Frugò
nella
borsa e accese il cellulare che aveva spento prima di entrare
nell’ambulatorio
della sua ginecologa. Un breve trillo la informò di aver
ricevuto un messaggio.
Era di Harm che si scusava perché la riunione si sarebbe
protratta più a lungo
di quanto pensava, pertanto l’avrebbe raggiunta direttamente
dai Roberts. Toccava
dunque a lei occuparsi di comprare i regali per Trish e Frank. Agli
amici di
Washington avevano già pensato acquistando i doni in
California, così da
portare loro un po’ di aria del sud.
Sospirò
di
nuovo e si strinse nel cappotto, trattenendo un brivido di freddo e
allacciando
anche l’ultimo bottone. Il clima di Washington era
decisamente molto diverso da
quello di San Diego! Giusto due giorni prima lei e suo marito
– quanto le
piaceva poter dire che Harm era suo marito, finalmente! – si
erano concessi una
lunga passeggiata sulla spiaggia, indossando solo una giacca leggera.
Ma non
sarebbe stato Natale senza lo scoppiettio del fuoco nel camino, una
calda sciarpa
di lana al collo, la neve che scende dal cielo e una bella tazza di
cioccolata fumante.
“Mmmm,
cioccolata…
è proprio ciò di cui ho bisogno
adesso!” pensò Mac e si recò a passo
veloce
verso un bar sull’altro lato della strada, in compagnia dei
suoi pensieri.
Poche ore
più tardi, rinfrancata dalle endorfine messe in circolo dal
cacao (Dio benedica
i maya!) e dallo shopping, Mac raggiunse la residenza dei Roberts e
venne
accolta dal vociare allegro dei suoi figliocci, che la coinvolsero
immediatamente nei loro giochi prendendola in ostaggio fino
all’ora di cena.
Harm
arrivò
in ritardo come suo solito: le vecchie abitudini sono dure a morire.
Appena vide
sua moglie, si rese conto sin dalla prima occhiata che stava
rimuginando su
qualcosa. Le chiese sottovoce come fosse andata la visita e lei lo
liquidò con
un freddo “ne parliamo dopo”, pertanto decise di
rimandare la conversazione a
quando sarebbero stati da soli in albergo. L’ambiente era
affettuosamente
affollato al momento. Oltre Bud e Harriett, infatti, c’erano
anche Mickey, suo
padre e altri colleghi del JAG. Tutti fecero onore all’ottima
cena preparata
come sempre dalle sapienti mani della signora Roberts, che continuava a
sfornare prelibatezze gastronomiche nonostante l’ingombrante
pancione.
Come da
tradizione,
dopo il lauto pasto si recarono alla messa, dove il reverendo Turner
parlò ai
loro cuori del miracolo di Natale e del dono della Vita che non solo
Maria e
Giuseppe avevano ricevuto, ma con cui l’umanità
intera era stata benedetta.
C’era
un
appuntamento cui Harm teneva particolarmente la vigilia di Natale e che
era
felice di poter onorare anche quell’anno, nonostante il
trasferimento a oltre
5000 miglia di distanza. Suo padre lo aspettava al Vietnam Veterans
Memorial. E
questa volta non avrebbe compiuto il pellegrinaggio da solo: finalmente
sua
moglie sarebbe stata accanto a lui.
Il viaggio verso
il monumento trascorse in silenzio. Mac guardava fuori dal finestrino
della
macchina, persa nei suoi pensieri. Rabb aveva imparato a conoscere
Sarah e sapeva
che, insistendo, non avrebbe ottenuto nulla da lei. Si ripromise
perciò di
riservarle una dose speciale di coccole appena arrivati in albergo. A
quelle –
ne era sfrontatamente sicuro – sua moglie non avrebbe
resistito.
Appena
arrivati davanti al muro, l’uomo si sfilò un
guanto e sfiorò delicatamente con
le dita le lettere incise che ricordavano il sacrificio di Harmon Rabb
sr. Poi
cominciò a parlare, a voce bassa, incurante dei pochi altri
visitatori: “Ciao
papà, ti ricordi di Sarah? Sì, è Mac,
ti ho parlato tante volte di lei…. Beh,
vedi papà, molte cose sono cambiate dalla mia ultima visita
qui. Per fartela
breve, ho finalmente trovato il coraggio di dirle che la amo con tutto
il mio
cuore e sai una cosa? Inspiegabilmente lei ama me. Tanto da volermi
sposare.
Sì, papà, ci siamo sposati poche settimane fa a
La Jolla, a casa di mamma. Mi
sarebbe piaciuto averti lì accanto a me, ma sono sicuro che
da lassù hai
vegliato su di noi. Mac era così bella quel giorno che non
riuscivo a toglierle
gli occhi di dosso… Da poco più di un mese siamo
entrambi a San Diego. Io sono
stato trasferito alla NATO e mia moglie – ah, quanto mi piace
poterlo dire! –
invece è a capo dello staff legale della sede congiunta
della Marina e dei
Marines. Li fa rigare dritto tutti quanti, dovresti vederla. Adesso lei
è qui
con me” si rivolse a sua moglie e le strinse affettuosamente
una mano.
“C’è
un’altra cosa che dovresti dire a tuo padre”
aggiunse Sarah.
Harm la
osservò corrugando la fronte, non riuscendo a capire cosa
avesse dimenticato di
raccontare.
“Dovresti
informarlo che diventerà nonno” spiegò
Mac, con voce tremante per la
commozione.
Il futuro
padre spalancò gli occhi per la sorpresa e
cominciò a balbettare: “Nonno?
Significa che… Mac… tu… io…
noi…”
“Esatto,
marinaio. Aspettiamo un bambino!” gli venne in soccorso Sarah.
Fu solo dopo
averlo rivelato a Harm che Mac afferrò l’effettiva
portata di quella notizia.
Appena la dottoressa gliel’aveva detto era rimasta scioccata
dalla sorpresa:
quello che credeva essere stato il suo ultimo ciclo in
realtà erano solo delle
piccole perdite che non avevano inficiato sulla salute del nascituro.
Poi aveva
cominciato a pensare a come informarne suo marito, ma non voleva farlo
davanti
ai loro amici: voleva che questo momento fosse privato, solo per loro
due. Aveva
serbato quella notizia nel suo cuore per l’intera giornata,
senza aver la
possibilità di condividerla con nessuno perché
desiderava che il primo a
saperlo fosse lui. E adesso, dopo aver pronunciato per la prima volta
ad alta
voce quella frase, aveva compreso pienamente ciò che stava
succedendo: avevano
battuto ogni statistica.
Avevano
vinto la battaglia contro il 4%.
Lei e Harm
aspettavano un bambino.
Sarebbero
diventati genitori.
Lei sarebbe
stata mamma!
E avrebbe
dato un figlio all’uomo della sua vita!
Un bambino
che avrebbe avuto la bellezza della madre e il cervello del padre. O
viceversa,
sarebbe andata bene in ogni caso. Proprio come avevano detto quasi
scherzando
quando avevano stipulato il patto di avere un figlio insieme, alla
nascita del
piccolo AJ Roberts.
Dentro di
lei stava crescendo il dono della vita, nato dall’amore
reciproco che nutrivano
l’uno per l’altra.
Harm
abbracciò sua moglie con tutta la forza che aveva, mentre
lacrime di gioia gli
riempivano gli occhi. Poi la lasciò andare e chiese:
“Ma come è potuto
succedere?”
Sarah
iniziò
a ridere e commentò: “Accidenti, Harm, credevo che
tua madre ti avesse spiegato
come nascono i bambini o che tu ci fossi arrivato da solo alla tua
età…”
Lui le
lanciò un’occhiataccia e riprese:
“Maaaaac, mi riferivo all’endometriosi…
ma
non importa. Come stai? Quando nascerà? Sai già
se è un maschio o una femmina? Cosa
ha detto la dottoressa? Devi stare a riposo? Oh mio Dio, qui fa troppo
freddo
per il bambino, perché non me lo hai detto prima? Sei sempre
la solita
testarda. Saremmo rimasti al caldo invece di venire qui. Anzi, andiamo
subito
in albergo, così ti puoi sdraiare e domani torniamo a
casa… ma sarà pericoloso
volare nelle tue condizioni?”
“Harm,
calmati e respira. Sto bene e il bambino nascerà fra sette
mesi. E’ ancora
troppo presto per sapere se è un maschio o una femmina,
comunque sta bene anche
lui. O lei. Ora mi prometti che non ti farai prendere
dall’ansia?” lo
interruppe Sarah. Quando suo marito entrava in modalità
iperprotettiva era
difficile da gestire.
“Non
posso
farlo. C’è tutto il mio mondo qui e io devo
prendermene cura!” protestò lui.
“OK,
ma
almeno stanotte possiamo festeggiare senza farci sopraffare dalla
preoccupazione?” propose Mac.
“Ci
posso
provare… però tu mi prometti che starai attenta
da ora in poi? E che la
prossima volta che vai dalla ginecologa fai venire anche me? Mi
piacerebbe
vedere nostro figlio…” le chiese timidamente,
abbassando il tono della voce.
“Starò
attenta, parola di marine. Se vuoi vedere il nostro bambino ho una
ecografia
nella borsa… ma qui non c’è abbastanza
luce, te la mostrerò appena arriviamo in
albergo” gli disse, accarezzandogli una guancia.
“Tu hai una foto di mio
figlio e non me l’hai ancora fatta vedere?” si
risentì Harm.
Sarah
alzò
gli occhi al cielo. Sarebbero stati sette mesi lunghissimi.
“Su, marinaio, andiamo
nella nostra stanza, così posso raccontarti per filo e per
segno cosa mi ha
detto la dottoressa e mostrarti la prima foto del piccolo Rabb. E poi
abbiamo
un miracolo da festeggiare!”
Si
incamminarono mano nella mano.
Era stato
davvero
un miracolo. Il loro miracolo di Natale.
Nota
dell’autrice
Mi sono fatta
prendere la mano ed è
uscito un finale più sdolcinato della cioccolata calda
bevuta da Mac!
Grazie per
avermi seguito anche in
questo episodio.
Un abbraccio,
Deb