Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Anthropophobia    05/09/2014    4 recensioni
TRATTO DAL PROLOGO:
"Scrutavo la sua anima, in cerca di un appiglio.
Volevo capire.
Era tutto così insano, quasi illegale, per la mia sanità mentale, fisica, emotiva.
Ma io volevo."
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7
Tu non sai niente di me.

Senza curarmi di come ero conciata, andai ad aprire la porta e mi imbambolai nel vedere chi avevo davanti, mentre un senso di vomito fece nascere sulla mia faccia una smorfia di disgusto.
-Sono così orribile?- sussurrò con la sua solita voce roca.
Non aprii bocca, ma cominciai ad osservarlo come ero solita fare da quella mattina.
Portava un cappello grigio in lana che gli copriva i capelli corvini, lasciando però che qualche ciuffo ricadesse sulla sua fronte.
I suoi occhi sembravano dispiaciuti mentre mi scrutavano.
Era la prima volta che vedevo qualcosa in quei due pozzi verdi.
Schiusi le labbra sorpresa continuando ad osservarlo.
Aveva un anello sulla destra che gli circondava il labbro inferiore.
Lo faceva sembrare più...sexy?
Indossava inoltre un maglione, anch'esso grigio, con un cappotto sopra nero lasciato aperto e le magre gambe erano avvolte da un paio di jeans neri strappati sulle ginocchia mentre ai piedi portava un paio di vans nere.
Una mano la teneva dentro la tasca del cappotto e un'altra dietro la schiena.
Stanca abbassai lo sguardo.
Non avrei avuto la forza di sostenere il suo e tutto quello che avrebbe comportato il perdermi in quegli occhi smeraldo.
Sentii ancora il peso di tutto quello che analizzavo e provavo poco prima sulle spalle e ciò mi fece incurvare leggermente, facendomi sembrare ancora più bassa.
Vidi sotto il mio sguardo una rosa bianca e i miei occhi si spalancarono.
Portai una mano alle labbra per lo stupore e feci un passo indietro, come se volessi nascondermi nel buio della casa per l'imbarazzo. 
Sentii un sospiro e un'ombra farsi più vicina.
Trattenni il respiro e guardai l'ombra per terra avvicinarsi sempre di più, quando strinsi forte gli occhi.
Ti prego, non avvicinarti. Non voglio piangere ancora. Non di fronte a te, Cameron. 
Non sentii più il suono dei suoi passi e ancora non mi aveva toccata, così aprii un occhio e vidi la rosa bianca poggiata sul pavimento, proprio sotto il mio sguardo.
Deglutii faticosamente, non sapendo proprio cosa fare.
Dentro di me regnava l'inferno e non sapevo proprio cosa sarebbe successo se mi fossi mossa da quella posizione.
-Dio, Jamie.- sentii frustrazione nel suo tono di voce e potei immaginare che appena finito di pronunciare quelle parole, si sarebbe passato le mano sul viso.
Sbirciai senza farmi notare ed era proprio quello che stava facendo.
Presi un lungo respiro e trattenni le lacrime.
Feci un passo verso di lui, un altro e un altro ancora.
Mi guardava sbattendo velocemente le palpebre. Era sorpreso e lo fui anche io quando intrecciai la mia mano con la sua, mi calai a prendere la rosa e lo portai in soggiorno, dopo aver chiuso la porta di casa.
Facevo piccoli passi verso il divano e mi sedetti lì, poggiando la rosa sul tavolino davanti a me.
Avevo ancora la mia mano intrecciata alla sua e l'altra la tenevo sul ginocchio.
Lui era nella mia stessa posizione, con l'unica differenza che mentre le mie labbra erano strette in una linea retta, lui si torturava quello inferiore con i denti, facendo muovere il piercing.
Passarono minuti interminabili ricchi di tensione. Nessuno dei due faceva qualcosa, a parte stringere l'uno la mano dell'altra.
Quel contatto mi stava facendo impazzire.
La sua mano sembrava fuoco sulla mia.
Irradiava calore su per il braccio e poi dritto al cuore, affievolendo leggermente il dolore che non riusciva comunque ad abbandonarmi da quando ero tornata dalla palestra.
-Si.- risposi flebilmente, trovando il coraggio di guardarlo.
Anche lui si girò verso di me, corrugando la fronte confuso.
-Si, sei così orribile.- sospirai, fingendomi addolorata della terribile verità che gli stavo sbattendo in faccia.
Vidi spuntare un sorriso sul suo volto.
-Oh per fortuna, Jam pensavo non avresti più parlato.- disse sollevato portandosi la mano libera sul petto, come se si fosse tolto un peso.
-Jam?- chiesi disgustata, lasciandogli subito la mano e allontanandomi da lui, sedendomi più verso il bracciolo del divano mentre sentivo nuovamente il mio cuore sbriciolarsi e le lacrime velarmi gli occhi.
Perché doveva essere tutto così difficile? 
Sentii l'aria mancarmi e mi presi la testa tra le mani.
Mi guardò spaesato ma poi annuì come se si stesse dando ragione per chissà quale pensiero.
Si alzò dal divano e si mise in ginocchio davanti a me, guardandomi dritto negli occhi.
Nei suoi non trovavo compassione o pietà, ma il vuoto, come sempre d'altronde.
-È il tuo soprannome, pensavo fosse carino.- affermò allungando una mano verso il mio viso, sfiorando la mia guancia con le sue dita.
-Fa schifo. Non provare a darmi soprannomi.- dissi dura scacciando via la sua mano.
-Che ti prende adesso?!- chiese esasperato alzandosi in piedi e incenerendomi con lo sguardo.
-Non puoi chiamarmi in quel modo. Tu non sei nessuno!- gli urlai contro, alzandomi anche io e spingendolo verso la porta di casa.
Sgranò gli occhi e mi fissò per qualche secondo scuro in volto.
D'un tratto scoppiò a ridere.
Sbattei velocemente le palpebre confusa mentre la rabbia cresceva dentro di me.
-Stavo solo cercando di essere gentile perché, sai, Robert era preoccupato per te. Mi ha pregato per farmi venire qui ma a quanto pare ho solo fatto una cazzata accontentandolo.- affermò duro con voce fredda. 
Ecco che il mio cuore si sbriciolò del tutto e che le mie forze si prosciugarono, facendomi cadere giù, appoggiandomi al bracciolo del divano. 
-Va via, Cameron.- sussurrai, alzando lo sguardo verso di lui che aveva la mascella contratta in quel momento.
Stavo cercando di non crollare davanti a lui. Era troppo per essere affrontato tutto in un giorno. Avevo bisogno di riposo e, la sua visita qui, stava peggiorando ogni cosa.
Un singhiozzo mi scosse il petto e portai lì una mano, come se potesse tenere i pezzi del mio cuore in frantumi insieme.
Mi guardò sconvolto e vedendo che non andava via allora urlai più forte.
-VAI VIA!- sussultò sul posto e fece un passo indietro.
-Pensavo fossi più forte di così. Crolli solo per un battibecco con uno sconosciuto e perché sono venuto qui, costretto dal tuo amico.- sussurrò lui con espressione..delusa? 
Diceva sul serio? Io? Crollare solo per quello?
Lui non sapeva niente di me.
Lui non sapeva quel che avevo passato.
Lui non poteva parlare a me di crolli e di essere forti.
Lui non doveva parlare di me o con me e basta.
Mi passai una mano sul viso, scacciando le lacrime e precipitandomi da lui spingendolo verso la porta d'ingresso.
-Sparisci dalla mia vita. Tu non sai niente di me!- ringhiai tra i denti, sbattendolo fuori. 
Mi poggiai alla porta con la schiena e scivolai giù, scoppiando finalmente in un pianto liberatorio.
Tutto questo non sapendo che dall'altra parte della porta, nella stessa posizione, c'era Cameron con la testa tra le mani.

----------------------------------------------
SPAZIO AUTRICE: Eccomi qui con il settimo capitolo di questa storia! Vorrei sempre ringraziare ImLimitedEdition che non fa altro che sostenermi (<3) e tutte le persone che leggono la mia storia.
Vi inviterei a passare a leggere la sua fanfiction "Who am I? My fan."
È davvero divertente e originale. Vi sorprenderà!
PER SCRIVERE QUESTO CAPITOLO HO SUDATO SETTE CAMICIE E ANCHE DI PIÙ. HO DAVVERO AVUTO DIFFICOLTÀ E SONO FELICE DI PUBBLICARLO COSÌ DA ANDARE AVANTI E NON TORTURARMI PIÙ PER TROVARE UNA SOLUZIONE A QUESTE RIGHE CHE SONO RIUSCITA A BUTTARE GIÙ.

IN QUESTO CAPITOLO: Jamie apre finalmente la porta di casa, trovando davanti a sé Cameron. Gli porta una rosa bianca e cerca di "risolvere" con lei ma quando tutto sembrava tranquillizzarsi, tocca un tasto dolente.
La chiama con un soprannome che nessuno le affibiava da un po' e che quindi l'ha sconvolta maggiormente.
Il ragazzo però peggiora la situazione dicendo che era andato lì solo per accontentare l'amico in comune e sembra essere deluso per la debolezza di Jamie, ma in realtà lui non sapeva che dietro queste piccolezze, la ragazza era crollata per qualcosa di più devastante. 

DOMANDE: Cosa pensate del comportamento di Jamie? E di quello di Cam? Cosa pensate del loro rapporto? 

SAREI FELICE SE MI LASCIASTE PIÙ DI UNDICI PAROLINE NELLE RECENSIONI, GRAZIE!
Baci, 
Elena.❤️
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Anthropophobia