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Autore: Thar Aisling    06/09/2014    1 recensioni
Il Bene Supremo ha generato il Male Assoluto. Due progenie in eterno contrasto. Il potere della creazione prevarrà sui suoi stessi figli?
Tra magia e natura, mito e realtà, immergiti nel fantastico mondo di Gea e viaggia insieme ad Anam, Gran Sacerdote di Adoxia e ai suoi amici. Addentrati nella foresta di Yle-Dendrum e nei mondi oscuri resi cupi dalla passione umana. Scopri cosa nasconde Conca Arura e che cosa tramano gli Dei per l'umanità. In un mondo in declino dove anche la Natura è contro i suo figli, sarà l'uomo a prevalere?
"La Genesi si era conclusa. Conclusa con un’Apocalisse dettato dal destino, ma che avrebbe cambiato la storia di Gea e di tutte le sue forme di vita. Un viaggio, dove gli Dei avrebbero trovato poco spazio."
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai, Crack Pairing
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Jenos provò un senso di sollievo quando varcò le enormi porte di pietra del Tempio di Reyma. Entrare nel pronào del tempio gli regalava una serenità quasi mistica.

Esso si allargava a cerchio, intorno a lui, con delle grandi panche in tufo disposte ad emiciclo che si stagliavano verso l’alto soffitto.

Con gli occhi colmi di lacrime, istintivamente alzò lo sguardo verso le due statue degli Dei ,Kirios e Anassa, che sembravano fare la guardia alla piccola apertura che conduceva al Naòs, locale in cui l’accesso era consentito solo al Gran Sacerdote.

Con lo sguardo fisso verso di loro, Jenos cercò di mettere da parte I suoi desideri più materiali e di riordinare le idee per un raccoglimento più profondo; dopotutto è quello che il credo chiede ad un Celebrante.

Inspirò e ,lentamente, si avvicinò alle statue; si inginocchiò e chiuse gli occhi.

Non aveva mai provato pace più profonda. Nemmeno quando, a diciotto anni decise di entrare a fare parte dell’Ordine.

A quel tempo, era fermamente deciso a fuggire dal mondo e dalle sue regole. Si sentiva braccato, non sapeva nemmeno da cosa; quello che per lui era certo, era la voglia di vivere la sua vita esule dai rigori della società.

Dopotutto I requisiti li possedeva: era uno dei discendenti dei Primi Figli, poteva usare il Dono di Gea e possedeva un’animo fortemente incline alla solidarietà e all’amore spassionato.

-”Come posso provare Amore quando io stesso non vengo amato?”

Jenos aveva sempre vissuto un rapporto conflittuale con il suo corpo. Ogni volta che si guardava allo specchio, il suo corpo esile coronato da quella testa piccola con I capelli scuri rasati lo faceva assomigliare ad un scheletro.

Gli occhi castani infossati e il naso leggermente adunco non miglioravano di certo l’effetto finale.

Ad ogni occhiata a quella infida lastra di vetro riflettente, la sua esile bocca si contraeva in una smorfia di disgusto.

-”Perchè?!” disse piangendo ai piedi della statua

-”Perchè a me?!” aggiunse.

Il suo pianto stava diventando un profondo singhiozzo.

Non si era mai innamorato, nemmeno una volta. Fino a che, il suo adorato fratello Anam non decise di entrare come Gran Sacerdote.

Jenos aveva sempre saputo che Anam non fosse suo fratello, almeno per parte di sangue.

Complice l’età, qualcosa scattò: ecco che Jenos fu attraversato come da una scossa elettrica.

Si invaghì così tanto di Anam, che il solo pensiero di essere sempre con lui e non doverlo dividere con altri lo esaltava.

-”Posso chiamare questo Amore?” disse sottovoce continuando a pregare.

Fu in quel momento che provò una vergogna immensa; Jenos non era egoista, ma in quel frangente si stupì di non essere diverso dai Figli di Andro.

Con questa considerazione finale, ringraziò con la formula di rito gli Dei per averlo ascoltato e si alzò: era quasi l’ora della cerimonia serale.

Il pronào era immerso nel buio ad eccezione di un piccolo braciere sempre acceso, che illuminava la grande scalinata che conduceva al Naos.

Prese un tizzone con delle grosse pinze in ferro e accese I quattro incensieri presenti.

Un gradevole fumo cominciò a spargersi per l’enorme sala; accese poi le candele votive che resero la stanza menu cupa e con un’atmosfera di intensa sacralità.

Le statue, illuminate dall’incerta fiamma delle candele, emanavano un’aura positiva e calmante.

Jenos guardò I loro visi: sembravano corrucciati in una smorfia di disapprovazione.

-” E’ ciò che mi merito per I miei pensieri impuri.” soppesò mentalmente Jenos.

Posò le pinze e si diresse verso la sua Cella al di sotto della scalinata per indossare I paramenti da Celebrante.

Alla tenue luce di una candela ormai consunta, si mise la sua alba avorio e si mise sulle spalle una lunga stola viola.

Al di fuori, I fedeli stavano già prendendo posto per celebrare il Rito di Comunione.

Jenos sentì I canti sommessi dei fedeli, che chiedevano il ritorno di Gea e della pace tra I popoli.

Inspirò ed espirò una grande boccata d’aria e lentamente aprì la porta: l’ora era giunta.

I fedeli smisero di pregare e si azarono; Jenos raggiunse con grande solennità l’Altare alla base della scalinata e iniziò la celebrazione.

Fu in quel momento che Anam si svegliò. Dimenticando ogni pensiero fatto, uscì dall’enorme vasca in pietra e si asciugò velocemente.

-”La Cerimonia è già iniziata!” disse febbrilmente.

Sapeva che mancava poco all’uscita del Gran Sacerdote dalle porte del Naos e non poteva assolutamente fare tardi.

Indossò il suo abito talare bianco come la neve e sulle spalle posò una stola rosso sangue. Riavviò I lunghi capelli con una coda e mise un copricapo dorato sulla sua testa.

Afferrò la Sacra Mitra e si avviò verso le porte che dividevano il Naos dal Pronào.

Un’altro giorno stava per finire. 

   
 
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