d’occhio la porta, si rende conto di non sentirsi a disagio o in colpa come alla festa di venerdì sera. Magari non è da lui, ma potrebbe diventarlo, potrebbe essere.
Mancano pochi minuti alle cinque quando succede.
 
Avevo avuto tutto il tempo da perdere di questo mondo per guardare sui libri, o su internet. Statue così belle da sfiorare la Perfezione, quella che tutti dicono non esistere. Dipinti da togliere il fiato, palazzi che sfiori con riverenza perché non riesci a credere che sia possibile che esistano
 
Non è il momento.
 
Amore e Psiche, il Doriforo, Colazione sull’erba, la Sagrada Familia, la Cappella Sistina
 

Zitto.
 
In qualche strano modo, nemmeno una cosa in quello sconfinato mare di meraviglie riusciva a competere con il ragazzo che mi si era appena materializzato davanti agli occhi.
 
Esagerato.
 
Tutte le altre cose, per quanto splendide, erano frutto dell’arte di uno o più uomini. Lui no. Lui era svincolato dall’arte, dalle statue, dai dipinti e dall’architettura. Era quel genere di persone che sembrano andare incontro alla Perfezione senza intenzione, per puro caso, perché sono così. Devi avere fortuna per incontrare qualcuno così nella vita, anche solo una volta. Mentre lo guardavo e i secondi mi scivolavano addosso, capivo pian piano di rientrare nella cerchia di quei pochi fortunati.
 

«Ehi.» Blaine si costringe a dirlo. Un po’ perché Kurt si sta guardando intorno già da parecchio, un po’ perché spera di riuscire a far tacere la sua stupida testa che continua a blaterare e blaterare e sinceramente si sente un tantino stordito. Comunque, alla fine Kurt lo vede e gli sorride. Pessima mossa da parte sua.
 
Aveva un sorriso che
 

No. Ora basta.
«Un tavolo più infognato non potevi trovarlo, eh Blaine? Per un momento ho pensato che mi avessi dato buca, e ti confesso che lo avrei trovato divertente. Sul serio, non ti vedevo, e io ho dieci decimi di vista, a differenza tua.» Tocca con la punta dell’indice la montatura dei suoi occhiali: Blaine storce stupidamente gli occhi per seguirlo. «Ciao, comunque.»
E con questo si siede davanti a lui, con i gomiti appoggiati sul tavolo e sempre quel gran sorriso. Blaine non se lo ricordava così. Nella sua testa Kurt era una massa sfocata che lo aiutava ad uscire da una piscina vuota; non era così- beh, bello.
 
«Hai perso la lingua?»
«No! No, cioè, ciao. Scusa, sono un po’...»
«Stai assimilando, capisco. Come sta il tuo ginocchio?» Quale ginocchio. Oh. Oh!
«Molto meglio. Anche la mano.»
«Fa’ vedere.» Per un breve istante Blaine si chiede se si riferisca al ginocchio o alla mano. Poi si dà dell’idiota perché dai, seriamente?
«Uhm.» Allunga la mano sul tavolo e Kurt gliela prende tra le sue, la gira e la guarda. Ha le mani fredde e morbide e Blaine si sente bene ma anche male per quel contatto fisico. Bene finché dura, male quando Kurt gli restituisce la sua mano.
«Tempo due giorni e non si vedrà più niente, tranquillo. Niente cicatrici per le tue mani da scrittore.» Blaine gli sorride e mentre lo fa viene colpito dalla consapevolezza di quanto è bello il sorriso di Kurt e di quanto il suo debba fare schifo in confronto. Ha anche i capelli spettinati e quelle stupide occhiaie che non vanno via neanche se dorme duecento ore e okay deve smettere di pensarci.
 
«Hai, uhm. Hai poi risolto quella litigata?» Kurt sembra incredibilmente triste, ma è solo un istante. Un secondo dopo è già di nuovo allegro e frizzante come sempre tanto che Blaine è quasi sicuro di essersi immaginato quel momentaneo sconforto.
«Non ancora. Mi dispiace di aver tardato al nostro appuntamento telefonico, ma davvero, a volte quel coglione mi fa davvero venir voglia di prenderlo a pugni finché non gli si forma un cervello.»
«Tuo fratello?» Blaine lo chiede spontaneamente, perché la voglia di prendere a pugni suo fratello è tra i ricordi più vividi della sua infanzia. Kurt gli sorride mentre scuote la testa.
«No, il mio ragazzo.»
 
E fu più o meno in quel momento che tutto il mio misero, patetico universo di sogni e speranze venne spappolato come uno di quegli insetti schifosi con più zampe di quante se ne riescano a contare.
 

Blaine rimane di sasso. Ci prova ad assimilare, davvero, ma stavolta non gli riesce.
Kurt è gay, bene. Glielo ha detto così come si dicono le previsioni del tempo e lui non era neanche mai riuscito a dirlo a Wes, figurarsi a un mezzo sconosciuto. Okay. E poi Kurt ha un fidanzato. Doveva aspettarselo. Insomma, è questo che fanno i ragazzi carini con una vita normale: vanno alle feste, hanno un fidanzato. D’accordo. Nel frattempo si è perso i dieci secondi buoni in cui Kurt ha tenuto gli occhi fissi su di lui, in attesa di una qualsiasi reazione.
«...Okay. Questo può voler dire tre cose. Uno: hai avuto un improvviso e fulminante attacco di paralisi totale. Due: hai avuto un’improvvisa e fulminante perdita di lingua. Tre: non ti aspettavi che sono gay e adesso che lo sai vorresti tanto, tanto fuggire quindi stai provando a ricordarti dove sono le uscite di emergenza di questo posto.» Blaine ci mette un po’ a registrare ciò che Kurt ha detto perché ehi, ha un ragazzo. Kurt ha un ragazzo. Deve smetterla di pensarci.
«Scusa. Nessuna delle tre. Stavo solo assimilando. Non mi interessa se sei gay, sul serio, non sto cercando le uscite di emergenza.» Kurt lo fissa per un secondo, come se si stia accertando che dica la verità. Poi sorride.
 
«Okay, Blaine Anderson, perché era una specie di test. Mi sono detto: bene, questo ragazzo mi piace – tranquillo, non in quel senso – quindi tanto vale dirglielo così se deve fare lo stronzo e andarsene può farlo prima che mi affezioni abbastanza per starci veramente male, capito?»
«Credo di sì.» Poi, di punto in bianco, si sente curioso ad un livello abbastanza preoccupante. Il-mio-libro-diventerà-o-meno-un-bestseller curioso. «Litigate spesso? Cioè, se ti va di parlarne.» Kurt fa una strana faccia che Blaine non capisce.
«Un po’. Ultimamente abbastanza spesso, e ci tengo a sottolineare che oggettivamente è colpa sua, poi sei libero di non credermi.»
«E allora perché non lo lasci?» Kurt lo fissa un secondo e poi fa una specie di risata.
«Perché lo amo, Blaine.»
«Oh.»
«E poi stiamo insieme da tre anni.» Blaine si assicura che siano davvero tre anni. Kurt gli dice di sì e Blaine dice wow. Perché wow.
«Comunque non è che se state insieme da tanto allora non puoi lasciarlo.» Lui gli fa un mezzo sorriso.
«È complicato.» Beh, certo. E Blaine ovviamente non può capirlo perché non ne sa niente di queste cose. «Ma basta parlare di me. Ti chiederei se hai la ragazza, ma ho visto la tua rubrica del telefono e farlo mi sembrerebbe indelicato.» Blaine fa un mezzo sorriso, ma non risponde.
«Quindi... L’ultima l’hai lasciata tu o ti ha lasciato lei?» Tanto vale dire la verità.
«Non ho mai avuto una ragazza.» Kurt sembra sotto shock.
«Mai
«Mai.»
«Neanche una di quelle intense storie  da un giorno e mezzo dell’asilo?»
«Neanche quelle.» Lui lo fissa per un po’, aggrottando le sopracciglia.
«Non è possibile. Sei troppo carino.» Blaine spalanca gli occhi perché beh nessuno gli ha mai detto che è carino e sicuramente non si aspettava di sentirlo da qualcuno che è bellissimo.
«Te lo giuro, nessuno.» Kurt gli sorride.
«Allora la proposta che devo farti sarà ancora più allettante. Ma prendiamoci questi cavolo di caffè prima che ci caccino.»
 
Così si alzano e prendono il caffè. Blaine prende un cappuccino medio e Kurt un latte macchiato scremato, poi gli parla un po’ di sé.
Blaine scopre che Kurt ama cantare e recitare – oltre che amare il suo ragazzo... deve seriamente smettere di pensarci. Scopre anche che detesta Lima e che presto se ne andrà di lì con un’amica per studiare e non ha intenzione di tornare; gli dice anche di stare tranquillo perché esistono i cellulari, esiste skype e anche i biglietti aerei, quindi possono continuare a sentirsi e volendo ogni tanto vedersi, perché comunque tornerà a trovare suo padre per Natale, o d’estate. Kurt vive con suo padre da quando sua madre è morta, quando aveva otto anni.
Blaine si sente un po’ in imbarazzo quando è Kurt a chiedere di lui, perché tutto ciò che c’è da dire è che è nato in una famiglia benestante composta da madre, padre e fratello. Ha imparato a camminare e a parlare, è andato a scuola e ha voluto fare lo scrittore da quando si ricorda. Ha incontrato Wes. Oh, una volta alle elementari ha litigato furiosamente con un bambino di cui non ricorda il nome.
Dopo il racconto della sua entusiasmante vita Kurt sembra stranamente felice.
 
«Che cosa c’è?»
«È decisamente arrivato il momento della mia proposta.» Si piega in avanti sul tavolo con fare cospiratorio. Blaine adesso può sentire il suo profumo. Sa di sapone e zucchero a velo, o torta alla crema, o comunque qualcosa di molto buono.
«Senti, Blaine. Credo di sapere perché la tua ispirazione fa schifo e credo che lo sappia anche tu. Non puoi pretendere di scrivere qualcosa di credibile se non sai neanche di cosa stai parlando.»
«Dio ti prego, non anche tu. È esattamente quello che mi ha detto Wes per convincermi ad andare a quella stupida festa, e sono finito sul fondo di una piscina- »
«E hai conosciuto me. Se permetti ne è valsa la pena.» Blaine parla senza pensare.
«Questo è verissimo.» Per un momento sembra che Kurt sia imbarazzato. Ma come era stato per la tristezza di prima, è solo un attimo.
«Quindi, la mia proposta è questa: in questi tre mesi io ti faccio fare qualche esperienza significativa, e ti prometto che a gennaio starai scrivendo il primo di una luuunga serie di successi.» Blaine assimila. Okay, c’è qualcosa che non va.
«No, aspetta. Che tipo di esperienze? Perché ne ho fatta già una ed è stato orribile e traumatico e non mi ha aiutato a scrivere meglio. E poi tu che cosa ci guadagni?»
«Respira, Blaine Anderson. Non voglio mettere a repentaglio la tua vita. Dico solo che non puoi descrivere un tramonto se non ne hai mai visto uno. O la sensazione di quando ti scoppia il cuore dopo una corsa se non hai mai corso. O com’è baciare se non hai mai baciato.»
«...»
«Non voglio farti fare niente di sconvolgente. Solo darti le basi per poter scrivere qualcosa di vero, che senti davvero. E io ci guadagno un bel “A Kurt, che ha reso possibile tutto questo” nella prima pagina del tuo libro. Se non trovo quella dedica quando lo compro salgo sul primo volo da New York e ti vengo a prendere a calci personalmente.» Blaine non sa cosa dire. Deve esserci qualcosa sotto, c’è sempre qualcosa sotto.
«E anche una copia autografata. Anzi, due. Una per me e una da conservare finché non diventi famoso per poi rivenderla su ebay.» A quell’affermazione Blaine non può fare a meno di ridere.
 
«Tu quindi credi davvero che potrei scrivere qualcosa di decente?»
«Se accetti la mia proposta sicuramente.» Blaine non sa cosa dire. Che cosa dovrebbe dire? Vuole dire di sì con ogni cellula del suo corpo perché se c’è una cosa che lo fa uscire di casa senza che gli pesi è sicuramente Kurt, e se c’è una cosa che sembra ispirarlo è sempre Kurt, e se c’è qualcuno che lo sta facendo sentire bene e non male come al solito è, beh, è Kurt.
Però ha paura. Ce l’ha sempre. Per questo gli piacciono tanto i personaggi inventati: sono sempre lì e ne puoi fare quello che vuoi quando vuoi. Con le persone non puoi mai sapere e qualcosa gli dice che tra i due non è Kurt quello che rischia di rimanere ferito.
«Io...»
«Tira fuori il tuo blocchetto e la biro.» Blaine lo guarda con fare interrogativo.
«Andiamo. Mi hai detto che i veri scrittori non escono mai senza un blocchetto e una penna.» E in effetti Blaine ce l’ha, anche se non ricorda con esattezza quando gli avrebbe detto una cosa del genere. Kurt lo prende, lo apre e comincia a scrivere.
«Ritrovare l’ispirazione in tre mesi. Una guida di Kurt Hummel e Blaine Anderson.» Dice lentamente, mentre la biro scorre sulla pagina bianca. Blaine realizza che è il tipo di persona che quando si concentra tira fuori la punta della lingua. Poi realizza un’altra cosa.
 
«Hummel.»
«Uhm?»
«Non sapevo il tuo cognome.»
«Beh, ora lo sai.» Kurt gli fa un sorrisetto che Blaine definirebbe sexy se non sapesse che Kurt ha un ragazzo e che quindi non è autorizzato a pensarlo.
«Quindi. Ogni volta che ci viene in mente qualcosa lo scriviamo qui sotto. Cioè, tu lo scrivi, io probabilmente ti dirò di scriverlo da casa mia. In ogni caso dovremmo mettere insieme una lista da esaurire in questi tre mesi.»
«Okay, mi piace. Ma aggiungerei una cosa.» Kurt è sorpreso, forse perché la sua idea gli sembrava già perfetta così com’era o forse perché lui ha appena preso l’iniziativa in qualcosa. Comunque Blaine gli dice di sentirsi in debito così, quindi tra le esperienze ce ne devono essere anche di nuove per entrambi. Kurt lo trova ragionevole e accetta, anche se gli ripete che non ha motivo di sentirsi in debito.
Alla fine monopolizzano il tavolo più infognato del Lima Bean fino alle sette di sera. È Kurt il primo ad alzarsi, il che va contro ogni standard di Blaine che di solito trova sempre una scusa per scappare a casa prima degli altri.
 
«È stato divertente. Hai trasformato quello che era iniziato come un pomeriggio squallido in un gran bel pomeriggio.»
«Grazie. Anche tu. Mi sento già più ispirato.» Kurt sorride e recupera la tracolla che aveva lasciato appesa alla sedia.
«Allora vai a casa e scrivimi qualcosa che valga la pena di essere letto, Blaine Anderson.» E se ne va, lasciando Blaine a chiedersi se con quello “scrivimi” intendesse un più generico “scrivi” o di scrivere davvero qualcosa per lui. E poi decide che non ha importanza perché ha appena passato le due ore più degne di essere vissute della sua vita.
 
 
*
 
 
Kurt parcheggia nel vialetto di casa sua alle sette e venti. Solo allora si concede di spegnere la musica altissima che ha tenuto accesa per tutto il viaggio e di pensare, fissando un punto non meglio identificato fuori dal finestrino.
La cosa brutta di Blaine è che è il tipo di persona che giudichi male, nel senso che te l’aspetti in un modo e lei è completamente diversa. Ma non diversa in modo negativo come nel novantanove percento dei casi, bensì diversa in positivo.
Kurt si aspettava un ragazzo carino, un po’ sfigato e a cui piace scrivere con cui divertirsi un po’ con quell’idea della lista delle cose da fare. E invece Blaine si era rivelato il tipo di ragazzo carino, un po’ sfigato e a cui piace scrivere al quale sente di potersi affezionare davvero, davvero tanto. Per questo gli ha detto di essere gay così, subito. Ciò che aveva omesso è che un po’ ci aveva sperato che si dimostrasse uno stronzo e che se ne andasse. E invece niente stronzaggine, e Kurt spera solo che non si riveli stronzo più avanti perché ha la netta sensazione che tra i due non è Blaine quello che rischia di rimanere ferito.
 
Mentre pensa a tutto questo si rende conto che non è normale stare seduti su una macchina spenta nel vialetto di casa e che quindi magari sarebbe il caso di uscire.
Prima di mettere in atto quella decisione controlla il cellulare: la prima cosa che nota è l’assenza di un qualsivoglia messaggio di Rachel Berry, il che significa che sta facendo l’offesa e che lui deve proporle di andare da qualche parte al più presto se vuole considerarsi perdonato. Santana poi gli ha scritto due volte. La prima per dirgli “Kurt, non indovinerai mai.” e la seconda per esplicitare ciò che non avrebbe mai indovinato: “Ho conosciuto un ragazzo che è il sesso.” Kurt scuote la testa con rassegnazione; un giorno Santana capirà che è inutile che gli mandi messaggi di quel tipo perché lui sa perfettamente che le opzioni sono due: o il ragazzo in questione è una ragazza, o il ragazzo in questione non esiste. Alla fine si accorge di avere un messaggio di Tom. Non vuole leggerlo, davvero, ma lo legge lo stesso: “Scusa per oggi, è stata colpa mia. Ti va se domani andiamo a pranzo insieme? Ti amo.”
Kurt non vuole perdonarlo, sul serio, ma la verità è che lo ha già fatto. Si odia mentre gli risponde: “Scuse accettate, però offri tu. Ti amo anch’io.”
 
Preme invio in fretta, perché non vuole pensarci più per stasera. Entra in casa e aiuta suo padre a preparare la cena – Burt si congratula con lui per essere arrivato puntuale, e Kurt si guarda bene dal dirgli che si tratta solo una felice casualità dato che quando gli comunicava l’orario massimo di rientro non stava ascoltando.
Non fa in tempo a mettere in bocca una forchettata di sformato che il suo cellulare ronza sul tavolo da pranzo.
«Anche a tavola, Kurt? Non puoi staccarti da quel coso per cinque minuti?» Kurt dà una rapida occhiata allo schermo.
«Rispondo solo a questo messaggio, promesso.» Burt sbuffa ma lo lascia fare.
 
20:12
Pensando ai prossimi tre mesi... Ma al tuo ragazzo va bene se ti vedi così spesso con un altro?
 
20:14
Dio, no. Non sei davvero una di quelle persone che crede che se qualcuno ha un ragazzo o una ragazza allora non può più uscire con gente del sesso opposto. O in questo caso dello stesso sesso.
 
20:15
In effetti no. Non so perché l’ho scritto.
 
20:43
Eccomi, scusa, mio padre non vuole che usi il telefono a tavola. Comunque scrivi: corsa, tramonto, torta.
 
20:44
...Cos’è che devo scrivere?
 
20:45
Corsa, tramonto, torta. Sul tuo librettino. La lista. Sveglia, Blaine!
 
20:48
Okay, scritti. E ho aggiunto anche campeggio e giro in macchina.
 
20:50
Perfetto. Sappi che il campeggio manca anche a me. Forse ne ho fatti un paio da piccolo ma non ho ricordi.
 
20:55
Sei ancora vivo?
 
20:57
Prima di andare via stasera hai detto “scrivimi qualcosa”, quindi... le rose sono rosse, le viole sono blu, se devo sperimentare con qualcuno sono contento che sia tu.
 
21:00
Kurt? Lo so, fa schifo, ma almeno parlami.

 
Alle nove in punto della prima domenica di ottobre Kurt realizza che è troppo tardi per evitare di affezionarsi a Blaine Anderson.
 

 
 
 

 
 
 
 
Heeere we are :D
Dunque dunque dunque... cosa dire di questo capitolo? Cominciare con un “povero, piccolo Blaine” è d’obbligo, perché davvero: povero, piccolo Blaine ;-;
Vi dirò che mi sono divertita molto a scrivere del primo incontro al Lima Bean, con tanto dell’idea della lista, che è stata più o meno la prima cosa che ho pensato quando questa fanfiction mi è venuta in mente (insieme ad una certa scenetta che però farà la sua apparizione più avanti ;)). Come sempre mi rotolo nella curiosità di leggere i vostri pareri *-* Ne approfitto anche per ringraziare la mia beta nonché moglie senza la quale – come dice Kurt in questo capitolo – niente di tutto questo sarebbe stato possibile <3
A prestissimo (magari anche prima di quanto crediate MWAHAH) con il nuovo aggiornamento! Klisses <3
 
Come sempre, la mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
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