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Autore: Monijoy1990    04/09/2014    1 recensioni
Mary è una ragazza di 22 anni. A seguito della scomparsa prematura di sua madre si ritrova a gestire le continue assenze di suo padre dilaniato dal dolore, oltre che fare i conti con le nuove responsabilità.
La sua unica ancora di salvezza è Andrea, suo fratello minore.
La sua vita, ormai giunta a un punto morto, cambia inesorabilmente con la partenza di suo fratello per il Giappone. Un insolito scambio, catapulterà un giovane e aitante ragazzo orientale in casa sua, sconvolgendo la sua vita ormai ordinaria.
Riuscirà Mary a gestire quest’altro uragano nella sua vita? E quell’insolito e misterioso ragazzo, quali segreti avrà in serbo per lei?
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hyunjoong
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO  18
AMARE SENZA AMORE?

 
 Ecco per voi il link del concerto con l'extra di Eichi che non avevo aggiunto.Buona lettura e buona visione. 

CONCERTO
https://www.youtube.com/watch?v=yTV__4lml8U

INEDITO DI EICHI

https://www.youtube.com/watch?v=zGwZFYEXsK4
 
 
 
Ore sette del mattino. Eichi era avvolto tra le calde coperte di quel letto anonimo alla periferia di Parigi. La stanza era immersa nella completa oscurità. Era stato proprio in quel posto che poche ore prima aveva detto addio a Mary. Un raggio di sole radente gli accarezzò il viso ridestandolo dal suo sonno inquieto.
Si rigirò un paio di volte ancora tra quelle fredde lenzuola, prima di prendere la coraggiosa decisione di alzarsi. Un piede dopo l’altro raggiunse la finestra. Scostò la tenda, permettendo al Sole d’invadere e riempire l’intera stanza. Anche se era Novembre il cielo era incredibilmente limpido e senza nuvole. Una eccezione davvero insolita per il clima volubile di Parigi.
 Anche se quel giorno gli sorrideva vivace lui dentro aveva un cielo nuvoloso e carico di pioggia.
Adesso non gli restava più nulla. Aveva detto addio alla musica, al suo passato e all'unica persona che avesse realmente amato.
Non poteva sopportare che il mondo andasse avanti vivacemente quando lui dentro era bloccato a un punto morto. Richiuse le tende e tolta la maglia e il pantalone del pigiama, s’infilò sotto la doccia. L’acqua scese rapida e fredda sulla sua schiena. La sensazione fu davvero piacevole.  Sarebbe rimasto lì immobile per sempre, nella speranza, che una volta uscito  tutto sarebbe tornato a un anno prima. Quando aveva Mary e la musica a riempire la sua vita ormai priva di scopo. Si rannicchiò, stringendosi su se stesso. Le lacrime scesero forse troppo in fretta o forse no, mentre l’acqua gli accarezzava la pelle confortante come la pacca di un vecchio amico. Raccolte le ultime forze, si rialzò e si trascinò fuori di li. Avvolse un asciugamano intorno alla vita. Si voltò e finalmente tornò a fare i conti con la sua immagine riflessa nel grande specchio di quel bagno che ne aveva viste di persone di passaggio. Dopotutto anche lui era stato una semplice persona in transito nella vita di Mary. Scostò il ciuffo scuro dei suoi capelli dal viso. Aveva delle enormi occhiaie. Con una mano si coprì l’intero viso. Non poteva sopportare di vedere i segni di quella rottura ancora impressi sul suo volto. Lo sguardo gli cadde poi sul suo tatuaggio. Le aveva dato tutto, poteva davvero finire così?
Basta! Doveva rialzarsi, non poteva piangersi addosso. Tornò nella suite e si rivestì. Poi uscì chiudendosi la porta alle spalle. Era pronto per la sua ultima conferenza stampa.
 
 
Mary era sull'aereo. Direzione Italia. La sera prima le sembrava ancora un brutto incubo.
 Alla fine suo fratello l’aveva scortata fino alla sua stanza. Lì sdraiata sul letto si era ritrovata Mina che, tanto per non smentirsi, si era lasciata trascinare dai festeggiamenti e alla fine si era ubriacata come una spugna. Quella notte toccò a Mary reggerle la testa sul water. Dopo due ore interminabili erano riuscite a prendere sonno entrambe. Adesso erano le nove del mattino e finalmente il loro aereo stava per atterrare. Accanto a sé Andrea le stringeva rassicurante la mano. Gli aveva raccontato tutto o meglio una parte del tutto.
“Hai fatto la cosa giusta” l’aveva rassicurata. Ma lui non poteva sapere quali fossero i suoi veri sentimenti.
 Aveva appena detto addio all'unica persona che avesse mai realmente amato nella sua vita e che avesse ricambiato con sincerità i suoi sentimenti; l’unica che le avesse dato la forza per non cedere e per continuare a lottare. La sua musica, nonostante la distanza, l’aveva incoraggiata anche quando le sue calde braccia non potevano raggiungerla. Eichi era così importante per lei ,che pur di proteggerlo, avrebbe sacrificato tutta se stessa. Ma quel segreto sarebbe rimasto nascosto nel suo cuore come tacita testimonianza del loro amore impossibile. 
Una voce avvertì i passeggeri che dovevano allacciare le cinture. L’aereo stava per atterrare. Mary, vicino il finestrino osservava le nuvole bianche sfumare pian piano verso l'alto, sostituite dalle ampie pianure prima e dagli alti palazzi poi.  
Era arrivato il momento di lasciarsi il passato alle spalle.
“Addio, Eichi. Ti ho amato davvero e sarai l’unico per me… per sempre.”
Una lacrima, infierendo lentamente,  tagliò la sua guancia facendosi spazio sulla sua pelle candida.
 
Ad attendere i tre ragazzi di ritorno da Parigi c’era Luigi. Andò loro incontro sollevato e emozionato con la sua solita andatura barcollante. Mary guardava il viso tondo e sorridente di suo padre e per un attimo si sentì più sollevata, quasi rinfrancata da quella visione. La famiglia dopo due anni si era di nuovo riunita. Così, come il sole che sorge lento all'orizzonte, anche sul viso di Mary emerse gradualmente un caldo sorriso.
L’uomo avanzò deciso nella loro direzione.  Non vedeva suo figlio da quasi  due anni. Andrea si arrestò alla sua vista. Entrambi immobili a pochi metri di distanza si studiavano, cercando negli occhi dell’altro quelle parole che il pudore e l’orgoglio non volevano lasciare libere di uscire.
Rimasero immobili, indecisi e impacciati, ancora per pochi secondi ancora. Poi Andrea si mosse verso di lui e ostentando una solennità poco convincente depose il borsone sul pavimento.
«Papà, sono tornato…» l’uomo scrutò suo figlio con sguardo perplesso. Era cambiato così tanto. Il ragazzo insicuro che conosceva adesso era diventato un uomo. Era così orgoglioso di lui. Anche Clara ne sarebbe stata fiera. Ne era sicuro.
Con un movimento goffo e improvviso strinse a sé Andrea, quasi sollevando dal pavimento. Non gli interessava di quello che avrebbe pensato la gente lì intorno, voleva solo abbracciare suo figlio. Non era un tipo che si lasciava facilmente travolgere dalle emozioni, ma quella era un’occasione del tutto eccezionale.
Andrea ricambiò felice, la stretta soffocante di suo padre, quasi boccheggiando. Gli era mancata la figura paffuta di Luigi con il suo inconfondibile odore di tabacco vanigliato e quella risolutezza difensiva che spesso ridicolizzava per stuzzicarlo. Finalmente era tornato a casa.
«non dirmi che ti sei ammorbidito papà.»
Due colpi di tosse ben assestati e l’uomo recuperò le distanze rosso in viso come se avesse bevuto due brocche di Primitivo di Manduria.
«ammorbidito io? Ma, figuriamoci! Piuttosto vi sembra normale arrivare a quest’ora? mancano sette ore al matrimonio.» sospirò inquieto <<,  voi due non vi smentite mai. Siete proprio due incoscienti. Adesso seguitemi, dobbiamo andare a casa per i preparativi.» scorgendo anche Mina dietro Mary proseguì in tono più accomodante.
«Mina è un piacere rivederti.»,
«anche per me lo è»
 «Marco mi ha lasciato tutto il necessario a casa perché tu potessi cambiarti da noi.» la giovane acconsentì sorridente.
«Ora che ci penso, Andrea, dov’è la tua accompagnatrice?» il ragazzo, non si arrestò ma proseguì sicuro camminando accanto a suo padre. Si era preparato a quell'interrogatorio.
«ci raggiungerà alla festa. Aveva un impegno importante questa mattina…»
«capisco, è un vero peccato. Mi avrebbe fatto piacere conoscerla prima della cerimonia. Ormai sono quasi due anni che ce la tieni nascosta….»
«si effettivamente sono quasi due anni…» distolse lo sguardo,
«e in tutto questo tempo non ti sei degnato di mandarci neanche una sua foto. Ammettilo ti vergogni di noi, non è così?»
«Ma cosa dici? E' solo che non c'è stata occasione, e comunque ormai sono così stanco dei vostri interrogatori che non mi avete lasciato altra scelta che farvela conoscere oggi. Siete contenti? Ovviamente, mi auguro che l'accoglierete come parte della famiglia, per me è molto importante…»
«ma che domande fai! Certo che l’accoglieremo e con molto piacere, se è la persona che ti ha reso l’uomo che vedo adesso non posso che esserle debitore!» detto questo aiutò Mary e Mina con i loro bagagli, spronato subito dopo il gruppo a seguirlo in macchina. Ovviamente nessuno ancora sospettava quale fosse la vera identità della famosa Yoko Ono.
 
 
Eichi era seduto al centro del lungo tavolo bianco. Dinanzi a sé e a ognuno dei membri, era posizionato un microfono. Alla sua sinistra si erano da poco accomodati  JJ  e Daisuke, mentre alla sua destra sedevano Rio e Hiro. Quella sarebbe stata la loro ultima conferenza stampa a Parigi.
Dopo venti minuti di domande e fotografie varie quella tortura si concluse, per la loro felicità.
JJ ogni tanto lanciava degli sguardi preoccupati verso suo fratello. Sembrava quasi assente.
Appena furono di ritorno in albergo, JJ lo raggiunse in camera sua. Bussò un paio di volte. Eichi gli aprì tornando subito dopo ai suoi bagagli. Quel pomeriggio sarebbero ripartiti per Tokyo.
JJ entrò richiudendosi la porta alle spalle. Scompostamente si lanciò sul letto.  Eichi vide barcollare pericolosamente il suo bagaglio. Aveva quasi finito di caricarci dentro tutta la sua roba. JJ l’osservava in silenzio. Aveva paura che quello non fosse il momento più adatto e quindi si limitava a soppesare l'attesa cercando il momento più propizio per dire la sua. . Aveva provato a mettersi da parte, ma era più forte di lui... , non riusciva proprio a rimanere zitto. Doveva dirgli tutto. Altrimenti un giorno se ne sarebbe pentito.
«JJ, volevi dirmi qualcosa?» lo incoraggiò Eichi, dopo aver chiuso la sua valigia.
«hai intenzione di lasciarla andare?»
«Non mi va di parlarne…»
«e invece ne parliamo. Ok, a me lei non sta simpatica nemmeno un pò, e devo ammettere che fosse per me ti impedirei di inseguirla. Ciononostante, devo ammettere una cosa. Per la prima volta ho visto i tuoi occhi brillare.  E se era lei il motivo della tua felicità non credo dovresti mollare…»
«JJ è finita. Mi ha detto che non mi ama. Cos’altro dovrei fare? sta per sposare un altro!»
«E allora tu va da lei e impediscile di sposarlo…»
«non è così semplice…»
«cavolo quanto siete complicati! L’amore è una cosa così semplice eppure voi dovete renderla sempre complicata…»
«JJ, tu non puoi capire…»
«cos’è che non posso capire? Guarda che conosco perfettamente la sensazione soffocante che si prova quando credi di aver perso per sempre l’unica persona al mondo che può capirti, che conosce tutto di te e che ti ama incondizionatamente per quello che sei. L’ho provato con Akiko e non è una bella sensazione.  Proprio per questo motivo non posso lasciarti mollare in questa maniera. Nella vita occorre lottare fino all’estremo, fino all’ultimo… Sapere di non aver lasciato mai nulla d'intentato alle spalle. Ovviamente, se il suo amore è ancora quello che vuoi…»
«JJ lei non mi ama più, me lo ha detto con le sue labbra. A cosa dovrei credere ormai?»
due colpi di tosse ben assestati e JJ si rimise seduto sul materasso soffice della souitte, incrociando le gambe nella sua solita posizione meditativa.
«Sai onissan alle volte le labbra non raccontano la stessa verità del cuore. Dopotutto, non credo che lei abbia smesso di amarti …»
«e cosa te lo fa credere?»
«cavolo onissan ma devo spiegarti tutto io? Quando le ragazze ti allontano è solo perché vogliono essere inseguite. Anche un bambino lo sa. Ma non ti ha insegnato nulla la cinematografia mondiale?»
«… non credo sia questo il caso, credimi.»
«… quella scema sta cercando di proteggerti. Sta mentendo spudoratamente. Come puoi non averlo capito?»
«e tu cosa ne sai?» gli si sedette vicino Eichi interessato. JJ sbuffo due volte irritato dalla cocciutaggine di suo fratello.
«ieri sera, quando Andrea è venuto da te… io ho accompagnato quella pazza mezza ubriaca in camera. Non ho mai visto nessuno bere come lei, e poi farneticava in continuazione... Ero davvero tentato di mollarla lì per i corridoii. Poi a un certo punto ha iniziato a blaterare qualcosa su suo fratello e su Mary. E’ stato lì che ho scoperto tutto…»
«ovvero?»
«…lei ti ama e se non ti muovi la perderai per sempre….»
 
 
Il vestito bianco era perfetto. I capelli erano stati raccolti e il trucco era completato. Mary nascosta dentro l’enorme tendone bianco allestito per l’evento si torturava le mani nervosamente, percorrendo quei quattro metri di ampiezza complessiva, andando avanti e indietro. Fuori tutti fremevano impazienti, in attesa che la cerimonia avesse inizio. All’esterno gli invitati più importanti avevano iniziato a radunarsi. Era la residenza privata di un noto collezionista d'arte ad essere stata messa a disposizione per le nozze. Nel giardino esterno erano sparse molte istalazioni statuaree classiche e moderne. Era stato Marco a pensare alla location. Voleva rendere quel giorno memorabile soprattuto per la sua sposa.
L’intera zona, nell'arco di poche ore, era stata allestita per l’evento. C’erano illuminarie e sedie e banchetti su tutta la zona. Anche se era Novembre non faceva molto freddo.
 “Chissà se è normale sentirsi così agitati prima del matrimonio… il cuore mi fa così male”. Si tormentava in solitudine Mary.
I suoi tormenti furono messi a tacere dal rumore di una tenda sollevata. Era Angela, ne fu subito sollevata. L’amica le si avvicinò sorridendole complice e raggiante.
«Ma che faccia hai? Guarda che stai andando a un matrimonio non a un funerale…»
«hai ragione, deve essere l’ansia pre-cerimonia. Che stupida agitarmi per così poco…»
«vedrai che andrà tutto benissimo. Non devi preoccuparti. Ho appena visto Marco. Se ti può consolare, la sua faccia non era migliore della tua.»
Finalmente un sorriso tornò a illuminarle il viso.
«Grazie, per tutto Angela. Sono felice che tu sia entrata a far parte della mia vita. Sono felice che quel giorno in Accademia tu mi abbia difeso. Non so che avrei fatto senza di te adesso come allora»
«Ma, non dire sciocchezze. Lo sai che io ci sarò sempre. Le mie braccia e i miei pugni sono a tua disposizione. Se qualcuno ti farà soffrire ancora non mi tirerò indietro e gli mollerò un bel cazzotto dritto in faccia. Non devi temere, ti difenderò fino alla fine. Puoi contare su di me. Ora però tirati su. Tra poco inizierà la cerimonia. Non vorrai arrivare davanti a Marco con quella espressione da funerale sul voiso.»
«Hai pienamente ragione. Adesso mi riprendo.»
«Così, si ,che mi piaci. Adesso raggiungo gli altri. Ci vediamo sull'altare»
«Grazie ancora…»
«Quante volte devo dirtelo che tra amiche non servono ringraziamenti?»
«Angela, posso chiederti una cosa?»
«ma certamente!» si fermò appena in tempo.
«a quel ragazzo in accademia… è vero quello che si diceva? Gli hai davvero mollato un calcio… tu sai dove?»
«mi dispiace ma questo è un segreto! Ti posso solo dire che non era ben equipaggiato dopotutto» le lanciò un occhiolino d'intesa.
Mary finalmente, sorrise di gusto. Angela, dopo averla salutata, uscì dalla tenda lasciando ancora una volta Mary da sola con la sua ansia e i suoi sensi di colpa, mascherati questa volta da un sorriso che sapeva non sarebbe durato a lungo.
 
 
 
“Marco, stà calmo. Non serve a niente agitarsi in questo modo. Eppure non riesco a cancellare quel dannato ritratto dalla mente? . Perché mi perseguita?”
Marco era nella tenda bianca allestita per ospitare lui e il suo testimone.
“Andrea dovrebbe arrivare a momenti” pensò osservando l’ora dal suo orologio da polso.
Era troppo agitato per  rimanere lì fermo ad aspettare. Sarebbe uscito a cercarlo. Non c’erano altre soluzione. La tensione era troppa perché potesse reggerla da solo in quella tenda.
Uscì nella speranza di incontrare qualcuno che alleviasse i suoi tormenti.
 
 
 
«Mina, fermati…» la rincorreva Andrea infuriato come non mai.
«Andrea, finiscila ti ho già detto che JJ si è immaginato tutto…» finalmente era riuscito a bloccarla per un polso.
«ti ho presa finalmente…»
«lasciami!» si divincolava disperata.
«tu adesso mi racconti tutto quello che sai…»
«non posso…»
«certo che puoi. Anzi devi…»
«io non voglio vedere mio fratello soffrire ancora una volta… perché non lo capisci?»
«è proprio perché lo capisco che non posso lasciarti andare. Come fai a non comprendere che tuo fratello non potrà mai essere veramente felice con accanto una donna che non lo ama?»
«meglio di non averla proprio quella persona accanto!»
«tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Tua madre è andata via proprio per questo motivo. Vuoi che tuo fratello provi lo stesso dolore che tua madre ha custodito per anni dentro silenziosamente. Non si può essere così tonti da credere che si possa amare ed essere amati senza amore!»
Mina, si acquietò, reclinando il capo colpita e affondata da quelle parole. 
«e va bene…» con dolcezza Andrea la invitò a sedersi su una panchina lì vicino. Nessuno dei due poteva sospettare che dietro il cespuglio alle loro spalle si nascondeva, Marco.
«mio padre ha ricattato Mary. Avrebbe fatto licenziare vostro padre e fatto perdere il negozio ai nonni di Eichi se lei non avesse sposato mio fratello. Ho sentito tutto per caso. Mi dispiace, avrei dovuto dire la verità subito, ma non volevo vedere la delusione sorgere una seconda volta sul volto di mio fratello…» detto questo nascose il viso tra le mani versando lacrime di amaro rimpianto.
«Non è colpa tua. Adesso non piangere.» la consolò l’altro.
 
“Non può essere vero! Mary mi stava sposando solo per questo motivo? Mi ha mentito sin dall’inizio? No, questa non può passarla liscia… questa è la mia vita… non posso permettere che altri decidano per me…”
Per Marco era arrivato il momento di mettere fine a quella farsa.
Tornò verso la sua tenda. Una volta entrato notò al figura fiera e sostenuta  di suo padre. Era proprio la persona che sperava di incontrare.
«Mi stavo appunto chiedendo che fine avessi fatto. Gli invitati sono tutti arrivati.»
Marco lo sfidava pieno di ira e di disgusto.
«cos’hai? Stai bene? hai una faccia!»
«Non dirmi che adesso ti preoccupi per me, papà. Se davvero così posso chiamarti»
«ma che ti prende adesso?»
«Dimmi, non ti vergogni nemmeno un po’? Non ti è bastato ingannare la mamma per tutti questi anni, adesso volevi prenderti gioco anche di me? Alla fine per te non siamo altro che pedine sulla tua scacchiera? Sin dall’inizio non sono stato altro che questo per te?
Sei davvero arrivato a tanto, per sanare la tua sete di vendetta? »
«Di cosa stai parlando?»
«Smettila di fingere adesso, Sono stanco di tutti questi sotterfugi. Volevi condannarmi a una vita senza amore, come quella che hai fatto vivere alla mamma? Ebbene, non ti lascerò rovinare la mia vita e quella di Mary allo stesso modo. Dicevi di amare davvero Clara. E io come un idiota ti stavo anche ad ascoltare. Non hai la minima idea di cosa provassi in quei momenti. Avrei voluto amassi la mamma nello stesso modo. Ma non è mai stato così. Quando è andata via non ho fatto nulla per fermarla. Come un codardo ho preferito darmi la colpa di tutto, senza reagire, assecondandoti con la speranza che una volta sanata la tua vendetta saresti tornato da noi. In tutto questo tempo, ho cercato il tuo sostegno e la tua approvazione sperando di guadagnarsi almeno così il tuo affetto. La verità è che la vendetta è sempre venuta prima di noi.... e sempre lo sarà. Non sei stato in grado di cambiare in passato per amore degli altri e non lo sarai neanche se sposo Mary. Basta, mi sono stancato. Ho perso fin troppo tempo sperandoci come un illuso. La verità è che non hai la più pallida idea di cosa significhi amare davvero qualcuno. Se lo avessi saputo, non avresti mai condannato Clara, ne avresti lasciato andare via la mamma. L'unica donna che ti amasse davvero»
 
«Marco, sentirti dire questo mi delude…»
 
«Deluderti? Forse non hai sentito bene cosa ho appena detto. Non ho più bisogno della tua approvazione. Non ho più alcuna voglia di inorgoglire un padre come te. Mi viene quasi da piangere se ripenso che fin da quando ero piccolo il mio unico sogno era eguagliarti. Come uno stupido  ammiravo l'uomo che eri. Capace di costruirsi un impero dal nulla lavorando sodo per la tua famiglia. O meglio, questo era quello che credevo fossi:un uomo pronto a sacrificare sé stesso per la sua famiglia, e non uno pronto a sacrificare la sua famiglia per sé stesso.
«tu non sai che stai dicendo... »
E invece lo so benissimo. Sono stanco di farmi pilotare da te. Un tempo credevo che ciò che facevi fosse per il mio bene ma adesso so lo hai fatto solo per puro egoismo. Una persona, tempo fa, mi disse che chi  ero o chi  sceglievo di essere sarebbe spettato solo a me deciderlo. E’ una scelta che avrei dovuto compiere a piccoli passi. Ebbene il mio primo passo sarà quello di rinunciare a questa assurda farsa.» concluse grave, lanciando la scatola con le fedi al suolo.
«stai farneticando. Adesso finiscila Marco! Prendi gli anelli e và vicino l’altare, non farmi perdere la pazienza!»
 
«No! Ho intenzione di lasciarla libera. Perché a differenza tua, so cosa significa amare veramente qualcuno, e proprio perché l’amo, non posso costringerla a sposarmi contro il suo volere… Infondo l’ho sempre saputo, la persona che ama e che ha sempre amato non sono io e ne mai lo sarò… è arrivato il momento di farmene una ragione e forse dovresti fartene una anche tu…»
«sei solo un idiota, stai buttando al vento l’unica possibilità che hai per farla tua per sempre…»
«ti stai sbagliando… quella che sto buttando al vento è una vita costruita sulla menzogna che non ho assolutamente voglia d’incoraggiare. Non sarò come te. Sarò migliore di te, almeno questa volta.»
Francesco si avvicinò a suo figlio con aria minacciosa. Senza aggiungere altro si preparò a mollargli uno schiaffo dritto in faccia. Ma quella mano non raggiunse mai il volto di Marco, qualcun altro si frappose nella loro discussione.
«Angela…?» osservò stupito, il ragazzo dagli intensi occhi verdi, adesso sgrananti dalla sorpresa. La ragazza teneva saldamente stretta nella sua mano il polso di Francesco.
«Adesso la finisca. Ha fatto anche troppi danni per i miei gusti»
Marco non poteva credere ai suoi occhi, era l’ultima persona che pensava sarebbe giunta in suo soccorso in quel momento.
«togliti di mezzo ragazzina, questi non sono affari che ti riguardano»
«e’ qui che si sbaglia… mi riguardano eccome.» proseguì allontanando con un movimento deciso il braccio di Francesco.
«Sei proprio uno smidollato, non riesci neanche a difenderti da solo.» provocò il figlio immobile dietro Angela,
«Che male c’è  ad essere difesi da chi ci ama? Ma cosa può saperne. Lei non ha più nessuno che la difenderebbe. Per colpa del suo ego ha allontanato tutti e adesso è solo. Sono davvero triste per lei, deve fare davvero male non avere più nessuno dalla sua parte!»
«tu brutta ragazzina come ti permetti!» stava per mollarle uno schiaffo ma Marco si frappose tra loro. Il suo pugno chiuso raggiunse la mandibola del padre senza che neanche lui potesse controllarlo. Semplicemente il suo corpo si mosse in piena autonomia.
Angela guardò la scena a bocca aperta. Era la prima volta che vedeva Marco reagire in quel modo contro suo padre. Fino a quel momento aveva sottostato a tutti i suoi comandi passivamente.
«Non provare a sfiorarla neanche con un dito.»
l’uomo si massaggiava la mascella indolenzita, «sparisci immediatamente dalla mia vista.» gli ordinò pieno di ira.
«Non temere lo farò prima di quanto pensi…», detto questo Marco prese per mano Angela volandogli le spalle.
«Non credere che finirà così…» lo minacciò.
Marco tornò sui suoi passi.
«…non ti azzardare a fare qualcosa di male al signor Luigi, ai nonni di Eichi o a Mary, Perché non mi tirerò indietro questa volta. Difenderò chi amo. Non ti permetterò di rovinare anche le loro vite.»
«… e cosa puoi fare tu per impedirmelo?» sogghignò con aria provocante.
«Lavorare al tuo fianco non è stato poi tanto inutile, ho scoperto cose davvero molto interessanti…»
«di quali cose interessanti stai parlando?» proseguì incerto l’uomo.
«ho notato che per l’apertura del nuovo ipermercato hai falsificato molti permessi. Anche in questi casi hai condotto le cose con sotterfugi. L’onestà che tanto rimproveravi a Clara non sai neanche tu cosa sia. Mi fai veramente pena, io non sarò mai come te. Se farai qualcosa al signor Luigi, a Mary e alle altre persone importanti della mia vita non ci penserò due volte prima di denunciarti alla polizia. Per questo faresti bene a startene buono per un po’.»
L’uomo strinse i pugni sconfitto digrignando i denti dalla rabbia. Questa eventualità non l’aveva proprio presa in considerazione. Marco soddisfatto, si voltò verso Angela. La prese per mano un’altra volta e la trascinò via di lì. Aveva finalmente capito che tipo di uomo voleva essere.
La storia era quasi finita.
 
NOTE:
Grazie a tutti coloro che continuano a seguire la mia storia,a chi lascia delle recesioni e chi ha inserito la storia tra le seguite e preferite. Vi ringrazio per il sostegno e il supporto costante e mi auguro che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. 
   
 
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