Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    04/09/2014    2 recensioni
Questa FF inizia dopo l'assegnazione dell'eredità della Dea Scarlatta a Maya, il matrimonio di Masumi e Shiori è imminente e l'incontro a Izu non è stato come la ragazza si aspettava... Ma cosa accadrà se, per una volta, sarà lei ad aiutare lui?
- Ma… questo ristorante… ci sono sempre tante persone famose… loro potrebbero… - abbassò lo sguardo e non si accorse neppure del cameriere immobile a poca distanza.
- Maya, guardami - le intimò lui - Non devi pensare al resto del mondo, a ciò che gli altri pensano. Mangeremo e passeggeremo nel giardino, se vorrai, il resto lasciamolo fuori, per ora. Vuoi? -

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Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco giunti alla fine. Questo capitolo chiude questa FF :)

Spero che vi divertirà tanto quanto ha divertito me scriverlo!

Non dimenticatevi che c'è un Giorno 6 BONUS ^O^ 

Buona lettura!

 

Giorno 5


La scrivania era sommersa di giornali e riviste che gli aveva portato la sua solerte segretaria quella mattina. Gli articoli a tutta pagina, soprattutto nelle sezioni riservate allo spettacolo, riportavano la notizia del matrimonio andato a monte e del fallimento del gruppo Takatsu. Nessun giornalista accennava ai due investigatori.

Masumi ripensò alla mattina precedente, alle porte del tempio che si erano spalancate.

Sophia Williams… perché mi ha guardato con quell’aria di sfida? Cosa voleva da me? Quella donna non può sapere delle minacce di mio padre… lui l’avrebbe uccisa… non mi ha dato scampo! E tutt’ora non sono convinto che la lascerà in pace…

Strinse un pugno e calmò la rabbia che l’aveva pervaso. Dopo la marea di giornalisti impazziti era stato costretto, ancora con il kimono da cerimonia, a indire una conferenza stampa a cui aveva partecipato anche suo padre. Il matrimonio e gli accordi commerciali erano stati annullati, Shiori non si era sentita bene e l’avevano portata in una clinica per farla stare tranquilla e lui se ne era tornato a casa, aveva fatto una doccia e aveva trascorso tutto il pomeriggio in giardino, leggendo. Era la prima volta che dedicava del tempo a sé stesso da, probabilmente, vent’anni. Suo padre l’aveva lasciato in pace e anche in quel momento, in ufficio, godeva della sua lontananza anche se era cosciente che sarebbe tornato alla carica.

Bussarono alla porta e dopo il suo consenso Mizuki entrò, lo sguardo oscurato.

- Devo consegnarle questa, signor Masumi - gli disse titubante e quando lui alzò gli occhi corrugò la fronte vedendo la busta bianca accompagnata dalla rosa candida.

- Di nuovo… - sussurrò, il cuore in tumulto - Chi gliel’ha consegnata? -

- Una ragazzina… faccia attenzione, c’è del gelato sopra… - gli fece notare Mizuki sorridendo e lasciò la busta e la rosa sulla scrivania. Masumi le fissò un attimo.

- Non le sembra divertente? - esordì lei, incapace di restarsene zitta, la faccia del suo capo era davvero esilarante.

- Divertente, dice? - e alzò un sopracciglio perplesso. Si sentiva davvero strano. Sapeva che era una lettera di quella donna misteriosa che aveva indagato e che aveva costretto i due investigatori ad agire in quel modo il giorno prima, salvandogli la vita. Letteralmente.

Aveva le mani fredde, il cuore che batteva all’impazzata, avrebbe voluto che Mizuki uscisse per poterla aprire subito, chissà cosa diceva…

E’ questo che Maya prova per il suo ammiratore ogni volta che riceve le rose? Per questo si è innamorata di lui? Lo sto provando ora ed è solo la seconda volta che ricevo questa lettera... io con lei ho fatto la stessa cosa per sette anni… ora capisco…

- Sì, sembra che la situazione si sia nettamente ribaltata e che sia lei ad avere un’ammiratrice… - si voltò e se ne andò senza attendere né una sua risposta né il suo congedo.

Masumi fissò la schiena della segretaria sconvolto dal suo comportamento anomalo e da ciò che stava provando in quel momento. Appena la porta si chiuse afferrò la busta impaziente, poi si bloccò.

Ma che sto facendo?

Riacquistò la calma e la aprì. Lo stesso profumo delicato di gelsomino lo colpì, esattamente come la volta precedente. Eppure ho già sentito questo profumo…


“Gentile signor Hayami,

sono sinceramente desolata per il risultato delle mie decisioni di ieri. Non pretendo che Lei comprenda o mi perdoni per ciò che ho fatto. Ho visto che le azioni delle vostre aziende sono crollate ma il mio analista mi ha detto che entro la fine del prossimo mese tutto tornerà a posto. Posso immaginare come tutto questo abbia incrinato la possibile, iniziale fiducia che Lei potrebbe avermi concesso e ne sono rammaricata.

E’ accaduto un fatto molto grave che mi ha impedito di divulgare la notizia ai giornali quando avevo previsto, il ritardo ha generato una serie di problemi a catena che i miei due investigatori mi hanno aiutato a sciogliere anche se questo ha significato irrompere nella sala del tempio durante il suo matrimonio. Ma io proprio non potevo permettere che Lei contraesse quel contratto.

La prego quindi di concedermi, anche se non completamente, almeno una parte del suo perdono, sarei davvero dispiaciuta di sapere che Lei mi detesta. Non la disturberò oltre, queste saranno le ultime parole che Le scriverò.


Attendo con ansia l’allestimento della sua Dea Scarlatta.


Un’ammiratrice devota e affezionata”


Masumi trasalì, le mani che tremavano lievemente.

Chi diavolo è questa donna?! Si riferisce al contratto di matrimonio o a quello con la Takatsu? E come fa a sapere che sarò io ad allestire la Dea Scarlatta? Ancora nessuno può sapere che io… come può aver avuto questa informazione?!

Strinse la lettera, il cuore che batteva ancora incessante e gli rimbombava negli orecchi.

Devo chiedere a Hijiri di indagare… però… ha scritto non mi scriverà più…

Incredibilmente avvertì una spiacevole delusione e si meravigliò. Ripiegò la lettera e inalò ancora una volta quel delicato profumo. La chiuse nella busta ma questa volta non la bruciò. Guardò l’orologio e lasciò che tutte le emozioni che aveva represso in quei due giorni venissero fuori. C’era una sola cosa che voleva in quel momento. Vedere Maya.


Sapeva che l’avrebbe trovata ancora al Kid Studio, con Kuronuma e la compagnia che avrebbe messo in scena la Dea Scarlatta definitiva il due gennaio. Per ora avrebbero provato ancora in quelle sale ma a breve l’Associazione Nazionale avrebbe indicato il teatro di rappresentazione e allora… allora Maya avrebbe potuto esprimere tutto il suo potenziale in uno dei teatri più moderni del paese. Un suo teatro. SUO, di Masumi Hayami, non della Daito.

La voce di Kuronuma lo raggiunse perfino nel corridoio che stava percorrendo lentamente. Al suo passaggio la gente mormorava ma a lui non interessava, vedeva solo le due grandi porte in fondo, una volta aperte l’avrebbe vista.

Ne aprì una e entrò cercando di non disturbare. Era così tanto che non la vedeva recitare! All’interno era buio ma la scena centrale era illuminata. La battaglia era in corso, poi lei arrivò, la Dea Scarlatta. Tutti gli attori, alcuni dei quali conoscevano da poco Maya Kitajima, rimasero sopraffatti dalla forza della sua recitazione e dall’imponenza della sua entrata.

Maya… sarai una meravigliosa Dea Scarlatta, con Kuronuma, nel mio teatro, darai vita alla magia!

Fece qualche passo avanti e Kuronuma lo notò. Maya disse le sue battute e la voce, profonda e completamente diversa dalla sua, si adagiò su tutti i soldati.

- Buongiorno signor Hayami, qual buon vento? - gli sussurrò il regista incrociando le braccia al petto.

- Sono venuto a darle una notizia in anteprima - e catturò la sua attenzione.

- Devo preoccuparmi? - ridacchiò Kuronuma fissandolo.

- Non credo. Volevo dirle che il teatro in cui allestiremo la Dea Scarlatta sarà un mio teatro. La prego di tenersi questa informazione finché sarà fatto un comunicato stampa dall’Associazione Nazionale - aggiunse alla fine distogliendo lo sguardo da Maya e puntandolo su di lui.

Kuronuma spalancò gli occhi. Come aveva fatto a convincere l’Associazione Nazionale e la signora Tsukikage a scegliere la Daito?

- Non è un teatro Daito. E’ mio - aggiunse Masumi come se gli avesse letto nel pensiero.

- Capisco - annuì il regista - Non vedo l’ora di vederlo! - esclamò, e molti attori intorno si voltarono, compreso Sakurakoji.

- Basta! - urlò poi - Luci! - la sala si illuminò e Maya sbatté le palpebre uscendo d’improvviso dal personaggio della dea.

- Terufusa e Isshin! - gridò ancora, e gli attori scattarono, Maya invece rimase pietrificata, gli occhi fissi sull’uomo in cappotto accanto al regista.

- Kitajima! Ti devo spostare di forza? - la minacciò Kuronuma.

- N-No! - balbettò, e lasciò la parte centrale del palco.

- Ha sempre la testa fra le nuvole… ah questi ragazzi… - scosse la testa e si spostò in una posizione migliore per poter seguire la nuova scena.

Masumi seguì Maya con lo sguardo finché non si sedette su una delle sedie a lato. La raggiunse lentamente prendendo un asciugamano da una sedia.

- Ciao Maya. Prendi - le disse, erano le prime parole che le rivolgeva da Izu. Lei tenne lo sguardo a terra per qualche secondo poi sollevò il volto e gli sorrise. Mi ha sorriso...

- Buongiorno, signor Hayami. Grazie - lo prese e si asciugò il viso dal sudore.

- Vedo che ti risulta ancora faticoso - le disse sedendosi accanto a lei e sentendo il suo cuore battere freneticamente.

- La Dea è sempre un impegno enorme per me… io ancora non riesco a capire come la signora Tsukikage possa aver scelto me… - mormorò, lo sguardo basso e le guance in fiamme.

- Perché sei stata la migliore delle due - rispose candidamente lui.

- Signor Hayami… mi… mi dispiace per ciò che è accaduto al suo matrimonio… - ebbe la forza di dirgli. Si era sentita estremamente in colpa per ciò che aveva fatto, si era lasciata trascinare dal momento senza riflettere sulle conseguenze di ciò che sarebbe accaduto.

Lui scoppiò a ridere e lei sollevò lo sguardo irritata.

- Come mai così dimessa? Non mi hai ancora lanciato nessuna delle tue frecciatine! -

- Se vuole rimedio! - sibilò tirandosi su una manica con fare minaccioso.

- Kitajima! - la chiamo Kuronuma e lei schizzò in piedi facendo sorridere Masumi di nuovo.

- Scusi, devo andare - e gli fece un lieve inchino.

- Kitajimaaaa! - insisté il regista alzando la voce.

- Sì! - scattò sull’attenti e gettò l’asciugamano in braccio a Masumi senza neanche rendersene conto. Lui sorrise e la seguì con lo sguardo.

Lasciò l’asciugamano sulla sedia vicina e si alzò raggiungendo il regista. Si passò una mano fra i capelli e sentì di nuovo quel profumo di gelsomino!

Ma non è possibile!

Si guardò intorno tanto che perfino Kuronuma alzò un sopracciglio osservandolo.

- Cerca qualcuno? -

- Chi c’era qui vicino a lei? - gli domandò corrugando la fronte.

- Nessuno, ero solo… si sente bene? - gli domandò preoccupato.

Masumi lo fissò, poi lentamente la verità si fece strada dentro di lui. Sollevò la mano tremando e la portò al volto inspirando.

E’ sulle mie mani!

Si voltò di scatto verso la sedia e la raggiunse con passi veloci, il cuore che batteva all’impazzata, mille immagini che si sovrapponevano.

Fissò l’asciugamano per un po’, se quella era la verità… no... era impossibile. Lo afferrò e ne inspirò l’odore.

E’ sapone! Sapone! Ecco perché era così lieve! Ed è suo! Maya!

Rimase pietrificato voltandosi immediatamente verso di lei che stava recitando, completamente presa. Era così sconvolto che non riusciva a pensare lucidamente. I due investigatori… Liam Brown era Rei Aoki come ho fatto a non riconoscerla! L’ammiratrice e la rosa bianca… gli occhi… i loro incredibili occhi occidentali! Poi l’incontro in casa Takamiya di cui parlava nella lettera... deve essere accaduto qualcosa... e la sua figura fra le due porte della sala del tempio la mattina precedente… E tutte quelle informazioni… il modo in cui avevano recitato la parte, i dati sul gruppo Takatsu, il linguaggio! C’è una sola persona che può averle aiutate: Hijiri! Anzi… forse due… Mizuki… Ma cosa diavolo avete combinato? Perché?

Il cuore batteva così rapidamente che era sicuro gli sarebbe scoppiato. Prese lentamente il telefono, la bocca asciutta, il sangue che ribolliva in un misto di gioia immensa, terrore, angoscia, rabbia, gratitudine, e chiamò Hijiri. Non rispose.

Dove diavolo sei?!

Lasciò andare l’asciugamano e in modo inspiegabile gli tornarono in mente i suoi sogni.

Sophie Williams… ecco perché la sognavo…

Sorrise e si sedette cercando di calmarsi e di trovare una spiegazione a tutto. I suoi occhi andarono a lei, come ormai accadeva da sette anni.

Poi si rese conto che il modo migliore era chiedere direttamente alla fonte. E avrebbe organizzato tutto alla sua maniera.


Quando Maya rispose al citofono quella sera avrebbe immaginato di tutto tranne che trovarsi di fronte Masumi Hayami.

- Buonasera, Maya - la salutò inclinando leggermente la testa da un lato con un sorriso indecifrabile. Maya sbiancò, poi arrossì mentre il cuore le usciva dal petto.

- B-Buonasera, signor Hayami - balbettò facendo un passo indietro. Che ci fa qui? E perché è così alto?!

- Desidero invitarti a cena fuori. Vuoi uscire con me? - le chiese con un sorriso ammiccante per la prima volta.

Maya fece un altro passo indietro, gioia e terrore che riempivano la sua anima. Perché fa così? Che sarà accaduto? Mi sta davvero chiedendo di uscire? E’ impossibile…

- N-Niente invito a teatro da uno sconosciuto questa volta? - replicò, tremando lievemente. Lui abbassò lo sguardo e Maya giurò di non avergli mai, mai, mai visto quell’espressione. Era dolce. Ed era bellissimo.

- Lo sconosciuto è qui davanti a te. Allora? Vieni? - sorrise apertamente e le tese una mano avvolta in un elegante guanto di pelle nera.

- Io… non posso… - balbettò facendo un altro passo indietro.

- Giocherò pulito, Maya, lo prometto - le sorrise ancora. Gli risultava davvero difficile mantenere la calma. Era così tanto che voleva vederla e fino a poche ore prima aveva creduto di averla perduta per sempre. Ma quella sera le cose sarebbero radicalmente cambiate.

Maya si guardò addosso e abbassò lo sguardo imbarazzata.

- Se il problema è l’abito, hai tenuto quello della crociera? Andrà benissimo - suggerì lui in modo del tutto neutrale per non farla sentire a disagio.

- Ma io… - provò a replicare ancora ma quando incrociò i suoi occhi azzurri così pieni di sentimento non riuscì più a continuare. Ma da quando ha questo sguardo meraviglioso?

- Ti aspetto - scese lentamente le scale e si appoggiò alla berlina nera e lucida ferma davanti alla casa.

Avrebbe voluto farlo entrare in casa ma lui sembrava volerle lasciare dello spazio. Molto spazio, e lei aveva apprezzato. Rientrò e si appoggiò alla porta. E ora che faccio? Si sentiva le guance avvampare e non era sicura di riuscire a non tremare.

- Chi era Maya? - la voce di Rei la raggiunse dal bagno e lei sussultò.

- Masumi Hayami… - sussurrò e Rei mise fuori la testa dal bagno esterrefatta ma appena vide la sua faccia scoppiò a ridere.

- Alla fine si è fatto vivo! - ridacchiò - Dov’è? -

Maya riuscì solo a indicare alle sue spalle.

- Lo hai lasciato fuori? - Rei si strozzò quasi ma Maya scosse la testa come ipnotizzata.

- No… mi aspetta… mi ha invitato… - spiegò lentamente, gli occhi sbarrati.

- Finalmente! - Rei picchiò un pugno nell’altra mano in un gesto di vittoria.

Maya si mosse come un automa raggiungendo la camera. Tirò fuori l’abito e le scarpe che le aveva regalato durante la crociera.

- Dai Maya! Un po’ di trucco leggero e sarai perfetta! Non facciamo aspettare il tuo principe! - e le strizzò l’occhio afferrandola per le spalle. Lei annuì imbambolata e la seguì.


Hijiri era irrintracciabile e l’iniziale irritazione era stata sostituita da reale preoccupazione. Era comunque deciso a invitarla a cena, non poteva più aspettare. Così invece di mandare Hijiri ci era andato di persona. Non gli interessava che il suo matrimonio fosse stato annullato solo il giorno prima, non gli interessava di suo padre né delle sue minacce. Aveva trascorso tre ore con il suo avvocato trovando un sistema per proteggerla da lui ed era soddisfatto del risultato.

Fece per accendersi una sigaretta, poi cambiò idea. Mille pensieri si erano accavallati in quelle ore, aveva rimesso insieme tutti i tasselli, mancava solo ciò che era accaduto quando erano andate a casa Takamiya e sapeva che doveva essere stato qualcosa di grave perché aveva impedito che la documentazione venisse portata ai giornali. Strinse un pugno e sollevò lo sguardo sulla porta di casa. Chissà di chi è stata l’idea… siete stati dei pazzi…

Poi la porta si aprì e fu costretto ad impedirsi di rimanere a bocca aperta. Esattamente come sull’Astoria lo lasciò senza fiato. Decisamente non è più una ragazzina…

Maya arrossì, chiuse il cappotto e scese le scale.

- Prego, signorina Kitajima, si accomodi - le disse suadente aprendole la porta della berlina. La sto corteggiando… eppure mi viene così facile…

- G-Grazie - balbettò lei incapace di guardarlo. Perché  è così gentile? E cosa fa? Mi corteggia??? Lui, il Presidente della Daito Art Production di undici anni più vecchio di me???

Si accomodò sul sedile, lui entrò dall’altro lato e fece un cenno all’autista che partì. Maya tenne lo sguardo in grembo e si accorse della sua mano poggiata sul sedile vicino a lei. E’ così vicino… Mi batte troppo forte il cuore… perché lui è sempre così complesso? Cosa vuole da me?

- Quel vestito ti sta molto bene, ma te l’ho già detto, vero? - le disse Masumi rompendo il silenzio.

- Dove stiamo andando, signor Hayami? - gli chiese apprensiva sollevando lo sguardo su di lui.

- Non hai fame? - le chiese sorridendo e fissandola.

- Non sa che è scortese rispondere ad una domanda con un’altra domanda? - lo punzecchiò Maya incapace di fermarsi. Masumi scoppiò a ridere e sollevò una mano per sistemarle una ciocca di capelli in un gesto spontaneo. Entrambi rimasero immobili e senza fiato, persi l’uno negli occhi dell’altra. In quell’esatto istante fu chiaro, anche se non detto, che c’era qualcosa di veramente potente che li univa e che nessuna convenzione, età, rango, posizione sociale, avrebbe potuto fermare ciò che si celava nei loro cuori.

- E’ solo un ristorante, ti importa dov’è? - Masumi ritirò la mano reprimendo la voglia insensata di accarezzarle la guancia.

- Se lei è con me, no - gli sorrise Maya arrossendo.

Si è illuminata come una stella… Le ho toccato i capelli senza neanche pensarci come se fosse stata una cosa che ho sempre fatto… mi sento così rilassato… con lei posso essere me stesso, senza catene, e so che lei non avrà problemi a capirmi…


Quando scesero dalla macchina Maya restò a bocca aperta. E’ lo Shiba Tofuya Ukai! E’ troppo per me… come farò?

Ma Masumi non le permise di proseguire i suoi pensieri. Le appoggiò una mano dietro la schiena e la sospinse gentilmente. Era uno dei pochi ristoranti tradizionali nel centro di Tokyo con un bellissimo giardino interno. Era famoso, tutti lo conoscevano, perfino lei.

Maya lasciò ogni cosa a lui, avvertendo tutto il peso del suo nome in quel frangente. Sembrava che le porte si aprissero magicamente se lui le guardava, che le persone eseguissero i suoi desideri senza che lui li esprimesse. C’era un tavolo riservato per loro, isolato e Maya si chiese ancora una volta cosa stesse facendo lì con lui. Non è il mio mondo questo…

- Maya, voglio che stasera ti rilassi - le disse e lei fu costretta a guardarlo. Lui era rilassato, a proprio agio, e quando Maya si rese conto che intorno a loro non c’era nessuno si sentì più tranquilla.

- Ma… questo ristorante… ci sono sempre tante persone famose… loro potrebbero… - abbassò lo sguardo e non si accorse neppure del cameriere immobile a poca distanza.

- Maya, guardami - le intimò lui - Non devi pensare al resto del mondo, a ciò che gli altri pensano. Mangeremo e passeggeremo nel giardino, se vorrai, il resto lasciamolo fuori, per ora. Vuoi? -

Maya restò sconvolta dal tono della sua voce e da ciò che le aveva appena detto ma più di tutto la stupirono i suoi occhi. Non mi ero mai accorta che potesse guardarmi così… potrei fissarlo per sempre se lo volesse… se mi volesse...

- Va… Va bene… - annuì lei, poi gli sorrise e iniziarono la cena.


Si meravigliò della facilità con cui trascorse il tempo con lui. Le chiese delle prove, dei suoi amici attori, del regista e lei rispose ad ogni domanda gentile che le fece. Sembrava genuinamente curioso e aveva perduto completamente quel modo di fare che l’aveva così irritata negli anni. Era piacevole, attento, rispondeva senza farsi problemi e lei di conseguenza fece altrettanto. Gli chiese molte cose della Daito, ma si frenò quando le venne in mente di chiedergli se aveva hobby dato che sapeva quanto si dedicava al lavoro, così parlarono di cinema, libri e alla fine Maya gli chiese della Dea Scarlatta.

Si rese conto di aver toccato un tasto sensibile perché lui si irrigidì.

- Mi… mi scusi, non volevo - cercò di recuperare lei, ma Masumi non si tirò indietro e le raccontò ogni cosa. Rimase sconvolta nell’apprendere la storia della sua vita, della morte di sua madre, di come l’aveva trattato Eisuke Hayami.

Quando la portò nel giardino, l’atmosfera era veramente suggestiva. Il cameriere chiuse tutte le porte e li lasciò da soli. Avrà richiesto l’uso esclusivo del giardino? E’ meraviglioso… che profumo…

- Mi è sempre piaciuto questo ristorante - mormorò Masumi guardandosi intorno.

- Viene spesso qui? - gli domandò lei cercando di non pensare a quanto le fosse vicino, alle sue braccia che la cingevano sul ponte dell’Astoria.

- Sì - rispose semplicemente lui voltandosi a guardarla. Quanto mi sei mancata, Maya…

- Ti ho raccontato alcune cose di me - disse poi facendo qualche passo avanti, le scarpe che scricchiolavano sul sentiero di sassolini bianchi - Cosa ne dici di raccontarmi qualcosa di te? - chiese voltandosi e porgendole una rosa bianca.

Maya spalancò gli occhi e arrossì. Sa tutto! Poi strinse i pugni, afferrò la rosa e lo fissò irata.

- E’ per questo allora che mi ha invitata! - sibilò irrigidendosi - Lei… Lei non si smentisce mai! - lo accusò alzando la voce.

- Chi ha avuto l’idea? - la incalzò lui avvicinandosi minaccioso.

- Il signor Hijiri ma sono stata io, IO! - esclamò con gli occhi che ardevano.

- Cos’è successo a casa Takamiya? - chiese lui mormorando, come se avesse paura della risposta. Maya s’immobilizzò e deglutì nervosamente al ricordo di quella notte e Masumi comprese che era davvero accaduto qualcosa e ne rimase scioccato.

- Ci hanno… trattenuto - rispose infine lei scegliendo accuratamente la parola. Lo vide irrigidirsi e i suoi occhi si fecero freddi e vuoti.

- Vi hanno fatto del male? - chiese meccanicamente, ma lei scosse la testa e lui si rasserenò. Maya sospirò e gli raccontò ogni cosa.

Masumi ascoltò, affascinato da tanta audacia e determinazione, indeciso se arrabbiarsi o sentirsi un perfetto incapace dato che la loro impresa andava oltre qualsiasi cosa lui avesse mai pensato di fare in quei sette anni per lei.

- Perché Maya? Perché avete fatto tutto ciò? - si decise infine a chiederle. Doveva saperlo!

La vide arrossire e arretrare, poi la sua espressione cambiò completamente. Lo raggiunse fino a fermarsi davanti a lui. Basta… non voglio più temerlo… non voglio che pensi che sono una ragazzina…

Masumi restò senza fiato nel vedere il suo sguardo ardente e fiero. Mi fronteggia senza paura come ha sempre fatto… Maya...

- Signor Hayami… lei ha fatto così tanto per me… quando il signor Hijiri mi ha detto della situazione del gruppo Takatsu e della sua idea per provare ad aiutarla io… io ho accettato! - gli disse accalorandosi e portando una mano chiusa a pugno al petto.

Lui allungò le dita a sfiorarle una guancia e Maya restò folgorata da quel tocco gentile. Com’è caldo...

- Senza dubbio la tua interpretazione migliore, Maya - sussurrò perduto nei suoi occhi - E no, non ti ho invitato per questo - aggiunse accostando la mano al suo volto. Maya tremò ma rimase immobile, catturata da quegli occhi intensi.

- Allora perché sono qui? - sussurrò lei poggiando delicatamente una mano sulla sua. Non so quanto potrò resistere… mi scoppia il cuore!

- Perché… - iniziò lui avvicinando il volto al suo - Non posso stare lontano da te… - mormorò sulle sue labbra, poi l’attirò a sé e la baciò.

Maya sentì la gioia invadere la sua anima, un calore intenso scaturì dalle sue labbra e si diffuse dovunque facendole accaponare la pelle. Il bacio si fece più intenso e lei ricambiò l’abbraccio mentre avvertiva il tremore di lui che si fondeva al suo.

- Ti amo Maya, non voglio più trascorrere un giorno senza la metà della mia anima - le sussurrò scostandosi appena. Lei riuscì a malapena ad aprire gli occhi e quando lo guardò seppe che stava davvero guardando la sua anima gemella.

- Mai più senza di te, Masumi, mai più - mormorò sporgendosi verso di lui e cercando le sue labbra.

Masumi esplose di gioia nel sentire quelle parole e si fuse di nuovo a lei, sicuro che niente al mondo li avrebbe più separati.


   
 
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