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Autore: ChibyLilla    06/09/2014    2 recensioni
Non fatevi ingannare dal titolo! Finn è narratore della storia (ed un personaggio abbastanza importante) ma i protagonisti sono Blaine e Sam, soprattutto nella prima parte. Con una importante presenza di Kurt, naturalmente.
Dal primo capitolo: Non lo stupisce affatto la sua risposta evasiva. “Sono solo un po’ stanco.”
Non se ne stupisce perché in questo momento Finn sa che Kurt aveva ragione. C’è qualcosa nel comportamento di Blaine che non va.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Sam Evans, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Eeeeeeeee se piove il sabato sera, io cosa posso fare? Ma naturalmente vedere Castle ed aggiornare questa storia!

E siccome la pioggia mi rende buona, ho iniziato a svelare qualcosa...

Vi avverto soltanto di una cosa (si, lo so, lo ho detto almeno un milione di volte, ma è importante, davvero! Altrimenti vi fate idee sbagliete e venite a cercare l'autrice sotto casa per pestarla senza motivo!) L'avvertimento è: NON TUTTO è COME SEMBRA!

Poi, a buon intenditor poche parole!

Enjoy!

Qualche tassello del puzzle

Kurt è tornato a Lima e ci ha messo poco più di un giorno per far si che Blaine si aprisse. Naturalmente Finn ne è contento, anche se una parte di lui ci è rimasta un po’ male per il fatto che Blaine non sia riuscito a parlare con lui; ma ancora una volta sa che si tratta di una considerazione egoista e si sforza con tutto se stesso per lasciarla svanire, sommersa da una miriade di altre cose a cui pensare.

Suo fratello doveva tornare a New York il mattino dopo il compleanno di Burt, invece sono passati due giorni ed è ancora qui; tornerà alla NYADA tra una settimana con un certificato medico che Finn preferisce non sapere come farà a procurarsi e per il momento ne approfitta per seguire Finn come se fosse la sua ombra. L’unica notizia positiva? Nel weekend anche Rachel tornerà a Lima e Finn non sta più nella pelle.

Ha appena finito la sua seconda ora di lezione con la Pillsbury ed approfitta di un piccolo spacco per telefonare a Rachel, sperando che non abbia anche oggi delle prove da fare con Broody. Quel ballerino non gli piace proprio e per la prima volta nella propria vita si ritrova coalizzato con Santana nel tentare di tenerlo lontano da Rachel il più possibile. Qualcosa di quel tipo gli puzza di losco.

Ha già composto il numero di Rachel, quando qualcosa attrae la sua attenzione e Finn resta col telefono sospeso a metà strada verso il proprio orecchio, senza telefonare.

Ha scelto di andare sul tetto dell’edificio per fare questa chiamata perché lì non c’è mai nessuno, ma è evidente che il suo posto segreto non è più poi tanto segreto.

Kurt e Blaine.

Le opzioni sono due: o Finn sta per diventare un agente segreto ed ha l’abilità di spiare le persone anche quando non vorrebbe, oppure questo è un segno del destino. Sceglie la seconda opzione e decide che non sia il caso di andare contro il destino; probabilmente qualche divinità in cui non è certo di credere vuole fargli scoprire cosa sta succedendo. Alza gli occhi verso il cielo, senza sapere cosa aspettarsi. Magari ora vedrà una nuvola col viso di Gesù? Aveva funzionato con un tramezzino una volta e forse funzionerà anche adesso. Per sua sfortuna non c’è neppure l’ombra di una nuvola.

“-e non me lo hai detto?”

Kurt è leggermente inclinato in avanti verso Blaine e gli accarezza una guancia; a Finn sembra che si stia sforzando per sembrare rilassato e convincente allo stesso tempo. Blaine ha gli occhi lucidi, una caratteristica che ormai non lo stupisce più e ci mette un po’ a rispondere, come se le parole non volessero decidersi ad uscire dalla sua bocca, anche se sa benissimo cosa vorrebbe dire.

“Non lo so, Kurt. Non sembrava una cosa importante.”

“Non è una cosa importante che i tuoi genitori si stiano separando?”

Blaine si sposta di qualche centimetro, allontanando il viso dalla mano di Kurt ed asciugandosi gli occhi con la propria.

“Tu non hai la mamma. Come potevo lamentarmi con te del fatto che i miei genitori hanno deciso di non vivere nella stessa casa? Sarebbe stato-”

“Ehi! Ti ho mai dato l’impressione di non poter parlare con me di qualcosa?!” Kurt lo rimprovera con un po’ troppa enfasi; aspetta che Blaine neghi con un cenno della testa, poi si schiarisce la voce e ricomincia a parlare con un tono dolce, “Bene. Perché sono il tuo fidanzato e dovresti venire da me quando succedono cose del genere.”

Ha usato il verbo al presente, riflette Finn e Blaine da voce ai suoi pensieri, accennando appena un sorriso. “Sei il mio fidanzato?”

“Sono, ero! Non lo so!” Le guance di Kurt diventano improvvisamente di un rosso accesso e Finn quasi ne riderebbe se la situazione non fosse così tanto strana. “Non è importante adesso. Hai capito quello che voglio dire?”

Blaine si morde il labbro inferiore, affondando appena i denti nella carne ed annuisce, nascondendo il viso contro il petto di Kurt ed abbracciandolo in un modo che a Finn sembra quasi doloroso.

“Non piangere, ti prego,” gli sussurra Kurt, accarezzandogli la schiena con una mano ed i capelli con l’altra. Resta in silenzio per una manciata di secondi, poi aggiunge una frase appena sussurrata, “Tuo padre ti ha fatto qualcosa?”

È detto così piano che Finn ci mette un attimo a decifrare i suoni disarticolati che gli arrivano all’orecchio e trattiene il fiato, preoccupato dalla risposta che Blaine potrebbe dargli, ma al tempo stesso intenzionato a concentrare tutte le proprie energie sull’udito proprio per riuscire a sentire. Ci prova davvero, ma non riesce a capire cosa gli risponde il più piccolo, la sua voce è in parte assorbita dalla maglietta di Kurt.

Il viso di Kurt si distende e la sua espressione diventa più accondiscendente e Finn può tirare un sospiro di sollievo, magari facendo attenzione a non essere troppo rumoroso. Intanto Kurt convince Blaine a staccarsi da lui, tenendolo fermo per le spalle e costringendolo a guardarlo negli occhi.

“Stai sanguinando.”

Finn si copre la bocca con entrambe le mani, per impedire agli altri due ragazzi di sentire il gemito che gli sfugge involontariamente. Come ha fatto a farsi male adesso? Finn ha visto tutta la scena, non c’è niente che può averlo in qualche modo ferito. Eppure le labbra di Blaine sono macchiate di rosso.

“Forse mi sono morso il labbro,” risponde il moro, lasciandosi sfuggire una smorfia disgustata quando qualche goccia di sangue gli entra in bocca, mentre Kurt cerca un fazzolettino in tasca, poggiandolo con delicatezza sulle labbra di Blaine.

A questo punto Finn decide che è il momento di andar via. Ha sentito abbastanza e con tutta probabilità Kurt capirà di essere stato spiato nel momento stesso in cui metterà piede nella macchina di Finn. Non sarà una bella esperienza!

E poi deve tornare a lezione, si ripete camminando lungo i corridoi del McKinley.

“Ehi, Finn!” Sam lo raggiunge quasi di corsa, fermandosi a pochi passi da lui con uno sguardo estremamente ed innaturalmente serio. “Ti ho cercato dappertutto. Possiamo parlare?”

Dovrebbe tornare dalla Pillsbury, ma ormai è già tardi. E poi Sam sembra avere qualcosa di importante di cui parlare. Lo segue ancora una volta nel bagno vuoto dei ragazzi.

“Dai, Sam, dobbiamo proprio parlare qui?”

“È il posto tranquillo più vicino che mi sia venuto in mente, se non hai-”

“Anche lo spogliatoio dei ragazzi puzza meno di qui e a quest’ora nessuna classe ha educazione fisica. Vieni.”

Stavolta è Finn a guidare l’amico, prendendo volontariamente la strada più lunga, in modo da evitare l’ufficio della Pillsbury ed in quasi dieci minuti riescono a raggiungere la loro meta.

Sam si siede drammaticamente su una panchina, poggiando i gomiti sulle ginocchia divaricate e nascondendo il viso tra le mani.

“Ho un brutto presentimento per quanto riguarda Blaine,” inizia e Finn annuisce, lasciandogli intendere di aver bisogno di più informazioni, “Ti ricordi l’altro giorno in bagno?”

“Si.”

“Ecco. Non è la prima volta che gli succede. Sanguina in continuazione ed ha dei brutti lividi un po’ dappertutto. Ho fatto delle ricerche e-”

“Oh mio Dio, ha l’AIDS?”

Prima o poi Finn riuscirà a mettere un filtro tra cervello e bocca, ma oggi non è quel giorno. No, oggi Finn ha deciso di parlare liberamente e far venire una crisi isterica a Sam. Ottima mossa, Hudson!

“Che cosa? Non ci avevo neanche pensato, io-”

“Mi sembra di averlo letto da qualche parte,” prosegue Finn, poi aggiunge un rapido, “Magari mi sono sbagliato. Cosa volevi dire tu?”

“Io- io ho letto da qualche parte. Ecco, guarda.”

Sam estrae dalla tasca posteriore dei propri jeans un foglio stampato al computer, con l’intestazione di un centro di ricerche con un nome strano che Finn non riesce neppure a leggere. È stropicciato perché il biondo ci si era seduto sopra e ci sono delle piccole macchioline circolari ancora umide. Sam ha pianto mentre lo leggeva.

Finn deglutisce rumorosamente, sollevando lo sguardo sull’amico e lui gli fa cenno di continuare a leggere.

Malattie autoimmuni – Le leucemie. È l’intestazione, scritta con un carattere leggermente più grande rispetto al resto del testo e di un pallido colore verde che ricorda terribilmente un ospedale. Ci sono all’incirca quindici righe di introduzione, poi altre voci colorate con quello stesso verde sbiadito che fungono da titolo ai vari paragrafi. Finn si sofferma sulla seconda voce, evidenziata da Sam con un pennarello rosso. Sintomi.

Scorre rapidamente la serie di informazioni associate a quella voce, poi ripiega il foglio, seguendo le linee già impresse sul foglio e lo porge all’amico.

“Sul serio, Sam? Non essere così melodrammatico!”

“Melodrammatico io? Tu pensavi che avesse l’AIDS!”

E Finn è indeciso su cosa sia peggio tra le due. Però, a ben pensarci anche questa sarebbe una valida spiegazione agli strani sintomi di Blaine.

Sam di fronte a lui sta piangendo e Finn resta impalato a vederlo tremare dalla testa ai piedi, con le labbra semiaperte e le mani che sfregano con forza contro gli occhi, nel disperato tentativo di asciugarli un attimo prima che una nuova ondata di lacrime li bagni.

“Ehi, Sam. Dai…”

“Finn, ho paura. Blaine è il mio migliore amico. Io non so che fare e non so con chi parlarne e non so come dirglielo. Ti prego aiutami.”

Eh già, aiutarlo. Le persone spesso tendono a dimenticare che Finn non è un supereroe e che potrà anche avere le dimensioni di un gigante, ma è poco più che un liceale. Ed in questo momento si sente come catapultato di punto in bianco in qualcosa al di sopra delle proprie capacità e vorrebbe davvero aiutare Sam, vorrebbe aiutare anche Blaine e Kurt e se possibile farebbe sparire tutte le guerre dalla terra e risolvere il problema della fame nel mondo.

Ma nessuna di queste cose è alla sua portata.

L’unica cosa che può fare è abbracciare il biondo, lasciando che si sfoghi, perché sa che una volta uscito da lì, quando sarà di nuovo al fianco di Blaine, a Sam toccherà essere forte.

Si rimprovera mentalmente per i pensieri che sta facendo perché in fondo queste sono soltanto le loro supposizioni e probabilmente la loro mente sta viaggiando un po’ troppo, per l’ennesima volta. Magari Blaine è soltanto un ragazzino un po’ maldestro che si fa male in continuazione? Non ci crede neanche per un secondo, ma prova comunque a calmare Sam, convincendolo a non fare ipotesi troppo affrettate.

“Ho parlato con un centro specializzato in questo tipo di- di- malattie? Si, insomma di queste cose. Ho preso un appuntamento per fare delle analisi, ma non so come convincere Blaine ad andare.”

“Penseremo a qualcosa, okay?”

  
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