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Autore: Aron_oele    04/09/2014    11 recensioni
Judith Montgomery è una ragazza bionda ed americana.
Judith Montgomery è una ragazza alta, che fuma Marlboro light e che vive a New York.
Judith Montgomery è una ragazza che ha vissuto tre mesi in Giappone, ospite di una famiglia strampalata.
Judith Montgomery sono io, e questa è la mia storia.
***
Per la serie "Non vi libererete mai di me" ecco a voi una nuova storia, senza trama, in cui frammenti di vita a Nerima, attimi, spezzoni, giorni, fotografie, Ranma, Akane, momenti, avventure, persone, pensieri e parole, vengono mostrati a voi dal punto di vista di due occhi castani ed estranei, quelli di Judith, appunto.
Ps: Lo sapete che non so fare le introduzioni!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le note rock delle canzoni che accompagnavano i miei allenamenti -ormai quotidiani- mi riempivano ancora le orecchie mentre ero stesa sul futon con ogni singolo centimetro del corpo dolorante. Dopo la sera del temporale Ranma, Ryoga ed Akane avevano deciso che ero “davvero portata” per le arti marziali e mi avevano messa sotto torchio giorno e notte, con il risultato che ora il mio “grido di battaglia” era quasi perfetto e che avevo già preso a calci qualche alunno del dojo.
Altro risultato, molto meno gradito, era che ero sempre praticamente distrutta, con gli addominali indolenziti e le gambe pesanti, tutti i giorni, proprio come nel giorno che sto per raccontarvi.

Quel giorno appunto, ero sdraiata sul futon, stanca e con i muscoli indolenziti ma lo stesso appagata e felice, riempita da quella sensazione che solo chi fa sport può capire, con la mia buona musica vicino ed anche una tazza fumante di una delle tisane “post-allenamento” di Kasumi, quando dalla porta scorrevole vidi fare capolino un visetto aguzzo come la mente del suo possessore.
<< Allora, sei pronta? >> mi chiese Nabiki squillante.
<< Pronta per cosa? >>
<< Lo shopping! >>
<< Ah già sì... ehm arrivo subito! >> ed in men che non si dica mi ricordai della sera prima e di Akane che cercava di convincere Ranma che nella definizione di “abito elegante” non erano assolutamente contemplate nessuna delle sue casacche cinesi, né tanto meno i pantaloni che si ostinava ad abbinare sotto. Come un flashback rividi l'espressione ironicamente incredula del ragazzo quando Ryoga si diede disponibile ad accompagnarci a cercare un vestito adeguato per la festa di compleanno di Kodachi:
<< Sei proprio sicuro di volerti subire cinque ore di piagnistei del tipo “oh no questo vestito mi fa grassa!!”?? >>
<< Sono proprio sicuro che nessun vestito fa grassa Akane! E comunque serve qualcosa anche a me... non ho niente di elegante! >>
<< Grazie Ryoga... Hai sentito Ranma? Lui sì che è gentile e non un buzzurro come te! E poi non ti farebbe male comprare qualcosa di decente, magari un bel completo con la cravatta! >>
<< Ma scherziamo? Io sto benissimo così... le cravatte mi fanno soffocare! >>
<< Non puoi venire così! Sull'invito era scritto a caratteri cubitali “abiti eleganti” ed i tuoi non lo sono affatto! Vedrai che non ti faranno entrare! >>
<< Kodachi mi farebbe entrare anche in mutande! >>
<< Soprattutto in mutande! >> azzardò Nabiki provocando una risata accesa da parte di Ranma, ma a quel punto il viso angelico della bella Akane si tinse di rosso fuoco e con un'esplosione di rabbia, degna del ruggito di un leone, urlò in direzione di Ranma:
<< Bene!! Fa quello che ti pare! Vacci in mutande, vacci pure nudo, a me non interessa un fico secco di quello che fai tu!!! >> e corse nella sua stanza sbattendo la porta, lasciando Ranma a grattarsi la nuca con l'espressione di chi si chiedeva“ma cosa ho fatto?”, Nabiki che scuoteva la testa in segno di diniego, Ryoga che gli lanciava sguardi infuocati come se volesse ucciderlo e me, leggermente stupita dalla prima vera litigata fra quei due.

Così, dopo aver scacciato con un sorriso quei ricordi, afferrai il primo vestito che mi capitò a tiro, misi una manciata di cose utili nella borsa, mi legai i capelli nella solita treccia morbida e scesi le scale ripetendo ad alta voce “Eccomi, eccomi!” mentre Akane mi aspettava con l'espressione stranamente soddisfatta e rilassata, seduta vicino a Ranma il cui volto era a dir poco funereo, che a sua volta era accanto a Ryoga, intento a contare anche le monetine dentro al suo portafogli, in piedi affianco a Nabiki la quale continuava a picchiettare nervosamente il piede a terra e a guardare in direzione dell'orologio.
<< Scusatemi, sono pronta >> dissi entrando nella stanza e chinandomi a mo' di scusa.
<< Bene, se ci siamo tutti possiamo andare! >> diede il via Nabiki avvicinandosi alla porta mentre gli altri si alzavano e così, tra una fermata della metro ed un taxi, ci avviammo verso uno dei quartieri più grandi di Tokyo: Shibuya.


Shibuya è senza dubbio il quartiere più affollato ed illuminato di Tokyo, pieno di vetrine sgargianti, scritte iridescenti, maxi schermi su cui si susseguono veloci pubblicità e cartelloni colorati, mi ricordava la mia Time Square.
Io camminavo con il naso all'insù, osservando i giganteschi grattacieli grigi e colmi di vetro e gli idiomi intermittenti proiettati ovunque, che sbiadivano lasciando posto ai caratteri occidentali.
Tokyo, l'avevo ormai appurato con i miei occhi, è la città delle contraddizioni. Nel suo cuore convivono lo spirito tradizionalista, quello del Giappone imperiale e dei samurai, intriso delle sue antiche regole basate sul rispetto e sul duro lavoro, e quello moderno, che la fa somigliare ad una piccola America. Eppure, al suo interno, queste due entità riescono a fondersi come il caramello sulle mele, dando vita alla più incredibile molteplicità a cui un uomo avrà mai il piacere di assistere.
Forme e colori, lettere, suoni, odori, moderni e antichi, si fanno strada per tutta la città tenendosi per mano, garantendo allo spettatore l'unicità che solo quel pezzo di mondo sa regalare.
Noi procedevamo vicini gli uni agli altri alla ricerca del negozio giusto in quella grande marea, mentre migliaia di persone facevano dei gran giri intorno a noi, ed in quel caos di visi che sembrano guardarti ma in realtà non ti vedono affatto, mi sentii per un attimo di nuovo a casa.
<< Ci siamo ragazzi, questo è fantastico! >> disse Nabiki, la nostra guida ed esperta di moda, interrompendo i miei nostalgici pensieri e spingendoci a forza in un negozio enorme e con le mura bianche illuminate a giorno.
<< Lì il reparto uomo, di là quello donna >> continuò afferrando una manciata di vestiti da ogni rella e dirigendosi velocemente dentro ad uno degli spaziosissimi camerini.
Esattamente cinque minuti e quarantasei secondi dopo, mentre noi quattro faticavamo ancora ad orientarci fra i reparti “cool”, “young” e “oversize”, ce la vedemmo sfrecciare davanti con una busta in mano:
<< Bene ragazzi io ho fatto, ci vediamo a casa! >>
<< Come? Hai già fatto? Ma co...come diamine è possibile? >> chiese Ryoga assolutamente stupefatto.
<< Il tempo è denaro carino, devo vedermi con certi tipi per alcuni affari... Ci vediamo dopo! >> e sparì oltre le grandi porte scorrevoli.
<< Voi non sarete così veloci eh? >> chiese Ranma quasi in un sussurro, beccandosi una brutta occhiata da parte di Akane che, per tutta risposta, mi mise la mano sottobraccio e si avviò verso il reparto “abiti da sera” ringhiando un impercettibile -ma alquanto minaccioso- “seguiteci”.

Quella zona del negozio sembrava appartenere ad un altro mondo.
Passeggiando fra un manichino imbellettato e l'altro, mi tornarono in mente quei negozi americani dove tutte le liceali vanno a comprare i vestiti per i balli scolastici.
Stavo quasi per perdermi nei ricordi del mio ballo di fine anno, quando una gentilissima commessa con i capelli color mogano e gli occhi ridenti, vestita in un impeccabile tailleur nero, avvicinandocisi e probabilmente notando i miei tratti affatto orientali, ci chiese in inglese: << Come posso aiutarvi? >>
<< Salve >> rispose Akane con un leggero inchino << dovremmo andare ad una festa questa sera e cercavamo qualche abito elegante... >>
<< Ah, capisco ragazze, bene ve ne porto qualcuno. I camerini sono da quella parte >> e seguendo il dito indice della donna, ci ritrovammo in una specie di salottino corredato persino da un tappeto in stile moquette lunga beige e due mini divanetti lilla.
<< Ragazze voi potete entrare nel camerino, voi ragazzi potete accomodarvi qui >> disse la commessa, il cui nome era Namiko, dopo averci portato tantissimi abiti diversi mentre Ranma e Ryoga, seduti di fronte a noi, avevano l'aria di due persone che stanno per assistere ad una prima importante.
<< Ci mancano i pop corn >> ironizzò Ranma quando Namiko se ne fu andata ed io ed Akane eravamo già al di la della grande tenda in pelle color panna a provare il primo di quella che sarebbe stata una lunga serie di vestiti.
Quando entrambe trovammo il coraggio di uscire e farci ammirare dai ragazzi, rosse in viso come due peperoni, la loro reazione ci stupì moltissimo: niente battute acide su qualche imprecisato difetto corporeo, niente sguardi vaghi, solo quattro occhi, due blu e due verdi, completamente sgranati e due bocche aperte in un sorriso ebete ed al tempo stesso tenero.
Io ed Akane indossavamo lo stesso identico abito lungo fino alle caviglie, stretto in vita, senza le maniche e legato da un nastrino al collo come fosse una collana, il mio era color amaranto scuro mentre il suo verde acqua.
Ci guardammo soddisfatte della risposta, seppur muta, che avevamo avuto dai ragazzi e prendemmo dalla pila il secondo abito che la premurosa commessa aveva scelto per noi. A me ne toccò uno a righe trasversali bianche e nere, che lasciava le scapole leggermente scoperte ma copriva bene il décolleté fermando i due triangoli di stoffa appena sotto il seno con una fascia alta. Akane invece uscì con un abito che le arrivava di molto sotto ai piedi, color pesca decorato con piccoli fiorellini azzurri ed indaco, con le spalline larghe e leggermente svasato oltre i fianchi.
La reazione dei ragazzi fu la stessa, un velato consenso nascosto dietro ad un sorriso che, dopo il quarto abito della stessa fattura, divenne quasi di noia.
Uscendo con il quinto vestito, ebbi l'impressione che Akane cercasse qualcosa di più, qualcosa per fare colpo su i due ragazzi che in quel momento ci guardavano e non capivano perché stessimo provando una serie -per loro infinita- di abiti tutti uguali.
<< Allora ragazze come vanno questi? >>
<< Molto bene signora Namiko, solo che noi cercavamo qualcosa di un po' più... sofisticato... >> disse Akane accennando lievemente ai due ragazzi seduti a gambe divaricate di fronte a noi.
<< Oh certo, certo, capisco >> e sparì tornando poi, due minuti dopo, con un'altra carrellata di vestiti.
Il primo abito della nuova serie che mi ritrovai in mano, arrivava di molto sopra al ginocchio, era di un bellissimo chiffon nero e sul davanti si perdeva in un gioco di sensuali trasparenze, mentre sul retro era tenuto insieme da una sottile striscia di seta a metà schiena e nient'altro.
<< Akane... ehm... io non sono sicura di voler uscire così! >> sussurrai cercando di farmi sentire solo da lei che armeggiava ancora con il suo vestito nel camerino di fianco al mio.
<< Coraggio Jude, sono sicura che sei bellissima! >> mi incitò e scostammo la tenda, rivelandoci ai due ragazzi, nello stesso momento.
Akane indossava un abito bellissimo il cui corpetto, con scollo a cuore, era tempestato da piccoli strass dorati e le fasciava completamente il sottile busto, scendendo, all'altezza della vita, in una gonna di organza chiara più lunga dietro, come un piccolo strascico.
Mi resi conto, guardando lei e poi i due ragazzi, che la reazione che desiderava era senz'altro arrivata: al vederla lì, con le gambe tornite quasi del tutto scoperte ed il seno stretto nelle due coppe, la sudorazione di Ranma aumentò improvvisamente, mentre Ryoga, che per poco non era morto soffocato, sembrava quasi una pentola a pressione con il viso rosso e il fumo che pareva gli uscisse dalle orecchie.
<< Allora che ne dite? >> chiese la mia amica con aria innocente facendo un giro su se stessa.
Ryoga non rispose mentre Ranma biascicò a stento un: << Jude stai benissimo... Akane non... non è un po' troppo... ehm... corto? >>
La bella moretta rise soddisfatta, imputando l'ultima affermazione del ragazzo al troppo imbarazzo e rientrò nel camerino per provarsi il secondo abito.
Provammo una miriade di altri vestiti, di seta, corti, lunghi, che lasciavano la schiena nuda, trasparenti, velati, aderenti, uno addirittura di pelle e la reazione fu sempre la stessa: Ryoga non accennava minimamente a rispondere, tranne che per qualche leggero movimento della testa o delle mani ma i suoi occhi parlavano per lui, mentre Ranma, dopo un iniziale smarrimento, rispondeva sempre allo stesso modo: “Jude stai benissimo” “Jude ti sta molto bene” “Carino questo Jude” e “Akane è troppo scollato” “Akane è troppo corto” “Akane è troppo trasparente” “Akane dove credi di andare vestita così?”.
Dopo l'ultimo abito, un modello aderente in pizzo rosa cipria per lei ed un mono spalla grigio perla per me, notai la delusione sul suo bel viso.
<< Va tutto bene? >> le chiesi avvicinandomi.
<< Sì, sì certo Jude >> rispose con un sorriso un po' tirato.
<< Non ti vedo molto convinta, non ti piace nessun vestito fin'ora? >>
<< Beh... ce n'erano alcuni carini ma.... hai sentito Ranma no? >>
<< Sì... ehm... ho l'impressione che sia un po' geloso! >> le dissi in tutta sincerità.
Effettivamente, quel suo atteggiamento mi sembrava davvero dettato dalla gelosia, come se volesse proteggere il bel corpo di lei dagli sguardi altrui, quelli di Ryoga in primis e poi quelli di tutti gli invitati alla festa di quella sera.
<< Non ti ha detto nulla quando i vestiti erano accollati e lunghi o no? >>
<< No, erano informi ecco perché non ha detto nulla. Non è geloso, la verità è che non gli piace il mio corpo, non perde mai occasione per dirmi che ho i fianchi larghi e il seno piccolo e che non sono per niente carina... >> mi spiegò e per un momento le sue parole mi parvero vere. Ma non poteva essere così, io avevo visto il modo in cui la guardava ed ero certa, certissima, che né il suo viso né il suo corpo mozzafiato gli fossero indifferenti, come era, del resto, per tutti gli altri.
<< Facciamo un esperimento, prova uno dei vestiti che la signora Namiko ha dato a me ed io ne proverò uno dei tuoi, vediamo che dice >> proposi e così uscii dal camerino con uno degli abiti che Akane aveva provato in precedenza, un modello semplice ed aderente davanti, ma con degli incroci dietro che, in un gioco di vedo non vedo, lasciavano trasparire quasi tutta la schiena. Mentre lei indossò un abito blu scuro, senza spalline e che lasciava alla vista una striscia sottile di pelle -seppur velata dal tulle- che andava dalla spalla fino alla fine della lunghezza del vestito.
<< Come ci stanno? >> chiesi io speranzosa mentre Ryoga si limitava ad alzare il pollice sinistro, mentre -ancora una volta- abbassava il viso.
<< Bene Jude, è carino questo vestito! >> rispose prontamente Ranma guardandomi.
<< E a me? >> chiese Akane con un leggero sorriso facendosi avanti.
<< S...sei bellissima A-Akane! >> balbettò Ryoga imbarazzatissimo mentre si reggeva il bel viso paonazzo fra le mani.
<< Akane... ma sei matta? Vuoi venire davvero vestita così? >> disse Ranma strabuzzando gli occhi.
<< Cos'ha che non va? >>
<< Beh... Tanto per cominciare è... è troppo corto e poi è troppo aderente, e... e si vede tutto!! >>
<< Mi sta male? >>
<< Non ho detto questo! >>
<< E allora perché hai da ridire? Quando l'ha messo Jude ti piaceva!!! Un maschiaccio come me non può vestirsi così? >> disse Akane spazientita, alzando leggermente la voce e stringendo i pugni.
Ranma non rispose, piuttosto sembrava confuso, come se non avesse capito le accuse che gli erano state rivolte.
<< Akane ma che stai dicendo? >>
<< Sto dicendo Ranma, che nessuno dei vestiti che ho provato fino ad ora ti è piaciuto! Erano tutti troppo corti, o troppo scollati o semplicemente troppo belli per me!! Mentre a Jude hai sempre fatto i complimenti!! Perché? Vorrei solo sapere perché? >> urlò quasi lei con gli occhi lucidi.
Mi fermai a guardarla un momento: era rossa in viso, probabilmente un misto di rabbia, per la convinzione che lui non la trovasse tanto bella da essere degna di indossare quei vestiti, e di imbarazzo, per il fatto che era palese che cercasse la sua approvazione. Aveva i meravigliosi occhi castani offuscati da un velo di lacrime, forse per la troppa tensione, esplosa da un momento all'altro, o forse per il dolore, la tristezza che quei suoi pensieri assurdi le suscitavano.
E poi mi fermai a guardare lui, che la osservava con gli occhi blu spenti, pieni di tenerezza e comprensione, come a voler dire “non hai capito nulla”. Scosse la testa, disse semplicemente << Sei una stupida Akane >> e andò via trascinandosi dietro Ryoga che borbottava chissà cosa contro di lui.
I ragazzi sparirono velocemente al piano di sopra, con tutta probabilità per cercare qualcosa da indossare per loro, mentre Akane si lasciò cadere su uno dei pouf.
<< Tutto bene? >> le chiesi io un po' titubante
<< Sì... tranquilla Jude, fra me e Ranma è sempre così! >> sorrise con orgoglio lei prima di avviarsi verso la commessa e chiederle altri abiti da provare.
E mentre indossavo l'abito che poi avrei scelto, non potei fare a meno di chiedermi cosa ci fosse davvero fra quei due, perché una ragazza non se la prende così tanto se un suo amico non le fa un complimento, ed un ragazzo non è così tanto geloso (perché io fui subito sicura -ed il tempo mi diede poi ragione- che si trattasse di pura e semplice gelosia) dei vestiti che indossa una sua amica.


***


Tornate a casa trovammo Soun e Genma intenti a giocare una noiosissima partita a shogi, Nabiki sotto la doccia e Kasumi fuori per alcune commissioni.
<< Ciao papà, buonasera signor Genma, Ranma e Ryoga non sono ancora rientrati? >>
<< Ciao bambine mie >>
<< Salve ragazze >>
<< Buonasera signor Tendo, buonasera signor Saotome >>
<< Jude, come ho detto che devi chiamarmi? >>
<< Ehm... papà! >>
<< Ebbene? >>
<< Buonasera papà, buonasera signor Sao... ehm, Genma! >>
<< Come state bambine, avete fatto compere? >>
<< Papà, Ranma e Ryoga? >> accelerò Akane.
<< Oh già sì... Saotome non barare mentre non sto guardando, comunque Akane mi pare siano andati nel dojo ad allenarsi >>
<< Amico Tendo io non baro mai, sei tu che non ti ricordi dove metti le pedine! >>
<< Ma non dire idiozie! Tu sei più vecchio di me dopotutto, sei tu che non ricordi! >>
<< Abbiamo la stessa età!! >>
<< Ma tu sei calvo! >>
<< Bada a come parli Tendo se non vuoi affrontare la famigerata tecnica segreta della scuola Saotome!! >>
E il buffo litigio (di cui più della metà mi fu tradotto da Akane, perché i due signori avevano ricominciato a parlare in giapponese) che sembrava il disco rotto di una vecchia coppia sposata da anni, dato che ogni volta si ripeteva sempre molto similmente e che tutte le volte mi faceva ridere fino alle lacrime, andò avanti per un periodo di tempo indefinito, che non saprei dire, visto che io ed Akane ci avviammo in camera sua per prepararci e chiudemmo la porta, soffocando le loro voci profonde.

Per tre ore tutte le nostre energie furono tutte proiettate nel farci belle: la doccia, lo smalto (che fu nero per entrambe), la depilazione con la lametta (presumibilmente quella con cui Ranma usava farsi la barba), la crema, la maschera facciale (con la quale avremmo fatto impallidire anche Shrek e Fiona), la messa in piega (il caschetto moro di Akane sembrava tempestato di diamanti tale che era la sua lucentezza e la mia chioma bionda e liscia venne sapientemente ondulata dalla super-potente piastra di Nabiki) ed infine il make up (di queste tre ore, sicuramente più di una venne sprecata con i cento e più tentativi di fare una riga decente di eyeliner).
Alle 20.00 in punto eravamo pettinate e profumate in cima alle scale, pronte per la nostra discesa trionfale, quando incontrammo Nabiki.
Definirla mozzafiato sarebbe stato riduttivo: indossava un abito color glicine scuro, corto e aderente, con una scollatura vertiginosa sul décolleté e un'altra, altrettanto sfacciatamente provocante, sul retro, tanto che il vestito sembrava reggersi a stento. Le scarpe, rigorosamente open-toe e rigorosamente altissime, erano in tinta, con una piccola cavigliera dorata abbinata agli orecchini.
<< Wow Nabiki, stai benissimo! >>
<< Grazie Jude, anche tu! >> rispose lei facendomi l'occhiolino e scattandomi -segretamente- qualche fotografia << Anche tu sei bella sorellina, vogliamo andare? >>
<< Non aspettiamo i ragazzi? >> chiese Akane con finta noncuranza.
<< Guarda tesoro che sono andati via già da un pezzo! Anzi, volevo chiederti, cosa è successo oggi al negozio? Ranma è tornato piuttosto nervosetto... Se non mi credi dai un'occhiata al dojo! >>
<< No, non è successo niente e quello che fa Ranma non mi riguarda! Se quei due villani non ci hanno aspettate peggio per loro... Coraggio andiamo! >> rispose lei stizzita e Nabiki mi guardò alzando un sopracciglio: << Sarà... a me non la racconta giusta! >> mi sussurrò << Hanno litigato non è vero? >> ed io mi limitai ad annuire mentre varcavamo la soglia, uscendo da casa Tendo.

***

La villa della famiglia Kuno, dove si teneva la festa, era sempre a Nerima e non troppo lontana dalla casa di Akane e Nabiki anche se, con i tacchi che tutte e tre avevamo avuto la brillante idea di metterci, persino due metri ci sarebbero sembrati chilometri.
Tutta la strada per arrivare all'abitazione era costellata di rose nere, simbolo della festeggiata, fino al magnifico ingresso della maestosa casa.
Il portone era spalancato e all'interno camerieri in livrea indicavano il passaggio per entrare nell'enorme salone da cui proveniva musica a volume alto e luci da discoteca.
Non appena fummo dentro non mi fu difficile capire quale fosse la festeggiata: al centro della stanza, su quello che sembrava un trono argentato con ai piedi un tappeto di petali neri, stava seduta una graziosa ragazza con i capelli neri come l'ebano, lunghi e sistemati in una coda alta e laterale, gli occhi grigi e sottili e le piccole labbra a cuore tinte di rosso fuoco. Kodachi indossava una tiara tempestata da piccoli diamanti luminosi ed uno sconvolgente vestito nero di seta e pizzo, lungo e davvero molto sexy, degno del bellissimo corpo che aveva.
Improvvisamente, mentre la osservavo, mi sentii abbracciare da dietro e, senza nemmeno girarmi, seppi che Kuno aveva apprezzato il mio abbigliamento.
Avevo scelto un abito corto, bianco e con degli intarsi in pizzo nero che circondavano entrambi i lati dell'abito, chiudendosi in vita e riaprendosi per seguire poi la leggera svasatura a campana della gonna. Il tutto corredato da delle décolleté lucide nere e due piccoli brillantini ai lobi.
<< Oh creature meravigliose del cielo, della terra e di tutti e sette i mari >> farneticava Tatewaki mentre ci stringeva tutte nella morsa delle sue lunghe braccia << di quale immensa felicità sia ricolmo il mio cuore ora che vi vedo qui davanti a me, non saprei spiegarvelo a parole >>
Poi, improvvisamente, come se si fosse ricordato di qualcosa di urgente, ci lasciò andare e focalizzò la sua attenzione esclusivamente su di me:
<< Oh Judith, divina creatura, potrai mai perdonarmi per essere stato un così mediocre padrone di casa? >>
<< Ma di che parla? >> sibilai rivolta alle mie amiche mentre lui mi baciava entrambe le mani inginocchiandosi appena.
<< E che ne so >> fece spallucce Nabiki.
<< Non ti ho presentato la mia amata sorella! Perdonami bellissima Judith, rimedierò immediatamente al mio torto, accompagnandoti al suo cospetto! >> e con queste ultime parole mi trascinò per mano sotto al trono facendosi spazio fra la folla.
Non appena fummo arrivati, senza troppe difficoltà visto che ogni invitato si gettava persino per terra pur di far passare in padrone di casa, Kodachi scese dalla sua seduta con una grazia ed un'eleganza che si addicevano perfettamente ai suoi tratti delicati e si inchinò docilmente davanti a me. Se non fosse stato per quello che è accaduto esattamente un secondo dopo, l'avrei trovata una ragazza bellissima e a modo, niente a che fare con la pazza descritta dai miei amici.
Improvvisamente dalle sue graziose labbra uscì una risata degna di un film horror, un misto fra Maria Callas e un Babbo Natale diretto da Alfred Hitchcock, che mi fece sgranare gli occhi e anche rabbrividire leggermente.
Eh sì, ora le cose quadravano.
<< Ah-ah-ah-ah-ah tu devi essere Judith Montgomery non è vero? La ragazza americana che è ospite a casa del mio adorato Ranma! >>
A quelle parole ricordai che Akane mi aveva raccontato di quanto Kodachi fosse innamorata -e, nemmeno a dirlo, non corrisposta- di Ranma e mi scappò un sorriso: di sicuro era bella, ma assolutamente fuori di testa.
<< Sì, sono io, piacere di conoscerti e... Buon compleanno! >>
<< Oh grazie mia cara, hai già provato il punch? >>
<< Ecco io... no, non ancora... vado a prenderlo... >>
<< Oh no, no, cara Judith, non ce n'è bisogno! Sasukeeee!!! (e questo fu un altro grido da far accapponare la pelle) portaci immediatamente due bicchieri di punch, svelto!!! >>
<< Subito padroncina >> rispose prontamente il ninja che avevo conosciuto non molte sere fa nel dojo Tendo ed io non potei fare a meno di chiedermi da dove fosse sbucato.
Kodachi, tra un bicchiere di delizioso succo rosso e l'altro, mi tenne inchiodata di fianco a lei per una buona mezz'ora, raccontandomi di tutte le sue meravigliose imprese nella ginnastica ritmica marziale (sport che fra l'altro io non avevo mai sentito nominare) e della sua appassionante storia d'amore con Ranma, il quale era il suo fidanzato da quella famosa notte in cui lui l'aveva salvata sul tetto.
<< A proposito, il mio adorato Ranma dov'è? Come mai non è ancora venuto a farmi gli auguri? >> E fu in quel momento che mi accorsi che di Ranma non c'era traccia.
Mi guardai intorno e trovai tutti, i compagni di corso, gli amici stranieri, Yuka e Sayuri che si contendevano -tanto per cambiare- un ballo con Alexander, Hiroshi e Daisuke che correvano dietro a tutte le ragazze carine, Nabiki che contrattava con Kuno, tutti, meno che Ranma e Ryoga.
Con una scusa mi allontanai in fretta da Kodachi e dal suo dolcissimo profumo francese e mi misi seduta di fianco ad Akane, che se ne stava su una sedia bianca con l'aria triste.
<< Conosciuta Kodachi? >> mi disse non appena mi vide affianco a sé.
<< Sì... ehm... è simpatica! >>
<< Quando vuole sa esserlo! >>
<< Akane scusa ma Ranma e Ryoga non sono venuti? >> chiesi io interrompendo le nostre risate.
Lei mi guardò per un attimo negli occhi in silenzio, poi girò velocemente la testa dall'altra parte:
<< Non lo so e non mi interessa cosa fa quello stupido! Probabilmente non verrà! >> ma io notai una nota di delusione in quel tono forte e deciso.
<< Chi non viene? >> disse una voce alle nostre spalle e non ebbi nemmeno bisogno di girarmi per capire chi fosse.
Ranma e Ryoga erano dietro di noi, più belli che mai: Ryoga, che si era tolto la classica bandana gialla, indossava dei pantaloni neri dal taglio elegante con sopra una camicia e delle bretelle a vista sempre nere, aveva le maniche tirate leggermente su e profumava di muschio; mentre Ranma, in look total black, aveva un paio di jeans scuri e molto aderenti, una camicia nera così stretta che anche al semi buio metteva in risalto i suoi muscoli prominenti e con sopra un gilet intonato al resto del completo.
<< Allora, chi è che non viene? >> disse quest'ultimo appoggiandosi al retro della sedia di Akane e avvicinandosi al suo orecchio.
<< Vi siete degnati di arrivare >> rispose lei alzandosi in piedi di scatto << dovevamo venire tutti insieme! >>
<< Ti piace come sono vestito? >> cambiò argomento lui senza badare alla freddezza del tono di Akane.
<< Sì, stai bene >> ammise << Io nemmeno te lo chiedo come sto... >> sussurrò poi con una leggere amarezza nella voce.
Alla fine aveva optato per un completo molto particolare che aveva definito “adatto ad un maschiaccio”: una gonna nera di chiffon, non troppo lunga me nemmeno troppo corta, con delle pieghe alla scolaretta, una camicetta color panna abbinata sopra, leggermente trasparente e senza maniche, il tutto corredato da delle open-toe nere con il cinturino alla caviglia, un paio di orecchini pendenti bianco caldo, tanti braccialetti sottili e luminosi al braccio sinistro ed una spilla a forma di papillon nera ricoperta interamente da paillettes dello stesso colore appuntata sul collo.
Ranma la prese per mano e le fece fare un giro su sé stessa, per ammirarla meglio, poi se la portò di fianco e le sussurrò:
<< La camicia è un po' troppo trasparente, la gonna è corta.... >>
<< Ranma!!! Possibile che tu non... >>
<< Vuoi lasciarmi finire per una volta? Dicevo, la camicia è trasparente, la gonna è corta ed anche se io sono geloso marcio, sei... sei bellissima ecco! >> riuscì infine a concludere Ranma con un leggero rossore sulle guance ma il volto soddisfatto.
E nessuna delle mie parole potrebbe descrivere l'espressione di stupore, felicità ed imbarazzo che si dipinse in quel momento sul viso di Akane.
<< Allora... tu... tu eri geloso! >> finì poi col dire lei sorridendo nella mia direzione mentre io, contenta di aver -per una volta- compreso tutto fin dall'inizio, le feci un cenno di rimando.
<< Domani potrei negarlo, ma intanto... ti va di ballare? >> le chiese lui tentennando un po' e, con un sorriso a trentadue denti, lei afferrò la sua mano.

(NdA: Per favore, fate partire anche voi la canzone contemporaneamente alla lettura, fa un altro effetto!!)

“Doomed from the start
We met with a goodbye kiss
I broke my wrist.
It all kicked off, I had no choice
You said that you didn't mind
'cause love's hard to find.”


Le note di “Goodbye kiss” dei Kasabian fluirono lente e perfette nell'aria, mentre Ranma ed Akane avvicinavano i loro corpi gli uni agli altri.

“La-la-la-la
Maybe the days we had are gone
Living in silence for too long
Open your eyes and what do you see?
No more laughts, no more photographs.


Istintivamente, come se fosse una conseguenza naturale, Ryoga si portò una delle mie mani sulla spalla, sorridendomi come per chiedere il mio consenso, e quando io strinsi l'altra alla sua cominciò a muovere dei piccoli passi al ritmo melodioso della canzone, mentre altre coppie si univano al dolce suono di quel lento.

“Turning slowly, looking back,
See no words can save this
You're broken and i'm pissed
Run along like i'm suppose to
Be the man I ought to
Rock and roll sent us insane
I hope someday that we will met again.”


Come se il gesto di quei due ragazzi, sempre lontani ma, a quanto pareva, legati da un filo saldissimo, avesse dato coraggio all'intera sala (non senza qualche lamento proveniente da circa duecento fanciulle che -probabilmente- volevano ballare con Ranma) i ragazzi si avvicinarono alle ragazze, posando le mani sui loro fianchi, mentre loro incastravano le teste nei loro petti.

“Running wild
Giving it everyone
Now that's all done
Cause we burnt out, that's what you do
When you have everyrhing
It can be true.”

Nabiki si fece portare da Kuno, danzando per tutta la sala, ridendo e abbassando, per un momento, le difese da regina di ghiaccio.
Hiroshi si fece coraggio e posò un piccolo bacio sulla guancia di Yuka mentre lei cantava la strofa della bellissima canzone.
Daisuke, cercando di non pestarle troppo i piedi, ballò con Sayuri sorridendole mentre lei arrossiva.
Kodachi incastrò Alexander e ad ogni giro che lui le faceva fare, lei gli sbuffava addosso centinaia e centinaia di petali neri e profumati, creando un gioco di luci e ombre in tutta la sala mentre Sasuke ballava da solo in mezzo alle altre coppie ridenti e spensierate.

“La-la-la-la
Maybe the days we had are gone
Living in silence for too long
Open your eyes and what do you see?
The last stand, let go of my hand.”

Ci furono altri balli, altre canzoni armoniose e romantiche, le coppie cambiarono...
Io mi ritrovai stretta a Kuno, che sapeva ballare meravigliosamente e mi condusse alla perfezione, e fra le braccia di Alexander che erano veramente grandi e forti come sostenevano le mie amiche. Nabiki invece ballò con Ryoga, fra una presa in giro e l'altra, e poi con un suo affascinante compagno di corso mentre Kodachi dirigeva le danze muovendo gli indici dall'alto del suo trono argentato.
Tutta la sala girava al ritmo calzante di motivi lenti o veloci, frenetici o pacati, moderni o più datati, mentre le luci azzurre saettavano in ogni angolo.

“Turning slowly, looking back,
See no words can save this
You're broken and i'm pissed
Run along like i'm suppose to
Be the man I ought to
Rock and roll sent us insane
I hope someday that we will met again

You go your way
And I'll go my way
No words can save us,
This lifestyle made us
Run along like i'm supposed to
Be the man I ought to
Rock and roll sent us insane
I hope someday that we will met again.”

Ma Ranma e Akane, loro no.
Loro non si accorsero di nulla, del mondo e di tutti noi che cambiavamo intorno a loro.
Loro rimasero uniti, occhi negli occhi, a ballare, sempre insieme, come se quella prima canzone non fosse finita mai.

***

Ta daaaaa! Buona sera!!!
Ed eccomi qui con un altro capitolo!
Innanzitutto, vorrei ringraziare tantissimo il mio personal stylist di fiducia, fate tutti un applauso al nostro Pierre (alias Pia) perché tutti i meravigliosi outfit che leggete nel capitolo sono opera sua. Grazie mon amour, a buon rendere.
Altra cosa, la canzone che ho scelto, “Goodbye kiss” dei Kasabian, so bene che è molto triste ma adoro il suo ritmo e ho immaginato il tutto come le scene di un film, con questo particolare brano in sottofondo, quindi per favore non badate alle parole ma solo alla melodia.
Ebbene, eccoci giunti a Kodachi. Spero che la festa sia stata di vostro gradimento... Non ve l'aspettavate questo colpo di scena eh? Ma non credete, quei due sono parecchio testardi, non è cambiato poi molto!
Sapete dirmi a chi toccherà ora?
Come sempre, ringrazio tutti di cuore: chi legge, chi segue, chi preferisce, chi ricorda e soprattutto chi mi lascia sempre una recensione, fa un piacere immenso!
Vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo, a presto
ostra Aronoele (:

  
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