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Autore: PerseoeAndromeda    24/09/2008    4 recensioni
"No, non è così... io sento ancora... la voce della vita di Seiya... Non si sono ancora arresi alla morte... sento la loro voce... questa è una canzone di gioia... è la luce della speranza... finché continueranno a intonare la canzone della vita.. non abbandonerò mai ... la mia speranza..." Le mie labbra formulano suoni, dando vita a quella che è più di una speranza… più di un presagio... è la certezza di una sorella che ha ritrovato se stessa e che aspetta... La protagonista è Seika, sorella di Seiya^^ E' spoiler per chi non sa nulla della parte di Hades^^
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eagle Marin, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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SOLE D’ORIENTE

SOLE D’ORIENTE

 

SORRISO DI FRATELLO, CANTO DI SPERANZA

 

Non ricordo quando tutto è iniziato, non ricordo cosa fosse la mia vita prima di giungere qui, né quale fosse il mio nome… l’avevo con me, scritto da qualche parte… Seika… rivelava le mie origini orientali, nonostante i miei capelli sembrassero plasmati nella fiamma. Forse uno solo dei miei genitori era giapponese? E l’altro? Ma che importanza può avere? Ogni traccia della mia identità è racchiusa in quel piccolo, inutile nome, tre insignificanti sillabe che non hanno alcun senso per me eppure, in qualche modo, le amo, perché ad esse è legato un ricordo al quale non so dare, in effetti, concreta valenza… il mio nome mi ricorda un nome simile al mio ed al tempo stesso diverso… un ideogramma diverso… null’altro so dire.

Forse, dopotutto, è frutto unicamente dell’immaginazione distorta di una bambina come me, l’inventiva malata di una bimba che cerca in tutti i modi di costruirsi una storia per far finta di sfuggire ad un’amnesia che annulla, estirpandone le radici, un’intera identità, facendomi pensare di non essere mai esistita, facendo sì che anche ogni giorno vissuto in un presente cui so di non essere mai appartenuta si trasformi in un limbo assurdo, nel quale il mondo reale e tangibile mi scorre intorno intangibile per me, rendendomi simile ad un fantasma, uno spettro giunto da un altro piano esistenziale… uno spettro giunto dal nulla e che, in fin dei conti, non è altro che nulla.

O forse è il contrario ed io sono l’unica cosa reale mentre tutto ciò che mi circonda è, appunto, il limbo…

Un limbo del quale non posso tuttavia lamentarmi; Fidia, l’uomo che mi ha trovata, svenuta e ferita, nei pressi di Rodario, e tutta la sua famiglia, sono gentili con me. Mi hanno accolto, rassicuranti, mi hanno detto che potrò restare finché la memoria non sarà tornata.

Per non sentirmi un peso li aiuto nel loro negozio, una minuscola bottega d’arcaica sembianza e dalle antiche fragranze, dove la gente viene per acquistare prodotti di artigianato, frutti, spezie; è un luogo raccolto ed intimo, gradevole ai sensi, ma non posso sentirmi pienamente a mio agio, perché non è casa mia.

Ultimamente penso spesso che potrei tornare in Giappone, se davvero è da lì che provengo; forse quei luoghi che, al solo pensarli, non mi suggeriscono assolutamente nulla, potrebbero risvegliare i miei ricordi sopiti se li visitassi di persona. Eppure qualcosa mi trattiene qui, in terra di Grecia, una sensazione che istintivamente definisco richiamo del sangue, anche se non credo di poter conoscere esattamente il significato di tali parole.

Ho il sospetto che la triste verità sia un’altra: tremo alla sola idea di abbandonare una realtà che, comunque, mi dà stabilità e sicurezza, per quanto sfumate dietro ad un velo di illusione e dai miei sensi offuscati. Se andando via, alla ricerca delle mie origini, in realtà non trovassi assolutamente nulla? Se scoprissi di essere un puntino senza passato e senza ragion d’essere nella vastità dell’universo, senza casa, senza affetti? Se scoprissi di essere rimasta completamente sola a causa di una tragedia che ha sterminato tutta la mia famiglia, se ogni traccia di una mia precedente esistenza fosse stata completamente cancellata, così come i miei ricordi?

Allora preferisco, credo, trascorrere le mie giornate in questa inerte sospensione, per quanto, senza dubbio, sia molto più vicina ad una non-esistenza.

C’è un’abitudine alquanto bizzarra di cui non posso fare a meno: tutte le mattine mi alzo prima dell’alba e mi reco in riva al mare, a veder sorgere il sole, gli occhi fissi a levante… e sogno. In quei momenti la mia fantasia dà vita ad un sorriso, su di in volto monello di bimbo, un volto abbronzato, sormontato da grandi occhi castani, così intensi, luminosi e puri da farmi male al cuore… o è l’amore che sento nascere in me nel contemplarli che mi fa così tanto male? Sono così piena d’amore nei confronti di un sogno, da rendere tale sogno protagonista di altre immagini, così vivide che da esse vengo rapita, fino a fondermi in quell’altra vita che dipingo nella dimensione onirica. Lo vedo giocare, un piccolo teppista a volte, immagino me stessa che lo tiene per mano, perché con la sua foga non vada a gettarsi malauguratamente sotto una macchina o in qualche fossato, mi scopro a rimproverarlo aspramente quando si accanisce su malcapitati insetti che la sua innocente curiosità infantile vuole sottoporre ad aberranti torture, quasi mi metto a parlare da sola mentre gli parlo, cercando di convincerlo che non si fanno piangere i compagni e le amichette, che non si rompono gli oggetti altrui, lo consolo mentre, in lacrime, stringe a sé una povera colomba che ha colpito per sbaglio con una fionda. Perché questo mio amichetto immaginario è così, istintivo come un animaletto selvaggio e con il cuore grande nel quale, crescendo, dimorerà sconfinato l’amore che saprà donare alla vita.

Quando l’astro termina il suo percorso che lo porta alto nel cielo, finalmente mi riscuoto da queste insensate fantasticherie e mi preparo ad una nuova, intensa giornata di lavoro che, grazie al cielo, mi distrae dal senso di vuoto che mi coglierebbe se non avessi nulla da fare.

Il mio pensiero torna spesso, tuttavia, al minuscolo folletto partorito dalla mia mente… o dal mio cuore, come se lo percepissi, costantemente, accanto a me. Non ha tratti somatici precisi, a parte quei due occhi immensi e quel sorriso che si accende, ogni mattina, con il sole che sorge da Oriente.

 

 

***

 

“Vieni con me, è giunto il momento che tu ritrovi te stessa.”

Un invito formulato con quella voce resa cupa da una bizzarra maschera d’argento, una figura che forse dovrebbe spaventarmi ma che, in qualche modo, mi fa sentire sicura, infondendomi in cuore un impeto di speranza; con una naturalezza che non mi so spiegare accetto la mano che mi tende e mi metto in piedi accanto a lei. Non parlo… dal giorno in cui mi sono risvegliata alla nuova vita non pronuncio una parola.

“Tu sei Seika…”

Eppure… lei sa… lei mi conosce e i miei occhi si allargano su quello strato di freddo metallo, le mie labbra si schiudono: non è una domanda la sua… ma un’affermazione… semplicemente, lo sa e non vi è dubbio alcuno in quelle poche parole con le quali comincia ad accompagnarmi lungo un misterioso percorso.

Io invece ne avrei tante di domande da porle, ma non so come posarle e le mie corde vocali si rifiutano, testardamente, di emettere suoni; mi lascio guidare come se lei fosse una madre cui aggrapparmi fiduciosa, nonostante dentro di me io percepisca la sua giovinezza. Non capisco come ma la intuisco, quasi la conoscessi da sempre, anche se la maestosità, la sicurezza che ostenta nel muoversi e nell’atteggiarsi nei confronti del mondo rivelerebbero una saggezza perfino millenaria.

“Ti sto conducendo verso il tuo passato, da chi ti cerca da tanto e spera di ritrovarti… qualcuno che, ora, ha un immenso bisogno del tuo sostegno morale.

Non posso fare a meno di sussultare; mi ha letto nel pensiero senza alcun bisogno che io chiedessi nulla. Già, non è poi così difficile immaginare cosa potrei chiedermi… una sconosciuta mi prende per mano e comincia a camminare verso una meta ignota, la mia curiosità è ovvia ma quelle parole scendono dentro di me come un canto di speranza.

Giungiamo in quello che, a prima vista, somiglia ad un sito archeologico caratterizzato da una tale aura sacrale che mi sento mancare a causa delle sensazioni che trasmette al mio animo; ma è bello, un sussulto del cuore mi suggerisce qualcosa, un messaggio cui ancora non so dare un senso effettivo. Ci sono tante persone qui, la mia accompagnatrice confabula con gli altri indicandomi, mi sembra di recepire la parola sorella tra quelle che pronunciano… e un nome… un nome tanto simile al mio da farmi trasalire. Istintivamente sollevo lo sguardo verso il disco solare, pericolosamente minacciato da un oscuro alone che sa di morte… nell’astro il folletto dei miei sogni sorride ma i suoi occhi non brillano più, c’è tanta tristezza in loro… e non è più uno sguardo di bimbo…

Grida di dolore ed angoscia mi esplodono dentro, per un attimo penso di essere io ad emetterle ma non è così… la mia voce tuttavia risponde… il primo suono del passato che ritorna… Seiya… il mio fratellino… Seiya… il mio folletto dal sorriso monello, il bambino che ha dimora in quel sole che sorge ad Oriente… non è altri che il mio amato fratello perduto.

E la sofferenza che in questo momento sta provando è insopportabile per me, che non posso fare altro che pregare per lui, facendogli sentire la mia presenza, anche se distante; la gioia nel riconoscermi, l’estrema felicità di avermi ritrovato è oscurata in parte dalla sua paura… non paura della lotta che sta sostenendo per una causa che, seppure a me sconosciuta, sento mia ed universale… ma paura perché… ora che potremmo riabbracciarci, egli sta rischiando la vita.

Non morire, Seiya… io sono qui che ti aspetto… fai sorgere ancora il sole e con il sole torna anche tu. Torna da me, fratellino!

 

 

***

 

Nel tripudio di gioia dell’universo, nell’estrema luminosità di quel sole che si è liberato dal cerchio di tenebra, intorno a me c’è tanta tristezza, negli spiriti di questi guerrieri domina l’angoscia… perché ora so, anche senza conoscerli, cosa rappresentino per noi abitanti della terra queste persone… nei loro cuori regna la morte… il dolore atroce di chi ha perduto amati compagni.

Non siate tristi… non ce n’è alcun motivo, perché il mio folletto sta ancora sorridendo nel sole… nei suoi occhi c’è nuovamente la luce… ed altre luci lo circondando in un’esplosione di amore e speranza. No… se il sole sorge, anche loro torneranno da noi, tutti, io li vedo, nell’astro, i loro bellissimi volti… non sono morti…

"No, non è così... io sento ancora... la voce della vita di Seiya... Non si sono ancora arresi alla morte... sento la loro voce... questa è una canzone di gioia... è la luce della speranza... finché continueranno a intonare la canzone della vita.. non abbandonerò mai ... la mia speranza..."

Le mie labbra formulano suoni, dando vita a quella che è più di una speranza… più di un presagio... è la certezza di una sorella che ha ritrovato se stessa e che aspetta, rispondendo al suo sorriso d’eroe, di riabbracciare il fratello un tempo smarrito, perché egli non abbandona chi ha ancora bisogno del suo cuore di Santo:

“Loro torneranno… torneranno tutti in questo mondo fantastico e pieno di luce.

   
 
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