Eeeeeeeee se piove il sabato sera, io cosa posso fare? Ma naturalmente vedere Castle ed aggiornare questa storia!
E siccome la pioggia mi rende buona, ho iniziato a svelare qualcosa...
Vi avverto soltanto di una cosa (si, lo so, lo ho detto almeno un milione di volte, ma è importante, davvero! Altrimenti vi fate idee sbagliete e venite a cercare l'autrice sotto casa per pestarla senza motivo!) L'avvertimento è: NON TUTTO è COME SEMBRA!
Poi, a buon intenditor poche parole!
Enjoy!
Qualche tassello del puzzle
Kurt
è tornato a Lima e ci ha messo poco più di un
giorno per
far si che Blaine si aprisse. Naturalmente Finn ne è
contento, anche se una
parte di lui ci è rimasta un po’ male per il fatto
che Blaine non sia riuscito
a parlare con lui; ma ancora una volta sa che si tratta di una
considerazione
egoista e si sforza con tutto se stesso per lasciarla svanire, sommersa
da una
miriade di altre cose a cui pensare.
Suo fratello
doveva tornare a New York il mattino dopo il
compleanno di Burt, invece sono passati due giorni ed è
ancora qui; tornerà
alla NYADA tra una settimana con un certificato medico che Finn
preferisce non
sapere come farà a procurarsi e per il momento ne approfitta
per seguire Finn
come se fosse la sua ombra. L’unica notizia positiva? Nel
weekend anche Rachel
tornerà a Lima e Finn non sta più nella pelle.
Ha appena finito
la sua seconda ora di lezione con la
Pillsbury ed approfitta di un piccolo spacco per telefonare a Rachel,
sperando
che non abbia anche oggi delle prove da fare con Broody. Quel ballerino
non gli
piace proprio e per la prima volta nella propria vita si ritrova
coalizzato con
Santana nel tentare di tenerlo lontano da Rachel il più
possibile. Qualcosa di
quel tipo gli puzza di losco.
Ha
già composto il numero di Rachel, quando qualcosa attrae
la sua attenzione e Finn resta col telefono sospeso a metà
strada verso il
proprio orecchio, senza telefonare.
Ha scelto di
andare sul tetto dell’edificio per fare questa
chiamata perché lì non c’è
mai nessuno, ma è evidente che il suo posto segreto non
è più poi tanto segreto.
Kurt e Blaine.
Le opzioni sono
due: o Finn sta per diventare un agente
segreto ed ha l’abilità di spiare le persone anche
quando non vorrebbe, oppure
questo è un segno del destino. Sceglie la seconda opzione e
decide che non sia
il caso di andare contro il destino; probabilmente qualche
divinità in cui non
è certo di credere vuole fargli scoprire cosa sta
succedendo. Alza gli occhi
verso il cielo, senza sapere cosa aspettarsi. Magari ora
vedrà una nuvola col
viso di Gesù? Aveva funzionato con un tramezzino una volta e
forse funzionerà
anche adesso. Per sua sfortuna non c’è neppure
l’ombra di una nuvola.
“-e
non me lo hai detto?”
Kurt
è leggermente inclinato in avanti verso Blaine e gli
accarezza una guancia; a Finn sembra che si stia sforzando per sembrare
rilassato e convincente allo stesso tempo. Blaine ha gli occhi lucidi,
una
caratteristica che ormai non lo stupisce più e ci mette un
po’ a rispondere,
come se le parole non volessero decidersi ad uscire dalla sua bocca,
anche se
sa benissimo cosa vorrebbe dire.
“Non
lo so, Kurt. Non sembrava una cosa importante.”
“Non
è una cosa importante che i tuoi genitori si stiano
separando?”
Blaine si sposta
di qualche centimetro, allontanando il viso
dalla mano di Kurt ed asciugandosi gli occhi con la propria.
“Tu
non hai la mamma. Come potevo lamentarmi con te del fatto
che i miei genitori hanno deciso di non vivere nella stessa casa?
Sarebbe stato-”
“Ehi!
Ti ho mai dato l’impressione di non poter parlare con
me di qualcosa?!” Kurt lo rimprovera con un po’
troppa enfasi; aspetta che
Blaine neghi con un cenno della testa, poi si schiarisce la voce e
ricomincia a
parlare con un tono dolce, “Bene. Perché sono il
tuo fidanzato e dovresti
venire da me quando succedono cose del genere.”
Ha usato il
verbo al presente, riflette Finn e Blaine da voce
ai suoi pensieri, accennando appena un sorriso. “Sei il mio
fidanzato?”
“Sono,
ero! Non lo so!” Le guance di Kurt diventano
improvvisamente di un rosso accesso e Finn quasi ne riderebbe se la
situazione
non fosse così tanto strana. “Non è
importante adesso. Hai capito quello che
voglio dire?”
Blaine si morde
il labbro inferiore, affondando appena i
denti nella carne ed annuisce, nascondendo il viso contro il petto di
Kurt ed
abbracciandolo in un modo che a Finn sembra quasi doloroso.
“Non
piangere, ti prego,” gli sussurra Kurt, accarezzandogli
la schiena con una mano ed i capelli con l’altra. Resta in
silenzio per una
manciata di secondi, poi aggiunge una frase appena sussurrata,
“Tuo padre ti ha
fatto qualcosa?”
È
detto così piano che Finn ci mette un attimo a decifrare i
suoni disarticolati che gli arrivano all’orecchio e trattiene
il fiato,
preoccupato dalla risposta che Blaine potrebbe dargli, ma al tempo
stesso
intenzionato a concentrare tutte le proprie energie
sull’udito proprio per
riuscire a sentire. Ci prova davvero, ma non riesce a capire cosa gli
risponde il
più piccolo, la sua voce è in parte assorbita
dalla maglietta di Kurt.
Il viso di Kurt
si distende e la sua espressione diventa più
accondiscendente e Finn può tirare un sospiro di sollievo,
magari facendo
attenzione a non essere troppo rumoroso. Intanto Kurt convince Blaine a
staccarsi da lui, tenendolo fermo per le spalle e costringendolo a
guardarlo
negli occhi.
“Stai
sanguinando.”
Finn si copre la
bocca con entrambe le mani, per impedire
agli altri due ragazzi di sentire il gemito che gli sfugge
involontariamente.
Come ha fatto a farsi male adesso? Finn ha visto tutta la scena, non
c’è niente
che può averlo in qualche modo ferito. Eppure le labbra di
Blaine sono
macchiate di rosso.
“Forse
mi sono morso il labbro,” risponde il moro,
lasciandosi sfuggire una smorfia disgustata quando qualche goccia di
sangue gli
entra in bocca, mentre Kurt cerca un fazzolettino in tasca, poggiandolo
con
delicatezza sulle labbra di Blaine.
A questo punto
Finn decide che è il momento di andar via. Ha
sentito abbastanza e con tutta probabilità Kurt
capirà di essere stato spiato
nel momento stesso in cui metterà piede nella macchina di
Finn. Non sarà una
bella esperienza!
E poi deve
tornare a lezione, si ripete camminando lungo i
corridoi del McKinley.
“Ehi,
Finn!” Sam lo raggiunge quasi di corsa, fermandosi a
pochi passi da lui con uno sguardo estremamente ed innaturalmente
serio. “Ti ho
cercato dappertutto. Possiamo parlare?”
Dovrebbe tornare
dalla Pillsbury, ma ormai è già tardi. E poi
Sam sembra avere qualcosa di importante di cui parlare. Lo segue ancora
una
volta nel bagno vuoto dei ragazzi.
“Dai,
Sam, dobbiamo proprio parlare qui?”
“È
il posto tranquillo più vicino che mi sia venuto in mente,
se non hai-”
“Anche
lo spogliatoio dei ragazzi puzza meno di qui e a quest’ora
nessuna classe ha educazione fisica. Vieni.”
Stavolta
è Finn a guidare l’amico, prendendo
volontariamente
la strada più lunga, in modo da evitare l’ufficio
della Pillsbury ed in quasi
dieci minuti riescono a raggiungere la loro meta.
Sam si siede
drammaticamente su una panchina, poggiando i
gomiti sulle ginocchia divaricate e nascondendo il viso tra le mani.
“Ho un
brutto presentimento per quanto riguarda Blaine,” inizia
e Finn annuisce, lasciandogli intendere di aver bisogno di
più informazioni, “Ti
ricordi l’altro giorno in bagno?”
“Si.”
“Ecco.
Non è la prima volta che gli succede. Sanguina in
continuazione ed ha dei brutti lividi un po’ dappertutto. Ho
fatto delle
ricerche e-”
“Oh
mio Dio, ha l’AIDS?”
Prima o poi Finn
riuscirà a mettere un filtro tra cervello e
bocca, ma oggi non è quel giorno. No, oggi Finn ha deciso di
parlare
liberamente e far venire una crisi isterica a Sam. Ottima mossa, Hudson!
“Che
cosa? Non ci avevo neanche pensato, io-”
“Mi
sembra di averlo letto da qualche parte,” prosegue Finn,
poi aggiunge un rapido, “Magari mi sono sbagliato. Cosa
volevi dire tu?”
“Io-
io ho letto da qualche parte. Ecco, guarda.”
Sam estrae dalla
tasca posteriore dei propri jeans un foglio
stampato al computer, con l’intestazione di un centro di
ricerche con un nome
strano che Finn non riesce neppure a leggere. È stropicciato
perché il biondo ci
si era seduto sopra e ci sono delle piccole macchioline circolari
ancora umide.
Sam ha pianto mentre lo leggeva.
Finn deglutisce
rumorosamente, sollevando lo sguardo sull’amico
e lui gli fa cenno di continuare a leggere.
Malattie
autoimmuni
– Le leucemie. È
l’intestazione, scritta con un carattere leggermente
più
grande rispetto al resto del testo e di un pallido colore verde che
ricorda
terribilmente un ospedale. Ci sono all’incirca quindici righe
di introduzione,
poi altre voci colorate con quello stesso verde sbiadito che fungono da
titolo
ai vari paragrafi. Finn si sofferma sulla seconda voce, evidenziata da
Sam con
un pennarello rosso. Sintomi.
Scorre
rapidamente la serie di informazioni associate a
quella voce, poi ripiega il foglio, seguendo le linee già
impresse sul foglio e
lo porge all’amico.
“Sul
serio, Sam? Non essere così melodrammatico!”
“Melodrammatico
io? Tu pensavi che avesse l’AIDS!”
E Finn
è indeciso su cosa sia peggio tra le due. Però, a
ben
pensarci anche questa sarebbe una valida spiegazione agli strani
sintomi di
Blaine.
Sam di fronte a
lui sta piangendo e Finn resta impalato a
vederlo tremare dalla testa ai piedi, con le labbra semiaperte e le
mani che
sfregano con forza contro gli occhi, nel disperato tentativo di
asciugarli un
attimo prima che una nuova ondata di lacrime li bagni.
“Ehi,
Sam. Dai…”
“Finn,
ho paura. Blaine è il mio migliore amico. Io non so
che fare e non so con chi parlarne e non so come dirglielo. Ti prego
aiutami.”
Eh
già, aiutarlo. Le persone spesso tendono a dimenticare che
Finn non è un supereroe e che potrà anche avere
le dimensioni di un gigante, ma
è poco più che un liceale. Ed in questo momento
si sente come catapultato di
punto in bianco in qualcosa al di sopra delle proprie
capacità e vorrebbe
davvero aiutare Sam, vorrebbe aiutare anche Blaine e Kurt e se
possibile
farebbe sparire tutte le guerre dalla terra e risolvere il problema
della fame
nel mondo.
Ma nessuna di
queste cose è alla sua portata.
L’unica
cosa che può fare è abbracciare il biondo,
lasciando
che si sfoghi, perché sa che una volta uscito da
lì, quando sarà di nuovo al
fianco di Blaine, a Sam toccherà essere forte.
Si rimprovera
mentalmente per i pensieri che sta facendo perché
in fondo queste sono soltanto le loro supposizioni e probabilmente la
loro
mente sta viaggiando un po’ troppo, per l’ennesima
volta. Magari Blaine è
soltanto un ragazzino un po’ maldestro che si fa male in
continuazione? Non ci
crede neanche per un secondo, ma prova comunque a calmare Sam,
convincendolo a
non fare ipotesi troppo affrettate.
“Ho
parlato con un centro specializzato in questo tipo di-
di- malattie? Si, insomma di queste cose. Ho preso un appuntamento per
fare
delle analisi, ma non so come convincere Blaine ad andare.”
“Penseremo
a qualcosa, okay?”