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Autore: Jales    03/09/2014    2 recensioni
Sbuffai e mi avvicinai all’oblò, affacciandomi.
Mare, mare e ancora mare.
Non c’era altro se non quella stupida ed infinita distesa d’acqua che si estendeva per miglia e miglia in ogni direzione.
Sbuffai ancora e camminai fino alla sedia di fronte alla scrivania dove mi lasciai cadere a peso morto, lasciando andare indietro la testa e chiudendo gli occhi.
{Storia a quattro mani, Madness in me&Jales}
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BROMPTON COCKTAIL
{Capitolo XIII}
Ero chiusa in cabina.
Quella cabina che avevo condiviso con Al.
Quella cabina che ora avrei condiviso da sola.
Per quanto ? Non lo sapevo, non volevo saperlo.
Tra una settimana sarò di ritorno, te lo prometto.” Mi avevo detto Al, lo sguardo freddo e la voce ferma mentre io, tremante e in lacrime, la pregavo di ripensarci.
Poi mi aveva voltato le spalle e si era allontanata.
E da quel momento mi ero chiusa in cabina.
Avevamo avvistato l’ammiraglia e il piano era il seguente: Rev avrebbe ferito Al, Al avrebbe remato fino all’ammiraglia, si sarebbe fatta issare a bordo e si sarebbe appellata alla pietà del padre, inventandosi dio solo sapeva quale fottutissima idiozia.
Avrebbe fatto le ricerche che le servivano poi, dopo una settimana esatta, appena fosse calato il buio, io ed i ragazzi saremmo dovuti andare a riprenderla a bordo della classica scialuppa.
Un piano stupido, inutile, che serviva solo a mettere a rischio la vita di Al.
Ero chiusa in camera quando vidi la scialuppa, con a bordo Al, sanguinante da un braccio, allontanarsi in direzione di dove, poche ore prima, si trovava l’ammiraglia.
La vidi allontanarsi e sparire verso l’orizzonte e fu li che mi lasciai andare.
Mi accucciai a terra, le ginocchia al petto e la fronte su di esse e piangevo, disperata, con i singhiozzi che mi toglievano il respiro.
Qualcuno bussò alla porta ma lo ignorai.
Bussarono ancora.
“Az...? Sono Rev... posso entrare?”
La sua voce fece infrangere qualcosa dentro di me, qualcosa scattò.
Mi alzai in piedi e spalancai la porta.
Non badai al resto dei ragazzi in piedi in fondo al corridoio e mi piazzai vicinissima al capitano, guardandolo negli occhi, senza cedere un istante.
E sputai tutto il male che stavo tenendo dentro.
“Non voglio vederti, non voglio sentirti parlare, non voglio niente, NIENTE da te. Se le torceranno un solo capello, se tornerà con anche solo una virgola fuori posto, Rev, il tuo accordo potrai ficcartelo bellamente dove preferisci perché io lascerò questa fottutissima nave.” Gridavo così tanto da farmi bruciare la gola e Rev era diventato come di pietra, inespressivo e mi fissava, in silenzio.
“Az... ascoltami...” provò a dire.
“NON HO NIENTE DA ASCOLTARE DA TE!” gridai, dandogli un pugno sul petto che non lo mosse di un millimetro.
Rev mi guardava, ora spaventato, quasi terrorizzato.
Le lacrime sembravano minacciare di non fermarsi mai più.
“Ti odio così tanto. Hai mandato a morire l’unica amica che io abbia mai avuto, HAI MANDATO MIA SORELLA A MORIRE! IO TI ODIO!” gridai, senza riflettere, senza sapere se quelle parole le pensavo davvero.
Rientrai in camera sbattendo la porta e riprendendo posto nel mio angolino.
Sentii Rev gridare, lo sentii tirare un pugno alla parete e poi allontanarsi.
Altri passi dietro di lui, poi il silenzio.
La porta si aprì, lentamente, ma non alzai la testa, continuando a piangere.
Fui costretta ad alzarla solo nel momento in cui due braccia si avvolsero intorno a me.
Ciò che si presentò ai miei occhi mi arrivò dritto al petto come una pugnalata.
Gates, con le lacrime che sgorgavano libere dai suoi occhi, mi fissava, abbracciandomi.
“La riporteremo indietro, Az.” Mi sussurrò, la voce spezzata dal pianto.
Non sapevo che dire.
Probabilmente Gates era l’unico che riusciva a cogliere a pieno quel senso di vuoto e terrore che stava attanagliando le mie fragili membra.
Mi lasciai andare al pianto più disperato che io avessi mai fatto, aggrappandomi al suo collo e schiacciando il viso su una sua spalla.
Rimanemmo così, in ginocchio, abbracciati e in lacrime per un’infinità di tempo.
“Si può...?” domandò quello che riconobbi essere Vee.
“Sì...” sussurrai, senza forze.
Dietro Vee entrarono anche Christ e Matt che chiusero la porta e presero posto a terra, vicino me e Gates.
Matt allargò le braccia e fu istintivo per me gettarmici in mezzo.
Mi misi seduta sulle sue gambe incrociate poggiando la testa sul suo petto.
Mi aspettavo una ramanzina, un qualcosa sul fatto che ero stata troppo dura con Rev ma, per mia enorme sorpresa, non accadde.
Dopo parecchio tempo in silenzio, fu Vee a rompere il ghiaccio.
“Non lasciarci, Az.” Mi sussurrò.
Lo guardai, confusa e notai che tutti i loro occhi erano puntati su di me.
“Qualsiasi cosa accada... ti prego, non andare via.” Fu Christ a parlare stavolta, prendendomi una mano.
“La riporteremo qui, lo giuro sulla mia vita, Azriel ma tu non andare via.” Gates mi stupì più degli altri.
“Nessuno lascia nessuno, promesso.” Sussurrò Matt, baciandomi la testa.
Tutte le lacrime che pensavo fossero finite ricominciarono ad uscire e, debolmente, annuii per poi sussurrare “Non andrò via... ma riportiamola indietro sana e salva, vi supplico”
I ragazzi si strinsero intorno a me e l’ultima cosa che ricordai fu la voce di Matt, quasi un sussurro, che cantava qualcosa di veramente dolce.
Quando mi svegliai, per mia sorpresa, ero ancora tra le braccia di Matt che stava poggiato con la schiena al letto e tutti i ragazzi dormivano sdraiati sul pavimento.
Mi alzai, lentamente.
Gli occhi bruciavano per la notte passata in lacrime.
Guardai fuori dall’oblò nella direzione in cui, quella notte, Alice era sparita.
Sospirai.
E’ solo il primo giorno senza lei e già minaccio di impazzire.
Scossi la testa a quei pensieri e poi uscii dalla cabina, dirigendomi sul ponte.
Mi aspettavo di trovare Rev al timone ma non c’era così presi posto su una cassa e cominciai a fissare il timone.
Il mio cuore era diviso a metà.
Una metà aveva terribilmente, schifosamente bisogno di trovarsi tra le braccia calde e possenti di Rev; l’altra invece provava rabbia e forse anche odio nei suoi confronti.
Quel mio essere divisa a metà mi stava facendo impazzire.
Ma era stato lui, dopotutto, a dare il permesso ad Alice.
Era stato lui a permetterle di andare a buttarsi tra le fauci del leone affamato e io non gli avrei mai perdonato nulla, se fosse accaduto qualcosa ad Al.
Eppure qualcosa avrei dovuto fare.
Non potevo passare l’intera settimana a piangermi addosso.
Non era da me.
Mi alzai dalla cassa, sfilai il coltello dal fodero che portavo sempre in vita e cominciai a ripetere i movimenti che Vee mi aveva insegnato, senza sosta.
Cercavo di immaginare i nemici di fronte a me.
Più di una volta, perfino nella mia immaginazione, mi era stata tagliata la gola.
Ma non era una buona scusa per demordere.
Furono dei passi a distrarmi da ciò che stavo facendo.
Riportai il coltello nel fodero e mi voltai.
Rev aveva appena salito le scale, forse diretto al timone ed ora era fermo a qualche passo davanti a me.
Mi guardava, spaesato, dispiaciuto, terrorizzato ed ero sicura avesse pianto, i suoi occhi gonfi e rossi non mentivano.
Stavo per lasciarmi andare quando il pensiero di Al da sola in quella nave piena di leoni pronti a divorarla tornò alla mia testa, facendomi quasi vedere rosso dalla rabbia.
Rev fece un passo avanti e stava per parlare ma io alzai un mano in segno di silenzio.
“Io non ho niente da dirti. Lasciami stare.” Fu tutto ciò che riuscii a dire e, abbassando la testa, gli passai di fianco.
Stavo per superarlo ma una sua mano si fermò su un mio braccio, tenendomi stretta, possessivamente, fin quasi a farmi male.
Mi voltai di scatto e lo trovai girato verso di me ad un palmo dal mio naso.
Quel suo sguardo così furioso non prometteva nulla di buono.
“Tu non puoi andare via da qui.” Quasi ringhiò.
“Se lei non tornerà sana e salva, lo farò eccome.” Risposi, ferma, senza riconoscermi.
“Io non te lo permetterò.” Era sempre più furioso e stringeva la presa sul mio braccio.
“Non puoi impedirmelo.” Dissi, e la mia voce iniziava già a vacillare.
“Posso e lo farò. Hai stretto un accordo con la persona sbagliata, bambina. Non andrai via da qui per nessun motivo.” Il suo tono gelido mi congelò il cuore in una frazione di secondi e la facciata di sicurezza che avevo tenuto fino a qualche istante prima si sgretolò, pietosamente, lasciandomi in lacrime.
“LASCIAMI!” gridai, dimenandomi.
Dopo qualche istante passato a fissarmi Rev lasciò la presa, voltandomi le spalle ed io corsi via.
Ero diretta in cabina quando in corridoio mi schiantai contro Matt che, vedendomi in lacrime, mi raccolse da terra, tenendomi in braccio.
“Cos’è successo ?” mi domandò, preoccupato.
“LO ODIO! LO ODIO! LO ODIO!” gridai, battendo debolmente i pugni sul petto di Matt che accusava in silenzio.
“Ora calmati, nana. Che ti ha fatto ?” Shadows camminava verso la cabina, mentre parlava.
“Lui non lo sa, non lo capisce, la uccideranno e sarà solo colpa sua!” gridavo e non ragionavo, sputavo parole senza rifletterci su.
“Noi la salveremo, Azriel, fosse l’ultima cosa che questa fottuta ciurma di pirati farà nella sua esistenza!” fu Christ a parlare.
Alzai il mio viso dal petto di Matt e trovai i tre rimanenti membri della ciurma in piedi sulla porta della cabina, come pronti per qualcosa.
Matt mi mise giù.
“Ero venuto a cercarti perché abbiamo una proposta da farti.” Disse Shads.
Lo guardai, confusa.
“Ti alleneremo personalmente, ti insegneremo ogni minima cosa che sappiamo, tutto ciò che potrà tornarti utile da ora in poi così quando arriverà il momento di salvare Alice, anche tu sarai pronta e scattante come lo saremo tutti noi.” Disse, serio, Gates.
Li guardai, uno ad uno poi, ricacciando dentro le lacrime, annuii.
“Sono pronta.” Dissi, decisa.
E da lì iniziò il mio allenamento estenuante.
Shads mi costringeva a camminare in bilico su qualsiasi cosa, per insegnarmi a mantenere l’equilibrio; Gates mi obbligava a portare a mano pesi enormi, per allenare braccia e gambe, Christ mi stava insegnando ogni minimo trucco da poter fare con qualsiasi tipo di lama e Vee mi aiutava ad imparare a combattere e difendermi.
Ogni giorno che passava, sembrava passare una settimana.
Ero sempre più distrutta ma decisa a non mollare.
Passavo le mie notti a dormire in cabina da sola, finché le mie grida disperate nel sonno non richiamavano i ragazzi che correvano in camera a svegliarmi, finendo poi per addormentarsi sul pavimento della cabina, tutti tranne Rev.
Rev era gelido ma non solo con me, con tutti.
Con la differenza che con me evitava anche di incrociare lo sguardo.
Era capitato, in quei quattro giorni, che incrociassi il suo sguardo per una sola volta e mi aveva mandata in frantumi.
I suoi occhi erano spenti, sempre circondati dall’alone rosso del pianto e gonfi.
Mi mancava vederlo sorridere, mi mancava sentire le sue braccia strette intorno al mi corpo, mi mancava ogni fottuta cosa di lui ma non riuscivo a perdonarlo per aver mandato Alice su quella dannata nave.
La settimana volò in fretta e, senza che me ne accorgessi, era la mattina prima del salvataggio.
Quella notte, al calar del sole, saremmo andati da Alice.
Era viva?
Era ferita?
Era pronta a tornare?
L’avevano forse scoperta?
Non avevo una risposta a nessuna delle schifosissime domande che mi stavo ponendo e il cuore non mi dava tregua.
Doveva essere viva.
Doveva.
Mi aveva promesso sarebbe tornata e Alice manteneva sempre le promesse.
Il sole sorgeva in quel momento.
Rimasi a fissarlo sbucare da dietro la linea dell’orizzonte finché una mano non si poggiò su una mia spalla.
Mi voltai di scatto e trovai Gates, le occhiaie violacee fin quasi alle guance, fisso verso l’orizzonte.
“Sei pronta?” mi domandò.
“No, ma dovrò esserlo.” Sussurrai.
La sua mano dalla mia spalla passò alla mia testa, scompigliandomi leggermente i capelli.
“Ce la faremo.” Disse ancora.
“Dobbiamo.” Risposi.
Matt, Christ e Vee ci raggiunsero, prendendo posto di fianco a noi, seduti in bilico sul parapetto.
“Az, hai dormito ?” mi domandò Vee, preoccupato.
Feci cenno di no con la testa e lui sbuffò.
“Avresti dovuto farlo, devi essere riposata...” sussurrò Christ.
“Neanche Gates ha dormito.” Dissi io.
“Spiona” fece lui, facendomi una linguaccia.
“Siete come cane e gatto.” Disse Matt, mentre io e Gates eravamo impegnati a farci le smorfie e tutti sorridemmo.
Fu l’unico sorriso apparso sui nostri volti durante quella lunga ed estenuante settimana.
Su consiglio di Christ, ci raggruppammo sul ponte per mangiare un po’ di frutta, tanto per avere un po’ di forze in più.
Stavamo mangiando, tutti pensierosi, quando Rev salì sul ponte.
Rimase in piedi davanti a noi e tutti si voltarono a guardarlo, tutti tranne me che ero impegnata a fissarmi i piedi ma sentivo, pungente, il suo sguardo su di me.
“Siete tutti pronti?” domandò.
“Sì.” Rispose Matt.
“Il piano è questo: Noi andremo fino all’ammiraglia che è a circa un’ora da dove siamo noi in questo momento, Azriel attenderai qui.”
Ci fu un istante di silenzio.
Pensai di non aver capito bene.
Alzai la testa e guardai i ragazzi, sconvolti e confusi poi Rev che, fermo e impassibile, con le braccia incrociate al petto, mi fissava.
“Domande?” chiese.
“DOMANDE?” ripetei, gridando ed alzandomi in piedi “RIMANERE QUI? NON SE NE PARLA!”
“E’ un ordine.” Disse lui.
“ME NE FOTTO DEI TUOI ORDINI, REV! VERRO’ CON VOI CHE TI PIACCIA O NO!” ero fuori di me.
Non poteva averlo detto davvero.
“Mi saresti d’impiccio.” Disse, gelido.
Rimasi impietrita a fissarlo.
Cercando qualcosa nei suoi occhi, una spiegazione razionale a quel suo imporsi così.
“D’impiccio? Ma se si è allenata estenuantemente per una settimana? E’ più agile, più resistente e sa difendersi ed attaccare a dovere, perc-“ provò a finire Vee ma fu interrotto da Rev.
“Perché sono il capitano ed ho deciso così.” Rev si voltò e si incamminò verso il corridoio.
Guardai i ragazzi che si lanciavano occhiate confuse poi feci due passi avanti.
“REV!” gridai.
Lo vidi fermarsi ma non si voltò.
“Non mi obbligherai a rimanere qui.” Dissi, fredda.
“Az... ti prego...” provò Christ, ma non ci badai.
Rev si voltò appena, poi sbuffò e fece per riprendere la sua strada.
“Se sarò costretta ad ucciderti per poter aver la libertà di andare da Alice, lo farò.” Dissi, nascondendo ogni tipo di tremore.
A quel punto Rev si voltò e in una frazione di secondi fu davanti a me, il suo viso ad un millimetro dal mio.
“Ti ho detto che rimarrai qui e così accadrà, non azzardarti mai più a minacciarti, Azriel, o giuro che scoprirai in pochissimo tempo perché sono temuto in tutto il mondo.” Ringhiò, furioso.
I ragazzi stavano per intervenire ma non lo fecero perché il palmo della mia mano spalancata si schiantò con forza sulla guancia di Rev, facendogli girare di poco la testa.
Rev rimase a bocca aperta a fissarmi.
“Non permetterti di trattarmi così. Non dopo tutto ciò che hai fatto. Non dopo tutto il male che mi hai portato. Se non mi vuoi con te, dovrai uccidermi.” Dissi, trattenendo a stento le lacrime.
Rev si portò due dita sulla guancia che avevo colpito poi fece un passo indietro.
“Non correrò in tuo soccorso.” Disse.
Annuii.
“Non sarò al tuo fianco.” Continuò.
Annuii di nuovo.
“Salirò su quella nave solo per salvare Alice perché le ho dato la mia parola che l’avrei fatto, ma qualsiasi cosa accada a te sull’ammiraglia, non saranno affari miei.” Concluse.
Accusai il duro colpo, annuii mandando giù il groppo che mi si era formato in gola e poi lo vidi allontanarsi.
Mi voltai, trattenendo le lacrime, verso i ragazzi.
“Non una parola, vi prego. Non dite nulla.” Dissi, la voce spezzata dal fiato che mancava.
Vee si avvicinò a mi strinse a sé.
“Si sistemerà tutto.” Mi sussurrò.
“L’ho perso e non posso farci niente. Va bene così. Abbiamo altro a cui pensare ora. Ho bisogno di allenarmi ed assicurarmi che ricordo ogni minimo dettaglio.” Sussurrai, tremante.
“Ma Az...” provò a dire Matt.
“No, vi prego, non trattatemi come fossi una stupida bambina debole. Posso farcela, davvero. Vi prego, almeno voi, fidatevi di me.”
I ragazzi annuirono e riprendemmo ad allenarci.
Era sera, ormai, il mare era rosa a causa del sole che cominciava a scendere e il mio cuore minacciava di esplodermi in petto.
Eravamo sulla scialuppa, tutti stretti, io ero al centro, seduta e continuavo a carezzare il manico del mio coltello senza alzare lo sguardo dalla mia mano.
Ero pronta.
Avrei salvato Alice.
Quello era il mio unico pensiero.
Quando avvistammo l’ammiraglia capii che ormai indietro non potevo tornarci.
Sto arrivando, Al, ti prego, mantieni la tua promessa.


Note: il pc non è ancora sano, quindi sono costretta ad aggiornare di fretta ancora una volta.
Grazie ancora a chi ci segue <3
See ya,

Marinaia Al (e capitano Sah).

  
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