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Autore: _Stereklove_    03/09/2014    3 recensioni
ESTRATTO.
Il licantropo, quella sera non aveva un granchè di lavoro da fare, quindi era proprio al loft, steso sul divano, ripensando a cos'era successo qualche giorno prima nella cameretta di Stiles. Era dispiaciuto, decisamente. ma per orgoglio non era andato a scusarsi, come di suo solito. Dopotutto, non sapeva ancora cosa provasse realmente per il ragazzo. Magari, aveva paura di fidarsi di nuovo di qualcuno, visto com'era andata a finire l'ultima volta che si era fidato di qualcuno. La sua famiglia era rimasta uccisa, dalla persona che pensava potesse provare qualcosa per lui. Ma ciò non era una scusante, per come si era comportato con Stiles e lui lo sapeva. Magari, quando si sarebbero incontrati, lui si sarebbe deciso a chiarire.
I pensieri furono bloccati da una terribile sensazione che invase improvvisamente il licantropo. Percepiva come se fosse successo qualcosa di tremendo, solo che non capiva esattamente cosa.
Quando il cellulare prese a squillare lui sussultò e si affrettò a recuperarlo.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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*Allora, premetto che questa One Shot all'inizio dopo averla riletta, avevo pensato di non postarla, ma poi ho deciso di farlo, per condividere con voi la mia sadicità. Anche perchè ho pianto tantissimo, quando mi sono resa conto di ciò che ho scritto. In partenza, doveva solo essere un qualcosa da scrivere per passare il tempo, magari anche divertente. Poi boh, ho cominciato e non mi sono più fermata, fin quando non l'ho finita. 
Quindi, prima che voi leggiate, mi scuso in partenza.*


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{Stiles.

«Stai dicendo sul serio, Derek? Tu, credi di poter dire una cosa del genere dopo tutto quello che abbiamo passato?»
Stiles, sembrava, totalmente deluso e lo dimostrava il modo in cui lo guardava in quel momento. Non poteva crederci. Certo, detto da qualcun'altro avrebbe avuto un'effetto del tutto differente su di lui, ma detto da Derek faceva piuttosto male. Così, prima di guardarlo, ancora per un pò negli occhi, si avvicinò alla finestra della sua cameretta e la aprì, come ad incitarlo ad andarsene. Ormai, molto spesso si incontrava in quella stanza. Ogni volta che al licantropo facesse comodo, in effetti. Era come se avesse due personalità. Quando erano insieme, da soli, in quella stanza, lontano da tutto e tutti, lui poteva anche sembrare meno spaventoso e una persona con cui parlare. Ma non quando erano insieme agli altri membri del branco. In quel momento era il solito Derek ti-strappo-la-gola-a-morsi Hale. Il più delle volte si limitava anche semplicemente a ringhiare alle battute sarcastiche di Stiles. Invece, a volte preferiva colpirlo come, secondo lui, era oppurtuno. Oppure lo ignorava del tutto. Ormai quella strana "relazione" andava avanti da mesi e Stiles era abbastanza stufo. 
«Solo perchè ti ho detto che per me questo è solo sesso, tu vuoi che me ne vada? Sul serio?»
Era convinto di ciò che stava dicendo. Insomma, il suo tono di voce sembrava anche abbastanza adirato e alto di alcune ottave. Il fatto che Stiles, lo stesse cacciando, lo fece rimanere un'attimo perplesso. Non era mai successo prima di quel momento. Così, scosse il capo anche se leggermente e dopo averlo guardato in modo gelido, si diresse alla finestra, assecondando per la prima volta, in un certo senso, la volontà del ragazzo. Magari in quel momento era furioso con lui e non obbiettò in alcun modo, perchè in fondo non avrebbe voluto andarsene. E infatti, prima di balzare giù, si voltò un'ultima volta verso di lui, solo per ascoltarlo.
«Non ci credo.. io non ci credo! Vattene, Derek..»
Il tono di voce sempre più deluso. Stiles, abbassò appena il capo. Non voleva nemmeno più guardarlo, effettivamente. In quel momento avrebbe solo voluto che lui se ne andasse. Anche se con difficoltà trattenne le lacrime, con tutte le forze che possedeva. Non voleva farsi vedere ancora una volta debole ai suoi occhi. Non dopo la poca considerazione che sembrava avere di lui. Non ricevette nemmeno una sua risposta. Come aveva chiesto, in una manciata di secondi lo sentì solo balzare fuori dalla finestra. In quel momento, Stiles si sentì cedere le gambe. Si accasciò sul pavimento e scoppiò in lacrime. Lacrime piene di dolore e delusione.



Ecco a cosa pensava continuamente il ragazzino. Quello che un tempo era il più solare del gruppo, ora erano tre giorni che se ne stava chiuso in camera. Diceva a tutti di stare bene, che aveva solo una terribile influenza e che aveva paura di "infettare" qualcun'altro. Nemmeno il padre obbiettò, preso dal troppo lavoro che c'era da fare in centrale, non pensò minimamente che il figlio iperattivo avesse qualche problema amoroso o simile e pensò solo che era stanco per tutto ciò che gli stava succedendo negli ultimi tempi. Scott, dal canto suo, per quanto si sforzasse nel farlo uscire di casa, anche solo per andare a scuola, proprio non ci riusciva. Certo, visto che comunque il ragazzo non lo faceva nemmeno entrare in camera, era abbastanza difficile fare qualcos'altro. Ma Stiles la finestra non la chiudeva. Sperava in un ritorno di Derek e se la mente sembrava non volerlo più vedere, il cuore la pensava diversamente. Ma Derek non andò.

Ma quella sera, si accese qualcosa nella mente del ragazzino e infatti decise di scrivere una lettera. Magari, non voleva nè vedere, nè parlare con Derek, ma aveva bisogno che lui sapesse. Sapesse cosa provava realmente per lui. Così, si sedette alla scrivania e cercò più volte di scrivere in modo decente, aprendosi completamente. Gli riuscì abbastanza difficile, comunque, visto che le lacrime che gli rigavano il viso, mentre la mano continuava imperterrima a scrivere, bagnavano di tanto in tanto il foglio.
Finito finalmente di scrivere quella lettera, la infilò in una bustina e ci scrisse sopra "Per Derek.". Perchè tutto ciò che c'era scritto sul quel foglio bianco, un pò bagnato a causa delle lacrime, era solo ed esclusivamente per il sourwolf, che in qualche modo, era riuscito a perforargli il petto. Lo sceriffo era in centrale, quindi il ragazzo uscì dalla camera dopo tre lunghi giorni e deciso di voler porre fine a tutta quella storia, scese le scale e afferrando le chiavi della sua jeep, uscì di casa e si diresse direttamente verso l'auto, con ancora la lettera stretta in una mano, attento a non sguarcirla. 
Salì e inserì le chiavi per mettere in moto il veicolo, diretto verso il loft del licantropo. In cuor suo, sperava che lui non ci fosse, avrebbe lasciato la lettera sotto al grande portone di metallo e poi sarebbe scappato via a gambe levate e avrebbe chiuso il capitolo "Derek" una volta e per sempre. Avrebbe preferito che egli non lo vedesse in quelle condizioni, perchè anche mentre guidava, le lacrime non smettevano di rigargli il viso. Ma con gli occhi arrossati e con la mente da tutt'altra parte, notò troppo tardi una macchina che gli stava tagliando la strada e per scansarla, fece inversione troppo velocemente e la jeep uscì fuori strada, oltre il gardrail, andando a sbattere contro un'albero, bruscamente, senza che Stiles potesse fare qualcosa per impedirlo, visto che aveva perso il controllo del veicolo.


{Derek.

Il licantropo, quella sera non aveva un granchè di lavoro da fare, quindi era proprio al loft, steso sul divano, ripensando a cos'era successo qualche giorno prima nella cameretta di Stiles. Era dispiaciuto, decisamente. ma per orgoglio non era andato a scusarsi, come di suo solito. Dopotutto, non sapeva ancora cosa provasse realmente per il ragazzo. Magari, aveva paura di fidarsi di nuovo di qualcuno, visto com'era andata a finire l'ultima volta che si era fidato di qualcuno. La sua famiglia era rimasta uccisa, dalla persona che pensava potesse provare qualcosa per lui. Ma ciò non era una scusante, per come si era comportato con Stiles e lui lo sapeva. Magari, quando si sarebbero incontrati, lui si sarebbe deciso a chiarire.
I pensieri furono bloccati da una terribile sensazione che invase improvvisamente il licantropo. Percepiva come se fosse successo qualcosa di tremendo, solo che non capiva esattamente cosa. 
Quando il cellulare prese a squillare lui sussultò e si affrettò a recuperarlo.

«Pronto? ...... Cosa?! ....... Se è uno scherzo, non è diverte! ..... Non..... è impossibile! .... Va bene.. Arrivo subito.»

Quella chiamata lo sconvolse del tutto e ancora una volta si sentì dannatamente in colpa. In colpa per non essere riuscito a impedire che Stiles, si fosse schiantato contro un'albero, mentre probabilmente stava andando proprio da lui. La rabbia crebbe a dismisura dentro il licantropo e sperava con tutto se stesso che il ragazzo si sarebbe rimesso. Scott, a telefono non aveva detto molto. Solo che Stiles aveva avuto un incidente non molto lontano dal loft e che ora era in ospedale, ma anche che c'era una cosa che chiedeva con insistenza di far ricevere a Derek. Quindi egli non poteva sapere dettagliatamente cosa fosse realmente successo. Balzò giù dal divano e afferrando di fretta la sua giacca nera di pelle, sfrecciò fuori dal loft senza nemmeno prendere le chiavi della Camaro. Era troppo sconvolto per andare in auto, così pensò bene di correre il più velocemente che poteva verso l'ospedale, saltando anche sui tetti delle case, quand'era necessario. Voleva arrivare il prima possibile. Voleva accertarsi che Stiles stesse bene. Perhè non voleva perderlo. Proprio non voleva. Era stato dannatamente egoista, perchè se non avesse detto quelle cose orribili qualche giorno prima, magari Stiles non sarebbe finito in ospedale. 

Una volta arrivato, continuò a correre nell'ingresso principale, chiedendo ad un'infermiera quale fosse la stanza del ragazzo. Ricevute le indicazioni continuò a muoversi velocemente su per le scale e nel corridoio di quel piano, fino ad arrivare fuori ad una porta, dov'erano seduti Scott e Lydia, apparentemente distrutti. In quel momento Derek, si sentì morire dentro, lacerare l'anima. La consapevolezza che il loro migliore amico fosse in quel letto d'ospedale, solo a causa sua, era anche peggio però. Si avvicinò a loro ancora più lentamente, aspettandosi una reazione d'odio nei suoi confronti.
Quando si accorsero di lui, Lydia nemmeno si alzò, ritornando a portarsi la testa fra le mani, mentre Scott si alzò con un'espressione di tristezza disegnata sul suo viso contorto dal dolore e si diresse nella sua direzione. Derek poteva benissimamente sentire dal suo odore quanta paura provasse. Paura di perdere il suo migliore amico. 

«Mi ha detto di darti questa. Non ti avrei chiamato se non avesse insistito tanto. Anche perchè è l'unica cosa che è riuscito a dire o a fare, prima di svenire...»

Disse semplicemente Scott, con voce flebile e spezzata dalle lacrime che tentavano di uscire ancora, porgendogli la lettera, qualche ora prima, scritta da Stiles. Derek, l'afferrò senza dire nulla. Perchè in quel momento le parole, non avrebbero potuto descrivere il suo stato d'animo. Avrebbe voluto ringhiare, magari svegliarsi, come se tutto quello facesse parte di un terribile incubo. Ma era la realtà. Una crudele realtà, in effetti.

«Gli altri arriveranno tra poco con lo sceriffo. Abbiamo trovato Stiles.. nella jeep ridotta davvero molto male, schiantata contro un'albero, non molto distante dal tuo loft... insomma, in quel momento sembrava ancora cosciente, appunto ha parlato della lettera. Stavamo andando da Allison quando Lydia ha urlato il nome di Stiles.. e ha cominciato a guidare fino a lì e io... io non sapevo cosa fare... era lì,  in quell'auto distrutta...»

Scott, non smetteva di parlare. Era terrorizzato. Si vedeva. E Derek non provò a fare niente per zittirlo. Non sapeva cosa fare, c'era tensione nell'aria. Quando il ragazzo finì di parlare, lui non disse nulla. Semplicemente si limitò a sedersi su una delle sedie fuori alla stanza dove stava Stiles con un medico e continuava a guardare la lettera che teneva fra le mani. Leggere quelle due parole proprio sopra la busta "Per Derek", faceva terribilmente male. Non sapeva cosa c'era scritto all'interno di quella lettera, ma in quel momento desiderava solo che Stiles stesse bene. Si sarebbe scusato, per tutto il male che gli aveva causato in quegli ultimi tempi. Lo avrebbe fatto, perchè solo in quel momento capì che non voleva perderlo, per nessun motivo.
Si decise ad aprire la lettera, non poteva più aspettare per leggere e in quel momento restarsene in silenzio a non fare niente, mentre aspettavano gli altri e il medico che usciva per dare notizie del loro amico, era come un'incubo.

Caro Derek,
No, non va bene. Come inizio è terribile. Insomma, chi demente comincerebbe a scrivere una lettera in questo modo, sopratutto ad una persona come te?
Non importa, lasciamo perdere l'inizio. Non è molto importante, come il motivo di questa lettera. 
Sono tre giorni che non ci vediamo, insomma mi sa tanto di ragazzina delusa e ferita, che si conta i giorni. E' stato un errore. Non avrei dovuto dar retta a ciò che sentivo e non avrei dovuto scrivere questa stupida lettera.
Ma mi sembra di impazzire, cazzo! Non esco da questa stanza, sperando che tu arrivi da un momento all'altro. E non voglio le tue scuse, Derek. Voglio solo che torni. Ma quelle tue parole.. fanno ancora male. Molto male.
Non ho detto a nessuno di ciò che succedeva tra queste quattro mura. Non ho detto a nessuno che queste lenzuola hanno ancora il tuo profumo e sanno di te. A nessuno. Ma non posso continuare a tenermi tutto dentro.
Proprio non posso. Perchè oltre a sembrare di impazzire, potrei scoppiare da un momento all'altro e non posso permetterlo. 
Quando leggerai tutte queste sciocchezze io sarò tornato in questa stanza e starò gettano via queste lenzuola e tutto ciò che mi ricorda di te, di noi. 
Che poi quel "noi" alla fine non è mai esistito, no? Sono stato solo uno sciocco, ecco.
Non è colpa tua, Derek. Non è colpa tua se io sono terribilmente deluso. Perchè è solo colpa mia. Mi sono illuso e si sa come va a finire, dopotutto, in questi casi.

Questa lettera, oltre a spiegarti ciò che provo è anche un'addio. Come suona male... ma è così. Non posso continuare di questo passo. Devo riprendere tra le mani le redini della mia vita e se prima credevo che tra di noi c'era qualcosa di più di semplice sesso, ora me ne sono fatto una ragione. Tu avevi ragione. Tutte le volte, che continuavi a ripetermi di stare lontano da persone come te. Che tu, non eri una persona con cui avere a che fare... Ora capisco. Anche se troppo tardi. Ma io non ci riesco comunque, Derek. Sul serio. Non riesco a starti lontano e giuro che ci metterò tutte le mie forze per farlo. Ma tu, perfavore d'ora in poi fai come se io non esistessi, perchè altrimenti tutti i miei sforzi, sarebbero invani. Mi dispiace, sourwolf. Mi dispiace per tutto questo. E' tutto sbagliato. Non doveva nemmeno aver inizio questa storia, ambigua.
Ma io pensavo di conoscerti. Non come ti conoscono gli altri, io pensavo di conoscere il vero Derek. Quello che ha paura di affezionarsi a qualcuno, solo perchè una ragazza, da adolescente l'ha ferito e usato come esca, solo per uccidere una famiglia di licantropi. Dannazione, dovrei cancellare questa parte. So che odi se qualcuno parla del tuo passato. Sul serio non volevo.

Ma ora torniamo a noi. A come tutto questo è cominciato. Te lo ricordi, Derek? 
Quella notte di luna piena in cui ti sei presentato in camera mia, da lupo. E' difficile capire cosa fosse realmente successo, ma quelle emozioni che ho provato in quel momento, per la prima volta, non le dimenticherò più.
Le porterò insieme a me, nella tomba. Perchè come ti ho giurato, nessuno saprà di noi. Proprio come tu vuoi. Anche se non ne ho mai capito il motivo. E' così terribile avere una specie di relazione con me? Sono davvero così da schifo? Non lo so e non mi è mai importato, perchè quando eravamo insieme, del resto non m'importava. 
E devi sapere, Derek, che io ti amo da tanto tempo e tu nemmeno te ne sei accorto e no, non è una semplice cotta. Non dirlo, ti prego... non pensarlo nemmeno. Perchè non è così. Io avrei tanto voluto prendermi cura di te, perchè ne hai bisogno. Magari il tuo essere licantropo guarisce le ferite sulla tua pelle, ma quelle dell'anima, sourwolf? Chi le guarisce? Perchè la tua anima martoriata, avrebbe proprio bisogno di qualcuno che si prendesse cura di quelle ferite. Quelle del tuo passato e del tuo presente.
Ma ora, credo di aver detto abbastanza, non voglio romperti ancora, con quelle che sicuramente per te, sono cose inutili.

Spero che un giorno tu trovi sul serio la felicità, perchè anche tu la meriti.

Addio, Sourwolf.

 

Derek, finito di leggere quella lettera a stento riuscì a trattenere le lacrime. Non avrebbe mai pianto davanti a qualcuno, in nessuna situazione, lui non piangeva mai, nemmeno quando era da solo. Non lo faceva da tempo. Ma quelle parole l'avevano toccato nel profondo. Nessuno gli aveva mai detto qualcosa del genere, nessuno. E ora desiderava maggiormente che quel ragazzo si sarebbe ripreso. Ne aveva bisogno. Aveva bisogno di renderlo felice. Aveva capito troppo tardi, di star sbagliando. Aveva sbagliato tutto con Stiles. Richiuse la lettera e continuò a tenere la testa china, con gli occhi leggermente arrossati siccome stava trattenendo le lacrime, con tutto se stesso. Rimase in quella posizione, per molto tempo. Non seppe dire per quanto, ma fino a quando il dottore finalmente usci da quella stanza, sicuramente. Solo a quel punto Derek balzò in piedì e si voltò verso di lui, fregandosene degli altri del gruppo che erano arrivati da un bel pò.

«Come sta?»

Disse, preoccupato, visto che il viso del dottore non prometteva niente di buono. Lentamente il mondo sembrò cadere addosso al licantropo. Rimase lì, immobile, aspettando impaziente una risposta del medico. Una qualunque. Bastava che desse delle risposte a tutte le sue domande, a cui temeva di dar voce.

«Mi dispiace, ragazzi..ma non c'è l'ha fatta. Il colpo alla testa, è stato mortale e ha causato un'eschemia celebrale. Abbiamo fatto di tutto ma è stato inutile..»

Se prima Derek non aveva fiato per parlare, ora era andato via. Uscito da quel reparto, appena il dottore ebbe finito di parlare e una volta sopra il tetto dell'ospedale, si lasciò andare ad un ululato di disperazione e dolore. Non voleva crederci, non poteva. Non gli importava se qualcuno l'avesse udito. Non gli importava più di niente. Aveva dato la precendenza agli altri di dare un'ultimo saluto a Stiles, lui non meritava di vederlo prima di tutti loro. Proprio non poteva. Non osava nemmeno immaginare il dolore dello sceriffo in quel momento e tutto a causa sua. Tutto perchè stava andando al loft, da lui. Se prima provava disprezzo verso se stesso, ora quel sentimento si era trasformato in odio. Non si sarebbe mai perdonato tutto ciò. Ogni volta che qualcuno lo amava, moriva. Tutte le persone che gli stavano attorno, prima o poi sembravano morire. 
Dopo aver passato un bel pò di tempo, su quel tetto, si decise a ritornare dagli altri. Tutti erano spezzati dal dolore. Perchè alla fine, tutti amavano quel ragazzo logorroico, ma pur sempre solare. Tutti. Nessuno escluso.
A quanto pare, Scott, aveva sentito il suo ululato perchè appena lo vide tornare, lo abbracciò. Che sapesse? Si chiese Derek. Ma non esità a ricambiare quella stretta,perchè a quel punto non riuscì a trattenersi. Dopotutto il suo essere freddo e acido, aveva causato la morte dell'unica persona a cui lui teneva più di qualunque cosa.

«Credo che tu debba andare da lui.»

La voce flebile, il respiro spezzato dai singhiozzi. Fu l'unica cosa che Scott riuscì a dire, prima di staccarsi da quell'abbraccio. Derek annuì appena e si affrettò ad entrare nella stanza, in cui momentaneamente non sembrava esserci nessuno. Si fermò sull'uscio della porta, a guardarlo per un pò. Vederlo in quello stato, anche se sembrava dormire, era straziante. Fece qualche passo lento verso il letto in cui giaceva inerme e si sedette sulla sedia proprio al suo fianco e gli afferrò la mano tra le sue, era leggermente un pò più fredda del solito. Derek non riuscì a trattenere ulteriolmente alcune lacrime, che cominciarono, silenziosamente, a rigargli il viso, contratto dal dolore.

«Mi dispiace, Stiles.. mi dispiace, perchè ormai è troppo tardi, per chiederti scusa.. Tutte le mie azioni, guarda dove ti hanno portato. Questo posto, freddo e spoglio, non ti appartiene. E' tutta colpa mia.. Ero troppo cieco, per vedere cosa provavi realmente. E mi dispiace anche per tutto il dolore che ti ho causato. E' tutta colpa mia, se ora tutte queste persone non potranno più averti al loro fianco. Se ora anche tuo padre è rimasto solo, mi dispiace tanto. Avrei preferito essere io in questo letto d'ospedale. Tu non meriti tutto questo, Stiles. Tu meritavi il meglio eppure hai scelto me. E io non ti ho rifiutato, Stiles. Io non sapevo. E non so nemmeno perchè ora sto parlando con te, visto che non puoi sentirmi, ma non importa. Devo dire anche io come stanno realmente le cose. Perchè alla fine, anche io ti amo. Solo che ancora una volta, ho capito troppo tardi, ciò che sentivo. E no, tu non fai schifo, tu sei una persona magnifica.. strano detto da me, no? Tu meritavi la felicità, non io.. Spero tu sia in un posto migliore..»

Altre lacrime, rigavano il viso del licantropo e si alzò appena della sedie, senza lasciare la sua mano e avvicinandosi lentamente a lui, gli lasciò un piccolo bacio, a fior di labbra, socchiudendo gli occhi. Avrebbe preferito che le cose non fossero finite in quel modo, ma il destino il più delle volte era crudele, con lui. Quello era un bacio d'addio. Un bacio pieno di amore mai professato e dolore che poteva logorargli l'anima da un momento all'altro.
   
 
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