CAPITOLO 1 - LA
TEMPESTA
La
tempesta si abbatteva con tutta la sua potenza sulla Jolly Roger. Cercava in
tutti i modi di lacerare le possenti vele issate sui tre alberi.
Negli
occhi c’era solo il buio illuminato da fulmini che toccavano il mare con ritmo
regolare. Sembrava quasi scandissero ogni battito del cuore di Emma che forte
nel suo petto combatteva… mai però avrebbe saputo dire se per paura o
adrenalina.
Quei
pochi momenti di luce alternati alla totale oscurità la aiutavano a non perdere
la concentrazione, le permettevano di annegare nel blu ghiaccio degli occhi di
Killian. La costringevano a credere che quella fosse la realtà e non un sogno.
Sentiva
forte la mano destra di lui stretta nella sua. Nelle orecchie sentiva il rumore
del mare in tempesta, il boato dei tuoni, lo scrosciare della pioggia sul
ponte.
L’ululato
del vento le faceva ritornare alla mente quella prima volta in cui arrivò a
Storybrooke. L’incontro con quel lupo bianco che le impedì di tornare alla sua
vecchia vita a Boston. Con quell’ululato infatti le era stata concessa la
possibilità di ricominciare. Adesso invece iniziava a pensare che questa volta
sarebbe stato proprio un ululato a scrivere la parola fine.
Le
onde diventavano sempre più imponenti, alimentate dalla pioggia che sembrava
non voler finire. Allagavano il ponte della Jolly Roger e bagnavano la pelle
dei pirati.
Davanti
alla prua un fulmine aveva appena illuminato una torre di acqua e aria. Emma
sentiva il cuore batterle con un ritmo sempre più veloce.
Guardò
Killian per poter ricevere uno dei suoi sguardi che sempre l’avevano
tranquillizzata. Il Capitano di quella nave, non aveva paura. Era chiaro in
quel suo sorriso che risplendeva anche in quella notte tempestosa priva di luna
e stelle.
Un
onda più forte delle altre si abbatté contro la poppa della Jolly Roger.
Entrambi persero l’equilibrio, Killian stringendo sempre più forte la mano di
Emma si aggrappò ad una delle tante funi che pendevano sul ponte come serpenti.
Emma scivolò in avanti sbattendo la testa contro il timone…
Un
altro fulmine cadde ad avvisarli dell’incombente pericolo.
-
Onda a prua capitano! Abbassarsi! – urlò la voce di Spugna.
Ma
Emma fu troppo lenta. Sentiva la presa sulla mano di Hook allentarsi mentre cadeva
nel buio di quella tempesta, scivolando all’indietro.
-
EMMA! EMMA! – Era Killian che la chiamava con voce straziante e preoccupata
mentre la mano di Emma scivolava via dalla sua presa.
L’oscurità
aumentava, le pupille si dilatavano. L’odore di mare e la sensazione di umido
svaniva per lasciare posto alla sensazione di bagnato.
-
Hook! - Provò ad urlargli inutilmente in risposta. La testa le girava. L'acqua
le entrava nei polmoni ogni volta che tentava di respirare. Quello che sulla
terra ferma era un movimento involontario che la faceva stare bene, in acqua le
provocava solo dolore. Emma boccheggiava. Ogni respiro bruciava, l’acqua salata
la stava consumando dall’interno.
Stava
morendo... e non aveva avuto diritto neanche alle sue ultime parole. E mentre
pensava sentiva perdere il controllo sui suoi muscoli. Il buio avanzava, lei
cadeva sul fondo del mare. La superfice
si allontanava e lei perdeva sempre più velocemente conoscenza. La sua vita le
passava davanti agli occhi che lentamente si chiudevano...
L'abbandono
dei genitori, il dolore provato da ragazza orfana, la solitudine, la
malinconia, l'invidia verso chi aveva tutto ciò che lei desiderava. Tutte
quelle famiglie adottive, le infinite fughe con le lacrime agli occhi. Neal, il
ladro che aveva amato, il traditore del quale si era ciecamente fidata,
l'essere abbandonata di nuovo. La paura che per le tante lacrime sulle guance
si creassero due solchi. La tristezza di essere madre. La consapevolezza di
dover partorire a 18 anni con una manetta stretta attorno alla caviglia destra
per evitare la fuga. La disperazione di dover dare via suo figlio. La
solitudine dei 10 anni seguenti. E di lì a poco vide la sua nuova vita... Non
era più triste, né sola. E tutto perché Henry bussando alla sua porta, aveva
avverato il suo desiderio. Aveva ritrovato fiducia e sicurezza in se stessa.
Aveva imparato a fare delle scelte giuste, che in quella Storybrooke l’avevano
resa un eroina. Aveva affrontato un viaggio nella Foresta Incantata, della
quale aveva letto nelle favole. Aveva incontrato e odiato un pirata. Aveva
affrontato un viaggio per salvare quel bambino di 10 anni che aveva bussato
alla sua porta, suo figlio che l’aveva perdonata per averlo abbandonato. Aveva
visto l’Isola che non c’è. Si era innamorata di quello stesso pirata che aveva
odiato. Aveva sconfitto Peter Pan e la Strega Malvagia dell'Ovest. Aveva fatto
un viaggio nel tempo. Aveva vissuto e scritto la sua stessa favola.
Ormai aveva perso il controllo sulle sue palpebre e lo straziante grido che avrebbe voluto lasciare uscire svanì in bolle d'aria che si disperdevano nell'infinita oscurità del mare nero in tempesta. Sentì un forte dolore alla base della testa. E poi l'oscurità prevalse su tutto. Buio negli occhi. Silenzio assordante nelle orecchie. Acqua di mare nel naso, nella bocca e nei polmoni. Sabbia sulla pelle. Il buio ora era anche nella sua testa, priva ormai di ogni ricordo.
________________________
Ed eccomi di ritorno con una nuova fanfic.
Spero
di non farvi spaventare con questo primo capitolo xD
In
realtà non so ancora dire se si tratta di una tragedia o di un lieto fine,
visto che non ci ho ancora pensato (anche se stando agli schemi di OUAT
sappiamo tutti come dovrebbe finire).
Ad
ogni modo l’ispirazione è arrivata anche se con ritardo e spero porti in una
giusta direzione che possa piacere a tutti.
Se
vi è piaciuto e volete rileggerlo vi consiglio di farlo ascoltando questa
canzone.
Ryan
Star – Losing Your Memory
L’ho
scoperta solo poco fa ma mi sembra fatta apposta per questo capitolo.
Fatemi
sapere cosa ne pensate
A
presto con il prossimo capitolo ;)
Follisa97