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Autore: MelimeJH    04/09/2014    1 recensioni
Michael ha diciotto anni ed è un liceale come tutti,ha degli amici,va bene a scuola, ha una vita tranquilla. Tuttavia,non è sicuro sulla sua sessualità ma non ne parla con nessuno. Cosa succederebbe se il ragazzo più popolare della scuola gli chiedesse un aiuto?Cosa succederebbe se i due si innamorassero?
Questo è come mi sono immaginata l'avvio al debutto di Mika e la storia con il suo compagno. Ci sono dei riferimenti a fatti realmente accaduti,ma molti di questi li ho cambiati secondo la mia immaginazione e li ho adattati alla storia.
Spero che vi piaccia!
Melime
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Doveva muoversi.
Era appena suonata la campanella che segnalava la fine dell’ora di Mrs. Anderson ma lui era già volato fuori dalla classe,come sempre. Doveva andare sul tetto e non doveva essere notato,se fosse stato abbastanza veloce,si sarebbe confuso nella folla.
Ebbe solo il tempo di avvicinarsi al suo armadietto rosa e cambiare i libri. Forse non era stata una grande idea pitturarlo,ma Karen gli aveva assicurato che era un gesto innovativo, che dimostrava che lui non aveva paura di dimostrare sé stesso.
Eh,si, magari non proprio così però…
Si guardò intorno,non c’era ombra di giocatori di football o di ragazzi che lo guardavano in un modo particolarmente storto. Avrebbe voluto avere vicino la sua migliore amica in quel momento,lo avrebbe rassicurato.
Si fece coraggio e si avviò verso il tetto. Come aveva previsto c’era un fiume di persone molto vasto e nessuno sembrò fare caso a lui. Fece un sorrisino tra sé e sé,ma morì quasi subito.
Si sentì spintonare in un modo così forte ,che una volta atterrato sugli armadietti aveva fatto un piccolo rimbalzo,accasciandosi poi a terra. Non aveva visto in faccia il ragazzo che lo aveva spinto,aveva visto solo una chioma bionda sparire tra la folla pian piano. Alcuni ragazzi si girarono per godersi lo spettacolo del povero ragazzo mentre si massaggiava il punto dolente contraendo il viso in una smorfia.
Era andato a sbattere con una spalla,in quel momento gli pulsava tremendamente. Ma se non si muoveva all’istante probabilmente a fine giornata non gli avrebbe fatto male solo la spalla.
Sviò per una scorciatoia,questa volta meno affollata rispetto al corridoio dove si trovava prima. Arrivò in fretta,per fortuna il tetto era desolato. Faceva molto freddo,anche se non minacciava di piovere. Il vento gelido gli entrò fin dentro le ossa,facendolo rabbrividire.
Rimpianse la sua sciarpa che aveva dimenticato nello zaino.
Si sedette su uno scalino,massaggiandosi la spalla. Il tocco della sua mano affievoliva un po’ il dolore,ma sapeva che un bel livido viola non glielo toglieva nessuno.
Cercò di ricordarsi il viso del ragazzo che lo aveva spintonato,ma niente. Non lo aveva guardato in faccia,che vigliacco. Sperò che un giorno l'avrebbe rivisto,così da potergli dire in faccia quanto odiasse le persone come lui.
Passò un altro quarto d'ora a pensare a cosa sarebbe successo se avesse raccontato tutto a Karen. Intanto,le sue guance iniziarono a farsi rosee e il braccio che era stato colpito a indolenzirsi. Cercò comunque di non darci peso tra poco avrebbe visto Mark e non doveva assolutamente dare segni di dolore. Avrebbe avuto due reazioni,probabilmente: o si sarebbe preoccupato e gli avrebbe chiesto perché stava così finché non avrebbe parlato o semplicemente avrebbe ignorato la cosa perché spaventato.
Ecco,a lui non andava a genio nessuna delle due.

Alla fine della prima ora,James si ritrovò con il suo nuovo amico John. Entrambi avevano legato da poco anche se il biondino sapeva che il giocatore di football non era molto affidabile. Tuttavia continuava a stare in sua compagnia,sapeva che la cosa lo avrebbe reso popolare.
Iniziarono a camminare lungo i corridoi e un gruppo di ragazze si fermò per salutare John, in particolare,c'era una cheerleader carina che il giocatore aveva puntato da un po'. Le chiese di uscire venerdì sera con molta nonchalance. Ovviamente,la ragazza accettò facendo una risatina esultante.
Non si poteva negare, ci sapeva fare con le ragazze . Era alto,capelli bruni e due occhi verde scuro. A volte James lo invidiava un po' e cercava di imitarlo. I suoi risultati non erano pessimi,anzi. Una volta in discoteca aveva rimorchiato tre biondine a cui piaceva la birra e il divertimento delle avventure notturne. Tornò a casa con i loro numeri in rubrica.
"Sai,amico. Dovresti trovarti una ragazza anche tu" disse di punto in bianco il bruno.
"E tu dovresti iniziare a trovare un nome per i tuoi prossimi figli" disse James ironico,facendo ridere l'altro. In realtà a lui una ragazza piaceva,ma non sapeva nemmeno come si chiamava.
Girava sempre con quel tipo alto che era nella classifica. Era molto bella,aveva i capelli neri e ricci e degli occhi che gli ricordavano la primavera.
Avrebbe tanto voluta conoscerla,ma fino al giorno prima era convinto che il riccio con cui girava fosse il suo fidanzato,per questo era così arrabbiato con lui. Gli stava rubando la ragazza.
Adesso non sapeva se era davvero gay o meno,in entrambi i casi l'avrebbe odiato.
Se fosse stato gay,l'avrebbe odiato perché i gay sono malati. Se non lo era invece,stava con la ragazza che voleva lui.
Quella mattina lo aveva anche visto per i corridoi e in modo agile,era anche riuscito a spintonarlo. Non si voltò,ma quando sentì il rimbombo del suo copro contro gli armadietti, sollevò un angolo della bocca,soddisfatto. Ben ti sta,stronzo.
"Oh,ho saputo che oggi hai fatto un bel lavoro con il secondo" disse John,tirando fuori dalla tasca un foglio accartocciato. Era la classifica del giorno prima,il primo nome era stato barrato con una penna. James fece una smorfia a quella vista,non voleva che accadesse tutto quello a Andy. Ma lui era gay e i gay erano malati,punto. Avrebbe dovuto dirglielo,sarebbe stato felice di accompagnarlo da un dottore. Ma no,non gli aveva detto nulla. Credeva di potersi fidare di quel ragazzino.
"Nah,gli ho solo dato una spintarella" il biondino sorrise cattivo.
"La prossima volta però tocca a me" continuò l'altro.
"Non pensavo che quel tipo fosse gay.." iniziò il biondino dando voce ai suoi pensieri,catturando l'attenzione del bruno.
"Mh,in effetti nemmeno io. Però si veste in modo strano..." fece spallucce.
"Dà anche delle lezioni a Mark,il frocetto. Che poi,gira sempre con una ragazza che è anche molto carina" esclamò continuando il suo flusso di pensieri,ignorando completamente la risposta di John. Sentì qualcuno arrivare da dietro,ma aveva già capito di chi si trattava. Mark.
James era sicuro che qualsiasi cosa fosse accaduta,lui non avrebbe mai abbandonato il suo migliore amico. Erano amici da quando aveva memoria e con lui ne aveva passate tante.
Era vero che lo stava ignorando da un po' di tempo,ma era perché voleva diventare popolare come lui e camminare per i corridoi orgoglioso e fiero di sé. In certi casi lo invidiava però,aveva una ragazza bellissima accanto e tanti ragazzi si comportavano come lui. Era sempre sereno e pacato,non si arrabbiava mai. Doveva ammetterlo,gli mancava un po': la compagnia di John non aveva nulla a che fare con la sua. Con lui non poteva essere sé stesso, o dire quello che voleva senza preoccuparsi delle conseguenze.
"Hey,Jam',di che parlate?" lo salutò facendo un sorrisetto divertito. Non lo guardò,si girò in fretta per cambiare i libri.
"Di quel tipo che ti da lezioni,quello frocio. Gira sempre con una ragazza carina,pensavo di chiederle di uscire" John si sorprese alla confessione del biondino. A lui non aveva detto che voleva uscire con una ragazza. Mark invece risultò molto incazzato,lo guardò con uno sguardo duro che lo fece quasi spaventare. Ma che gli prendeva? Non aveva detto nulla di male,anzi. Gli aveva confessato che voleva uscire con una ragazza,doveva esserne contento.
"Ah,si?Parli di Karen? È vero,è molto carina..." la sua voce era carica di tensione,ma nessuno dei due parve accorgersene. Anzi,il biondino si sentì soddisfatto dell'appoggio che il suo migliore amico gli aveva dato.
Ora sapeva come si chiamava. Karen.
Si promise di chiederle un appuntamento più tardi.
"Karen?Oh,grande Mark. Al prossimo intervallo la cerco allora" sorrise ancora una volta,poi seguito da John si voltò. "Noi ora andiamo,Mark. Ci sentiamo dopo bello."
Se ne andarono,Mark non ricambiò il suo saluto. James,però non ci fece nemmeno caso.

La conversazione con Mark era andata meglio di quanto credeva. Gli aveva fatto capire che era gay e lui non si era tirato indietro come si aspettava,anzi. Aveva anche scherzato citando le sue parole.
Lo aveva guardato negli occhi.
"Beh....con voi giovani non si può mai sapere."
Improvvisamente ricordò le parole del padre e un sorriso beffardo si dipinse sul suo volto. E se Mark intendeva dire che non era felice con Jessie perché era gay?Oh,no. Forse stava correndo troppo in fretta,forse intendeva semplicemente dire che non si trova bene con lei. Dopotutto come biasimarlo,alla biondina piaceva mettersi in mostra in tutti i sensi.
Mika si avviò verso la mensa,stranamente era in orario. Il suo passo era un po' titubante,aveva paura di andare veloce come suo solito,qualcuno avrebbe potuto notarlo. La spalla gli faceva ancora molto male,non poteva permettersi un nuovo spintone.
Le persone nei corridoi però non sembravano essere d'aiuto,parlottavano tra di loro e commentavano il suo modo di vestire. Il ricciolino sospirò,era andato tutto troppo bene ultimamente.
Non ebbe nemmeno il tempo di pensare ad altro,che si ritrovò scaraventato da terra,colpito. Andò a sbattere un'altra volta sugli armadietti,atterrando sulla stessa spalla di prima. Si accasciò a terra,dolorante.
Il colpevole della spinta aveva una giacca della squadra di football della scuola. Lo guardò schifato.
"Se devi fare il frocio,non coinvolgere nessuno. Chiaro?" non aspettò nemmeno la sua risposta. Si girò e scomparse per i corridoi ridendo con gli amici del gesto appena compiuto,come se fosse una barzelletta divertente.
Nessuno si fermò ad aiutarlo,nessuno fece caso alla lacrima di dolore che attraversò il suo viso,silenziosa. Si diresse verso il bagno più vicino,per controllare la situazione della sua spalla.
Era viola. In alcuni punti stava anche sanguinando,doveva essere andato a sbattere contro qualche chiodo.
Decise di andare in infermeria per medicarsi,non poteva rimanere così. Durante il tragitto avrebbe pensato a una scusa da raccontare.

"Hey,piccola" una voce attirò l'attenzione di Karen, una mano l'afferrò per un polso.
"Chi cazzo si permette di chiamar---" la ragazza non fece in tempo a finire la frase, liberandosi dalla presa e a voltarsi. Si fermò all'istante,rimanendo silenziosa. Sperò che la persona davanti a lei la perdonasse per il modo brusco che aveva appena usato.
"Sc-scusami"
"Tranquilla,è bello sapere che non tutte sono delle papere" rise.
"I-io....cioè..cosa volevi dirmi?" cercò di essere più gentile,ma iniziò a sentire le guance colorarsi di rosso. Era questo l'effetto che James aveva su di lei.
Lui rise un'altra volta,divertito dal comportamento così dolce di quella ragazza. Sapeva che non era come le altre cheerleader.
"Io sono James" disse lui offrendole la mano.
Sì,lo so. "Karen" la strinse.
"Sai,sei molto diversa dalle altre ragazze" iniziò,tenendo lo sguardo basso un po' per imbarazzo,un po' perché gli occhi della riccia erano bellissimi. "Perciò,volevo conoscerti meglio. Ti va se sta sera usciamo insieme?"
Karen spalancò gli occhi dalla sorpresa,se avesse avuto dei libri in mano in quel momento,li avrebbe fatti cadere per terra. "S-sì. Va bene."
"Ci vediamo alle sette alla caffetteria qui vicino,okay?" lei annuì,convinta di aver perso la parola. Lui le sorrise e se ne andò.

In infermeria nessuno aveva chiesto a Mika come si fosse fatto male. Gli avevano fasciato la spalla in silenzio,forse era già capitato che altri ragazzi si facessero medicare lo stesso tipo di livido. Sapeva dopotutto che non sarebbe stato difficile inventarsi una scusa,la parte difficile era cercare di non dire a Mark di quello che era accaduto. La frase che quel ragazzo gli aveva urlato contro gli bruciava ancora.
"Se devi fare il frocio,non coinvolgere nessuno. Chiaro?"
La solitudine del parcheggio stava iniziando a intimorirlo,ma cercò di darsi una calmata. Non c'era nessuno nei paraggi,nessuno che lo aspettava.
Tirò un sospiro di sollievo e nascose il naso nella sciarpa che prima aveva dimenticato nello zaino. Cercò di rilassarsi e sembrare più sereno possibile,non era successo nulla,no?
Era solo uno spintone,dopotutto. A Andy avevano fatto di peggio,poteva ritenersi fortunato. Aveva sentito dire che il terzo ragazzo in classifica si era tolto dai guai baciando una ragazza in mensa e catturando l'attenzione di tutti. Quando lo seppe gli venne quasi da vomitare.
Sapeva che quel ragazzo era gay,una sera mentre andava al ristorante con Karen,lo aveva visto dal finestrino della macchina baciarsi con un ragazzo dietro una discoteca. Al suo contrario,preferiva subire il bullismo,che fingere di essere qualcuno che non era.
Sentì una fitta alla spalla. Beh,essere sé stessi aveva il proprio prezzo.
"Hey,scusami oggi sto facendo solo ritardi!" una mano si poggiò su una spalla in modo amichevole. Michael contorse il viso in una smorfia di dolore,dimenticandosi improvvisamente di tutto quello che si era promesso.
"Oh,scusami non volevo spaventarti" la mano del moro non lasciò la spalla del ricciolino.
"Tranquillo,non è successo nulla" lo disse cercando di giustificarsi subito,non pensando di causare la curiosità dell'altro.
"Tutto okay?"
"Sì" no.

Mark cercò ancora una volta di far parlare Mika e cercare di fargli dire tutto quello che era successo. Doveva avere qualcosa alla spalla,dovevano avergli detto qualcosa.
Da quando si erano messi in macchina continuava a evitare il suo sguardo come la peste,puntando gli occhi color cioccolato fuori al finestrino. Le villette di quel quartiere erano diventate improvvisamente la cosa più interessante del mondo.
Tra di loro regnava il silenzio,la tensione si poteva tagliare con un coltello.
Eppure stamattina andava tutto bene.
Accelerò,non vedeva l'ora di scendere da quell'auto e avere le spiegazioni che si meritava. Non importava quanto cara gli sarebbe costata la cosa,ma lui lo avrebbe difeso comunque.
Scesero dalla macchina,Michael faceva finta di guardarsi intorno per non incontrare i pozzi blu. Si comportava come se fosse la prima volta che entrava in casa Jones.
"Okay,Michael ti prego. Non tenermi nascosto nulla" si sedettero al solito tavolo dove studiavano e Mark guardava il suo bellissimo viso,aspettando che i loro sguardi si incontrassero ancora. Gli occhi color cioccolato però erano fissi sul pavimento.
"Non è una cosa che non ha importanza" disse il moro precedendolo. "Perché tu per me hai importanza,okay? Non voglio che nessuno ti faccia del male"
Nello sguardo del ricciolino c'era una nuova scintilla,speranza forse. Ma non importava adesso. Doveva tenere duro,doveva farlo,altrimenti avrebbero trascinato anche lui in quella stupida faccenda.
"Non è successo nulla" continuò a mentire,cercò di sollevare lo sguardo e incontrare quegli occhi blu,ma gli sembrò un'impresa.
"D'accordo" disse l'altro quasi esasperato. "Non ne vuoi parlare,lo capisco."
Mark avrebbe voluto dirgli credeva alle sue parole  e che non doveva avere paura ad aprirsi e raccontargli tutto. Ma si fermò,sapeva che lui era il primo ad avere paura di dichiararsi per quello che era,così rimase in silenzio.
E si,lo capiva. Nemmeno lui era bravo con le parole.
Ma doveva trovare un modo. Mika aveva iniziato a spiegare dei paragrafi del fascicolo: balbettava e a volte sembrava che avesse la voce rotta. Mark stava quasi per dargliela vinta quando una bottiglia di acqua che stava sul tavolo sembrò dargli un'illuminazione.
Era quasi piena e chiusa male. Sembrava che il tappo stesse per cadere. Ringraziò mentalmente sua madre per quel piccolo e involontario regalo.
"Scusa,Mika ma ho un po' di mal di testa. Beviamo qualcosa?" disse cercando di radunare tutte le sue capacità di recitazione e non ridere per l'imbarazzo. La sua idea era una pazzia,ma se l'avesse portata al termine,avrebbe messo Mika con le spalle al muro.
L'altro vacillò,capì che c'era qualcosa di strano nella mossa del moro ma non riusciva a capire cosa.
Annuì,non capendo che così avrebbe dato via libera al piano del ragazzo. Il moro fece un falso movimento sgraziato,facendo cadere il liquido freddo sulla maglietta del ricciolino.
Mika si alzò completamente bagnato e fu costretto a togliersi la maglietta per non far cadere il liquido anche sui pantaloni e non infradiciare la medicazione.
Mark rimase senza fiato alla vista del ragazzo,quasi si dimenticò del perché si era inventato quella pagliacciata.
"Merda" imprecò il ricciolino riportando l'altro al mondo reale.
"Oh,io beh,scusa" quasi si dimenticò come parlare. Le sua guance si tinsero di un tenue rosa,sperò con tutto il cuore che Michael non se ne fosse accorto.
"Non fa niente,hai una maglietta da prestarmi?" si sentì quasi in colpa.
"Mika.." Mark lo richiamò spaventato. "Perché hai una fasciatura così grande sulla spalla?"
Beh,il suo piano aveva funzionato,ma non si sarebbe mai immaginato che il ragazzo avesse una medicazione del genere. Mika tenne lo sguardo basso e si maledì mentalmente per essersi tolto la maglietta. Ma si era bevuto il cervello,forse?
Non era così che doveva andare. Lui doveva starne fuori.
Tra i due ragazzi scese di nuovo il silenzio,carico di tensione. Ma non era destinato a durare molto.
"Okay,ora vado a prendere la maglietta. Stiamo da soli in casa,tranquillo. Quando torno però,voglio che tu mi spiega tutto,okay?"
"Okay" non aveva altra scelta.

 

La caffetteria vicino al liceo era frequentata da molti studenti,perché era grande. Ogni sera,almeno la metà dei tavoli veniva occupata da ragazzi. C'era chi studiava,che si godeva il Wi-Fi gratuito,chi parlottava allegramente e chi,come James,aspettava una ragazza prima di entrare.
Era venuto con un po' di anticipo,anche se John gli aveva detto che le ragazze amano farsi aspettare.
Voleva rilassarsi un po',se fosse rimasto a casa,sarebbe stato preso dall'ansia. Quello era il suo primo vero appuntamento.
Una volta aveva baciato quella ragazza,Roxy,ma non gli era piaciuto per niente. Le sue labbra sapevano di amaro,non erano affatto come le aveva immaginate.
Serrò le mani a pugno nelle tasche e sperò con tutto il cuore che questa volta sarebbe andata meglio. Pensò di chiamarla,aveva chiesto il suo numero a una sua amica,Madison,ma non lo fece. Era ancora troppo presto.
In compenso,dieci minuti più tardi,vide una ragazza dalla chioma nera come la pece e riccia,Karen.
Indossava una felpa piuttosto larga e aperta,mostrando la sua T-Shirt di Homer Simpson,facendo sorridere il ragazzo. Lui adorava i Simpson.
"Ciao,sono in ritardo?" lui gli si avvicinò sorridendo.
"No,tranquilla,entriamo" lui le passò un braccio intorno a una spalla accarezzandola un po'. Lei si sciolse al suo tocco così dolce e gli sorrise.
Entrambi presero una cioccolata calda,James insistette per offrirgliela.
"Allora,come stai?" fu lui a fare il primo passo una volta seduti ad un tavolo un po' isolato.
"Sono felice,anche se un po' in imbarazzo. Questo è il mio primo appuntamento" fece lei,volendosi mordere la lingua subito dopo. Lui però si addolcì e pensò che era molto tenera.
"Beh,anche per me. Questo è il mio primo vero appuntamento" disse attirando la sua attenzione. Lei alzò lo sguardo che intanto si era soffermato sulle sue mani che si stavano torturando a vicenda. Si guardarono negli occhi per un attimo,poi James le sorrise.
"Hai proprio una bella maglietta."
Iniziarono a parlare. Si fecero dei complimenti a vicenda senza creare imbarazzo,ognuno raccontò cose su sé stesso,divertenti e non.
Karen non parlò del suo migliore amico,perché non ne aveva avuto l'occasione, il tema della conversazione dopotutto erano loro due. James apprezzò la cosa,probabilmente si sarebbe indispettito e avrebbe mutato il suo bel viso sereno in un'espressione contrariata.
Se lei lo avesse saputo,sicuramente avrebbe lasciato la caffetteria all'istante,anche se a malincuore.
Rimasero lì per due ore,continuando a fare battute e a raccontarsi avvenimenti. Più il tempo passava,più Karen si convinceva di avere davanti il suo primo ragazzo. Anche James,si stava convincendo della stessa cosa,non aveva la minima voglia di lasciare quella caffetteria.
Doveva ammetterlo, quella ragazza era fantastica. Era frizzante,divertente e molto bella. Non era come tutte le cheerleader che aveva incontrato in precedenza. Stava per chiederle di uscire di nuovo quando sentì una suoneria che non era la sua. Era una canzone strana,cantata da un ragazzo probabilmente anche se raggiungeva note alte.
"Pronto?" non si accorse che era il cellulare di Karen a suonare. L'interlocutore iniziò a farle un discorso con voce piuttosto alta,tanto che la ragazza fu costretta a scostare un po' il cellulare dall'orecchio. Ruotò gli occhi al cielo e continuava ad annuire.
"Ho capito,arrivo" staccò senza nemmeno aspettare la risposta.
Guardò James,che intanto era come incantato.
"Scusami,era mio padre. E' tornato ora e non sapeva che ero uscita. Ora mi vuole immediatamente a casa"
"Cavolo,se incominciamo così non vorrà più vedermi!" risero.
"E' che non pensavo che si sarebbe fatto così tardi" erano le nove e mezzo,ma fuori era molto buio.
"Andiamo,dai. Ti accompagno,almeno so dove venirti a prendere la prossima volta" fece lui facendole l'occhiolino e alzandosi. Lei stava per fare lo stesso ma si ritrovò James dietro a spostare la sedia per lei e prenderle la mano.
Camminarono così,mano nella mano per tutto il percorso. Karen si sentì avvampare ogni volta che il pollice del ragazzo accarezzava la sua mano. Era così dolce con lei.
James si accorse del colorito delle guance della ragazza e le sorrise rassicurandola.  Si sentiva a suo agio con lei.
Arrivarono davanti  alla casa della ragazza non molto tempo dopo,lei lo salutò baciandogli la guancia e scomparì poi una volta chiusa la porta.
Lui la osservò finché non gli fu più possibile,poi si girò e si avviò verso casa sua.
Era felice di essere stato con lei quella sera,avrebbe quasi fatto un salto dalla felicità se non ci fosse stato tutto quel ghiaccio scivoloso per strada.
Era una cosa proprio idiota,ma quando ci si innamora si fanno cose idiote,specialmente di notte e con un cellulare in mano.

 

 

"Per questo,io non volevo dirti nulla. Ci saresti stato dentro e avrebbero potuto fare del male anche a te." gli occhi color cioccolato non ce la facevano a reggere un secondo di più quei pozzi blu.
Mika incrociò le braccia,la maglietta che gli aveva dato Mark era molto morbida. Avrebbe voluto tenersela per ricordo,anche se il modo in cui l'aveva avuta l'avrebbe dimenticato volentieri.
Mark gliela aveva data in modo quasi brusco,preso dalla curiosità e dalla paura per il racconto che Michael gli aveva promesso. Lui la indossò subito,non volendo mostrare un secondo di più quella medicazione. Per fortuna,il moro ne aveva presa una a maniche lunghe.
Iniziò a raccontargli tutto,dal ragazzo biondo a quello bruno con gli occhi verdi e scuri. Gli disse le parole che quel ragazzo gli aveva quasi sputato addosso,facendo fatica a mantenere il contatto  visivo. Si vergognava,si sentiva sporco come se fosse lui quello ad aver agito male. Si sentì come se un grosso peso si fosse tolto dallo stomaco quando finì di parlare,ma ne sopraggiunse uno nuovo quando vide l'espressione contrariata di Mark. Non riuscì più a guardarlo,ormai però era fatta.
"Io non posso credere che esistano persone così" avrebbe anche continuato la frase aggiungendo i peggiori insulti che conosceva,ma non gli andava di farlo davanti a lui. Involontariamente,lo abbracciò. Non pensando a nulla per la prima volta,fu lui a fare il primo passo. Fregandosene delle conseguenze.
Mika fu sorpreso da quell'abbraccio improvviso ma gli scaldò il cuore. Era la seconda volta che si abbracciavano e capì che se avesse potuto,lo avrebbe  fatto per sempre. Il torace tonico di Mark era caldo e lo stringeva forte,facendo però attenzione a non fargli male.
Gli accarezzò la spalla medicata con un  tocco molto delicato,e in quel momento prese una decisione.
Lo avrebbe difeso,costi quel che costi. Quel ragazzo era la cosa più bella che gli fosse mai capitata e lo rendeva felice. Non riusciva a sopportare il fatto che qualcun altro potesse mettergli le mani addosso in quel modo e fargli tanto male.
"Ti accompagnerò a casa,oggi." disse sussurrando.
Lui annuì,sentendosi più sicuro. Forse aveva fatto bene a dirgli tutto.
Non aveva capito perché Mark avesse deciso di accompagnarlo,forse perché si sarebbe fatto tardi,immaginò. Erano appena le otto e non avevano ancora aperto i libri. Aveva avvisato i suoi genitori,come sempre.
Non si staccarono ancora,nessuno dei due aveva voglia di farlo. Erano così vicini che ognuno sentiva il battito cardiaco dell'altro. Mark nascose il suo viso nella spalla del riccioluto ,quella non fasciata. Anche Mika fece la stessa cosa.
Tra loro c'era silenzio,non perché erano in imbarazzo ma perché entrambi si stavano godendo quel momento tutto loro.
Mark ormai lo sapeva,non lo avrebbe più lasciato andare.
"Adesso nessuno ti farà più del male" sussurrò ancora.  "Però voglio che tu lo dica ai tuoi genitori,okay?" 
Si guardarono ancora una volta,Mika sussurrò una debole risposta affermativa.
Pian piano si rimisero a studiare,la loro voce ritornò ad assumere toni normali ,perdendo tutti i sussurri. A Michael quasi dispiacque.
Sua madre gli aveva raccontato che quando due persone litigano,urlano perché i loro cuori sono lontani e non riescono a trovare un contatto. Quando invece sono innamorate, i loro cuori sono vicini e sussurrano sempre.

Saaaaalve!

Chiedo perdono anche per questo ritardo,ma l'estate sta finendo e non ho più tanto tempo libero come prima. So che aspettavate molto questo capitolo. In ogni caso,spero vi sia piaciuto. Inizialmente doveva essere più lungo ma ho deciso di tagliarlo altrimenti l'attesa sarebbe stata decisamente troppa. hahah
Come sempre,mando un affettuoso ringraziamento a tutti i lettori,quelli silenziosi e non. Grazie mille!
Ci vediamo al prossimo aggiornamento!

Melime

  
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