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Autore: xingchan    06/09/2014    6 recensioni
“Uno dei più grandi astrofisici del mondo, Jeremy Garrad, un uomo dai capelli oramai brizzolati e con enormi occhiali da vista dalla montatura scura sul naso, dopo l’accaduto, attraverso un semplice telescopio, rivelò un corpo celeste di proporzioni mastodontiche della stessa traiettoria dei piccoli meteoriti, che nel frattempo si avvicinavano a gran velocità.
§§§
“Avanti pigrone, alzati!”
Dall’altra parte del mondo, precisamente nel distretto di Nerima, Tokyo, Ranma Saotome stava tentando disperatamente di coprire le sue orecchie servendosi del cuscino del suo futon, in modo da attutire le urla di Akane Tendo, che troneggiava su di lui con un’arcigna espressione di disgusto e collera disegnata sul visino, le gambe divaricate (a guisa di lottatore di sumo, come non mancava di evidenziare il ragazzo con il codino) e le mani sui fianchi.”
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Forti delle abilità dei sopravvissuti dell’Indipendence, Ranma e gli altri finalmente arrivarono al tanto agognato chilometro di profondità che li separava dal punto in cui avrebbero dovuto calare la testata nucleare prima che il tempo limite fosse raggiunto.
Eartha ritornò a bordo del Freedom portando con sé Ranma e Nabiki ad aiutarli, e per avvisare Ralston e Houston che la testata nucleare era pronta per l’attivazione del countdown automatico, il quale sarebbe avvenuto direttamente dalla Terra; ciò voleva dire che i ragazzi dovevano fare solo in tempo a lasciare la bomba attivata e partire subito.
Disimballarono la testata nucleare provvista di un piccolo schermo elettronico situato al di sopra di quella che somigliava ad una scatola di metallo. Ma videro che il conto alla rovescia era già stato avviato da molti minuti. E che ne restavano cinque.
“Dalla base hanno già attivato il countdown!” proferì Theobold Ralston leggermente contrariato. “Mancano solo dieci minuti. Non ce la faremo mai a calarla nella cavità e ripartire.”
Si guardò intorno, accorgendosi che i due ragazzi osservavano lui ed Eartha a turno con occhi spaventati. “Devo avvisare la base. Non possono farla esplodere in superficie!”. Prese la cornetta di un dispositivo simile ad un video telefono, invocando Houston e chiedendo di poter parlare con Jeremy Garrad. E quando sentì il collega rispondere, esplose.
“Perché avete attivato questa maledetta bomba così presto? Disattivatela immediatamente!”
“Abbiamo ricevuto l’ordine di cominciare il countdown dal Presidente degli Stati Uniti in persona. Non possiamo fare niente.”
La voce fredda ma leggermente incrinata dell’astrofisico arrivò perentorio alle orecchie di Eartha, che subito si affaccendò per strappare la cornetta di mano a Ralston per chiudere la comunicazione, per poi trasportare la bomba verso a voragine creata dai giovani di Nerima.
“Forza, dobbiamo portarla fuori!” esclamò il colonnello ai due ragazzi. Ma né Ranma, né Nabiki si mossero. In un tacito accordo, non volevano fare nulla che fosse risultato vano.
“No!” rispose il pilota. “Non sarà servito a nulla venire fin qui! Disattivi lei la testata nucleare, colonnello!”
A quelle parole, i due giovani si frapposero fra Eartha e l’ingresso dello shuttle, osservandolo torvi.
“Da qui non passa nessuno!” annunciò Nabiki fredda.
“Signorina, lei non capisce quando un ordine deve essere eseg...”
“Non sono venuta fin qui per vedere un colonnello da strapazzo obbedire agli ordini come uno schiavo!” urlò Nabiki interrompendo il colonnello. Sapeva che se Eartha avesse cominciato a forzare la loro resistenza, ci sarebbe stato Ranma ad ostacolarlo. “Faccia quello che dice Ralston e chiuda quella cazzo di bocca!”
Sentendo ciò, una vena cominciò a pulsare sulla tempia dell’uomo, segno che non avrebbe più buttato via una sola briciola di pazienza per loro. Con rabbia, cercò di spingere la ragazza a terra per farsi largo, e ci sarebbe riuscito se Ranma non gli avesse prontamente afferrato il braccio. Rafforzò la presa, spingendolo indietro circoscrivendo la bomba che stava trasportando, ora posata a terra.
Lo aveva fatto retrocedere finché non si trovarono allo schermo per le comunicazioni. “Se è un pezzo grosso, dica di disattivare questo coso, ed in fretta!”
Per quanto fosse apparso minaccioso, al colonnello non sortì l’effetto che desiderava. Andrew Eartha sembrava perfino non avvertire dolore all’altezza della sua artigliata.
“Voi siete ragazzi, non capite quand...”
Ma anche stavolta al colonnello fu preclusa la possibilità di parlare.
“Siamo ragazzi, è vero, ma capiamo quando una persona ha ragione oppure no. Ralston sta dicendo che se fate esplodere la bomba in superficie, non riusciremo a combinare niente. Quindi, o spegni questa roba o giuro che dirai addio ai tuoi padroni prima del tempo.”
“Non importa granché della tua vita quando sei un soldato.”
“A me importerebbe, invece. Mi importerebbe se in ballo ci sono otto miliardi di persone che rischiano di morire. Mi importerebbe se i miei amici, i miei genitori, la mia fidanzata dovessero morire, è chiaro?! Anche lei avrà una famiglia, no? A che serve essere un fottuto soldato se non sai cosa è giusto o no per l’umanità e per la propria famiglia? A che serve se non si può ragionare con la propria testa? Devo pensare che ci si riduca ad una macchina?”
“Sono comunque al servizio degli Stati Uniti, ragazzo!”
“Sì, ma quelli che le stanno ordinando di far esplodere questa bomba non sono qui con noi. Non hanno sulle spalle questo peso!”
Per la foga, lo aveva preso per la gola. Anche se non aveva stretto al punto di soffocarlo, ad Eartha mancò seriamente l’aria. Ranma se ne rese conto, e lo lasciò cadere a terra, e riflettere.
Non credeva che dalla sua bocca uscissero parole simili; che fossero riuscite a far ragionare il colonnello...
La bomba segnava un minuto e sette secondi. Ralston cominciò realmente a sudare freddo.
“Va bene” il colonnello annunciò la sua intenzione a collaborare “ma se dovesse andar storto qualcosa...”
“Non andrà storto niente, colonnello.” disse il pilota imperterrito. “Disattivi la bomba.”
Dovette avere ancora qualche secondo di titubanza, perché Eartha non si alzò subito in piedi. Lo fece soltanto quando Nabiki gli porse delle piccole tenaglie da taglio, con quel cipiglio ancora furente in fondo agli occhi.
Andrew Eartha si sentì in trappola. Era la prima volta che un branco di sprovveduti ragazzini si dimostravano più maturi di lui. Afferrò lo strumento senza troppi complimenti, visibilmente scosso per quella sconfitta personale. Non ebbe un attimo di esitazione però nello smontare la parte superiore del piccolo schermo elettronico e recidere il filo blu.
Il conto alla rovescia si fermò di colpo, e repentinamente arrivò una chiamata dalla base.
“Che avete fatto?”
“Abbiamo fermato tutto!” rispose Ranma prendendo il ricevitore. “Dobbiamo ancora calare la bomba. Ora aspettate altri dieci minuti e poi ricominciate il candan!”
“Countdown, imbecille!” lo corresse Nabiki.
“Quello che è!”
“Ma...”
“Quel che è fatto è fatto!” tuonò il ragazzo con il codino. “Vi saluto!” Riagganciò senza attendere altre proteste, riafferrando il colonnello per il braccio trascinandolo verso la bomba. La presero, e la portarono sull’orlo del baratro che avevano fatto.
Legarono l’ordigno all’estremità di alcune corde, e la depositarono lentamente sul fondo. Dopodiché entrarono tutti nello shuttle Freedom.
“Houston, cominciate pure il countdown!” disse Ralston al microfono.
Dalla Terra acconsentirono, avviando quanto richiesto.
“Va bene, avete dieci minuti per lasciare l’asteroide.”
Entusiasti della riuscita, i giovani cominciarono a legarsi a vicenda ai sedili, congratulandosi. Ranma pensò alle cinghie di Akane per parlarle. “Sei stata grande, Akane. Altro che schiappetta!”
La ragazza rise, consapevole dell’appellativo scherzoso che il fidanzato le aveva riservato.
Anche se dovevano ancora accertarsi che l’asteroide si spaccasse in due come prestabilito, sentivano che niente poteva andare storto. Avevano compiuto la loro missione, e ora potevano finalmente tornare a casa.
Un segnale di allarme, però, spezzò la felicità del gruppo. Quel led rosso che emetteva un suono fastidioso che avrebbe svegliato un’intera città non poteva che indicare guai.
“Freedom, mi sentite?”
La voce di Garrad sovrastò solo per poco il frastuono dell’allarme.
“Che succede?”
“C’è stata una tempesta di meteoriti; la bomba ha il detonatore incorporato seriamente danneggiato.”
Eartha ammutolì di colpo, come se un’intera cascata gli si fosse riversata addosso.  Gli altri non furono da meno.
“Nell’imballaggio c’è un telecomando che vi permetterà di farla esplodere ugualmente, ma non funziona se non nel raggio di un chilometro.”
“Che diavolo vuol dire?” chiese un infastidito Ranma.
“Che qualcuno di noi... deve rimanere qui...?”
Il respiro di Akane sembrò fermarsi, e credette che persino il suo cuore avesse cessato di battere. Mousse guardò sconvolto la piccola Tendo. Tatewaki era completamente immobile. Ukyo non resse e cominciò a piangere silenziosamente. Il giovane Hibiki osservava incredulo Eartha ed Akane, a turno.
“Sì.” affermò il colonnello.
“Va bene, rimango io.” Ralston si fece avanti, prendendo il telecomando dall’imballo e si avviò verso l’esterno dello shuttle.
“No, si fermi!”
L’uomo si voltò, osservando con occhi bonari il ragazzo che aveva parlato, Ranma. “Non è giusto che lei deve sacrificare la sua vita per tutti.” Lo guardò con disperazione, pregando che Theobold Ralston si ricredesse e cedesse il posto a qualcun altro. Ma Ranma dubitò su quest’ultimo punto: quell’uomo era troppo buono per fare una cosa del genere.
“Allora tiriamo a sorte!” propose Eartha.
Ciascuno sentì un brivido percorrere tutta la colonna vertebrale.
“NO!” ribatté il pilota.
“Ha ragione il colonnello: è più giusto sorteggiare.” disse Nabiki.
“Sei impazzita?” s’infuriò Ryoga. “E se uscisse una donna? Sei uscissi tu?”
“Quanto sei antiquato, Ryoga...” disse lei ostentando una sufficienza fasulla. “Non fa differenza al giorno d’oggi...”
“Folza, allola vediamo chi vellà solteggiato!”
Shan Pu pronunciò quelle parole con una tale sicurezza che fece trasalire gli altri. Era evidente che non aveva paura della morte, la bella cinesina.
Ma dal suo canto, se fosse stata Akane ad essere pescata, lei avrebbe avuto campo libero con Ranma, in quanto la piccola delle Tendo era sempre stata la potenziale sposa del bel giovane.
Certo, avrebbe rischiato anche lei, ma giocarsi il tutto per tutto era sempre stata la sua prerogativa. Specialmente in quel frangente; specialmente per quel premio.
Vedendo che nessuno più si opponeva a quella drastica decisione, Eartha strappò un pezzo di corda fine che sfilacciò e dispose a guisa di ventaglio i fili davanti a tutti.  Solo uno avrebbe decretato il destino della persona che doveva restare lì e morire con l’asteroide.
“La persona che prenderà quello più corto rimarrà qui.”
Ogni movimento che riuscivano a fare era lento e meccanico; Ralston non accennava a separarsi dal piccolo telecomando.
L’ultimo a pescare fu Ranma, che prese quello più corto.
Il suo istinto gli suggerì di lasciare subito il filo, come se scottasse o fosse avvelenato. Ma non lo fece. Era ridicolo solo a pensarci.
“No, Ranma...” Il sussurro flebilissimo della sua fidanzata era terribilmente angosciato.
Shan Pu rimase paralizzata, insieme a Ukyo. Non avrebbe mai creduto che fra tutti loro, proprio Ranma doveva saltare in aria con l’asteroide.
“Devo andare. Stammi bene, Akane!”
Fece per andarsene, imperterrito e impassibile, ma Akane lo fermò abbracciandolo, con le mani strette a pugno sulla sua tuta.
“Akane, non fare così...” disse poi il ragazzo, vedendo che la giovane stava piangendo. La cinse fra le sue braccia, cercando di consolarla, provando a farle capire che era sereno, e che andava tutto bene. La ragazza però se ne accorse.
“Non cercare di dirmi che devo passaci sopra senza... senza...”
Da un pianto tenue qual era, si trasformò in incessanti singhiozzi che coinvolsero tutti i presenti. Ranma la strinse ancora più forte, facendo vagare distrattamente gli occhi davanti a sé.
Ryoga.
Sì, lui era l’unico che sarebbe stato in grado di curarla e proteggerla. In fondo, era quello che l’amico aveva sempre voluto: avere Akane solo per sé.
“Ryoga, tu sei l’unico che sia degno di lei.”
Il giovane Hibiki fu sconcertato per quella rivelazione. Aggrottò le sopracciglia. Aveva accettato il fatto che Ranma ed Akane fossero inseparabili, ed aveva cominciato ad associare i due giovani, a mischiare il suo pensiero per Akane inevitabilmente a quello per Ranma, finendo con il constatare quanto fossero completi insieme, quanto fossero uno ed uno solo insieme.
Non poteva stare con lei, sapendo che Akane avrebbe pensato sempre e solo a Ranma. Il suo percorso di rassegnazione era quasi concluso, lo sapeva.
“Non potrei, Ranma. Lei appartiene a te, e tu a lei, e...”
“Finiscila. Non sei tagliato per fare il filosofo, Ryoga.”
Gli diede una pacca amichevole sulla spalla, con la fidanzata ancora avvinghiata a lui, molto probabilmente sperando che non andasse via.
“Akane, devi lasciarmi.” Quanto gli costò scostarsi da lei. Dai suoi occhi blu uscirono alcune stille, ma si assicurò che nessuno le scrutasse.
“No!”
Ranma non resistette. L’avvolse ancora una volta, distrutto dal dolore, prima che Eartha gli ricordò che avevano poco tempo, e per poco non riceveva un destro.
Fra tutti quelli che impotenti assistevano alla scena, solo uno fece il gesto più avventato della sua vita.
“Colonnello, partite immediatamente!”
In un impeto di spropositato coraggio, Mousse afferrò il telecomando dalle mani di Ralston, correndo verso l’uscita.
“Mousse!”
Ranma urlò il suo nome con quanto fiato aveva in gola. Lasciò Akane per fermarlo, ma Mousse aveva già chiuso la capsula di sicurezza dello shuttle, dirigendosi per quanto veloce poté verso la bomba.
Momenti della sua vita gli vorticavano in testa, seguite sempre e comunque dal profilo della donna che amava, e che non avrebbe mai avuto: Shan Pu.
Aveva visto Ranma Saotome ed Akane Tendo amarsi fino alla più pura e completa disperazione, e vederli in procinto di separarsi gli aveva spezzato letteralmente il cuore: gli aveva provocato una fitta fisica, lacerante, e non ci aveva pensato un attimo a preservare la loro felicità.
La donna che avrebbe adorato per tutto l’arco della sua esistenza lo rifiutava; persino ora non aveva pronunciato il suo nome. Anzi, forse era contenta che il ragazzo che aveva sempre considerato un inetto, una pesante e fastidiosa palla al piede avesse deciso di immolarsi per il bene di tutti.
Era vicino alla sua fine ormai; non riusciva neanche più a sentire la piccola Tendo che urlava “Non farlo!” a squarciagola. Lei, che si era dimostrata essere la sua unica vera amica, meritava tutto il bene dell’universo accanto all’uomo che la corrispondeva.
Paradossalmente aveva dimenticato l’indissolubile veleno di Shan Pu, ed aveva posto al centro del suo cuore Akane e la sua amicizia.
Ne fu felice.
Premette quell’unico, solitario tasto rosso sul telecomando, mentre il fuoco dirompente della testata nucleare emetteva la sua forza distruttiva ed Eartha e Ralston partivano con il resto dell’equipaggio alla volta della Terra.
Akane pianse per tutto il periodo di ritorno, mentre Ranma e tutti gli altri ringraziarono mestamente quel buffo e malinconico ragazzo papero con gli occhiali.
 

 
   
 
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