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Autore: Jencloves    04/09/2014    3 recensioni
Charlotte, il giorno del suo 17esimo compleanno perde entrambi i genitori e viene messa in una casa di accoglienza di New York. La ragazza ha smesso completamente di parlare per lo shock e usa solo il suo diario e il suo album di disegni per esprimersi con se stessa.
E' sola finchè una famiglia del New Jersey non decide di prendersi cura di lei e la cosa la incuriosisce e la spaventa. incontrerà 6 persone stupende, tra loro Nick di cui lei si innamora e che la cambierà, ma con cui non potrà mai avere nulla al di fuori dell'amicizia..
Spero di avervi incuriosite
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frankie Jonas, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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7. La mia vita fa schifo pt.1 

*Sophie's Pov* 
Posai lo zaino accanto a me mentre mi sedevo sul muretto della scuola aspettando che mio padre mantenesse la promessa di venirmi a prendere, o come faceva di solito mi mandava un messaggio di scuse e mi toccava tornare a casa a piedi, magari anche sotto la pioggia. 
Sentivo i miei pensieri sovrastare le voci dei miei compagni di scuola che lentamente affievolirono fino a diventare minime. 
"Sophie" mi sentii chiamare attirando la mia attenzione. Mi girai ed era Joe, l'ultima persona che avrei voluto vedere. 
"Nick e Char sono già a casa" dissi io fredda e senza nessun motivo per farlo. Mi ero solo alzata con la luna storta e di conseguenza rispondevo in modo più freddo del solito 
"Posso parlarti?" mi chiese Joe sedendosi accanto a me 
"Finché non arriva mio padre" 
Detto ciò il telefono iniziò a vibrarmi in tasca e dopo che lo estrassi dalla tasca vidi "papà" sul display. Non risposi, tanto sapevo già cosa mi avrebbe detto quindi spensi il telefono e lo rimisi in tasca. 
"Non verrà vero?" 
"Già e io ora dovrò andare a casa a piedi"
dissi alzandomi dal muretto e mettendomi lo zaino sulle spalle, pronta ad una noiosa camminata verso casa. 
"Perfetto ti accompagno così posso parlarti" 
Accettai solo perchè non volevo sentire le sue suppliche e poco dopo eravamo già sul marciapiede che costeggiava la scuola. 
"Senti Sophie non so perchè ce l'hai con me, ma se è per la storia della finta fidanzata mi dispiace, non volevo metterti in mezzo. Davvero" disse lui "Se avessi detto che la mia ragazza era Char avrebbe capito che mentivo, ormai sapevano che era mia sorella quindi ho visto te e ho pensato che poteva cascarci" 
"Joe tranquillo, è solo che non è giornata tutto qui"
risposi io infastidita da ciò che aveva appena detto, perchè per lui ero stata una seconda scelta. 
"Scusa" disse di nuovo lui. 
"Non sei capace di fare altro vero?! Sai solo scusarti non è così. C'è qualcos'altro che sai fare oltre a questo?" gli urlai in faccia io, presa dalla rabbia di essere stata quasi come una ruota di scorta. 
In quel momento, senza rendermene nemmeno conto Joe si buttò sulle mie labbra in un bacio totalmente inatteso. In me si stava evolvendo una strana sensazione che non avevo mai provato. Una strana felicità, ma anche una specie di paura. Sentivo le farfalle che svolazzavano nel mio stomaco, ma allo stesso tempo un coltello mi pugnalava il cuore come a dirmi che non era giusto che stava succedendo. Tutto in me diceva che quel bacio non andava bene ma non io ascoltai nulla di ciò che il mio corpo mi suggeriva di fare, perchè per me, quel bacio fu il migliore di tutta la mia vita. Era esattamente come sognavo di essere baciata. Così, senza preavviso ma con una dolcezza capace di scioglierti. 
Non era il primo bacio che ricevevo, ma fu abbastanza per lasciarmi senza fiato come mai nessuno aveva fatto. Ci staccammo l'uno dall'altro ormai senza fiato e non sapevo davvero se sorridere o chiedergli il perchè di quel gesto improvviso ma non riuscivo a parlare o a emettere alcun tipo di suono. Ero ancora sconvolta per quel gesto inatteso ma bellissimo. 
"C'era Jennifer dall'altra parte della strada" disse agitandosi Joe mentre quella strana felicità comparsa sul suo viso lentamente spariva. 
"Certo.. Capisco" dissi abbassando lo sguardo capendo che per lui quel bacio non aveva significato assolutamente niente e così doveva essere anche per me. 
Dovevo convincermi che anche per me era così, che anche per me non aveva significato niente anche se voleva dire sopprimere ogni sensazione piacevole che mi aveva travolta in quell'istante. Dovevo abituarmi a baci così, belli ma falsi perchè ce ne sarebbero stati altri ed erano tutti mirati ad allontanare quella ragazza da lui. Ma Joe non capiva che non poteva baciare una ragazza così aspettandosi che per lei non fosse niente, perchè le ragazze con baci come quelli s'innamorano e temevo che potesse succedere anche a me. 
Arrivammo davanti a casa mia in poco tempo ma che a me sembrò un eternità perchè dopo quel bacio non ci rivolgemmo più la parola. Camminammo vicini, ma sembravamo lontani chilometri e non ci parlavamo. Eravamo entrambi alquanto imbarazzati, ma qualcosa mi diceva che Joe lo era più di me. C'era qualcosa nel suo sguardo che mi faceva intuire che era teso, nervoso, agitato come se avesse fatto qualcosa di sbagliato o di irreparabile. 
"Senti Joe, quel bacio non ha significato niente per nessuno vero? Cioè, è stato solo finto" 
"Si. Finto" disse lui grattandosi la testa guardando tutt'altro invece che i miei occhi che imploravano ogni divinità conosciuta affinché quelle iridi cioccolato si scontrassero con le mie per l'ultima volta prima che io decida di dimenticarle. 
"Io vado. Ci vediamo domani" 
Non aspettai nemmeno una sua risposta, alzai i tacchi ed entrai in casa, senza voltarmi indietro, senza guardare Joe un'ultima volta perchè l'avevo già fatto abbastanza poco prima. 
Entrai in casa e il silenzio più totale mi avvolse. Non c'era nessuno, così decisi di farmi una doccia per togliermi di dosso il profumo di Joe ed eliminare la tensione che mi attanagliava. 
Misi un paio di pantaloncini rossi, una canottiera bianca a righe blu e una bandana che raccolse all'indietro i miei capelli ancora un leggermente umidi e scesi nel salotto al piano di sotto e sulla poltrona in pelle nera preferita da mio padre sedeva il diavolo in persona, Mary e accento a lei c'erano due valige dall'aria sospetta.
"Preparale.. Tu e tu padre andate in vacanza" disse lei incrociando le gambe con aria altezzosa. 
Restai spiazzata dalla sua frase. Era un infinità di tempo che non andavo in vacanza con mio padre ed era strano che avesse deciso di farlo proprio in quel momento. 
Stavo per chiederle il perchè del cambio repentino di mio padre quando lei ricominciò a parlare con quel suo tono fastidioso 
"Vuole recuperare il vostro rapporto. perciò svegliati e prepara le valige" disse di nuovo lei. 
Annuii senza il minimo sentimento e salii al piano di sopra. Dopo aver saltellato qua e là come una stupida aprii l'armadio e misi in valigia tutto quello che trovavo. 
Ero felice che mio padre avesse finalmente capito che si stava allontanando da me, ma così su due piedi, da un giorno all'altro sembrava troppo strano. A puzzare ancora di più era il fatto che non ci sarebbe stata Mary. 
Ormai lei era dappertutto. Era ad ogni festa di compleanno di qualche parente, cene di lavoro, vacanze... Non avevo più pace da quando era arrivata ed ero stanca di lei e dei suoi comportamenti. 
Ma mi avrebbe fatto bene passare un pò di tempo con mio padre senza quell'arpia tra i piedi. 
Scesi di nuovo al piano di sotto con le valige pesanti e stracolme di vestiti che quasi non riuscivo a spostarle da quanto erano piene. 
"L'auto e tuo padre arriveranno tra poco e.." non finì nemmeno di parlare che subito dopo un clacson risuonò nel vialetto, così presi le valige e uscii di casa e ad aspettarmi c'era mio padre seduto sul sedile posteriore di una Mercedes nera. 
Mi sedetti accanto a lui e a quel punto l'aria si fece fredda e tesa, come se mi stesse nascondendo qualcosa, e l'eccitazione di passare un pò di tempo solo con mio padre svanì lasciandomi vuota ma con il presentimento che qualcosa proprio non andava. 
Misi le cuffie nelle orecchie accesi la musica in modo da potermi liberare di ogni pensiero, ma nulla sembrava funzionare. Il viaggio sembrava durare un'infinità, come se stessimo andando dall'altro capo dell'Inghilterra e la cosa stava iniziando a preoccuparmi, e come se non bastasse il tempo non aiutava per nulla. Il cielo era coperto da spaventosi nuvoloni neri e la pioggia aveva appena iniziato a cadere talmente forte che il suo rumore riusciva a sovrastare quello della musica. 
Diverse ora dopo l'auto si fermò e mio padre si girò verso di me per dirmi che eravamo "arrivati" a destinazione. Che la vacanza cominci. 
Scesi dall'auto e davanti a me c'era una donna vestita elegante e dei capelli color caramello legati in un raccolto che mi sorrideva gentile. Era uno di quei sorrisi che non ero più abituata a ricevere e vederne uno mi sembrava strano. 
"Buon pomeriggio signorina McHolly, io sono la direttrice Jackson e benvenuta nel collegio per ragazze St. Patrick" mi disse lei, e all'udire di quelle parole la mia bocca si aprii completamente per lo shock. 
"Aspettate mezzo minuto" dissi "Come collegio?" replicai io in preda al panico mentre sentivo la rabbia accumularsi dentro di me 
"Tesoro vedrai che ti farà bene stare qui" mi disse mio padre cercando di rassicurarmi, ma senza risultato perchè in quel preciso istante scoppiai a piangere 
"Papà avevi detto che avremmo passato un pò di tempo insieme, solo io e te come non facevamo da un vita. Mi hai mentito. Perchè?" urlai piangendo e prendendo a pugni il petto di mio padre che nel frattempo mi aveva abbracciato per calmarmi, ma più lui ci provava più io mi arrabbiavo e piangevo. 
Non potevo credere a ciò che mi aveva fatto. Mandy era riuscita a manipolarlo tanto da convincerlo che il collegio fosse la soluzione migliore per me. 
Ma per sua sfortuna non lo era. Non era ciò che volevo io. Volevo solo mio padre, ma mi stavo lentamente rassegnando all'idea che quell'uomo che mi aveva cresciuto e che io stimavo, non sarebbe mai più tornato e che dovevo abituarmi al nuovo, freddo e distaccato padre che era diventato. 
"Venga signorina" mi disse invitandomi a seguirla, e così feci. 
Mi accompagnò davanti ad una ragazza dai capelli lunghi biondi, a tratti bruni, con gli occhi color nocciola, il naso e le guance ricoperte di lentiggini che le conferivano un aria dolce, e una solarità che esplodeva da tutti i pori con addosso una divisa di un colore grigio topo spento e senza carattere al limite del deprimente... Proprio ciò che non volevo io. 
"Signorina McHolly lei è Ileen, sarà lei che le mostrerà la scuola e le insegnerà quello che c'è da sapere" 
La ragazza mi tese la mano per presentarsi, ma non riuscii a contraccambiare il saluto. Le mie mani erano nascoste dal maglione, ed ero troppo impaurita per fare qualsiasi cosa, pure per guardare la ragazza negli occhi. 
"Vieni ti porto nella tua stanza" mi disse lei mantenendo sempre quel sorriso innocente. 
La seguii trascinando le valigie che facevano un rumore a dir poco fastidioso mentre camminavamo per i corridoi della scuola, e tutti gli sguardi delle ragazze erano su di me. Mi squadravano dalla testa ai piedi come fossi una specie di alieno e mi sentivo ancora di più un estranea in quel mondo. Erano tutte ragazze viziate, piene di soldi, tutte principessine ma io non ero così. Ero piena di soldi si, ma non ero felice, ne viziata. Ero una normale ragazza, con un tenore di vita un pò più alto del normale ma che odiava tutto il lusso in cui viveva. 
"Ecco questa è la stanza. Ti hanno messo nella stessa stanza con me. Vedrai ti troverai bene qui" mi rassicurò lei, aprendo la porta della stanza. 
Mura azzurro scuro tendente al blu, due letti posizionati uno di fronte all'altro e un armadio in cui gli abiti di due ragazze non ci sarebbero mai potuti entrare fu quello che mi ritrovai davanti. Era scialba, priva di dettagli e troppo semplice, ma cosa mi aspettavo da un collegio il cui scopo era di far capire alle principessine che il lusso non era l'unica cosa importante nella vita quindi io che cazzo ci facevo li? 
"Ciao Ileen" urlarono fuori dalla porta tre ragazze in coro correndo incontro alla bionda accanto a me. 
La accolsero in un abbraccio talmente falso che chiunque se ne sarebbe accorto, mentre Ileen se ne rimaneva schiacciata tra queste tre ragazze. 
"Sarah, Melody, Ann.. Non sapete quanto sono felice di vedervi" disse Ileen cercando di staccarsele di dosso. 
E mentre loro iniziavano a fare le finte amiche l'una con l'altra io presi le mie valigie e le poggiai accanto al letto per poi sparire come un fantasma nel bagno. 
Mi ci chiusi dentro e mi sedetti sul water mentre i miei occhi iniziavano a pizzicare e lo stomaco urlava pietà. Tutto il corpo sentiva quelle urla strazianti tanti che riuscire a resistere fu più forte di me e in quel punto la tavoletta sulla quale ero seduta mi pregava di fare quello a cui ormai ero abituata. Così dopo un conato di vomito intenso feci quello che il mio corpo chiedeva e vomitai tutto ciò che avevo nello stomaco e pure nell'anima tanto da rimanere completamente svuotata. 
Mi lavai la bocca mentre gli occhi bruciavano e lacrimavano senza una ragione,. Avevo solo voglia di esternare tutta la tristezza, la solitudine e la delusione che il mio corpo provavo e ci stavo riuscendo, e nessuno poteva vederlo... Meglio ancora. 
Aprii la porta del bagno per uscire e non c'era più nessuno. Ero rimasta sola, di nuovo così cercai di approfittarne per chiamare qualcuno che potesse tirarmi fuori da quel posto, ma Char non parlava, Nick non lo conoscevo, e Joe... Non dovevo e non volevo parlare con lui quindi non potevo chiamare nessuno, e la notizia peggiore era che non c'era campo in quel collegio disperso nel nulla più totale. 
Non riuscivo a smettere di piangere per quanto ci provassi, e nulla ma davvero nulla riusciva a farmi smettere. Tutto quel silenzio mi portava ai pensieri più profondi, come quelli che si fanno di notte quando il buio prende il sopravvento su tutto e tu non puoi far altro che pensare ai 'se', ai 'ma' e a tutto ciò che ti salta nella mente in quell'istante. Ecco quello era quel momento. Non c'era il buio ma i pensieri si, i più brutti, i più profondi, i più stronzi e i più massacranti. 
Tutti lentamente venivano alla luce e facevano sempre più male ogni volta che li rivivevo nella mia mente. 
La morte di mia madre che era la donna migliore del mondo e l'unica che riusciva a capirmi seriamente, le continue prese in giro da parte di molti dei mie compagni di scuola per la mia stazza un po' massiccia, la perdita di alcuni dei miei amici più fidati, il distacco di mio padre.. Tutto questo lentamente mi aveva portato all'autodistruzione, all'autolesionismo che riuscii a combattere ma ciò che ancora mi destabilizzava era la visone del mio corpo allo specchio. Avevo iniziato a non mangiare, o se mi capitava di farlo finivo per vomitarlo poco dopo e non era una bella cosa, ma dopo mi sentivo meglio. Dopo ogni volta mi sentivo sempre più accettata anche se non era vero. Stavo perdendo peso velocemente ma continuavo a vedermi grassa e lo ero, e non sarei stata contenta del mio corpo finchè non fossi arrivata a sembrare una modella così da poter riavere i miei amici e la vita che avevo prima.
Con questi pensieri mi addormentai singhiozzando. Avevo finalmente smesso di piangere ma non per mia iniziativa, avevo solo terminato la scorta di lacrime.
Gli incubi continuavano a perseguitarmi quel pomeriggio e quando mi risvegliai terrorizzata in preda alla paura per aver vissuto un altra volta lo stesso incubo, vidi Ileen intenta a svuotare la mini valigia che si era portata dietro.
"Tutto bene?" mi chiese lei con l'aria di una preoccupata. preoccupata davvero.
"Era solo un brutto sogno. Niente di che" risposi io per poi sdraiarmi di nuovo sul letto in attesa di ritrovare la calma.

SPAZIO AUTRICE:
Ehi ragazze, finalmente sono tornata dopo una vita e mi scuso infinitamente per tutto questo ritardo
Sono riusctia a riavere il computer ma ho avuto problemi di altro genere e quindi ho dato la priorità ed essi.
Ho scritto tutta la notte questo capitolo e siccome era infinitamente lungo l'ho diviso in più parti. Spero vi piaccia perchè ci ho messo tutta me stessa per finirlo.
Parlando del capitolo, c'è una nuova svolta nella storia! L'ho scritto tutto dal punto di vista di Sophie per farvi capire un pò di cose e perchè mi sono accorta che la storia era troppo incentrata su Char e Nick. In questo capitolo la nostra Soph viene baciata finalmente Joe, anche se lui aveva visto Jennifer, ma sarà vero?  Poi la poverina viene mandata in collegio con l'inganno e che farà ora la nostra Sophie 
Spero di vedere nelle recensioni cosa ne pensate del capitolo e tutto il resto
Vi mando un bacio
Jennifer



 Lei è Ileen        lei è Char


 
     

  
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