Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    03/09/2014    3 recensioni
Questa FF inizia dopo l'assegnazione dell'eredità della Dea Scarlatta a Maya, il matrimonio di Masumi e Shiori è imminente e l'incontro a Izu non è stato come la ragazza si aspettava... Ma cosa accadrà se, per una volta, sarà lei ad aiutare lui?
- Ma… questo ristorante… ci sono sempre tante persone famose… loro potrebbero… - abbassò lo sguardo e non si accorse neppure del cameriere immobile a poca distanza.
- Maya, guardami - le intimò lui - Non devi pensare al resto del mondo, a ciò che gli altri pensano. Mangeremo e passeggeremo nel giardino, se vorrai, il resto lasciamolo fuori, per ora. Vuoi? -

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Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 4


Hijiri non aveva dato ai giornali la documentazione per un semplice fatto: Maya Kitajima e Rei Aoki non erano mai tornate a casa dopo l’incontro a casa Takamiya così lui era andato alla villa e aveva scoperto che, per una ragione sconosciuta, Maya e Rei erano state chiuse in una delle stanze sul retro. Non lo avevano contattato quindi probabilmente gli avevano tolto i cellulari. Aveva già chiamato un altro collaboratore che in passato aveva lavorato con lui per Masumi Hayami, poi aveva ricevuto la chiamata dal capo. Per la prima volta avrebbe voluto mettergli giù ma aveva risposto.

Aveva lasciato Ikeda alla villa chiedendogli di fare anche delle foto e si era recato all’appuntamento con il cuore gonfio di sofferenza per le sorti di Maya e Rei e per il fatto che le avesse messe lui in quella condizione.

Quando aveva guardato Masumi Hayami negli occhi vi aveva letto una struggente rassegnazione e una scintilla di rabbia sotto le braci ardenti dei suoi occhi azzurri e si era sentito ancora più in colpa. Rigirava fra le dita una rosa bianca, quella che lui aveva consegnato alla segretaria insieme alla lettera scritta da Maya su sua indicazione. Quando la giovane candidamente lo aveva informato di sapere esattamente chi fosse l’ammiratore delle rose scarlatte lui era scoppiato a ridere e lei era arrossita.

Era stato indeciso se raccontargli o meno ciò che era accaduto ma ciò che gli aveva detto lo aveva convinto che sarebbe stato meglio tacere. Se si fosse sposato con la consapevolezza di dover prendere in mano la situazione disastrosa della Takatsu, avrebbe affrontato tutto in modo completamente diverso, come era solito fare, a testa bassa, gettandosi nel lavoro senza l’illusione di poter magari riuscire ad avere Maya. Così, per la prima volta, aveva mentito al suo capo quando gli aveva chiesto, come ogni volta, come stava Maya.

Non aveva accennato alla rosa né alla lettera e Hijiri si era congratulato per l’imminente matrimonio ma quando incrociò il suo sguardo si rese conto che appena avrebbe sposato Shiori Takamiya niente sarebbe più stato alla stessa maniera.

Appena lo aveva congedato, era tornato immediatamente alla villa e si trovava tutt’ora lì con Ikeda. Era notte fonda ma nella villa c’era ancora un andirivieni di gente per il matrimonio del giorno seguente ed entrambi giunsero alla conclusione che avrebbero potuto liberarle solo quando la villa si sarebbe svuotata l’indomani mattina.

Hijiri rifletté a lungo su ciò che era accaduto e decise di raggiungere la sede di un importante quotidiano dove lavorava un suo amico e che sapeva sarebbe stato alle rotative. Il quotidiano aveva anche una rete televisiva, forse non sarebbero riusciti a mettere la notizia nel giornale del mattino, ma il telegiornale l’avrebbe sicuramente trasmessa. Ne parlò con Ikeda e poi sparì rapido.


Le aveva sognate. Di nuovo. Entrambe, Maya e la donna americana. Mi domando cosa penserà Shiori quando mi sentirà gemere nel letto preso da questi sogni… Ridacchiò nervoso davanti allo specchio del bagno. Come avrebbe potuto impedirsi di sognare la notte? Sinceramente non ne aveva idea.

La villa di suo padre era sottosopra per l’organizzazione dei festeggiamenti che si sarebbero tenuti lì mentre la cerimonia era presso un tempio shintoista fuori Tokyo. Erano giorni che c’era una quantità di gente che andava e veniva ma lui non se ne era neanche accorto, si era lasciato trascinare dal lavoro come sempre disinteressandosene completamente.

- Dove vai, Masumi? - la voce fredda di suo padre lo raggiunse mentre usciva di casa.

Si voltò lentamente con un sorriso accennato.

- In ufficio. Lo so che pensi sia tutta una montatura, ma da domani ci sarò io dentro e voglio essere preparato. Non preoccuparti, sarò puntuale - lo prevenne uscendo e chiudendo la porta dietro di sé. Aveva atteso la notizia sul giornale come era scritto sulla lettera dell’ammiratrice misteriosa, ma non c’era, e neanche il telegiornale del mattino aveva riportato niente. Chissà cos’era successo.

Eisuke Hayami assottigliò lo sguardo, poi girò la sedia e tornò nel suo studio, lontano dal chiasso dei domestici che si affannavano nei preparativi.


Finalmente un po’ di gente stava lasciando villa Takamiya, alcuni sarebbero andati a villa Hayami in attesa degli sposi dove si sarebbero tenuti i festeggiamenti mentre i familiari, i parenti più stretti e i testimoni sarebbero andati al tempio seguendo la sposa.

Hijiri usò lo zoom della macchina fotografica per inquadrare la stanza al secondo piano dove erano rinchiuse. Maya e Rei stavano parlando, lei era agitata, piangeva. Il tempo correva e ne era cosciente anche lui. Non era più sicuro di riuscire nel loro intento ma finché non avessero officiato il rito e firmato contestualmente i documenti c’era sempre speranza e sapeva che Maya non avrebbe desistito, glielo aveva letto negli occhi, la stessa determinazione che aveva per il teatro l’aveva riversata in quella situazione, disposta a perdere tutto, anche lui, pur di aiutarlo. Mentre lei scriveva la lettera si era accorto di quanto, forse inconsciamente, si fosse realmente attaccata anche all’azienda di Masumi Hayami. Aveva voluto lei inserire la parte sulla compagnia Ondine, detestava davvero l’idea che potessero perdere il lavoro. Aveva raccontato di Sakurakoji e Ayumi e della volta in cui lui l’aveva aiutata nel giardino della compagnia ed era solo una bambina… E sempre lei aveva voluto inserire la parte finale, mentre gliene parlava a voce era evidente la sua sincera ammirazione per il lavoro di quell’uomo che aveva creduto di odiare per gran parte dei sette anni che li aveva visti rivali.

Lui aveva sperato sinceramente che quella lettera smuovesse il signor Masumi ma era troppo concentrato a salvare Maya dagli intenti di suo padre per pensare a qualsiasi altra soluzione. Maya, nella sua spontaneità e ingenuità, non aveva esitato un istante ad agire, anche quando aveva saputo delle minacce di Eisuke Hayami. Non temeva il figlio né il padre… Hijiri sorrise distogliendo l’occhio dalla macchina fotografica.

- Guarda - Ikeda attirò la sua attenzione su una fila di macchine scure e lucide fuori da villa Takamiya che attendavano familiari e parenti stretti.

- Ci siamo - annuì Hijiri - Non potremo entrare in casa, ci sono due uomini in giardino, due alla porta e sicuramente due fuori dalla loro camera -

- Dovranno collaborare anche loro - suggerì Ikeda fissando il giardino.

- Di questo non devi preoccuparti, sono due ragazze sveglie - lo informò Hijiri.

- Ragazze? Ma uno è un uomo - obiettò Ikeda prendendo la macchina fotografica.

- E’ una ragazza, si chiama Rei Aoki, sono entrambe attrici, sono giapponesi… - spiegò e Ikeda si voltò di scatto verso di lui sorpreso.

- Karato… non voglio sapere in che casini ti sei cacciato… tiriamo fuori quelle due e andiamocene da qui… - borbottò Ikeda scuotendo la testa sconsolato.

Hijiri annuì e sorrise convinto di aver fatto la scelta giusta chiamando lui. Era un ex militare, aveva abbandonato l’esercito e ora era un mercenario che si faceva pagare profumatamente per i suoi interventi. Masumi Hayami avrebbe avuto un conto inaspettato da pagare…

- Sei cosciente che dovremo rendere innocue le due guardie nel giardino? - Ikeda continuava a tenere gli occhi sui due uomini vestiti di nero.

- Spero che innocue non significhi morte… - Hijiri lo fissò e lo vide sorridere.

- Non preoccuparti - lo rassicurò.

Videro la sposa uscire, bellissima nel tradizionale abito bianco Shiromuku, in testa lo Tsunokakushi, riluceva come un fiocco di neve nel sole tiepido di fine ottobre. Ikeda gli dette di gomito rimettendo la macchina fotografica nello zaino nero che aveva con sé e Hijiri si riscosse.

Lentamente iniziarono a scendere verso il muro di cinta che isolava la villa ma che per loro non sarebbe stato un ostacolo. Avrebbero sfruttato un grande salice che li avrebbe riparati e si trovava a circa dieci metri nell’interno. Sentirono distintamente la colonna di auto mettersi in movimento e all’improvviso calò il silenzio. Hijiri incrociò le mani e Ikeda riuscì con un balzo agile ed incredibile a raggiungere la cima del muro. Saltò oltre e dopo pochi attimi Hijiri vide una corda cadere da sopra. Si arrampicò, raggiunge la cime a si lasciò andare giù. Ikeda era già sul salice e teneva fra le mani una cerbottana che Hijiri guardò alzando un sopracciglio: ecco come avrebbe reso innocue le due guardie…

Inserì un minuscolo dardo e soffiò. La prima guardia all’angolo della villa cadde, oscurata alla vista dell’altra da un rododendro. Era concentrato e Hijiri non lo disturbò. Inserì un secondo dardo, spostò la mira e soffiò di nuovo e la seconda guardia cadde a terra sull’erba morbida. Quando Hijiri spostò lo sguardo sull’amico, lui era già sceso a terra. Si affrettò a raggiungerlo e spostandosi rapidi dietro ad alberi e cespugli raggiunsero la finestra della camera.

Ikeda raccolse un sasso e con precisione quasi innaturale colpì il vetro. Non accadde niente e Ikeda ripeté il gesto e finalmente la finestra si aprì e videro il volto di Rei perfettamente truccata da uomo occidentale.

- Maya, guarda! - Rei soffocò una risata mettendosi la mano davanti alla bocca. Maya si affacciò insieme a lei e si illuminò.

- Il signor Hijiri! - sarebbe scoppiata a piangere se la felicità non avesse soverchiato ogni cosa.

- Cosa sta cercando di dirci? - le fece notare Rei indicando Ikeda.

- Forse… - Maya guardò i suoi gesti - Ma sì! Dai tiriamo giù queste tende! - disse guardandosi intorno frenetica. Per un attimo gioì della possibilità di strapparle… E’ la casa di quell’uomo odioso…

Si aggrapparono ai tendaggi che cedettero e li annodarono insieme. Poi Rei appoggiò a terra su un lato un tavolino quadrato mettendolo contro la finestra cercando di fare meno rumore possibile e legò un capo della tenda da un lato.

- Bene… ora mettiamo alla prova tutta la nostra agilità! - Rei si fregò le mani con sguardo inquietante.

- Io ho la gonna… - Maya si portò una mano alla bocca titubante guardando oltre la finestra.

- Dai Maya… non farti fermare! Vai prima tu, io ti seguirò! - la rassicurò Rei porgendole la mano galantemente, come se dovesse invitarla ad un ballo.

- Va bene… - borbottò per niente convinta. Guardò di nuovo giù e si meravigliò di sé stessa… Cosa era disposta a fare per lui? D’altronde lui era stato disposto a fare moltissime cose per lei negli anni… era il minimo che gli dovesse cercare di toglierlo da quell’impiccio…

Si tolse le scarpe coi tacchi, le buttò nel giardino, afferrò il tessuto verde scuro e aiutata da Rei si calò lentamente fino a terra dove trovò le braccia salde di Hijiri ad accoglierla. Si voltò e lo abbracciò stretto singhiozzando, tutta la tensione che aveva accumulato si liberò all’istante fra quelle braccia amiche.

- Va tutto bene Maya, siete state molto coraggiose, io non avrei saputo fare meglio - le sussurrò lentamente con un sorriso dolce.

- Signor Hijiri… è tutto finito vero? Non siamo riusciti ad aiutarlo! - disse fra le lacrime mentre Rei raggiungeva terra e veniva aiutata da Ikeda che la guardava in modo strano.

- Non pianga Maya, o il tuo trucco si rovinerà, invece potrebbe ancora servirle… - lei sollevò lo sguardo di scatto.

- Perché dice questo? Ormai… - ma non voleva pensare al seguito di quel pensiero. La Takatsu avrebbe distrutto la Daito… tutti i suoi amici alla Ondine… Sakurakoji… Ayumi… E’ vero che avrebbero avuto probabilmente altri contratti… ma quanti sarebbero rimasti senza lavoro? E poi lui… lui sarebbe stato per sempre vincolato alla signorina Shiori…

- Finché il rito non termina e non firmano c’è ancora speranza. Vuole fare un ultimo tentativo? - le sorrise tenendole le mani protettive sulle spalle.

Rei le porse le scarpe sorridendo e annuendo, lei le prese e quando sollevò gli occhi azzurri verso Hijiri era di nuovo determinata e piena di vita.

- Sì, signor Hijiri! - gli rispose convinta.

- Lui è Ikeda, ci aiuterà ad uscire di qui - lo presentò.

- Bene signore, questo non è posto per fare conversazione, andiamo via! -


Lentamente, i pensieri annebbiati dallo sconforto e dall’angoscia, lasciò che uno dei domestici chiudesse il suo kimono da cerimonia e ripensò a tutta la situazione. Ogni cosa era di sua responsabilità. Lui aveva permesso a suo padre di trasformarlo nella persona che era diventato negli anni. Lui gli aveva permesso di portare a morte sua madre, lui aveva perduto tempo covando una vendetta bruciante e attaccandosi alla Dea Scarlatta. Lui aveva permesso il fidanzamento perché non era stato abbastanza coraggioso da affrontare Maya per scoprire cosa, poi? Che lei lo ricambiava… Sghignazzò amaramente e i domestici lo fissarono meravigliati. Lui aveva permesso infine a suo padre di minacciare la donna che amava, che aveva protetto per anni.

Anche se accadesse un evento naturale che fermasse ogni cosa, con quale dignità potrei offrirmi a lei? Che razza d’uomo sono?

Chiuse gli occhi e lasciò andare le braccia lungo i fianchi. Indossava il kimono con cui avrebbe sposato Shiori e gli sembrava di avere addosso un’armatura di piombo.

Sono il solo responsabile, non posso che biasimare me stesso… Ora basta recriminazioni, farò ciò che devo, almeno per lei...

Uscì dalla camera con passo deciso e raggiunse suo padre nell’atrio.


Fuori dal tempio c’erano decine di fotografi e Masumi ne rimase infastidito.

Avvoltoi…

Si guardò intorno e scorse solo volti che non facevano che mentire, celati dietro maschere subdole e sarebbero stati quelli che avrebbe visto per il resto della sua vita.

Ragazzina… oggi metto definitivamente fine a tutto… ma mio padre ti lascerà in pace una volta che gli avrò dato ciò che vuole…

Entrò seguito da suo padre e dai parenti e raggiunse il sacerdote davanti all’altare. Sulla pietra erano esposte frutta, sale, riso e le tre tazze di differenti dimensioni da cui lui e Shiori avrebbero bevuto sorsi di sake. Qualcuno, invisibile nella grande sala, stava suonando una lieve musica tradizionale. Sospirò e attese paziente.


Hijiri guidava follemente, cercando di raggiungere il tempio mentre Maya e Rei, terrorizzate, si stringevano abbracciate sui sedili di dietro.

- Ci ammazzeremo… - sussurrò Rei.

- Non lo pensare nemmeno! - sibilò Maya visibilmente tesa.

- Cosa hai intenzione di fare una volta lì, Maya? - Rei se lo stava domandando da un po’.

- Non lo so, Rei… non lo so… - mormorò Maya abbassando lo sguardo - Qualcosa mi farò venire in mente… - aggiunse più decisa alla fine sorridendole.

Hijiri risalì una collina e frenò bruscamente e entrambe sbatterono contro i sedili davanti.

- Scusate… Ci siamo! - indicò il tempio in cima alla scalinata. C’erano decine di macchine e anche furgoni della stampa.

- Giornalisti… - sussurrò Maya rapita, gli occhi spalancati, mentre un’idea si formava nella sua mente.

- Andiamo Rei! Grazie signor Hijiri e Ikeda… grazie! - disse con sguardo luminoso e Hijiri le sorrise.

- E’ stato un piacere, Maya, qualsiasi cosa accada lei avrà sempre la mia amicizia più sincera - vide i suoi occhi farsi lucidi - Sa che non possiamo farci vedere, mi raccomando fate attenzione -

Maya annuì e insieme a Rei prese a salire freneticamente la scalinata di pietra, già si udivano nell’aria le note della musica tradizionale.

Fate che io sia ancora in tempo! Permettetemi di aiutarlo!

Quando raggiunsero la cima erano entrambe senza fiato. Alcuni giornalisti in attesa fuori si voltarono stupiti. Sono Sophia Williams...

- E voi chi siete? - domandò scortese uno di loro facendosi avanti e attirando l’attenzione di tutti gli altri.

- Da quanto è iniziata la cerimonia? - domandò Maya di rimando ergendosi sulla persona e rassettandosi il tailleur. Mi fanno male i piedi…

- Da circa mezz’ora - rispose un altro giornalista.

Maya e Rei avanzarono finendo in mezzo al gruppo che teneva in mano macchine fotografiche e telecamere.

- Volete fare uno scoop di quelli con la S maiuscola? - disse Maya con il suo accento americano voltando la testa intorno e guardandoli. Alcuni borbottii si levarono dalle persone intorno.

- Il gruppo Takatsu è in bancarotta e l’imperatore Takamiya ha pensato bene di far sposare la nipote all’erede della famiglia Hayami! - rivelò Maya spostando sicura lo sguardo intorno in una delle sue migliori e convincenti interpretazioni. Rei la osservava sbalordita. Dove trovasse ogni volta la forza per dar vita ai suoi personaggi era un vero mistero.

- Ma chi siete voi? - domandò un altro giornalista.

- Investigatori privati - si intromise Rei - Agenzia ISA, dagli Stati Uniti -

I giornalisti si guardarono fra loro.

- Sono fonti impossibili da verificare! - disse uno.

- Voi siete pazzi… non possiamo irrompere in un matrimonio di questa importanza! - aggiunse un altro, ma era quello che Maya aspettava, i giornalisti erano sempre degli avvoltoi.

- Avete la possibilità di fare uno scoop di dimensioni stellari e state qui a domandarvi se potete aprire o meno quelle porte? - li sfidò Maya indicando con foga le doppie porte della sala delle cerimonie.

- Ci licenzieranno tutti! - gridò uno da dietro aggiungendo un’imprecazione volgare.

Maya stava per ribattere quando un cellulare squillò. Il giornalista vicino a lei rispose.

- Che cosa?! - esclamò, e altri cellulari presero a suonare freneticamente. I giornalisti risposero e tutti gridavano frasi sconnesse e piene di meraviglia.

- Che succede? - sussurrò Rei avvicinandosi.

- Non lo so… - mormorò Maya guardandosi strabiliata intorno mentre tutti i giornalisti rispondevano concitatamente ai cellulari improvvisamente impazziti.

- E’ stata battuta la notizia! Il gruppo Takatsu è in bancarotta! - urlò uno, e tutti gli sguardi si voltarono ammutoliti verso di loro.

- Allora? Volete partecipare al più importante scoop dell’anno? - domandò Maya forzando la pronuncia americana del suo giapponese.

Si voltò decisa e sotto lo sguardo stupito di Rei si diresse verso le due grandi doppie porte.


Quando Shiori era entrata, il silenzio era calato in tutta la sala. Lui aveva osservato la scena impassibile, serio e composto, indossando la maschera che gli aveva insegnato suo padre. Dentro aveva raffreddato completamente il suo animo. Quel suo stato era progressivamente aumentato da quando aveva incontrato Maya a Izu e le aveva mentito su quasi ogni parola che le aveva detto. L’abito candido era meravigliosamente ricamato e lei era davvero bellissima. Non sollevò lo sguardo finché suo padre non l’aveva lasciata accanto a lui.

Il sacerdote shintoista con la veste bianca, l’eboshi di taffettà e lo shaku, aveva iniziato la cerimonia aiutato dalle due miko, vestite con giacca bianca e hakama rossa.

E ora era il momento. Appena avessero bevuto entrambi dalle tre tazze sarebbero stati sposati, il giuramento che si recitava alla fine era in più, contavano solo quelle tazze.

In ginocchio di fronte all’altare bevve dalla prima chiudendo gli occhi. E la rivide in quel teatro mentre cercava il posto. Sarai libera Maya, da me, dall’ammiratore, dalla Daito, da mio padre e potrai volare.

Il sacerdote disse altre frasi che lui non ascoltò. Poi bevve dalla seconda tazza. E la rivide nella valle dei susini. Io sono l’altra parte di te, tu sei l’altra parte di me… Ciò che sento per te non cambierà Maya anche se non potrò mai dirtelo…

Il sacerdote disse altre frasi ma lui rimase immobile, gli occhi chiusi, la mente rivolta a lei, a ciò che avrebbe perduto per sempre e che aveva intravisto sul ponte dell’Astoria per un fugace attimo. Troppo breve. Prese la terza tazza e le doppie porte della sala si spalancarono.

Si voltò di scatto, come tutti gli altri partecipanti. La figura dell’investigatrice americana si stagliava immobile in quella cornice illuminata, dietro di lei il suo collega. Poi, come due ali, una marea di giornalisti invase la sala. Gli occhi azzurri, vibranti, della donna lo fissarono senza alcun timore, sfidandolo ora a interrompere ciò che stava per avvenire, poi si girò e, seguita dal suo compagno, lasciò spazio agli uomini che si spintonavano.

- Signor Takamiya è vero che la sua azienda è fallita e che sta cercando di risollevarla coi capitali della daito? -

- Signor Hayami è era al corrente del fallimento? La lega una così grande amicizia con Takamiya da avergli addirittura ceduto il suo unico figlio e le sue aziende? -

- Signor Takamiya come è riuscito a dilapidare un patrimonio di quelle dimensioni? -

- Signor Takamiya era al corrente che alcuni suoi dirigenti prendevano ingenti mazzette per truccare gli appalti? -

- E’ vero che la signorina Shiori ha tentato il suicidio? -

- Signor Hayami, lei era al corrente della situazione che avrebbe affrontato sposando la nipote di Takamiya? -

Masumi fissò il giornalista che gli aveva rivolto la domanda. Poi sollevò lo sguardo intorno, freddo e glaciale, osservando con distacco la baraonda che si era scatenata. Sentiva Shiori aggrappata al suo braccio che piangeva, suo padre che a gran voce cercava di calmare i giornalisti e il presidente della Takatsu che urlava, la sua voce sovrastava tutto il resto.

- No, non ne ero al corrente - rispose pacatamente fissando il giornalista.

- Cosa farà adesso? Come può mantenere questa freddezza? - domandò ancora il giornalista mettendogli davanti il registratore.

- Tornerò in ufficio, domani mattina ho una riunione importante - gli rispose con voce pacata e rilassata mentre intorno a loro erano solo grida indignate e pianti isterici.


   
 
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