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Autore: CassandraLeben    26/09/2008    18 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qui!
Stanno rifacendo l’impianto elettrico e c’è polvere ovunque. Pieno di calcinacci… la pelle è tutta rovinata!!!
E non c’è l’elettricità!!!!!!!!!
Terribile.
Comunque, in un modo o nell’atro, sono riuscita a riattaccare Internet solo oggi. Colpa dei muratori.
Spero che questo capitolo vi piaccia più del precedente.
Fan di Edward… preparatevi.
Fan di Alice… non vogliatemene.
Fan di Jane… mmm, non credo che ci siano delle fan di Jane, effettivamente. Nel caso, io ODIO JANE, anche se le sto dando ampio spazio XD Questo cap è un po'... strano. Doloroso. Scusate se sn stata così cruda ma ho voluto scriverlo in questo modo per far capire bene i rapporti tra i vari membri della famiglia Cullen e per preparare il terreno per gli ultimi sviluppi della storia. Della serie: è vero che sn sadica, ma non crudele... povera Alice...

Un Bacione a tutte e spero di postare presto (tra poco finiscono i lavori per fortuna!!!!!)  
Per  Hanairoh cavolo, non andare a prendere la bara!!! Credo che il bianco(il colore della purezza) sia per le vergini... mogano fa più fashon! Ma ti prego! Hai visto che ho postato!!!! Spero ti piaccia!!!


Edward’s POV

Sentii i loro passi. I loro piedi scivolavano silenziosi sull’erba bagnata. Quando salirono i pochi gradini che davano sul portico, tutti trattenemmo il respiro. Nell’oscurità, distinguemmo le loro sagome oltre la vetrata.

< Toc Toc > Fece una voce femminile, sgradevole.

Jasper aprì lentamente la porta e Carlisle disse: < Avanti, prego… >
La prima a farsi strada nel salone fu Jane. Ci lanciò un’occhiata strana e poi alzò il capo chiudendo gli occhi. Vidi le sue narici dilatarsi e la sentii inspirare profondamente. Stava annusando. Stava cercando. Il mio corpo involontariamente sussultò.
Subito dietro di lei, entrarono due vampiri alti e robusti. Le mantelle calate sul corpo lasciavano intravedere solo il viso. Gli occhi rossi come rubini lanciarono bagliori minacciosi.
Altre due figure rimasero in attesa sulla soglia, guardinghe.
< Salve Georgy … Jane… Estergon…e anche a voi, Luba e Shoa. > dissi salutando per nome tutti i presenti. Due femmine e tre maschi.  Tra loro, l’unica che conoscessi era Jane.

Jane riaprì gli occhi e si voltò lentamente verso di me. Mi sorrise beata, Alice s’irrigidì e Carlisle, intuendo il futuro imminente, disse: < Jane, per favore. Noi siamo in pace … >
Le immagini nella mente di mia sorella mutarono. Jane sospirò. Nei suoi pensieri lessi il dolore di una duplice perdita. Aro, per cui provava amore carnale, e Alec, per cui provava amore fraterno. I suoi pensieri erano confusi. Non le importava niente di Bella. Mia moglie era stata la sua scusa per poter venire in America a recuperare l’unico membro della sua famiglia. Voleva il fratello ed era disposta a tutto per riaverlo. Il suo istinto le diceva che Alec fosse venuto a cercare Bella. Che quello che le aveva raccontato fosse falso. Se tali dubbi fossero divenuti certezze, sarebbe stato un disastro.
< Jane, a cosa dobbiamo la visita? > le chiesi tentando di suonare cortese.
< Tua moglie come sta? Non  qui… non ne percepisco l’odore… Sai, avevate promesso di trasformarla. Siamo solo venuti a controllare. > Ed annusò l’aria nuovamente, come riprova delle sue parole.
< Bella ha preferito … allontanarsi temporaneamente. Mia madre e mia sorella si stanno prendendo cura di lei, insieme a mio fratello. >
< E vorresti farmi credere che tu saresti restato qui, mentre lei è lontana? > Suonò cinica.
< Non per mia scelta. Dopo la trasformazione… Bella è diventata leggermente instabile. L’astinenza la fa soffrire molto. Questa zona è troppo abitata per una giovanissima vampira. Adesso stanno vagando in zone deserte e disabitate. Lei ha preferito che io restassi … > Feci una pausa e sospirai, abbassando gli occhi e fingendo dolore. Dato il mio stato d’animo mi riuscii bene. Continuai: < Bella mi ha attaccato. Quando è tornata in sé, è stata molto male per questo. Era disperata. Ha insistito lei per allontanarsi. Diceva che non voleva che la vedessi in quello stato. Quando sta abbastanza bene, mi telefona. Tornerà non appena riuscirà a gestire questa nuova situazione

Ormai, il tempo non è più un problema… > E tentai un mezzo sorriso, poi aggiunsi:< Vorrei essere con lei, aiutarla… ma per prima cosa ho il dovere di rispettare le sue richieste. Gli altri si stanno occupando di lei. Non è sola.>  Calcai sull’ultima frase.
Jane sospirò e fece cenno ai due che erano dietro di lei: < Andate. >
Indicò con il capo il piano superiore.
< Cosa avete intenzione di fare? > Chiese Carlisle calmo e pacato.
< Abbiamo ordini precisi. È qui che l’avete trasformata? In questa casa? >
Io annuii e poi sussurrai: < Non credo troverete tracce. Esme ha pulito tutto con molta cura. Non voleva che Bella soffrisse percependo il suo stesso sangue. I sensi dei neonati sono estremamente sviluppati. >
Jane annuì assente e nei suoi pensieri vidi i suoi dubbi. Credeva che fosse fuggita con Alec.
Pochi istanti dopo i pensieri di Georgy mi indicarono che avevano rinvenuto la maglietta, sigillata dentro una scatola. Sospirai. La portarono da noi e Jane la prese per esaminarla.
Provai una sorta di conato di vomito quando, dopo aver avvicinato l’indumento insanguinato al volto, aveva sussurrato: < La tua sposa… il suo sangue aveva davvero un odore delizioso. Peccato non aver potuto assaggiarlo. > Poi, con un sorriso perfido, strinse la stoffa tra le mani affondandoci il naso. Un attimo dopo il suono delle fibre di cotone che si lacerano mi raggiunse. Stracciò la maglietta e lasciò che i brandelli cadessero a terra lentamente.
I due che attendevano fuori dalla porta ci guardarono incuriositi mentre quelli in casa, attendevano in silenzio ordini.
Per alcuni momenti, nessuno parlò. Fu Carlisle a rompere il silenzio: < Credo che ormai le incomprensioni si siano risolte … spero che abbiate ottenuto le risposte che cercavate. > Il suo tono cordiale era velato da una leggera minaccia nella voce.
Jane sbuffò e poi domandò, rivolta a me: < Alec. >
La fissai confuso analizzando i suoi pensieri.
< Sapete dov’è mio fratello? > Sapeva che stavo scrutando nella sua mente e per questo pensò a un ricordo che non avevo mai visto. Voleva che perdessi la pazienza.
Bella, pallidissima e debole, giaceva sul letto di un ospedale. Incosciente. Un braccio fasciato e dei tubicini nell’altro, proprio come nel naso. Alec era seduto al suo capezzale e le accarezzava i capelli. Le sue mani scesero sulle sue spalle il suo capo si chinò su quello di Bella. Le labbra gelide di lui sfiorarono la fronte e per un istante la bocca socchiusa di mia moglie. Le labbra di Bella non erano rosse come al solito ma bensì di un pallido rosa malato. Il contatto con la pelle fredda di Alec la fece rabbrividire e lui si ritrasse. Jane fissava entrambi da un angolo, o cosi dedussi dalla prospettiva del ricordo. Ricordo che Alec non mi aveva mai fatto vedere.
Sentii la rabbia crescere dentro di me ma sapevo che non potevo mostrarla. In tal modo avrei confermato di averlo visto. Jasper tentò di tranquillizzarmi e in minima parte ci riuscì. Leggermente più tranquillo, sussurrai: < Non ho il piacere di vedere tuo fratello da… direi più di un anno. Non so se ricordi il nostro incontro a Volterra. > E poi attesi la sua reazione.
Lei si sedette sulla poltrona e Alice strinse la mano a Jasper. Lui le accarezzò i capelli e la guancia. Si abbassò per baciarle il capo. Alice era tesa. Il futuro era nebbioso e questo non rassicurò né me né lei.

< Eppure, io sono certa che lui non sia lontano. Lui voleva Bella. Era così … palese. >

Si voltò per fulminarmi con gli occhi e poi aggiunse: < Non che lei non si sia mostrata disponibile, tutta così civetta. > E così dicendo mi mostrò dei ricordi di Bella seduta sul letto accanto ad Alec. Stavano parlando. Lei pareva triste. Gli occhi lucidi. Lui le accarezzava la spalla per consolarla. Con un gesto della mano, le sistemò i capelli mostrando il collo candido in cui le sue vene pompavano il sangue. Lei non reagì al tocco delicato delle dita gelide di Alec sulla sua pelle. Sospirò e si strinse di più nella coperta. Alec le asciugò le lacrime che le solcavano il volto. Non riuscii a capire di cosa stessero parlando. Bella, stanca e provata, si appoggiò alla spalla di Alec e cominciò a singhiozzare mentre lui le accarezzava la schiena. Sembrava preoccupata per lei. Mi ripetei di non perdere la calma, che non mi importava di cosa fosse successo a Volterra… Ma provai l’istinto di ammazzare Alec. Poi vidi cosa Bella stringesse nella mano che si era portata al cuore. Un fazzoletto bianco, a me molto familiare. Il mio fazzoletto…
Lei indossava una camicia da notte corta e semitrasparente. Si era però avvolta in una pesante coperta, nascondendo il corpo e le gambe nude. Date le leggere chiazze bluastre sulla pelle, dedussi che doveva avere freddo.
Il ricordo cambiò: La vidi in accappatoio cercare dei vestiti nell’armadio della stanza sotterranea. Alec poco lontano da lei. Forse Bella non si accorgeva degli sguardi che lui le riservava o forse, conscia, li ignorava. In fondo, in quelle segrete, lei doveva pensare a rimanere viva. A qualunque costo. Nonostante ciò che mi mostrava Jane, lei mi era sempre stata fedele. Me lo aveva giurato e io non avevo alcun motivo di dubitare. Mi tornarono alla mente le parole nella lettera: “Ti sarò fedele per sempre, nel cuore e nell’anima.” Sorrisi triste a quelle parole. Lei sarebbe stata sempre e solo mia, non importava cosa fosse e sarebbe accaduto. Il nostro amore andava oltre ciò che veniva comunemente così definito.
Jane stava cercando di insinuare in me il dubbio di modo da rivelarle dove si trovasse Bella. Forse credeva seriamente che Alec fosse con lei, o forse semplicemente aveva intenzione di utilizzarla come esca per attirarlo. Qualunque cosa realmente intendesse, se avesse trovato Bella umana con una bambina tra le braccia avrebbe capito e sarebbe stata la fine.

Dovevo impedirlo, a tutti i costi.

Sorrisi e dissi: < Povero Alec, temo abbia frainteso. Bella è così… spontanea, innocente. Non si rende conto dell’effetto che fa sugli altri. Temo che Alec si sia fatto delle illusioni, delle aspettative sbagliate su di lei. >
< Forse … > Fece lei per poi aggiungere: < A me di tua moglie e della sua dubbia fedeltà non interessa assolutamente niente. L’unica cosa che mi preme, è ritrovare mio fratello prima che possa compiere qualche sciocchezza. Sarei partita con lui, se Aro non mi avesse espressamente chiesto di restare. Ora che lui … ora che le cose sono cambiate, per me non ha più senso rimanere a Volterra. Appena avrò assolto i miei ultimi compiti, lascerò il palazzo. > Il dolore nella sua voce era chiaramente percepibile ma non provai alcuna pena per lei. Colui per il quale il suo cuore morto si struggeva di dolore e per il quale i suoi occhi bruciavano di un pianto asciutto aveva quasi distrutto la mia vita, mia moglie. Come si poteva avere compassione di un amore per una creatura come quella? Un essere disposto a fare una cosa simile ad una ragazza innocente?
Scossi la testa allontanando il pensiero di mia moglie insidiata da quella perversa creatura e, cercando di ricompormi, le dissi: < Noi non sappiamo dove sia Alec. Non lo abbiamo visto. E Bella sta cercando di riprendersi nel più totale isolamento. Emmett e Rose la proteggono dai pericoli. Se avessero percepito un vampiro arrivare, sta certa che avrebbero evitato di incontrarlo fuggendo. Sono certo che non siano entrati in contatto con tuo fratello. >
Jane, senza rivolgermi la parola, fece cenno con la mano alle due persone sulla soglia e queste entrarono. Luba, la donna, si richiuse la porta alle spalle e poi, insieme a Shoa, si posizionò di fianco a Georgy e  Estergon. Un muro compatto in mezzo alla stanza.

< Edward… mi diresti dove potremmo trovare Bella? Solo per una chiacchierata… > e mi rivolse un sorriso luminosissimo.
< Non so dove si trovi. Come ti ho detto, si spostano in continuazione. E comunque, adesso lei è pericolosa. Quando starà meglio, potrete incontrarvi, se sei così ansiosa di rivederla. >
< Non prendermi in giro. > Il suo tono, così come i suoi pensieri, era ora irato. < Io ho bisogno di lei. E come puoi vedere, siamo perfettamente in grado di occuparci di un’insulsa neonata. Ora, dicci dove trovarla. >
< Non posso. Non lo so. Ma anche se lo sapessi, non te lo direi. > Mormorai a denti stretti.
Jane si infuriò. La sua mente era semplice da leggere. Ma prima ancora di sbirciare tra i pensieri di Jane, fui investito da quelli di Alice. Mi vidi a terra, immobile… in agonia…
Sentii l’urlo di mia sorella un istante prima che il mio corpo venisse avvolto da un dolore insopportabile. Mi ritrovai a carponi, boccheggiante. Per alcuni, brevi istanti, il dolore continuò per poi cessare improvvisamente. Alzai leggermente il capo e feci leva sui gomiti per alzarmi un pochino. Fissai Jane che, con voce melliflua, mi chiese: < Dove possiamo trovarla? >
Ringhiai istintivamente e prima di venir invaso nuovamente dal dolore, vidi Jasper venir trattenuto da dietro da due degli uomini del contingente: Georgy e Estergon. I due più forti.
Alice aveva le mani alla bocca con un’espressione di dolore sul volto e Carlisle mi osservava impietrito. I miei occhi incontrarono i suoi nell’ultimo istante privo di dolore e nella sua mente distinsi le parole: “Mi dispiace. Resisti”.
Un attimo dopo, il dolore fu troppo grande per poter anche solo concentrarmi. Ogni millimetro del mio corpo martoriato pareva corrodersi, bruciare. Ogni cellula mi sembrava venisse trafitta da aghi e punte affilate. Quella sofferenza era paragonabile solo all’agonia della trasformazione. Tenevo i denti serrati per non urlare.
Riuscivo a cogliere solo frammenti di conversazioni ed ero talmente sofferente da non riuscire a rendermi conto se fossero mentali o reali. Percepii la voce di Alice al mio fianco. Le sue mani sul mio corpo. Non mi ero reso conto di aver cominciato a tremare. Ero scosso da spasmi.

La voce di Alice mi riportò alla realtà. Jane non stava più chiedendo a me, bensì ai miei familiari, dove fosse Bella. Loro tacevano, eccezion fatta per mia sorella.
< Basta! Basta! > Gridava in preda a singhiozzi senza lacrime. < Basta. Non lo sappiamo! Ve lo avremmo già detto! Non lui forse, ma noi certamente. Che cosa ci importerebbe di una ragazzina appena entrata nella nostra famiglia in fondo? Se dovessimo scegliere chi salvare, salveremmo Edward! > Continuava a gridare Alice. Sapevo che le sue parole erano false. Lei voleva bene a Bella come non aveva voluto bene a nessuno. Erano più che amiche, erano sorelle.
< Non credo che davvero non sappiate… > Era la voce di Jane.
Improvvisamente, vidi nella testa di Alice l’imminente  futuro. Lei stessa lo vide ma non fece niente. Rimase ferma e, con un sospiro, attese che arrivasse. Mi accorsi che stava stringendomi la mano. Aprii
gli occhi e la guardai. Riuscii a bisbigliarle: < No… > con voce rauca ma lei mi sorrise e scrollò leggermente le spalle. Aveva paura. Glielo leggevo nel cuore.

E poi, così come era venuto, il dolore svanì all’improvviso, lasciandomi a terra, sfiancato.

Non feci neanche a tempo ad assaporare il piacere della mancanza di sofferenza che delle grida straziate riempirono l’aria della stanza.

Alice giaceva a terra, al mio fianco. Le mani una stretta in un pugno sul petto e l’altra intorno alla mia. Inarcava la schiena, teneva gli occhi chiusi. La bocca era spalancata e le grida di dolore acutissime,insopportabili.
Con fatica, facendo forza sugli avambracci e sui gomiti, mi portai a sedere. Carlisle era immobile, sconcertato. Jasper pareva impazzito. Shoa prese il posto di Georgy per trattenerlo mentre quest’ultimo si chinò su Alice e le sferrò un calcio. Sentimmo il suono di un osso che si frattura. Jasper ringhiò facendo tremare i vetri.
Avevano capito che io non avrei mai parlato, e così neanche Alice e Carlisle. Evidentemente non era loro sfuggito il comportamento protettivo tenuto da Jasper nei confronti di mia sorella.
Jasper cercò di divincolarsi. Il suo ringhio potente però non riuscì a sovrastare le urla di Alice.
Georgy lo afferrò per la gola e lo sbatté contro il muro, aiutato dai suoi due compagni. Luba teneva d’occhio Carlisle, immobile e disgustato da Jane, e me, ancora troppo debole e spossato per rappresentare una minaccia. Il dolore inflittomi era stato troppo prolungato e violento perché mi potessi riprendere all’istante. Io, che ora ero seduto in ginocchio, ero chino su Alice. Cercavo di tenerla ferma. Percepii i suoi pensieri. Il dolore acutissimo, lacerante, devastante. Lei non serbava ricordi della trasformazione. Era la prima volta che subiva una sofferenza così atroce.

< Allora, dove? Vogliamo solo parlare con Bella. Non abbiamo intenzione di farle del male. Devo solo parlarle. > Disse Jane melliflua.

Alice, senza smettere di muoversi convulsamente nel tentativo di assecondare gli spasmi, strinse i denti. Vidi scorrere nella sua mente i ricordi di lei e Bella insieme. La piccola Elizabeth e il sorriso di mia moglie. il ricordo della sua pelle calda e morbida contro quella fredda e marmorea di Alice. Lei si stava facendo forza. Si stava imponendo di ricordare per chi combatteva, per chi soffriva. Chi amava.
Jane avendo intuito il punto debole chiese di nuovo, ma in maniera persino più vigliacca di prima, se sapessimo: < Allora Jasper? Io ho tanto tempo, nessuna fretta. Pensaci con calma. Magari ti viene in mente dove potrebbero essere gli altri tuoi familiari, insieme a Bella… fa pure con comodo. In fondo, Alice sta reagendo bene. >
Jasper, il viso deformato dalla rabbia e dalla sofferenza, fece per parlare e mia sorella lo vide. Addolorata e immensamente sconvolta dalle conseguenze della confessione di Jasper, cominciò a singhiozzare. Io ero incredulo di fronte alla visione di Alice, oscurata dal dolore. Lei riuscì a portarsi entrambe le mani al cuore e socchiuse le palpebre.
< Jaz. > disse soltanto, fissandolo negli occhi, e poi sorrise debolmente. Jasper era sul punto di rivelare tutto, non perché non volesse bene a Bella, ma perché incapace di assistere a quella scena.
La voce di Alice parve calmarlo. Mio fratello smise di divincolarsi e di tirare pugni e calci ai tre che lo trattenevano contro il muro. Il ringhio che, minaccioso, proveniva dal suo petto si arrestò.
Shoa e Estergon lo tenevano fermo per i polsi, in una presa strettissima. Georgy gli si avvicinò e gli sferrò un ginocchiata nella pancia. Tramite i suoi pensieri, provai il dolore di Jasper per il colpo, ma non era niente rispetto al dolore per Alice.
Né io, ne Carlisle né tanto meno Jasper riuscivamo a sopportare di vederla a terra, torturata da Jane che, a intervalli regolari,smetteva di torturarla per qualche secondo per darle l'illusione che fosse tutto finito per poi però ricominciare a tormentarla. Alice però sapeva benissimo cosa pensava Jane. Lo vedeva nel futuro, così come grazie a lei potevo vederlo io. Le sue urla mi riempivano la testa. Quando mio fratello, ad un urlo più acuto di Alice, strattonò Shoa riuscendo a mandarlo a terra, Io e Carlisle lo vedemmo venir scaraventato contro il muro dagli altri due. Estergon lo tenevaper il collo, impedendogli di muoversi e stringendo con forza. Con il suono dell’impatto, udimmo anche il vetro frantumarsi a causa del colpo sul muro che si era crepato. Io e mio padre non potevamo fare niente. Rischiavamo di peggiorare la situazione. Quando Estergon lasciò andare Jasper, che cadde a terra, mio padre gli si avvicinò e lo aiutò  a riportarsi in piedi. All’orecchio gli sussurrò: < Calmo… > poi si rivolse a Jane:
< Per favore Jane, ti supplico. Ti abbiamo detto la verità. Bella in questo momento potrebbe essere ovunque… ma certamente non con tuo fratello. Ti scongiuro, lascia andare Alice. Lei non ti ha fatto niente… >
Jane alzò lo sguardo verso mio padre. Stava pensando ad Aro. Era disperata e dentro il suo cuore, soffriva. Stava sfogando su mia sorella la rabbia repressa. Jasper fece per avvicinarsi ad Alice ma venee nuovamente bloccato.
Alice, a terra al mio fianco, annaspava. Le sue grida si erano tramutate in gemiti. Teneva i denti serrati come per evitare che la voce fuggisse. Gli occhi erano sigillati e le mani giunte in petto. Inarcava la schiena o si rannicchiava su sé stessa, cercando di evitare il dolore.
Io tentavo di calmarla ma probabilmente non riusciva neanche più ad udire le mie parole. Il tempo passava e fuori il cielo cominciò a schiarire. La mia pena, a confronto con quella di Alice, non era stata niente.
Poi, improvvisamente, i movimenti convulsi del suo corpo cessarono. Lei, immobile, giacque a terra. Il respiro affannato. Jane si era stufata di giocare con lei. Si alzò seccata dalla poltrona e si sistemò la mantella. Jasper strattonò i due che ancora lo tenevano per i polsi e s’inginocchiò al mio fianco, prendendo le mani di Alice. Lei socchiuse appena gli occhi e, tentando un sorriso, sussurrò: < Era solo… un illusione… >
Jasper la prese in braccio e la strinse al suo corpo. Rimanendo inginocchiato a terra, cominciò a dondolarla lentamente e lei si strinse a lui. Il ricordo ancora vividissimo. Il suo corpo stava tentando di smaltire il dolore.

< Se vedeste Alec, riferitegli che lo sto cercando. Che mi manca. Ditegli di chiamarmi. > E senza attendere una risposta, ordinò agli altri di uscire. In meno di un secondo svanirono nella fioca luce dell’alba.

< Alice? Alice come stai? > le chiese Carlisle dopo che Jasper l’ebbe adagiata sul divano. Lei non rispose subito, allarmando Jasper. Dopo circa mezzo minuto bisbigliò: < Meglio… sta passando tutto. > Carlisle le passava una mano sulla fronte mentre Jasper le teneva le mani. Jane e i suoi compagni erano ancora là fuori,  nascosti in attesa di un nostro passo falso, di una nostra parola di troppo. Nei pensieri di Carlisle e Jasper la domanda che mi rivolgevano era la stessa: < Se ne sono andati? > Io risposi: < No, il bosco… > e lo indicai con il capo. Carlisle sospirò e continuò a massaggiare la testa ad Alice mentre Jasper ringhiò piano. Mia sorella sussurrò: < Va tutto bene, Jaz, tutto bene. Non preoccuparti. > Lentamente, il suo corpo si distese e i suoi muscoli si rilassarono. Trascorremmo circa mezz’ora aspettando che si riprendesse. Quando, cercando di fare finta di niente, si portò a sedere, Jasper le cinse i fianchi e la sorresse. < Sto bene. > disse lei appoggiandosi alla sua spalla. < Certo che è un bene che non mi ricordi della trasformazione… > cercò di ironizzare ma mio fratello non rise come faceva di solito. La strinse di più a sé e le baciò i capelli. < Mi dispiace. Non ho potuto fare niente… > < No, sei stato grande. Ti sono grata per non essere stato impulsivo. > e gli sorrise, poi aggiunse: < Carlisle… >
< Sì? >
< Mi sento… debole… Non... cioè, è così strano…> Disse confusa. Mio padre le si avvicinò di più e le prese la mano. < Senti che qualcosa potrebbe aiutarti? > Le chiese cercando di aiutarla. Lei ci pensò un istante e poi sussurrò: < Credo di aver bisogno di cacciare… > La sua voce assomigliava ad un pigolio, bassa impaurita. < Sì, mi sembra un ottima idea. Vuoi che veniamo tutti o preferisci solo con Jasper? > Lei alzò il capo e fissò Jaz negli occhi per un istante. Lo sguardo che si scambiarono era denso di significati. Cercai di non intromettermi nei loro pensieri privati. Jaz voleva baciarla… < Staremo nel bosco del giardino. Se succedesse qualcosa, ci faremo sentire. >

Io e Carlisle annuimmo e Jaz, sempre tenendo Alice per i fianchi, l’aiutò ad alzarsi. Per i pochi metri in cui Alice camminò per raggiungere la porta, tutti e tre ci accorgemmo di come le sue gambe tremassero. Jasper la strinse a sé protettivo,baciandole i capelli spettinati, ed insieme uscirono dalla casa. Alice, non appena fu all'aria aperta, inspirò profondamente e tremò. Nei suoi pensieri il sollievo e la paura nonchè il ricordo vivissimo del dolore. Strinse la mano di Jaz e insieme a lui camminò lentamente fino al limitare del bosco. I pensieri gentili di Alice mi rassicuraono: "A dopo, Edward. Grazie..." E poi sparì tra gli alberi.

  
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