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Autore: Gondolin    25/09/2008    2 recensioni
Se ancora vivo nel vostro ricordo lo devo ad Omero, ma leggendo il suo poema spesso dimenticate che anch’io sono stato (purtroppo?) un uomo. Ho amato, vissuto, ho sofferto e pianto, e soprattutto ho lottato.
{Achille/Patroclo}
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IO, PATROCLO


Non sono mai stato un ragazzino timido o solitario, ma non avevo molti amici, forse anche perché a Ftia, dove sono cresciuto, in molti mi consideravano uno straniero. Achille ovviamente faceva eccezione, e mi aveva preso in simpatia da subito. Era sempre circondato da molte persone, fossero essi soldati di suo padre, servitori, o figli dei nobili dell'isola, ma forse io solo vedevo la distanza che lo separava da tutti. Non era lui a crearla: era vero che aveva un certo senso di superiorità nei confronti di quasi tutto il resto dell'umanità, ma in fondo quella era la convinzione nella quale venivano cresciuti tutti i nobili all'epoca, me compreso. Era qualcosa di diverso, più sottile e profondo nello stesso tempo.

Quando Achille scoprì di non essere invulnerabile lui aveva tredici anni ed io sedici. A voi può sembrare una grande differenza, ma per noi non lo era. Certo, intorno ai sedici anni si diventava adulti, ma non esisteva per noi la differenza tra bambini e ragazzi, che è una vostra invenzione. E non c'erano le scuole, nelle quali vi abituate a stare solo coi vostri coetanei. Noi invece avevamo seguito gli stessi maestri, ci eravamo esercitati insieme nelle arti della guerra ed insieme saremmo stati ammessi per la prima volta ad un banchetto, centro assoluto della vita sociale del nostro tempo.

Una volta Achille venne a bussare alla mia porta. Era ancora notte, ed io mi svegliai a fatica per aprire -Achille? Che ci fai qui a quest'ora? Per tutti gli dei, ma tu non dormi mai?- gli chiesi piuttosto seccato

-Ovvio che dormo, ma non mi piace sprecare il mio tempo col sonno. Vieni con me, ti porto a vedere una cosa- e voi credete che io avrei mai potuto dirgli di no, anche se l'avrei volentieri strozzato?

-Va bene, mi vesto e arrivo- borbottai, infilando una corta tunica e gettandomi un mantello sulle spalle. Lo seguii in silenzio fino ad un'uscita secondaria del palazzo e poi fuori, nella notte fresca e luminosa di stelle. Evitammo le guardie poste intorno al perimetro dei giardini con una facilità sorprendente e salimmo di corsa su una collina lì vicino -Si può sapere che diamine c'è da vedere qui oltre a dei campi mezzi secchi?- ansimai mentre mi stropicciavo gli occhi per cercare di scacciare gli ultimi residui di sonno

-Resterai sorpreso, e smetterai di dirmi che non so apprezzare le cose belle- ridacchiò il mio amico. Io roteai gli occhi esasperato. -Possiamo sederci qui- annunciò, lasciandosi cadere su un tratto pianeggiante di terreno. Io mi sistemai accanto a lui e gli coprii le spalle con parte del mio mantello. Achille per tutto ringraziamento sbuffò, ma poco dopo si strinse ancor di più a me, cercando riparo dal freddo notturno, che non accennava a diminuire nonostante si iniziasse ad intravvedere la luce soffusa del sole da dietro l'orizzonte -Era questo che volevi mostrarmi? Non è certo la prima alba che vedo- gli feci notare

-Sì, ma da qui si intravvede la baia e la vista è semplicemente meravigliosa- si difese lui, sbirciandomi leggermente preoccupato con la coda dell'occhio -E poi volevo condividere con te l'emozione di una corsetta a stomaco vuoto come quando mi allenavo con Chirone- aggiunse con un'adorabile risata malvagia

-Ah, la fai per il mio bene, per farmi rendere conto di quanto io sia fortunato a non avere un centauro come maestro- ironizzai. I primi raggi del sole iniziavano ad illuminare il cielo, che però rimaneva di un ostinato blu chiaro, bello come un velluto prezioso. Poi si colorò di un azzurro slavato facendo sparire le stelle, ed il carro di Apollo si alzò maestoso da dietro l'orizzonte, specchiandosi con placida vanità nelle acque della baia. Io distolsi per un attimo lo sguardo dall'alba per osservare il volto rilassato di Achille, immerso nella bellezza dell'astro nascente e della natura selvaggia dell'isola che si stendeva ai nostri piedi. Eravamo così vicini che il mio respiro gli faceva oscillare sulla guancia una ciocca di capelli -Che c'è?- mi chiese

-Il sole non è l'unico spettacolo stamattina- sussurrai. E davvero credevo che lo stesso Apollo non fosse paragonabile ad Achille, anche se il solo pensiero costituiva un gravissimo atto di hybris, di tracotanza -Grazie- mormorò il mio amico. Erano i riflessi dell'alba o... possibile che fosse arrossito? Teneva gli occhi fissi sull'orizzonte, ma si vedeva che non era più catturato dallo spettacolo come prima. Quando si azzardò a lanciarmi un'altra occhiata io lo stavo ancora osservando. Il movimento portò alle mie narici l'odore della sua pelle, intossicante come un veleno e delizioso come ambrosia -Patroclo...- iniziò, ma poi si interruppe e scosse la testa come a voler cacciare dei dubbi fastidiosi. Io lo aspettavo, con la testa leggermente reclinata e sulle labbra un sorriso. Aspettavo che nella sua adorabile testolina bionda prendesse forma il pensiero che io potevo veder aleggiare tra di noi. Aspettavo che si decidesse a baciarmi. Se l'avessi prevenuto, orgoglioso com'era, avrebbe potuto avercela con me per tutta la vita. Era da un po' che lo voleva fare ed io non aspettavo altro. Avvicinò il suo volto al mio con una lentezza esasperante guardandomi fisso negli occhi. Io continuai a sorridere finché le mie labbra non incontrarono le sue. Allora mi persi nella sensazione di quel bacio che da timido divenne presto irruento, di quelle labbra ancora fresche di ragazzo, di quella lingua combattiva e dolce come il suo proprietario... spinsi Achille in modo che si trovasse sdraiato sotto di me, senza allontanare neppure per un attimo il mio viso dal suo. Mi strinse in un abbraccio forte, mentre io gli portai una mano dietro la testa per tenerlo intrappolato in quel bacio. Ci staccammo dopo un tempo infinito -Tu sai già...- iniziai esitante. Qualunque parola pronunciata con quelle labbra ancora pulsanti per la violenza del nostro primo bacio sembrava superflua ed inopportuna -Tu sai che io ti seguirò ovunque, in qualunque impresa intraprenderai. Sai che ci sarò sempre per te. Lo sai, vero?- Achille annuì e sorrise -So che sei speciale. Il fato sapeva ciò che faceva quando ti ha mandato qui-



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Spero di non aver reso i miei eroi troppo OOC. Credo di no comunque, perché bisogna contare che questa parte è ambientata quando loro sono molto giovani. Però ditemi com'è perché a me piace, però... non saprei... e siccome mentre scrivevo questo capitolo non avevo i miei biscotti al cioccolato da fanfiction ho bisogno di tante tante recensioni O.O

Pluma grazie mille della recensione. Credo di averla più o meno capita, e mi hai spronato a rileggere e migliorare il mio lavoro, ed è anche per questo che ci ho messo tanto ad aggiornare. Non ti chiedevo certo di riaggiungere la storia ai preferiti se non ti convince, perché credo che il nostro tempo sia prezioso e non sia giusto usarlo in cose che non ci convincono.

Regina di Picche grazie mille anche a te, perché se le critiche costruttive sono utili, i complimenti fanno un piacere immenso e mi spronano a continuare! :-)

  
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