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Autore: ___Page    04/09/2014    4 recensioni
Tre ragazzi e un'inaugurazione fuori dall'ordinario.
Tre ragazze e una scuola di danza.
Sei settimane per cambiare sei vite, che si incroceranno e scontreranno a ritmo di musica e battibecchi.
Perché, a volte, la musica e la danza dicono più delle parole.
Genere: Comico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nefertari Bibi, Sanji/Violet, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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-Andiamo, rispondi! Rispondi, dannazione!-
-Ancora niente?!- domanda Bibi, mentre si avvolge il torace con le braccia in un abbraccio solitario.
Scuoto la testa mentre per la quinta volta metto a tacere la voce della segreteria con un gesto secco del dito.
Manca circa un'ora all'inizio dell'inaugurazione del locale dei ragazzi, e un'ora e mezza alla nostra esibizione e Violet è scomparsa.
Abbiamo passato qui l'intera giornata a provare, solo noi sei più Ace e non con la migliore delle atmosfere, bisogna ammetterlo, almeno finché non sono arrivati anche tutti gli altri.
Poi verso le sei Violet ha detto che tornava a casa a prendere una cosa e non si è più fatta viva.
Sono le otto e di lei ancora non c'è traccia e io sono attaccata al telefonino da mezz'ora.
-Bibi, che facciamo?! Tra un po' cominceranno ad arrivare gli invitati!-
Si stringe nelle spalle sconsolata, lanciando un'occhiata preoccupata verso il locale.
Quei tre hanno cominciato a peggiorare a vista d'occhio circa un'ora fa e adesso Sanji e Zoro sembrano addirittura sul punto di vomitare. Ci manca dirgli che Violet è sparita per fargli venire una crisi isterica.
-Andiamo a prenderla a casa!- mi dice Bibi tornando a voltarsi verso di me.
La fisso  combattuta, domandandomi se sia davvero una buona idea. Se ce ne andiamo anche noi e se ne accorgono si faranno prendere dal panico. 
La suoneria del cellulare mi distrae, facendomi abbassare lo sguardo sul piccolo rettangolo stretto nel mio palmo. Sullo schermo, a intermittenza, lampeggia il nome di Violet.
-È lei!- esclamo, facendo assumere a Bibi un'espressione sollevata -Pronto, Violet?! Che fine hai fatto?! Tutto bene?!-
-Scusa Nami... Sì sto bene...- la sua voce tirata mi fa aggrottare le sopracciglia.
Non sembra stare bene.
Parla piano, come se non volesse sprecare troppe energie.
Un brutto presentimento si impadronisce di me.
-Dove sei?!- domando, incerta.
-All'aeroporto...-
Sgrano gli occhi, inorridita, e ammutolisco. Bibi scuote la testa preoccupata quando nota la mia espressione.
-Che c'è?- mi sillaba, allarmata.
-Mi dispiace... Avrei dovuto dirvelo ma...- prosegue Violet, tenendomi incollata al telefonino.
-Sei con lui?- domando dura, senza giri di parole.
Silenzio.
-Violet!!!-
-No!- si riscuote, sentendo il mio tono -Non ancora...- aggiunge poi -Nami, tranquilla, nessuno mi ha obbligato. È una mia scelta, voglio tornare in America. Dico davvero- afferma, con voce priva di verve.
Riesco a immaginarmelo benissimo il suo sorriso falso, triste e tirato mentre cerca di convincere innanzitutto se stessa di quello che sta dicendo a me.
-Violet, non farlo! Ti fa solo male! Mi hai capito?!-
-Ora devo andare... Perdonami...- sussurra prima di chiudere la telefonata.
-Violet, non... Violet?! Merda!!!- impreco, trattenendomi a stento dal tirare il cellulare per terra e pestarlo per la rabbia che mi scorre nelle vene.
-Nami!- Bibi mi chiama, bisognosa di sapere cosa sta succedendo.
-È in aeroporto! Torna in America!-
Non serve aggiungere altro. Bibi si porta una mano alla bocca, sconvolta.
-Non può essere...- sussurra, gli occhi sgranati.
-E invece è proprio così! Cazzo!!!- sbatto un piede a terra, perdendo la calma e affondando il tacco nella terra -Io lo sapevo, lo sapevo che qualcosa non andava! Avrei dovuto insistere di più, stare più attenta!-
-Nami, noi non potevamo immagin...-
-Certo che potevamo!!! Non mangiava!!! Avremmo dovuto immaginarlo!!! Cazzo!!! Se non noi chi?!?! Ero troppo presa da me stessa e dai miei problemi, e giù a credere a quella stronzata dell'essere in forma per lo spettacolo!!!-
-Nami, Nami, NAMI!!!- alza la voce mentre mi scuote per le spalle per ottenere la mia attenzione -Fare così non serve a nulla! Dobbiamo mantenere la calma! La riporteremo indietro okay?! Però mi servi lucida!-
La fisso, colpita da tanta sicurezza, così innaturale per lei, prima di annuire, ancora scossa dalla recente scoperta.
-Che cosa succede?- domanda una voce asciutta alle spalle di Bibi.
Si irrigidisce prima di voltarsi, spostandosi un po' di lato e liberandomi la visuale. Sanji è in piedi a pochi passi, apparentemente calmo ma con uno sguardo omicida negli occhi che non lascia dubbi. Ha capito almeno in parte cosa sta succedendo.
-Allora?!- domanda facendo un altro passo verso di noi.
Fatica a mantenere calma la voce e trema impercettibilmente. Lui non conosce tutta la storia quindi non può essere rabbia, la sua, ma solo agitazione. E una parte di me mi dice che, se è così agitato è perché tiene a lei e, forse, posso anche permettergli di aiutarci. Ma subito scuoto la testa di fronte al mio stesso pensiero.
Che sto dicendo?! Questa è una cosa nostra!
-Niente, Sanji! È tutto a posto davvero!- gli dico, sorridendo nervosa.
-Nami, ho sentito la conversazione! Cosa succede a Violet?- chiede, sempre più determinato e arrabbiato.
Fa quasi paura.
-Niente che ti riguardi, okay?!- dico, ricambiando il suo sguardo di fuoco.
-È all'aeroporto! Sta per partire per gli Stati Uniti e abbiamo ragione di credere che lo faccia contro la sua volontà!-
Simultaneamente, i miei occhi e i suoi si spostano su Bibi. La guardo incredula.
-Bibi! Che cosa diav...-
-Lui può farla tornare, Nami!- si spiega, convinta, continuando a guardare Sanji -Solo lui! Devi fidarti!- aggiunge, girandosi verso di me, che ancora la fisso allibita -Vai con lui all'aeroporto! Raccontagli tutto! Vedrai che lui riuscirà a farla restare!-
Senza sapere cosa fare, sposto lo sguardo da Bibi a Sanji, che stringe spasmodico i pugni.
Bibi è così sicura di sé, ha la situazione sotto controllo, non l'ho mai vista così. 
-Io rimango! Law e Zoro, è meglio che non sappiano niente! Ma voi ora andate, non c'è un minuto da perdere!-
E bastano queste parole a riscuotermi. Ha ragione lei, ogni minuto che aspettiamo è un minuto in più che rischiamo di vederla sparire per sempre.
Finalmente mi riscuoto del tutto e annuisco, prima a lei e poi a Sanji.
Un attimo dopo stiamo scattando verso la mia macchina, direzione Tontatta Airport.
 

 
 
§
 
 

Per fortuna non c'è traffico e io sfreccio sicura lungo la tangenziale che porta al Tontatta Airport, qualche km fuori Raftel. Le mie mani stringono spasmodiche il volante ma io sono concentrata sulla strada e sul mio obbiettivo. Sanji, accanto a me, è alla terza sigaretta, il finestrino appena abbassato per permettere al fumo di uscire. Non oso dirgli nulla, è evidente che è teso quanto me, se non di più. 
Mi domando cosa ci sia tra quei due e, soprattutto, cosa sia successo l'altra sera alla festa da sconvolgerli entrambi così tanto. Da Violet non c'è stato verso di scoprire nulla.
-Allora- comincia a parlare il mio passeggero, sbuffando una nuvoletta di tabacco -Cosa mi dovevi raccontare, Nami?!- 
Stringo più forte il volante. Fa male anche solo pensarci, figuriamoci raccontarlo ad alta voce. Ma in qualche modo so che di Sanji mi posso fidare.
-Quello che è successo negli Stati Uniti, quello ti devo raccontare!- gli dico, senza voltarmi.
Con la coda dell’occhio lo vedo che annuisce, lo sguardo puntato sulla strada. Ha già capito che non sarà una cosa piacevole da sentire.
Faccio un respiro profondo.
-Violet si è trasferita là quando avevamo vent’anni, era stata presa in una prestigiosa scuola di danza contemporanea, una di quelle che sono un lasciapassare per il mondo dello spettacolo. Era bravissima, la migliore del suo corso, se ne rendevano tutti conto. Purtroppo se ne rese conto anche qualcuno che avrebbe fatto meglio a non conoscere mai-
Sanji non fa commenti, ascolta in silenzio, aspettando che io continui.
-Hai mai sentito parlare di Donquijote Doflamingo?- domando lanciandogli un’occhiata fugace.
-Il collezionista d’arte, quello fissato con i Monet?!-
Annuisco, mentre cambio marcia.
-Proprio lui. Nell’ambiente è conosciuto come una specie di mecenate e protettore delle belle arti. Ha una cerchia estesa di pittori, scrittori, fotografi e artisti di vario genere intorno a lui-
-Anche ballerine?!-
-Anche ballerine…- mormoro, e lo vedo stringere un pugno appoggiato al suo ginocchio.
Un altro respiro profondo prima di continuare.
-Violet è sempre stata bellissima e incredibilmente brava. Finì a una delle sue feste e Doflamingo rimase colpito dalla sua bellezza e bravura. Le offrì di diventare una sua protetta. Non era un accordo così svantaggioso, lui l’avrebbe mantenuta e lei in cambio doveva solo frequentare le sue feste e ballare quando le veniva richiesto. Era come essere pagata per ciò che amava di più fare e quelle feste le piacevano pure. Non si rese conto del giro in cui stava entrando. Andò avanti per un po’, a scuola però peggiorava perché era sempre stanca per via delle feste. Insomma, te la faccio breve, la cacciarono all’inizio del terzo anno. E lei si ritrovò sola, senza un alloggio e senza il suo sogno. Doflamingo non perse tempo a offrirle una casa e grazie a lui poté continuare a vivere della propria danza. Ma allora iniziarono i veri problemi-
-Quelli legati all’alimentazione?- domanda Sanji, guardandomi un attimo.
-Non è così semplice. Violet ha un problema di personalità autodistruttiva. L’alimentazione è solo uno dei sintomi. Fino a quel momento non era mai stato un problema, il cibo-
-E poi?-
-E poi è arrivato lui-
-Lui chi?!-
-Non lo sappiamo, non ci ha mai detto il suo nome. Noi abbiamo saputo quando era già tutto finito. Era uno dei protetti di Doflamingo, un pittore, e lei lo amava alla follia. Iniziarono una relazione e lui si comportava come se lei fosse la cosa più bella del mondo, la sua musa. Ti lascio immaginare la felicità di Violet quando scoprì di aspettare un figlio da lui. Purtroppo lui non reagì allo stesso modo-
-E come reagì?-
Stavolta mi giro a guardarlo qualche secondo. Gli lascio il tempo per leggere nei miei occhi che sta per arrivare la parte peggiore del racconto e leggo nei suoi che ormai è pronto a tutto. È pronto a tutto per lei.
-Ti chiedevi perché Violet ha problemi con il cibo?-
Annuisce, mentre spegne il terzo mozzicone.
-Non mangia perché vuole sentirsi magra e bella-
Rimane in silenzio qualche secondo.
-Violet è magra e bella!- lo dice quasi ringhiando.
-Sì, lo so io, lo sai tu, lo sa chiunque la guardi. Ma non lo sa lei. E non lo sa per colpa di quel bastardo. Quando gli disse che era incinta lui…- faccio una pausa, stringendo il volante per darmi coraggio -… le rispose che se doveva diventare grassa e sfatta non gli interessava più-
Più che vederlo, percepisco la sua rabbia accanto a me. So benissimo come si sente. Vorrebbe spaccare qualcosa. Ma si contiene e fa un respiro profondo alla ricerca della propria calma.
-Continua- mi invita, con voce malferma.
-Lei rimase scioccata. Ma lo amava così tanto, era disposta a qualsiasi cosa per lui. Anche a restare bella e magra per sempre. Così decise di abortire-
Lo vedo, ai margini del mio campo visivo, chiudere gli occhi, sempre più furente. So che sta male a sentire questa cosa. Anche io fatico a raccontarla.
-Ma quando tornò da lui, a cose fatte, lui aveva già trovato un’altra musa. Per Violet fu devastante. Smise di mangiare, si lasciò divorare dal senso di colpa per settimane. Poi cominciò ad andare con uomini diversi ogni sera. Tutto per dimostrare a se stessa che era lei ad avere il controllo della situazione, che mai più si sarebbe lasciata andare o fatta prendere da un uomo.  Perse fiducia nel genere maschile e in se stessa. Fu deleterio. Quando tornò a Raftel era l’ombra di se stessa-
-Decise lei di tornare?-
Scuoto la testa.
-Hina e Kuzan, i suoi genitori, andarono a trovarla e capirono che qualcosa non andava. Il padre di Violet ha un amico dentro nella polizia proprio a New York, un certo Smoker mi pare. Aiutato da lui indagò finché la verità non venne a galla. Hina riuscì a convincere Violet a tornare, è sempre stata una donna molto forte. Attualmente Violet è in terapia da quattro anni-
-E che cosa è successo?-
-Doflamingo si è rifatto vivo. Avrei dovuto insospettirmi quando ha smesso di mangiare. Era da tempo che non dava più segni di quel genere-
-È possibile che la cercasse spesso al cellulare?!- mi domanda, facendomi voltare rapidamente.
-Sì, credo di sì! Perché?-
-Settimana scorsa, la famosa sera che non abbiamo provato nulla, l’ho trovata al cellulare che sibilava a qualcuno di lasciarla in pace e non chiamarla più. Dopo ha avuto un attacco di panico-
-Era sicuramente lui!-
-Però non capisco. Non sembra avere colpe in questa storia- mi fa notare Sanji, giustamente perplesso.
-Non so se abbia colpe in quella faccenda, non sta a me giudicare. Secondo me, da collezionista qual è, lui l’ha sempre vista come un’opera d’arte da esporre ai propri ospiti, ma nel profondo credo tenesse a lei. All’apparenza non mosse un dito per aiutarla ma è anche vero che Violet non voleva farsi aiutare. Però  non avrebbe dovuto tornare a cercarla!  Quella vita, anzi il solo prendere in considerazione di poter tornare a quella vita, l’ha mandata completamente in tilt ed è stato sufficiente perché ricominciasse a logorarsi! Persino un cieco vedrebbe che le fa male!-
Sterzo a sinistra per entrare nel parcheggio illuminato a giorno dell’aeroporto, mentre Sanji già si slaccia la cintura. Mi infilo nel primo buco libero che trovo e, senza dire più niente, scendiamo dalla macchina e sbattiamo simultaneamente le portiere, prima di metterci a correre verso l’ingresso delle partenze. 
  
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