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Autore: DJ_AmuStar    04/09/2014    4 recensioni
"- E quindi? Giù, tu m’ha bell’e-diverti’o, me lo vòi di’ di (c)he si tratta sì o no? Un mi fa stà sulle spine! - fece la ragazza, che ormai moriva dalla curiosità di sapere che cosa avesse organizzato suo cugino e voleva che andasse dritto al punto.
- Quindi ti volevo dire di preparare un bell’abito cuginetta, perché sarà una festa in maschera! Tutti gli invitati saranno vestiti eleganti, con abiti ampi eccetera. Hai presente quelle feste del ‘700 in cui ci si vestiva in modo sfarzoso e si indossava una maschera Ve?- le chiese pieno di entusiasmo.
Una scintilla di euforia per quella notizia si accese nello sguardo di Toscana, la quale aveva un sorriso che le andava da un orecchio all’altro da quanto fosse contenta."
In questa fanfiction, come avete potuto leggere nell'estratto, ci sarà una festa in maschera alla quale parteciperanno tutte le nazioni e le regioni italiane.
Chissà se a questa festa i sentimenti di Toscana e Scozia verranno alla luce...? Riusciranno finalmente ad aprire il proprio cuore l'una all'altro?
Non vi resta che mettervi anche voi una maschera e partecipare alla festa per scoprirlo ;)
Commentate! :D
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Scozia
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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- What an awful weather… - sospirò Scozia guardando fuori dalla finestra, portandosi alle labbra la sigaretta appena accesa.
Il ragazzo abitava in un appartamento di un palazzo piuttosto antico nel centro di Edimburgo.
Solitamente lo scozzese non badava troppo al brutto tempo. Infatti la pioggia non era certo una novità in quella zona, anzi.
Ma ormai era da una settimana che pioveva senza accennare a smettere, ed essendo già estate piena, quella pioggia fitta e insistente cominciava a dargli sui nervi.
Scozia era il fratello maggiore dei Britannici, dimostrava all'incirca 25 anni, aveva i capelli corti, lisci, anche se spesso scarruffati e in disordine come quella mattina, e di un bel rosso acceso. I suoi occhi erano di un brillante verde prato ed indossava un paio di orecchini d’oro alle orecchie, giusto per tenersi lontano le fate più dispettose. Rispetto ai suoi fratelli minori era piuttosto alto (quasi 1,80 cm) e forzuto, dal fisico atletico e slanciato.
Però la differenza che si notava sicuramente di più, erano le sopracciglia meno folte.
Nonostante la pioggia faceva piuttosto caldo quella mattina, infatti indossava solo una canottiera nera e un paio di pantaloni leggeri da pigiama, con la fantasia del Tartan blu appartenente al Clan MacKay.
Si era svegliato decisamente più tardi del solito quel giorno, molto probabilmente perché la sera prima era stato fino a tardi al Pub sotto casa a bere del buon Whisky.
Si tolse la sigaretta di bocca, spengendola nel posacenere di vetro e si portò la tazza con il caffè caldo alle labbra. Iniziò a sorseggiarlo continuando a fissare con sguardo torvo il cielo nuvoloso di fronte a sé. Probabilmente sperando di intravedere uno spiraglio di luce filtrare in lontananza dalle nuvole.
Dopo qualche minuto sentì squillare il cellulare. Poggiò la tazza sul tavolo, dirigendosi in camera, dove aveva abbandonato il telefonino, probabilmente sepolto dai lenzuoli del proprio letto.
Quella mattina infatti, dopo aver controllato l’ora in cui finalmente si era svegliato sul display del telefono, lo aveva lasciato lì abbandonato al suo destino.
Dopo diversi squilli andati a vuoto, finalmente riuscì a rispondere.
C’era una sola persona che poteva rompergli le scatole a quell’ora del mattino.
Suo fratello Inghilterra.
- Arthur, si può sapere perché mi devi rompere i c*****ni a quest’ora del mattino!? - fece il rosso, senza nascondere il tono piuttosto scocciato e nervoso.
- Ehi calm down! Se vuoi dare la colpa a qualcuno per il fatto che ti ho disturbato a quest’ora, dalla a quella rana francese! - rispose quest’ultimo irritato per il tono nervoso con cui Scozia gli aveva risposto al telefono senza un motivo valido.
- Eh? You mean France? Che vuole? - chiese a quel punto mettendosi a sedere sul letto e accendendo un’altra sigaretta.
- Bhè, ha detto che lui, insieme ad America , Italia e Germania, hanno organizzato una festa in maschera a Parigi fra tre giorni; ha inoltre aggiunto che both, you and me siamo invitati. Doveva avvertirti lui ma ha detto che non sa il tuo numero di telefono, quindi mi ha riferito che dovevo dirtelo io. That Frog ha per altro aggiunto  che dobbiamo vestirci eleganti, ma con dei vestiti decenti, non come i miei. Quanto non lo sopporto. -
- Ah…e quindi? A me non m’interessano queste feste. Soprattutto se bisogna andarci tutti rileccati come dei damerini. - fece espirando una boccata di fumo.
- But…?! Noi siamo stati invitati! Non è da gentleman rifiutare l’invito! -
- Sei tu il “gentleman “ di famiglia, non io. Quindi io non vengo, neanche se ci fosse the Queen in persona. - affermò convinto con espressione imperturbabile, mentre spengeva la sigaretta e ne prendeva un’altra dal pacchetto appoggiato sul comodino.
- Quindi neanche se ci fosse…Toscana? - domandò con fare furbo l’inglese, sapendo benissimo che suo fratello aveva un debole per la sua migliore amica.
Lo scozzese spalancò gli occhi, lasciando cadere dalle labbra la sigaretta spenta appena presa, non aspettandosi quell’uscita dal fratello minore.
- Sara? Sarà anche lei alla…festa? - domandò perdendo il suo tono piatto, facendo trapelare una viva curiosità e leggera emozione, data dall’insinuazione fatta dall’inglese.
- Sembrerebbe di sì, visto che France ha detto che Italia avrebbe invitato anche tutte le sue cousins and sisters.-
- Bhè…buono a sapersi. - disse cercando di mantenere un tono totalmente indifferente e neutro, ma fallendo miseramente.
Inghilterra non si fece sfuggire questo dettaglio e ne approfittò per convincere il fratello a venire. Sapeva bene che Scozia era innamorato di Toscana da tantissimo tempo ormai, quindi avrebbe presto ceduto se giocava bene le sue carte.
- Peccato che tu non voglia venire. Ti perderai Toscana vestita con un bellissimo abito ampio ed elegante, sembrerà sicuramente a real Princess vestita a quella maniera. Sono solo preoccupato che quella rana francese se ne approfitti e faccia qualcosa a Sara…- disse con finta noncuranza, ma aspettando una qualsiasi reazione da parte del fratello maggiore, la quale non tardò molto ad arrivare.
- Senti credo di aver cambiato idea. Dopotutto ogni tanto non è male partecipare a queste occasioni e poi come hai detto tu mi hanno invitato, quindi non sarebbe una bella cosa rifiutare. - fece con tono sbrigativo, alzandosi dal letto e andando verso l’armadio per prendere dei vestiti.
Inghilterra avrebbe scommesso  che Scozia fosse arrossito. L’aveva capito dal suo tono di voce. Il biondo ridacchiò sommessamente, per poi ricominciare a parlare al fratello con un sorriso trionfante stampato in faccia.
- Well! A questo punto oggi potresti venire con me e Japan a comprare un abito per l’occasione. A London ci saranno sicuramente dei negozi che fanno al caso nostro e ho già una mezza idea di dove andare.-
- Eh? E perché mai? Io l’abito elegante ce l’ho di già, non serve che me ne compri uno nuovo. - fece tornando al suo solito tono leggermente scorbutico, mentre si infilava un paio di jeans strappati sulle ginocchia, tenendo il cellulare all’orecchio con la spalla.
- Se la tua idea di vestito elegante è quella gonnella blu a scacchi che indossi per le TUE occasioni speciali, da secoli e secoli,  allora devi venire a comprartene uno nuovo, adatto per QUESTA occasione e magari anche un po’ meno vecchio rispetto a quella gonna. -
- First of all, quella non è una “gonnella a scacchi”, ma un kilt con il tartan blu del Clan McNeil. E secondo, quello, qui in Scozia, è come un vestito da cerimonia! - fece il rosso offeso.
Odiava quando definivano il suo amato Kilt “Gonnella”. Se poi era suo fratello a dirlo, allora sì che gli dava sui nervi.
- Anche in Giappone per le cerimonie si usa il Kimono, ma guarda caso Kiku ha deciso di comprare un abito elegante adatto per QUESTA occasione. - fece l’inglese, con un tono che lo scozzese decisamente non sopportava.
Il tono da moglie in menopausa. Lo stesso che spesso il biondo usava con Francia quando lo faceva irritare.
- What a pain! Va bene verrò a Londra a comprare un vestito elegante, ma che sia chiaro. Se non trovo niente che mi vada a genio, ci vado con il kilt a questa festa va bene?! - disse scocciato, non volendo sentire altre lamentele da parte di Inghilterra.
- Perfectly, allora ci vediamo di fronte il Big Ben per l’ora di pranzo. Non tardare mi raccomando! - fece il biondo con tono ammonitore.
- Yeah yeah, come ti pare. Bye. - disse svogliatamente per poi riattaccargli in faccia.
Buttò il cellulare sul letto, prese una camicia blu notte e se la mise sopra la canotta nera. Si infilò un paio di anfibi neri, prese la sua giacca di pelle del medesimo colore e il telefonino, per poi tornare verso la cucina con passo deciso.
Mentre cercava di fare mente locale e ricordarsi dove aveva lasciato il portafoglio e le cose necessarie ad andare da suo fratello, si continuava a chiedere come mai aveva accettato. In realtà lo sapeva benissimo il perché.
Toscana.
Solo quel nome gli faceva mancare due battiti. Scozia non si sarebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe innamorato di qualcuno, eppure era successo.
Dopo poco tempo che si frequentavano in qualità di amici, aveva iniziato ad affezionarsi alla ragazza sempre di più, finendo per innamorarsi di lei.
Amava il suo modo di essere, il suo desiderio e senso di libertà, la sua allegria, la sua risata, tutto di lei era perfetto ai suoi occhi, anche l’imperfetto. La cosa che però trovava più bella era il suo sorriso, così dolce eppure  così energico e pieno di vita. Tutte le volte che gliene regalava uno si sentiva sciogliere e riempire di gioia immensa.
Sì, decisamente quando c’era lei attorno o si parlava di lei non era quasi più lo stesso. Perdeva il suo fare scorbutico e a volte arrossiva imbarazzato per qualcosa detto o fatto da lei nei suoi confronti.
Mentre queste riflessioni e pensieri gli affluivano alla mente uno dietro l’altro come un fiume in piena, aveva già preparato tutto l’occorrente per andare a Londra. Non erano molti oggetti, ed erano tutti piuttosto piccoli, perciò decise di mettersi tutto in tasca.
Uscito di casa con l’ombrello in mano, pronto per ripararsi dalla pioggia, si diresse verso la sua macchina, parcheggiata non molto distante da casa sua.
Vi montò sopra, mise in moto il motore e partì verso l’aeroporto di Edimburgo.
Avrebbe fatto lì sul momento il biglietto e avrebbe preso il primo volo disponibile per Londra.
 
Nel giro di un’ora e mezza, da quando aveva preso l’aereo, arrivò all’aeroporto di Londra e nel giro di un’altra ora e mezza, fra il pullman e la metropolitana, era riuscito a raggiungere la piazza di fronte il Big Ben.
Mentre si dirigeva con passo deciso verso la torre dell’orologio, dette uno sguardo veloce ad essa per controllare che ore erano. Era mezzogiorno e mezzo passato.
Il rosso sospirò pesantemente, sapendo perfettamente che per Arthur l’ora di pranzo era già passata, di conseguenza lo avrebbe asfissiato con il fatto che era arrivato con mezz’ora di ritardo all’appuntamento.
Fatti pochi metri intravide un ragazzo piuttosto magro, dai capelli biondi e le sopracciglia folte, parlare con un altro leggermente più basso di lui, dai tratti somatici orientali e i capelli lisci e neri. Erano sicuramente Inghilterra e Giappone.
Quando fu a meno di un metro da loro, gli occhi verdi del biondo si posarono furibondi su di lui.
- Ti sembra questa l’ora di arrivare?! You’re late! - disse indicando l’orologio.
- Bhè sai com’è. Sono venuto fin qui dalla Scozia, di certo non da dietro l’angolo. Anyway sono solo le 12:35. Le persone normali pranzano anche all’ una sai? - disse con fare leggermente scocciato, mentre si accendeva una sigaretta.
- You…! Uff, vabbè lasciamo stare tanto sarebbe inutile discutere con te. Anyway, non so se vi eravate già conosciuti…questo è Giappone. - fece indicando con un gesto della mano il ragazzo di fianco a lui.
- Sì, mi sembra di averlo già incontrato durante qualche meeting. Però non ci eravamo mai parlati. Nice to meet ya. - disse Scozia tendendo una mano verso il giapponese.
Il moro ricambiò la stretta di mano, facendo in più un piccolo inchino.
- E’ un piacere fare la vostra conoscenza Scozia sama. -
- Ehi non ti preoccupare e dammi pure del tu. - gli disse accennando un sorriso sghembo.
- D’accordo Sukottorando san. - disse mite il ragazzo, sorridendo con fare educato.
- Bene, adesso che le presentazioni sono state fatte andiamo pure a mangiare. C’è un ristorante giapponese qui nei dintorni che dovrebbe fare al caso nostro. Non è un problema per te vero Scotland? -
Sarà stata un’impressione del rosso, ma aveva la sensazione che quell’ultima domanda suonasse come una specie di minaccia.
- No problem. Sicuramente il cibo di Japan sarà senza dubbio più buono del tuo. -
- Parlò quello che nel proprio menù giornaliero ha l’Haggis…- disse l’inglese con sguardo sottile verso il fratello.
Scozia non potè fare a meno di fulminare l’altro con uno sguardo altrettanto assottigliato.
- “Haggis”? Di che si tratta Igirisu? - chiese Giappone piuttosto confuso.
- E’ meglio se non vieni a saperlo Kiku, potresti sentirti male prima di pranzo. -
- Tanto si sarebbe sentito male lo stesso nel caso avesse mangiato la tua schifo di cucina. Anche se alcuni dei miei piatti sono particolari, guarda caso cucino meglio di te. -
- How you dare!? - fece l’inglese offeso dall’affermazione del rosso.
Probabilmente se Giappone non l’avesse fermato, il biondo si sarebbe fiondato sul fratello per fare a botte.
Scozia sospirò rassegnato. Quello sarebbe stato un lungo, lunghissimo pomeriggio. Ringraziò i santi del paradiso che ci fosse anche Giappone con loro, almeno, grazie alla sua presenza mitigatrice, avrebbe evitato di litigare con suo fratello per l’ennesima volta. Effettivamente erano rarissimi i momenti in cui fra di loro non c’erano troppe discussioni.
 
Dopo aver pranzato al ristorante giapponese, per altro consigliato da Giappone dopo aver studiato attentamente ogni ristorante della zona che serviva il cibo della sua terra, si diressero nella via dai negozi più costosi e alla moda di Londra.
Il rosso iniziò subito a preoccuparsi sul prezzo che avrebbe dovuto pagare per un vestito, che probabilmente avrebbe portato una volta per poi lasciarlo nell’armadio come cibo per le tarme.
Notò una certa preoccupazione anche sul volto del giapponese, che probabilmente aveva il suo stesso pensiero.
Dopo svariati minuti che camminavano per quella via seguendo Inghilterra, con lo scozzese preoccupato che a Giappone prendesse una sincope per il costo dei vestiti che aveva visto fino a quel momento nelle vetrine, finalmente si fermarono di fronte ad un negozio.
Aveva delle larghe vetrine dalle quali si potevano vedere alcuni abiti molto eleganti sui manichini, fatti da stilisti più o meno famosi.
- Here we are! Questo è un negozio che esiste dal ‘700 pensate un po’! Da quando ha aperto mi sono sempre servito qui quando mi servivano degli abiti eleganti, quindi essendo un cliente fidato ci faranno un trattamento di riguardo e anche un bel po’ di sconto! - disse con sorriso trionfante.
- Meno male…- fece il giapponese tirando un sospiro di sollievo.
- Io per ora non ho visto niente di mio interesse. - disse svogliato il rosso spengendo la sigaretta che aveva in bocca fino a qualche minuto prima.
- Aspetta di entrare almeno, prima di tirare le tue conclusioni! - fece irritato il biondo. - Inoltre vedrai che riuscirò a farti trovare un vestito che ti vada a genio qui dentro! - continuò con sicurezza.
- Certo, riparliamone quando usciremo dal negozio. - fece con tono piatto lo scozzese.
- Tsk…vedremo chi avrà ragione alla fine brother. - disse per poi entrare dentro il negozio l’inglese.
Appena il campanello della porta tintinnò, un uomo distinto dai baffi folti e il riporto venne incontro ai tre ragazzi.
- Mr. Kirkland! It’s a pleasure to see you. Come posso aiutare lei e i suoi amici? -
- Hello Mr. Bennet. Vede io, mio fratello e il mio amico fra tre giorni dovremo partecipare ad una festa in cui dovremo indossare degli abiti piuttosto eleganti, che non stonino se indossati con una maschera abbinata. Ci può mostrare qualche capo che secondo lei può essere adatto? - fece il biondo con sorriso cordiale e tono gentile.
- Certainly! Proprio ieri mi è arrivata anche la collezione nuova di uno degli stilisti più richiesti del momento! Accomodatevi pure nella saletta di là, vi troverete un divanetto e i camerini proprio in front of them. Inizierò portando qualche capo da far provare a lei Mr. Kirkland. -  fece cordialmente l’uomo baffuto.
- Thank you Mr. Bennet. - disse Arthur sempre sorridendo verso il signore di fronte a lui, il quale si diresse verso il magazzino a prendere un paio di abiti da fargli provare.
Dopo pochi minuti il Signor Bennet ritornò con diversi abiti in gruccia fra le mani, sistemandoli all’interno del camerino in cui entrò subito dopo Inghilterra.
Ci vollero diverse prove prima che l’inglese riuscisse a trovare l’abito che lo convincesse pienamente. Alla fine scelse un completo con caratteristiche e dettagli settecenteschi, il quale lo aveva subito attratto. Aveva la giacca nera lunga dietro e più corta sul davanti tenuta piuttosto chiusa da una specie di fermaglio in metallo nero e con un taschino sulla parte sinistra in cui vi si trovava un piccolo foulard bianco; la camicia era di raso bianco, lo stesso tessuto con cui era fatto un elegante fiocco con un diamante al centro, il quale era messo al posto di un eventuale cravatta e dava un tono più retrò al complesso insieme alla giacca. I pantaloni erano del medesimo tessuto e colore di quest’ultima ed erano tenuti su da una cintura nera in pelle lucida con le cuciture bianche.
Giappone, da buon Otaku quel’era, lo definì uno stile da vampiro fascinoso, tipico di quei libri e manga usciti in quegli ultimi tempi, cosa che Inghilterra prese come un complimento nello stile di Kiku.
Scozia sbuffò, dicendo al fratello che era vestito più decente rispetto al solito e quindi andava bene.
Dopo qualche imprecazione verso il rosso da parte di Inghilterra, cercando comunque di rimanere su insulti abbastanza leggeri visto il luogo in cui si trovavano, il Signor Bennet prese le misure di Giappone, per poi tornare con un’altra massa di abiti da far provare questa volta all’orientale.
A differenza dell’inglese, il moro trovò l’abito dopo poco.
Era un semplice smoking nero, con la camicia bianca e la cravatta rossa. In più aveva abbinati un paio di guanti bianchi.
Entrambi i britannici rimasero impressionati sia dalla rapidità con cui aveva trovato l’abito, sia la semplicità dello stile per cui aveva optato.
Comunque entrambi trovarono che la sua scelta fosse stata ottima e che l’abito gli stesse molto bene. A quel punto fu il turno di Scozia. Si fece prendere di malavoglia le misure e l’attesa degli abiti, almeno per lui, fu decisamente snervante.
Dopo alcuni minuti il Signor Bennet tornò con svariati abiti da far provare al rosso.
La ricerca dell’abito di quest’ultimo durò praticamente il doppio di quanto non fosse durata la ricerca di Arthur, quindi fu un lasso di tempo molto…ma MOLTO lungo. All’ennesimo completo scartato, sia il signor Bennet che Inghilterra stavano per gettare la spugna. Sembrava impossibile trovare qualcosa che andasse a genio allo scozzese.
Il rosso si voltò verso l’inglese, il quale aveva un’espressione a metà fra il rassegnato e lo sconfortato.
- Te l’avevo detto Arthur. Qui non c’è niente che mi va a genio, tanto vale che torni a casa e venga con il mio amato kilt alla festa non trovi, little brother? - fece sottolineando il suo tono sbeffeggiatorio sull’ultima parola e con sorriso altrettanto sbeffeggiatore.
- Please Mr Bennet. La supplico, mi dica che ha ancora qualche completo da far provare a questo…questo…scozzese tradizionalista! - fece l’inglese con un tono irritato.
Non voleva darla vinta ad Allistor. Avesse dovuto pagare l’abito di tasca sua, lo scozzese sarebbe uscito di lì con un abito decente per la festa ad ogni costo.
- Suo fratello è dai gusti difficili Mr.Kirkland. Anche dopo avergli fatto provare ogni abito del mio negozio non ne ha trovato ancora uno che gli vada bene. - fece l’uomo preso leggermente dallo sconforto. Poi il volto gli si illuminò tutto d’un colpo.
- Però credo di avere un modello che non ho ancora fatto provare a nessuno. E’ uno stile piuttosto particolare e non è facile da vendere, ma credo che potrebbe fare al caso vostro. -
- Cosa aspetta Mr Bennet! La prego porti quel completo qui e glielo faccia provare! - esclamò allora Inghilterra.
- Va bene mi proverò anche questo Arthur. Ma che sia chiaro. Se anche questo è un buco nell’acqua, dovrai abituarti all’idea di rivedermi dopo tanto tempo col kilt. - fece il rosso indicando il fratello minore in modo minatorio.
Il signor Bennet si diresse in magazzino con passo svelto, per poi tornare pochi minuti dopo con un abito fra le braccia, il quale si trovava ancora dentro il rivestimento di plastica.
Il rosso lo guardò con diffidenza per poi prendere il completo e entrare nel camerino. Quando uscì, sia Inghilterra che Giappone rimasero sorpresi dall’eleganza dello scozzese, nonché della particolarità dell’abito.
La giacca era nera in stile settecentesco, con due bottoni d’argento sulle punte corte della parte davanti e una catenella d’argento con un teschio pirata appuntata su uno dei risvolti di essa. Sotto aveva un panciotto nero con delle decorazioni vegetali color grigio scuro, il quale copriva la camicia nera in raso, alle quali maniche aveva due gemelli a forma del seme di Picche. Al collo aveva un foulard nero decorato con dei piccolissimi teschi bianchi, il quale era infilato un po’ dentro il panciotto rendendolo gonfio, mentre al nodo vi era appuntata una spilla rotonda con al centro una Gemma dell’Anima Nera, la quale era attorniata da varie gemme dell’anima della medesima forma e colore, solamente rifinite con piccoli diamanti. Sulla sinistra aveva un piccolo fazzoletto nero di raso infilato nel taschino e anch’esso decorato con minuscoli teschi bianchi. I pantaloni erano del medesimo materiale e colore della giacca ed erano leggermente attillati. In abbinato al completo vi erano inoltre un paio di guanti bianchi.
Il rosso si rimirò nello specchio e, diversamente dalle sue aspettative iniziali, pensò che quel completo non era tanto male, anzi, dovette ammettere che aveva un certo carattere, per così dire.
- Io non so cosa ne pensa lei Mr Allistor, ma io trovo che questo completo le stia molto bene. Credo sia il primo a cui quest’abito doni veramente. - fece il signor Bennet leggermente titubante.
Il rosso si voltò verso i due ragazzi e l’uomo baffuto con sorriso compiaciuto. 
- Ammetto che quest’abito…mi piace. Non è da damerino ma è elegante nonostante abbia un non so che di…trasgressivo, non so. So solo che è il primo che mi va molto a genio. -
- Soooo, sei ancora deciso a venire con il kilt? - gli domandò l’inglese con un sorriso vittorioso già stampato in volto.
A quel punto lo scozzese si rese conto di essere con le spalle al muro.
Suo fratello l’aveva avuta vinta alla fine.
Scozia tirò un sospiro pesante, rassegnandosi a dover dire quelle parole che erano un’offesa al proprio orgoglio.
- Maybenot…- fece a denti stretti guardando da un’altra parte con espressione scontrosa.
- Hmpf, perfect! Mr Bennet faccia pure il conto. - disse sopprimendo una risatina compiaciuta per poi rivolgersi all’uomo che intanto stava già preparando gli abiti suo e di Giappone.
- Per le maschere andremo in un negozio apposito qui vicino, almeno avremo già tutto pronto per la festa. - continuò poi Inghilterra rivolto ai due ragazzi.
- D’accordo Igirisu. Direi che è un’ottima idea. - fece il giapponese concordando con l’inglese.
Mentre il moro e il biondo si dirigevano alla cassa, lo scozzese ritornò in camerino per cambiarsi. In fondo, anche se gli era costato fatica darla vinta al fratello, non gli era dispiaciuto più di tanto prendere quell’abito.
Anche perché ora che ci ripensava, se avesse indossato il kilt, Toscana lo avrebbe riconosciuto subito…e probabilmente non solo lei.

.:Angolo dell'autrice:.


Ecco qua il nuovo chappy!! :D  Ammetto che mi sono divertita a scrivere questo capitolo...soprattutto perchè adoro scrivere dei battibecchi fra Iggy e Allistor xD . Se avete fatto ben attenzione, vedrete che ho voluto mettere a confronto come Toscana e Scozia hanno rispettivamente vissuto questa giornata e come siano in contrasto.
Infatti, mentre Allistor a casa sua aveva brutto tempo, ha preso con ben poco entusiasmo la notizia della festa, non ha un rapporto rose e fiori con suo fratello minore e abita proprio nel centro di Edimburgo in un appartamento, Toscana invece aveva bel tempo dalle sue parti, era molto felice della festa, ha uno splendido rapporto con la sorellina e abita in una villetta in mezzo alla campgna xD. L'ho voluto subito sottolineare con la prima frase detta da entrambi nei capitoli xD.
Comunque per l'abito di Giappone mi sono rifatta a un disegno che AlessiaTH aveva fatto sulla Fanfiction "Una festa in maschera", cioè quella da cui è tratto questo Spin-off.
Per quanto riguarda gli abiti di Inghilterra e Scozia ho utilizzato i seguenti:

Scozia:
http://www.comercialmoyano.com/Blog/wp-content/uploads/2013/03/11-702a.jpg
Inghilterra (il primo a sinistra col fiocco): http://image.nanopress.it/donna/fotogallery/628X0/189137/abiti-da-cerimonia-uomo-2013.jpg

Invece i Tartan sopra citati sono i seguenti:
Clan MacKay : http://www.clanmackaywa.org.au/Tartan02.jpg

Clan McNeil: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/common/c/cd/Macneil_of_Barra_tartan_%28Clan_Macneil%29.jpg
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!! Lasciate un commento e ditemi che ne pensate! :D
  
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